PARTE IV: LE ESPERIE NZE DEL WWF SUL TERRITORIO
CAP 28 I L PROGETTO R OTAIE VERDI A M ILANO di Marina Trentin e Guido Trivellin
28.2. Il censimento della biodiversità
Lo studio naturalistico di base, realizzato nel 2013, ha indagato lo stato di fatto e la potenzialità dell’area dal punto di vista della biodiversità, valutando in parallelo gli aspetti riguardanti la botanica, gli invertebrati, l’erpetofauna, l’avifauna e la teriofauna. Lo scenario che ne è emerso ha consentito di cominciare a costruire le proposte progettuali per la costruzione di un’infrastruttura verde di connessione utile a ciascun taxon.
Lo studio di campo ha richiesto delle visite lungo i binari e all’interno degli scali in dismissione: il supporto del personale di RFI è stato in tal senso basilare per acquisire informazioni legate alle modalità di gestione della fascia e per la sicurezza degli operatori lungo la linea in esercizio.
I risultati dello studio hanno evidenziato una ricchezza, soprattutto floristica, maggiore di quanto fosse stato inizialmente preventivato: nell’area di studio di Rotaie Verdi sono stati rilevati 368 taxa, corrispondenti - se si considera che in tutto il comune di Milano nel 19981 ne sono stati censiti 542 (Banfi e Galasso, 1998) - ad una ricchezza in specie pari a circa l’80% di quella totale del territorio comunale. Una percentuale davvero molto elevata, data l’estensione ridotta dell’area di studio. Lo spettro biologico è piuttosto variegato, tra piante xeriche e piante igrofile, testimoniando un ricco mosaico di ambienti che ospitano, in alcuni casi, piante di pregio naturalistico e, in altri casi, alcune novità floristiche mai registrate a livello locale, nazionale o continentale.
Soprattutto quest’ultima osservazione ha imposto una riflessione sulla valenza della ferrovia per il trasporto - insieme alle persone e alle merci - di piante, semi ed animali: oltre a trovarsi immersa in giardini ricchi di piante (alcune secolari) spesso alloctone, la biodiversità urbana si è andata moltiplicando con l’ampliarsi della diversità umana e con la richiesta di merci e alimenti da luoghi sempre più lontani. Per questo, mescolate a specie assolutamente autoctone, sono state rinvenute piante provenienti dai 5 continenti.
Lo studio degli invertebrati ha mostrato, attraverso la presenza sporadica di specie indicatrici di una buona qualità dell’ambiente, come l’addolcimento delle pratiche gestionali e l’eliminazione di alcuni ostacoli aprano spazi significativi di miglioramento della diversità e della qualità di questa comunità, come noto alla base del riciclo della sostanza organica e della riproduzione di numerose piante.
Gli ambienti lungo la fascia ferroviaria e quelli contenuti negli scali hanno delle caratteristiche legate a temperature un po’ più alte della media milanese, soprattutto in presenza di ammassi di pietre o di spiazzi cementati, consentendo così l’esistenza e l’abbondanza di animali a sangue freddo comuni, come la lucertola muraiola, ma anche del biacco e addirittura del geco. Nelle aree umide e nelle pozze temporanee che si formano, in particolare nello Scalo di San Cristoforo, è stata riscontrata una popolazione interessante di rospo smeraldino.
Anche gli uccelli hanno riservato una bella sorpresa: almeno 51 specie (alcune delle quali protette come gheppio, passera mattugia, civetta e picchio rosso maggiore) utilizzano le aree ferroviarie per la nidificazione (almeno 19 specie), per la sosta in migrazione (almeno 12 specie) e in generale per nutrirsi. Soprattutto durante la migrazione primaverile, si tratta di spazi che svolgono
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Banfi E. & Galasso G., 1998 - La flora spontanea della città di Milano alle soglie del terzo millennio e i suoi cambiamenti a partire dal 1700. Memorie Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat. Milano, Milano, 28 (1): 267-388.
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un’abbondante funzione come area di sosta, rivelando una vocazionalità quasi inaspettata e aprendo possibilità di fruizione dei futuri scali - una volta create le oasi urbane - anche come punto di osservazione per attività di bird watching.
I mammiferi rilevati sono stati invece pochi, soprattutto lepri e ricci, ma questo risultato è inficiato dalla scelta del progetto di non utilizzare trappole a morto e di posizionare soltanto fototrappole: in questo modo sono stati raccolti dati solamente su mammiferi di piccole e medie dimensioni, lasciando da parte le popolazioni di micromammiferi.
Tuttavia, la presenza tra gli uccelli di specie non volatrici anche piuttosto grandi come il fagiano, più tipiche di ambienti rurali, fa presagire che il passaggio funzioni e che lo scambio di biodiversità esista lungo le linee in esercizio, rafforzando l’opportunità di utilizzare gli scali per evitare che il corridoio diventi una trappola ecologica.
28.3. Lineamenti e scelte progettuali
Questa descrizione naturalistica ha permesso di evidenziare non solo le discontinuità della fascia, ma anche di individuare alcuni accorgimenti gestionali (ad esempio: limitare il numero di sfalci annuali o modificare le tipologie e le quantità di diserbanti e anticrittogamici) e progettuali (ad esempio: il posizionamento di aree umide temporanee o permanenti, la creazione di macchie di arbusti, la preferenza per specie autoctone) da utilizzare in sede di redazione delle linee guida per il miglioramento della biodiversità.
Le linee guida per la gestione della fascia sono quindi state proposte ai tecnici di RFI e sono al vaglio per verificarne la fattibilità, ed in particolare la loro coerenza con il mantenimento della sicurezza dei trasporti e delle strutture ferroviarie. Lo studio avrà in tal senso una valenza di buona pratica estensibile – con appropriate declinazioni - alle fasce di rispetto ferroviario in tutta Italia, permettendo di riutilizzare questo spazio che, soprattutto in ambito urbano e periurbano, ospita situazioni di forte degrado sociale ed ambientale.
Lo sviluppo delle oasi urbane presso gli scali in dismissione prevede, oltre alla definizione di linee guida gestionali in accordo con i tecnici comunali che si occupano del verde urbano, anche una progettazione di massima di alcuni degli elementi che conterranno (ad esempio prati, fasce arbustate o aree umide). Contrariamente alle fasce di rispetto delle ferrovie in esercizio, le oasi urbane saranno fruibili dal pubblico e dovranno farsi portatrici di un concetto di naturalità in cui il verde non sia soltanto ricreativo nel senso classico del termine, ma in cui sia la stessa natura ad essere elemento centrale del servizio offerto ai cittadini.
In particolare, il momento storico della città di Milano permette l’impiego di strumenti per l’ascolto del territorio, spesso promossi dalla stessa amministrazione, che consentono di integrare informazioni e opportunità rispetto alle analisi condotte dal progetto e dal suo gruppo tecnico. Gli stessi uffici comunali che si occupano della costruzione di un Accordo di Programma tra il Comune di Milano e RFI per la cessione delle aree degli scali in dismissione, hanno iniziato un percorso di ascolto del territorio per meglio comprendere quali fossero le necessità dei cittadini rispetto all’utilizzo di queste aree dismesse inserite nel tessuto urbano della città. In questo frangente, Rotaie Verdi – in qualità di partner del progetto - ha potuto usufruire di questi momenti di ascolto.
Fig. 28.3 Scalo di Porta Romana, geco (Tarentola mauritanica)
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L’interazione del progetto con il percorso di ascolto farà sì che le proposte delle linee guida per la realizzazione delle aree verdi degli scali e per la loro gestione vengano discusse ed integrate nelle opportunità di sviluppo delle aree soggette all’accordo di programma.
Sia nella fase di progettazione della deframmentazione della fascia ferroviaria in esercizio, sia nella stesura dei principi di base su cui costituire le oasi urbane, sia infine nell’analisi di scala per l’inquadramento del progetto all’interno di una rete ecologica d’area, la presenza e l’azione degli uffici tecnici del Comune di Milano è stata importantissima, anche grazie all’integrazione delle attività tra i diversi settori tecnici ed alla conseguente integrazione con numerosi progetti promossi nel territorio comunale su tematiche di connettività e gestione del verde, a partire da progetti di implementazione della rete ecologica sino ai progetti di gestione partecipata di spazi verdi comuni. La stessa amministrazione comunale, sull’onda dell’attenzione per gli scali in dismissione, si è dichiarata a favore della realizzazione di progetti temporanei di riuso degli spazi e quindi della anticipazione di alcune azioni di recupero che facciano riferimento a linee di conservazione di un verde di qualità naturalistica.
Il coinvolgimento degli uffici tecnici, pur richiedendo una durata maggiore del progetto e la necessità di maggiori compromessi, ha contribuito fin da subito ad aumentare l’appropriazione nei confronti del progetto e dei suoi output. Anziché essere un progetto concepito da una associazione ambientalista o da un gruppo di cittadini che grida più forte di altri - estranei alle dinamiche gestionali della città - si tratta di una co-progettazione in cui le competenze tecniche degli uffici vengono valorizzate senza ulteriori spese da parte del pubblico, mentre i prodotti sono già formulati per essere integrati nella pianificazione delle attività della città.
Va rilevato come sia stato e sarà basilare il confronto e la ricerca di coordinamento e sinergie con progetti ed ambiti similari, cercando ogni possibile contatto con altre realtà progettuali quali quelle nate da gruppi di cittadini come ad esempio i giardini condivisi, assicurando la integrazione delle proposte gestionali di Rotaie Verdi anche nella conduzione del verde di ambiti gestiti da privati o da associazioni.
Questo approccio diventa estremamente utile nel momento in cui il progetto delinea una visione d’insieme per la definizione di possibili aree di allargamento della rete ecologica e delle stepping stones, in previsione dell’implementazione di una rete ecologica comunale che filtri il tessuto urbano. Vengono identificate, attraverso la lettura di ortofoto e foto aeree nonchè visite sul campo, alcune aree a giardino, aree incolte, orti urbani e parchi da utilizzare come elementi su cui appoggiare le connessioni tra la ferrovia e le aree extra urbane, considerate come aree sorgente. Allo stesso tempo vengono registrati gli ostacoli ed i punti critici che separano o interrompono queste aree (come le strade ad elevato scorrimento o altre aree frammentanti) e le possibilità offerte dall’idrografia minore urbana, composta di rogge e canali, integrate alla mappatura analoga di descrizione della fascia di rispetto ferroviaria.
Il progetto si avvale infine, grazie alle relazioni avviate dal WWF Italia attraverso la campagna RiutilizziAmo l’Italia, di una collaborazione con lo IED (Istituto Europeo di Design) di Milano. Due gruppi di studenti, coordinati da Luisa Pomar, hanno realizzato per la tesi finale due distinte campagne di comunicazione aventi come oggetto il progetto Rotaie Verdi ed i suoi principali messaggi.
E’ stato estremamente interessante vedere un approccio artistico e di comunicazione su un argomento non facile; si è trattato perciò di un esperimento rilevante per la comunicazione di tematiche come la connettività e la biodiversità al grande pubblico e a target selezionati.
Gli elementi individuati dalle due campagne sono stati riferiti ai concetti di diversità e di artigianalità, di riavvicinamento alla terra e a forme e modi di vivere più rispettosi di ritmi e spazi naturali, stimolando il coinvolgimento diretto ed informale delle comunità che vivono in una città in cui il verde vuole essere inteso come una priorità da conservare e difendere, e dove la diversità assume il valore di misura di questa naturalità.