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Capitolo 4: Storia di Brera

4.3 Nuovo progetto complessivo di Francesco Maria Richini

Francesco Maria Richini, figura dominante dell’architettura milanese della prima metà del Seicento e protetto dal cardinale Federico Borromeo, aveva rivisto i progetti di Martino Bassi, ampliando e ristrutturando tutto l’impianto. Progettazione e lavori, tra aggiustamenti e modifiche, proseguivano a rilento e appena nel 1651 il generale dei Gesuiti approvava il progetto definitivo del Richini che prevedeva per l’esterno un paramento in mattoni rosso scuro, rinforzato agli angoli e scandito da robuste paraste a bugnato in ceppo grigio, sporgenti cornici marcapiano e finestre con frontoni alterni, sempre in pietra. Per l’interno, oltre a due cortili “rustici”, era previsto, sull’esempio del collegio Gesuitico di Roma e di quello Borromeo a Pavia, un grande cortile rettangolare a due ordini di logge a serliana, con eleganti colonne di granito rosa, capitelli tuscanici a piano terreno, ionici al piano superiore. Il collegamento tra cortile e loggiato era assicurato da un maestoso scalone a doppie rampe. Sempre ponendosi in continuità con la tradizione milanese, visti i progetti da lui preparati per la ristrutturazione della chiesa di S. Ambrogio, Richini aveva disegnato una piazza porticata, un vero quadriportico, davanti alla chiesa di S. Maria di Brera.

Fig 23 F.M. Richini, “Progetto complessivo per il Convento e il Collegio dei Gesuiti”, prima del 1628, Milano, Biblioteca Trivulziana

_Fig. 24 M. Bassi, “Progetto per la costruzione delle scuole dei Gesuiti in Brera”. Milano, Biblioteca Ambrosiana

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Fig 25 C. Buzzi, “Raddrizzamento delle proprietà dei

Gesuiti su Contrada di Brera”, 1656. Milano, Archivio Storico-Civico

Nel 1656, dopo un sopralluogo di Carlo Buzzi, i padri potevano concordare col Giudice delle strade la porzione di spazio da scambiare con la città di Milano per poter raddrizzare il profilo verso Via Brera12 e quindi proporsi l’inizio della costruzione delle

logge del cortile.

Alla morte del Richini nel 1658 i lavori continuarono sotto la direzione del figlio Gian Domenico, di Gerolamo Quadrio e di Giorgio Rossone, i quali probabilmente rispettarono i lineamenti fondamentali del piano del 1651.

Se la costruzione nella parte settentrionale e orientale del cortile procedeva bene, cominciando a passare alla esecuzione delle logge e dello scalone verso il 1670/7413, i

lavori non si facevano però senza ulteriori discussioni e polemiche, tanto che fu necessario stendere un nuovo disegno generale, approvato dal superiore nel 167914.

12 Relazione e disegno in A.S.C.M., Loc. mil., cart. 46

13 Così documenta C. Baroni, op. cit., pp. 301/303, doc. 829/833.

14 Archivio Generale dei Gesuiti, Roma, Med. 87, ff. 208/209. Le piante erano state pubblicate dall’archivista padre

E. Lamalle nell’appendice al volume di J. Vallery-Radot, Le Récueil de plans d’edifices de la Compagnie de Jésus

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Fig 26 “Progetto approvato di sistemazione del pian

terreno del Collegio di Brera”, 1679. Roma, Archivio Gen. Gesuiti

Fig. 27 “Progetto di sistemazione del primo piano del palazzo Braidense con biblioteca”, 1675/80. Milano, Biblioteca Trivulziana, Raccolta Bianconi

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Fig 28 “Facciata della chiesa di S. Maria nella Brera del Guercio”, da G. Giulini, “Memorie spettanti alla storia… di Milano”, Milano, 1760

Fig 29 C.M. Bonacina, “Il giardino dei Gesuiti in Brera”, 1692. Milano, Archivio di Stato

Fortunatamente questi piani ci sono stati conservati e, in mancanza dei disegni del Richini del 1651, ci consentono comunque di avere un quadro della disposizione generale fissata per il Convento e per il Collegio. Attorno al cortile rustico verso Via Fiori sono infatti chiaramente specificati tutti i locali di servizio: lavanderia, forno, ripostiglio, cucina, un grande refettorio rettangolare affiancato da un ampio scalone d’accesso al piano superiore dov’era prevista la sartoria dei padri. Nella parte riservata alle scuole è prevista, al primo piano, la eliminazione del loggiato al lato sud del cortile, occupando tutto lo spazio un grande salone per le scuole.

Alcune obiezioni, avanzate probabilmente dal Quadrio, interessavano più da vicino la parte destinata alle scuole e, come sappiamo da alcune memorie dei padri (Med. 87, ff. 241/246), proponevano un nuovo ingresso da aprirsi su Via Brera, l’eliminazione dello scalone e un cambio di ordini del cortile. La disputa dovette trascinarsi per alcuni anni, ma si chiuse intorno al 1686 con la decisione dei padri di mantenere invariate le opere del cortile, e di realizzare solo delle modifiche al progetto della portineria del convento, per renderla più luminosa: si sottolineava che anche a Roma molti cotili avevano logge

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solo su tre lati senza che questo causasse difetto o difformità. La possibilità delle lunghe

e continuate discussioni sulla forma e la realizzazione dell’ala meridionale del cortile era favorita dal fatto che la costruzione di esso era stata fatta solo per metà, essendo la restante parte ancora occupata da case private e non essendo i padri in grado di far fronte all’acquisto e alla fabbrica, come loro stessi dichiaravano il 5 settembre 1684, rinunciando nei confronti del proprietario, il senatore Trotti, al diritto di prelazione sull’acquisto di uno stabile adiacente la piazza della chiesa, perché “impossibilitati a proseguire la fabbrica del porticato davanti alla chiesa e scuole”15.

Dispute con confinanti e privati i padri ne avevano spesso; in particolare erano impegnati in discussioni continue con il Trotti, per vertenze di scoli d’acque e servitù varie. Grazie a queste discussioni siamo tuttavia in grado di avere una documentazione, ricca anche di due disegni sullo stato del collegio anche nel lato sud. Uno dei due accompagnava una disputa riguardo l’altezza del muro divisorio tra le due proprietà, che il Trotti dovette portare a un altezza di circa bz. milanesi 24, corrispondente all’incirca al terzo piano di un edificio civile, altezza imposta dai gesuiti con l’aiuto di Brevi papali, per sottrarre il loro giardino agli sguardi indiscreti dei confinanti; il disegno ci offre l’immagine del giardino dei Gesuiti, strutturato in due ampi quadri circondato da viali e con boschetto al limite occidentale.

L’unica pianta globale rimastaci del collegio gesuitico, sicuramente databile tra il 1758 e il 176416, è contenuta in un grosso volume dal titolo Case professe dei Gesuiti, conservato

presso la Biblioteca di Brera. In essa il disegnatore, che ha rilevato e completato lo stabile anche nelle parti non ancora costruite, ha contraddistinto con acquarello grigio scuro le parti già realmente eseguite (come è chiaramente dimostrato dal riscontro con tutta la documentazione su riportata) ed ha colorato in grigio più chiaro le parti non ancora realizzate e solo ipotizzate, quale ad esempio tutta la parte di sud-ovest occupata ancora da case private, mentre nel disegno è previsto un prolungamento dell’edificio conventuale, a sud-ovest dell’antica chiesa (forse in linea con una morsa nel muro, lasciata forse per favorire una eventuale continuazione della fabbrica, che l’ingegnere Francesco Malatesta cita nel 1709 in una relazione in cui descrive accuratamente l’impianto di Brera); ed ha proposto un rifacimento (che l’attendibilità generale del disegno non consente di non ipotizzare come effettivamente proposto) di tutta la chiesa di Brera in forme moderne e sul livello della strada, eliminando cosi un edificio che il

15 A.S.M., Fondo di Religione p.a., cart. 1206

16 Il volume è alla Biblioteca Braidense, NN XIV 62. Le date sono motivate dalle seguenti considerazioni: il 1758

come data post quem per il volume in quanto vi compare la casa professa di Novi Ligure fondata in quell’anno, anche se ciò non può far escludere che la raccolta (data la sua stessa estensione) potesse esser stata iniziata qualche anno prima; il 1764 come data ante quem è motivata dal fatto che non si fa cenno alla Specola di Brera. Il volume sembra di fattura omogenea. (da Aurora Scotti Tosini, Brera 1776-1815. Nascita e sviluppo di una istituzione culturale milanese, Firenze, Centro Di, 1979, p. 24)

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gusto del tempo giudicava di forme gotiche e barbare.17 Ulteriore motivo d’interesse è

dato dall’ingresso segnato aperto su Via Brera che dà nuovo fondamento alle discussioni riportate sullo scorcio del XVII secolo, e che del resto era già apparso anche nella incisione illustrante il Collegio Braidense contenuta nella accurata Descrizione di Milano di Serviliano Lattuada, a cui possiamo con cautela, prestar fede, anche se il collegio appare, cosi com’era naturale per una immagine illustrativo-celebrativa di una gloria di Milano, completato su tutta la fronte verso Via Brera.18 Infine apprendiamo anche che la

libreria gesuitica non era più collocata a pian terreno ma nel luogo esattamente corrispondete al piano superiore, in un altrettanto ampio vano con elegante volta che aveva obbligato al rialzo dell’ala dello stabile com’è dimostrato chiaramente dalla costruzione ancora oggi esistente. L’album gesuitico e il suo disegno ci sono preziosi anche perché riferiscono la destinazione dei vari vani. Tra i luoghi di interesse particolare notiamo tutta l’area dei servizi (con refettorio e sartoria) attorno al cortile rustico, su Via Fiori, oltre il quale si apriva a pian terreno la Spezieria del convento, e ai piani superiori stanze e loggia. Passando all’ala orientale è ben visibile accanto allo spazio occupato dai due vasti saloni un’ampia area occupata da sale, tinelli, camere, e foresterie, ecc…

Ora proprio su questo complesso organismo era intervenuto, nell’angolo sud-est il padre Ruggero Boscovich, costruendo tra 1764 e 1765 una specola per le osservazioni astronomiche, di cui non abbiamo alcun disegno contemporaneo e di cui non è più rintracciabile neppure il modello ligneo fatto eseguire dal Boscovich e che nel 1962, secondo quanto affermava F. Zagar, era ancora a Brera.19 Essa comunque doveva essere

costituita da un rialzo non eccessivamente elevato comprendente una ampia sala ottagonale con terrazze e finestre tutt’attorno, sormontata agli spigoli meridionali da due cupolette mobili destinate l’una ad un sestante e l’altra ad un settore equatoriale.

Questa era la situazione generale del collegio di Brera quando nel 1774 Giuseppe Piermarini venne chiamato a dare progetti per la sua trasformazione in sede delle

17 I giudizi erano in realtà più duri a Vienna che a Milano. Qui S. Lattuada, Descrizione di Milano, Milano 1738,

vol. V, p. 265 si limitava a descriverla di forme “antiche” senza aggiungere altro commento; C. Bianconi nella sua

Nuova Guida di Milano per gli Amatori delle Belle Arti e delle Sacre Profane Antichità Milanesi, Milano, Sirtori,

1787, pp. 389/390, ne analizzava visivamente la struttura giudicando, in opposizione al Tiraboschi e al Giulini, dovesse risalire alla metà del XIV secolo, attribuendo le parti decorative a Giovanni di Balduccio, senza fare osservazioni di grande rilievo tranne l’indicare come tozze le colonne interne.

18 Come già ricordava A. Annoni, op cit., 1909 pp. 133/36 il portale su Via Brera non compariva nelle incisioni del

Collegio edite dal Dal Re (1743/50), mentre, oltre che nel Lattuada (1738) era presente nella veduta pubblicata dal Sassi nel 1745.

19 Così riferisce F. Zagar, L’Osservatorio Astronomico di Milano nella storia, estratto da “Atti del Convegno per il

250° Anniversario della nascita di R. G. Boscovich e per il 200° Anniversario della fondazione dell’Osservatorio di Brera”, Milano 1962, pp. 32/33. Lo stesso Zagar in L’Attività di G.R. Boscovich a Milano, “Atti del simposio su G. R. Boscovich”, Milano-Zagabria, 1958, pp. 53/57, sostiene che Boscovich si era ricordato nella progettazione della Specola dell’Osservatorio di Greenwich da lui visitato nel 1760.

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pubbliche scuole, inserendovi anche una pubblica Biblioteca e una Accademia di Belle

Arti.

Fig. 30 “Collegio di Brera in Milano e sua dichiarazione”, circa 1760. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

Milano 1962, pp. 32/33. Lo stesso Zagar in L’Attività di G.R. Boscovich a Milano, “Atti del simposio su G. R. Boscovich”, Milano-Zagabria, 1958, pp. 53/57, sostiene che Boscovich si era ricordato nella

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4.4 La fondazione dell’Accademia di Belle Arti

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