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Capitolo 4: Storia di Brera

4.9 Cenni sull’età della restaurazione

Alla caduta di Napoleone nel 1814 e col ritorno degli Austriaci, il Palazzo di Brera fu nuovamente al centro di una duplice azione: da un lato il nuovo governo richiese un inventario complessivo dei beni e delle dotazioni; dall’altro esso cercò di stabilire un nuovo piano di istruzione (che, anche se auspicato, fu però redatto solo moltissimi anni più tardi).62

Fig- 49 –F. Cassina, “Prospetto e sezioni trasversale e longitudinale del palazzo di Brera”,

fascicolo pubblicato nel 1853

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Un primo dato significativo è costituito dalla perfetta integrazione subito avvenuta fra

Brera e il nuovo regime. Anche Pietro Gilardoni continuò ad occuparsi senza cesure delle trasformazioni del palazzo, seguendo criteri e valori già precedentemente adottati63.

Fig 50 P. Gilardoni, “Progetto finale del Salone dei Premi”, circa 1824. Milano, Archivio del Genio Civile

L’elemento più interessante in questa parte della relazione è il giudizio di valore che viene specificatamente dato sull’Accademia braidense nelle sue varie fasi. Si sottolinea infatti che il primo periodo austriaco portò al completamento della fabbrica di Brera, con ingenti spese ma che “Codesti grandiosi apparecchi non corrisposero però abbastanza

63 La continuità con l’ultimo periodo napoleonico viene messa esattamente in rilievo e in relazione col mutare del

carattere e delle funzioni (di fatto sempre più in connessione con una richiesta privata) dell’Accademia già da M. Rosci, in Brera Romantica in I maestri di Brera (catal.), Milano 1975, p. 114.

Fig. 51 P. Gilardoni, “Progetto per l’arredo della nuova sala della Biblioteca Braidense, 1819. Milano, Archivio del Genio Civile

Fig. 52 “Il circuito delle Sale d’esposizione in Brera”, da “Guida per l’Esposizione…”, Milano, 1822

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alle intenzioni sovrane”. Inoltre nella memoria si criticava la mancata organizzazione di

una pinacoteca e di un buon corredo di materiale didattico. Per la fase napoleonica l’accento era invece posto sia sull’incremento degli insegnamenti, sia sulla riorganizzazione didattica sia sulla formazione di una Galleria, pur senza far mai esplicito riferimento all’operato di Giuseppe Bossi.

Infine Zanoja svolgeva dettagliatamente i programmi che sperava di veder realizzati, programmi che conosciamo ancor più precisamente attraverso le minute preparatorie alla stesura della relazione64.

Nel 1817 fu proposta la sistemazione del salone dei premi, già auspicata più volte anche in periodo napoleonico, a cui si aggiunse ora un altro ciclo di lavori destinato a sistemare nuovamente in Brera il Medagliere e il Gabinetto Numismatico.

Da un disegno in pianta del Gilardoni apprendiamo che il Gabinetto Numismatico doveva essere sistemato in una sala grande ricavata da quelle delle riunioni dell’Istituto Nazionale e in due piccole aule annesse, mentre nella parte meridionale era collocata l’abitazione del direttore.

Un nuovo ciclo di interventi e di grande attività in Brera iniziò nel 1830, quando, giubilato il Gilardoni, divenne responsabile dei lavori l’ingegner Carlo Caimi.

Nel 1831 egli eseguì un rilievo dettagliato del piano terra del Palazzo Braidense per sottolineare la distribuzione in esso dell’Accademia e probabilmente come premessa per lo studio di ulteriori trasformazioni.

Fig. 53 C. Caimi, “Rilievo del pian terreno dell’ I.R. Palazzo di Scienze ed Arti di Milano”, 1831. Milano, Archivio di Stato

64 A.S.M., Studi p.m., cart. 446. Nella stessa cartella sono le note dettagliate delle dotazioni accademiche e degli

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Nello stesso anno Caimi intervenne abbondantemente al primo piano dell’edificio nell’ala

della Biblioteca, progettando il collegamento delle sale dei bibliotecari col salone eseguito da Gilardoni, completando unitariamente le fabbriche sul cortile rustico; e contemporaneamente progettò di ricavare una nuova ampia sala per la Biblioteca rivolta verso Via Fiori, rialzando le murature sopra la scuola di Scultura fino a pareggiare in altezza i restanti locali della Biblioteca65.

Su Via Fiori il nuovo locale doveva avere una finta finestra di riscontro all’ampio finestrone termale di Gilardoni. Nel 1832 i lavori furono però ristrutturati ancor più ampiamente e l’allungamento giunse a coprire l’area al di sopra del portone d’accesso allo stradone interno di Brera e il numero dei finestroni, destinati a sottolineare l’uniforme scansione della parete, venne raddoppiato66.

I lavori per il salone furono eseguiti nel 1832/34 e la nuova sala fu decorata da Vaccani nel 1835. Nel 1833 Caimi aveva provveduto anche alla riorganizzazione dell’appartamento in uso al direttore del Gabinetto Numismatico e all’abitazione del professore di scultura

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Fig. 54 C. Caimi, “Progetto per un nuovo salone della Biblioteca su Via Fiori”, 1831. Milano, Archivio di Stato

Fig. 55 C. Caimi, “Progetto in pianta di nuove sistemazioni dell’ala di Brera su Via Fiori”, 1831. Milano, Archivio di Stato

65 A.S.M.,Studi p.m., cart. 91, fasc.3.

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Fig. 56 C. Caimi, “Progetto per la sistemazione della facciata su Via Fiori”, 1831. Milano, Archivio di Stato

Fig. 57 C. Caimi, “Tipo riassuntivo dei vari ampliamenti proposti per il palazzo”, 1834. Milano, Archivio di Stato

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Nel 1831 Caimi destinò al nuovo grande circolo meridiano dell’Osservatorio Astronomico

la parte superiore del vecchio campanile di S. Maria di Brera con le opportune trasformazioni. Probabilmente a metà dell’Ottocento risale anche il rifacimento delle serre dell’Orto Botanico: esse rimasero ubicate sull’area delle vecchie, ma ebbero una struttura più moderna, caratterizzata anche da due eleganti e sobrie testate un bugnato liscio.

In questo rilancio così globale di lavori si capiscono meglio le proposte elaborate dal Caimi stesso nel 1834: propose di inglobare Casa Melzi verso cui era stata lanciata la nuova aula della Biblioteca; poi di estendere Brera verso Casa Trotti con profonde ristrutturazioni ed ali di collegamento occupanti parzialmente anche la piazzetta di Brera. Caduta immediatamente la prima proposta fu questa seconda ad avere un minimo di durata, poiché ancora nel 1837 l’ingegnere Voghera e l’architetto Cristoforetti progettavano, se non di unire, almeno di utilizzare Casa Trotti per collocarvi la sede del Ginnasio, della Pinacoteca e l’abitazione del direttore.

Caduta anche questa ipotesi, non sembra che il palazzo di Brera subisse importanti rimaneggiamenti almeno fino all’Unità d’Italia.

Nel 1836-40 l’astronomo Carlini chiese e ottenne anche la costruzione di una nuova torre sula lato orientale della zona occupata dall’Osservatorio, per collocarvi un nuovo telescopio.

Molti lavori effettuati nella prima metà del XIX sec. riguardano i rifacimenti dei pavimenti o decorazioni delle sale e della galleria della Pinacoteca.

Una nuova costruzione fu aggiunta sul lato meridionale del cortile-giardino interno, raccordata al corridoio adiacente all’ex chiesa di Santa Maria di Brera: qui si trovava anche lo studio di Hayez, ancora oggi visibile, caratterizzato dalla presenza di ampi finestroni centinati.

Infine, nel 1859, mentre finiva la dominazione asburgica in Lombardia, il cortile principale di Brera ricevette una sistemazione monumentale, con una nuova perimetrazione e con l’installazione al centro del monumento bronzeo al Bonaparte, realizzato molti anni prima dal Canova.

Di fatto, nel 1882, la Pinacoteca venne ufficialmente staccata dall’Accademia, acquisendo amministrazione statale autonoma: Biblioteca, Accademia, Osservatorio Astronomico, Orto Botanico erano ormai costituiti come entità separate e la stessa Pinacoteca aveva sempre più un carattere autonomo.

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