PARTE V: GOVERNARE L A CITTÀ DEL RECUPERO E DEL CONSUMO DI SUOLO; TESTIMONIANZE E RIFLESSION
CAP 34 C ONDIZIONI E PRATICHE PER LA DIFFUSIONE DELLA CULTURA AMMINISTRATIVA DEL RIUSO
34.2. Ganfranco Bettin
Già assessore all’Ambiente e alla Città Sostenibile del Comune di Venezia.. Nato a Marghera nel 1960, ha vissuto a Venezia e abita a Mestre. Consigliere regionale da due legislature, ha prima insegnato e lavorato a lungo nel campo della ricerca e delle scienze politiche e sociali (all'Università di Padova e con i principali istituti di ricerca pubblici e privati). Giornalista pubblicista, collabora a diversi quotidiani e riviste. Narratore e saggista ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali "Dove volano i leoni. Fine secolo a Venezia", Garzanti editore), "Il clima è uscito dai gangheri" (editore Nottetempo) - un saggio sui mutamenti climatici - "Gorgo. In fondo alla paura" (editore Feltrinelli) - un saggio sull'insicurezza e lo spaesamento nel Nordest – e "Duemilauno. Politica e futuro" (Feltrinelli) scritto con Massimo Cacciari. E' stato deputato al parlamento, assessore comunale alle politiche sociali e prosindaco di Mestre. Come amministratore locale è stato, in particolare, tra i protagonisti della riorganizzazione e del potenziamento del sistema del welfare municipale, di politiche forti di lotta alla criminalità, della riqualificazione urbana di Mestre e della terraferma, della riconversione e bonifica del polo e delle aree industriali di Marghera, della salvaguardia della laguna e della rivitalizzazione di Venezia.
Quale spazio occupano i temi del riuso e del risparmio di suolo nella amministrazione
della sua città? Se ne occupa soltanto il settore urbanistico territoriale oppure queste tematiche hanno assunto una dimensione trasversale riguardando la collaborazione tra assessorati diversi?
Il tema del riuso e del recupero urbano è centrale nella pianificazione territoriale di questa Amministrazione e il problema è affrontato trasversalmente, coinvolgendo tutte le direzioni che si occupano di ambiente e di governo del territorio.
La città antica di Venezia, densamente abitata e carente di spazi da dedicare a nuove edificazioni, ha utilizzato il riuso e il recupero come strumenti essenziali del suo esistere. Anche le isole della Laguna in questi anni stanno vedendo lo svilupparsi di progetti che partono dal recupero dei volumi esistenti, e, nella terraferma veneziana il tema del riuso e del recupero è centrale per tutta l’area di Mestre e anche nel caso specifico della zona industriale di Porto Marghera. Proprio in questa area è in fase di attuazione uno dei maggiori progetti di recupero ambientale che porterà alla creazione di un grande parco pubblico e al riassetto idraulico della terraferma di Mestre; il progetto ambizioso è stato sottoscritto da Regione, Provincia, Comune, Autorità Portuale e da tutti gli enti coinvolti per il recupero dell’area del Vallone Moranzani che permetterà inoltre la messa in sicurezza permanente di una serie di discariche un tempo legate all’uso industriale.
Quali sono le misure che l’Amministrazione ha già preso sul contenimento del consumo
del suolo, la riqualificazione e la rigenerazione urbanistica, ambientale e naturalistica?
Tra breve verrà approvato il nuovo strumento strategico di gestione del territorio, il Piano di Assetto del Territorio (PAT), all’interno del quale, oltre alla definizione dei limiti del costruito, sono declinate le politiche di recupero e di valorizzazione del patrimonio edilizio esistente. L'obiettivo del PAT è di rispondere ad una crescita della popolazione senza prevedere nuovo consumo di suolo, ma riutilizzando quello esistente.
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L’indirizzo assunto dal Piano persegue i principi di sostenibilità, con particolare attenzione all’utilizzo delle risorse materiali e immateriali presenti, spostando le finalità operative dalla crescita principalmente quantitativa a quella qualitativa.Nel PAT, alcune previsioni di nuova urbanizzazione contenute nel PRG vigente e non ritenute più attuali rispetto al principio di sostenibilità volto a privilegiare i valori paesaggistici e ambientali del territorio, sono state eliminate: alcune parti del territorio verranno restituite a funzioni agricole o ambientali
Tale inversione di tendenza costituisce un elemento di notevole innovazione rispetto alla generale attitudine all’aumento dell’espansione che caratterizza ancora gli strumenti di programmazione comunale nell’ambito della Provincia.
La strumentazione urbanistica di cui è dotata la sua città favorisce o sfavorisce il riuso e
il risparmio di suolo, la salvaguardia delle aree libere o di pregio naturalistico? Quali sono gli elementi che ritiene maggiormente favorevoli o sfavorevoli rispetto all’azione intrapresa dall’Amministrazione o che questa intende intraprendere?
La L.R. 11/2004 della Regione Veneto, a differenza dalla precedente L.R. 61/85, definisce indirizzi precisi che vanno nella direzione del risparmio di suolo, della valorizzazione delle risorse naturali e ambientali presenti nel territorio, del miglioramento della qualità ambientale e della qualità della vita. Nell’ambito del tema “risparmio di suolo” è stata prevista una riduzione rispetto al dimensionamento del previgente PRG, stralciando previsioni che al momento non erano considerate più attuali ed attuabili
Il PAT inoltre, segna un passaggio dall’ “idea quantitativa dello standard urbanistico”, alla “ricerca di una qualità”, che trascende la parte urbana del territorio e si fonda sulla valorizzazione delle sue risorse ambientali e paesaggistiche, in funzione alla qualità di vita delle persone. Gli standard non solo vengono riconfermati (30,00 mq per abitante esistente o previsto e 1 mq per ogni mq di Slp per nuove attività terziarie), ma si mette in atto una possibilità di integrazione di aree da adibire a standard tramite lo strumento della perequazione e della compensazione.
L’assunzione del principio di sostenibilità come elemento fondativo del piano comporta necessariamente una gestione integrata delle problematiche urbane territoriali e ambientali. Di conseguenza qualità urbana, sviluppo sostenibile, pianificazione ecologica e ambientale sono concetti che devono costituire la trama fondamentale del processo di pianificazione.
L’elemento fondativo del PAT è il progetto ambientale, che fissa quanto finora realizzato (i parchi, il Bosco di Mestre, …) e lo mette a sistema integrandolo alla città consolidata e progettando connessioni con aree, i Forti ad esempio, che assumono un ruolo primario di elementi portanti della rete ecologica. Le aree cui il PAT attribuisce valori e tutele che insistono sulla terraferma (invarianti ambientali, paesaggistiche e rete ecologica) sommano a 5.290 Ha (circa il 90% delle aree esterne alla città consolidata ed il 40% dell’intera superficie territoriale).
Ritiene che su scala statale o regionale possano essere prese importanti iniziative anche
legislative per favorire il riuso e il risparmio di suolo e quali? Cosa pensa sul fatto che, come nella proposta di legge del WWF ci sia a) un Registro nazionale del suolo e un Bilancio locale dell’uso del suolo; b) una moratoria delle nuove occupazioni di suolo sino a quando il Bilancio locale non sia stato completato, c) misure fiscali di incentivazione del riuso/riqualificazione e penalizzazione del consumo di nuovo suolo, a cominciare dalla revisione del Contributo di costruzione?
Negli anni la consapevolezza dell’unicità e non riproducibilità della risorsa suolo è andata crescendo. Si sono affermate una serie di politiche volte al recupero del patrimonio edilizio ed al risparmio di trasformazione del suolo. Tuttavia sono fortissimi i fattori economici che ancora spingono, spesso forti di accordi sottoscritti in anni passati, per proseguire il consumo di questa risorsa.
Senza dubbio un Registro nazionale può aiutare a capire a quale livello siamo arrivati e aiuterà a misurare le future politiche verso una riduzione. La moratoria potrebbe aiutare a fermare ma non a impedire in maniera definitiva il trend.
La vera sfida è riuscire a ridurre le necessità di “nuovo suolo” imponendo misure di recupero e incentivando il riuso urbano, la rigenerazione urbana.
La vera sfida è trasformare la rigenerazione urbana in una politica per uno sviluppo sostenibile delle città in grado di recuperare gli spazi abbandonati dai processi produttivi/residenziali introducendo nuova qualità ambientale, economica e sociale a parti rilevanti di città.
Il tema del riuso e del risparmio di suolo nella sua città coinvolge, su iniziativa
dell’amministrazione, cittadini e associazioni in maniera rilevante, al punto da connotarli come soggetti che collaborano attivamente alla azione istituzionale?
La pianificazione che ha portato alla adozione prima, e approvazione poi, del Piano di Assetto del Territorio (PAT) è stata una pianificazione partecipata, che ha visto il coinvolgimento e la partecipazione di municipalità, associazioni, categorie, cittadini in diverse fase e con diverse modalità.
Il processo di pianificazione è stato assoggettato a Valutazione ambientale strategica che ha previsto incontri di partecipazione mirati e specifici.
Tuttavia molto di più potrà essere fatto nelle successive fasi di pianificazione, nel momento in cui verranno delineati i contenuti del Piano degli Interventi. Sarà questa la fase in cui le strategie troveranno sostanza in un disegno programmatico più concreto. In questa seconda fase saranno attivati tavoli partecipativi come è stato fatto in precedenza per altri interventi di Pianificazione Attuativa da parte di questa Amministrazione.
Vi sono state in tempi recenti esperienze positive di riuso - sia permanente che
temporaneo - e quali sono stati gli elementi che le hanno favorite o che non le hanno favorite?
Le esperienze riguardano in particolare progetti che hanno operato nelle aree centrali della città, riutilizzando, rimodernando o rigenerando completamente tessuti urbani degradati, dismessi o non più coerenti con le funzioni delle aree circostanti.
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Gli elementi che favoriscono questi processi sono principalmente la definizione di obiettivi precisi, condivisi e concreti che permettano di mettere insieme le istanze dei privati che operano come investitori con le necessità dell’amministrazione di innescare processi di rigenerazione urbana che portino ad un miglioramento della qualità urbana e a nuove funzioni che fungano da volano per la ripresa della vita sociale ed economica delle aree interessate.
In casi specifici riferibili all’ambito della zona industriale invece, il principale elemento a sfavore è il problema delle bonifiche, che, in alcuni casi, fanno lievitare i costi delle operazioni di riqualificazione rendendo meno conveniente portare a termine i progetti.
Tra i numerosi progetti che hanno interessato il territorio ne elenchiamo, a semplice titolo di esempi, alcuni significativi:
- Contratto di Quartiere Altolbello a Mestre - Progetto Vaschette a Marghera
- Il Parco scientifico tecnologico VEGA a Porto Marghera - Università in via Torino a Mestre
- Università a San Giobbe - Venezia - L’ Arsenale di Venezia
- Il Parco San giuliano a Mestre - Il Forte Marghera a Mestre
- L’area dell’ex ospedale Umberto I a Mestre - Il Museo del 900 M9 a Mestre
- Il Multisala IMG e la nuova piazza Candiani a Mestre - Il progetto del Vallone Moranzani a Malcontenta - Fusina
Come valuta la fattibilità e la efficacia delle proposte avanzate nello "Strumentario"
messo a punto dal WWF? (Cosa pensa ad esempio: della redazione di Piani urbanistico- ambientali che contemplino le misure di carattere energetico, climatico, di contenimento di consumo del suolo e di tutela delle aree agricole e della biodiversità; dell’inserimento in questi Piani di disposizioni che consentano nuove urbanizzazioni solo in caso di documentata insufficienza del riuso di aree ed edifici dismessi, individuino Zone di trasformazione e rigenerazione urbana e individuino chiaramente aree di inedificabilità assoluta nella aree a rischio di alluvioni; istituiscano “Laboratori urbani” che servano a garantire l’informazione e la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche?)
Sono senza dubbio proposte che vanno nella giusta direzione.
Il principio di garantire la funzione ecologica del suolo deve diventare un punto centrale fra gli obiettivi di una corretta pianificazione. La stessa comunità europea ha più volte raccomandato la protezione del suolo come strategia principale tramite la quale arrivare al mantenimento di un corretto equilibrio fra uso antropico e funzioni ecologiche.
Naturalmente oggi l’attenzione è maggiore, soprattutto grazie al lavoro e all’azione di associazioni, cittadini, volontari che hanno aumentato, anche nell’opinione pubblica, la capacità di osservare e capire i mutamenti in corso.