6 Tipo: a canale
C. VALERI FIRMAṆ[I]
IV. Laterizi e dolia
V.5 Lucerne a canale
V.5.1 Marchi su lucerne a canale nel modenese
7) Cerinthus: attestata da quattro esemplari (nn 56-59), la firma di tale produttore, probabilmente modenese, compare quasi unicamente su lucerne a canale chiuso La
diffusione di tale marchio è localizzata principalmente nell’Italia settentrionale, mentre modesta ne è la diffusione provinciale, limitata alla Dalmazia, alla Pannonia, alla Gallia Narbonese e alla Germania. Quanto alla datazione, secondo Loeschcke tale officina dovette essere operante sin dall’età flavia101; la presenza, nel corredo della tomba 33 della necropoli
di Novi Sad, da cui proviene uno degli esemplari modenesi, accanto ad un’altra lucerna a canale chiuso con marchio PHOETASPI (n. 358), di un asse dell’imperatore Claudio e di una coppetta Ritterling 9 in sigillata nord-italica con bollo in planta pedis M.S.FE, databile a partire dal 30 a.C.102, non è in contrasto con la cronologia tradizionalmente proposta e potrebbe
eventualmente essere coerente anche con un abbassamento della datazione all’epoca claudio-neroniana.
esemplari menzionati nel CIL sono da aggiungere due lucerne della collezione del British Museum ed una conservata presso il City museum di Bristol.
98 Sulla questione delle lucerne dell’Atimetio Group vd. da ultimo CICALA 2010, pp. 150-155. 99 LARESE, SGREVA 1997, p. 455.
100 LOESCHCKE 1919, p. 296; BUCHI 1975, p. 19. Secondo G.L. Ravagnan uno degli esemplari di Altino potrebbe
anticipare l’inizio della produzione, ma manca la descrizione del corredo tombale (RAVAGNAN 1983, cc. 56-57).
101 LOESCHCKE 1919, pp. 291-292; BUCHI 1975, p. 25. 102 OCK, 1756.
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8) Chry[-]us: dalla tomba a cremazione 165 della necropoli presso il Parco Novi Sad proviene un esemplare assai frammentario di lucerna a canale forse del tipo IXd recante il bollo mutilo a sottili lettere a rilievo CHRY[-]VS (n. 60), da integrare con tutta probabilità CHRY[S]VS o, meno probabilmente, CHRY[SI]VS103. In mancanza di altri elementi di datazione nel corredo
della tomba, se fosse corretta l’identificazione della tipologia si potrebbe inquadrare cronologicamente questo marchio nella prima metà del I sec. d.C.
9) Cicada: dalla necropoli della Fossalta proviene una lucerna a canale di forma non meglio specificata recante il marchio CICADA (n. 61), che trova un unico confronto – a conoscenza dello scrivente – in un esemplare del tipo IXb rinvenuto ad Ascoli Piceno, porta Vescovo104, in
un contesto che non ha fornito alcun elemento utile alla datazione di tale marchio, da inquadrare pertanto genericamente tra I e II sec. d.C. Vista l’estrema scarsità di attestazioni risulta assai arduo formulare ipotesi sulla localizzazione dell’officina che, vista la tipologia del supporto, è comunque probabilmente da riferire all’Italia settentrionale.
10) Coelius/Coelus: il marchio COELI, assai raro105, è attestato su un unico esemplare a canale
aperto e becco corto dalla villa urbano-rustica della Scartazza, interpretato come scarto di cottura e dunque considerato indizio di una localizzazione nel modenese di tale officina, che produsse lucerne dei tipi X e X corto e la cui attività, in mancanza di riferimenti cronologici più precisi, è da collocare tra I e II sec. Il bollo COELI è da interpretare potrebbe essere la forma al genitivo del cognomen Coelianus106 o, più probabilmente, del gentilizio Coelius; a tal riguardo
pare interessante segnalare che un C. Coelius Verus è documentato sulla Tabula alimentaria di Veleia come proprietario di saltus con figlinae presumibilmente per la produzione di laterizi: nel 102 d.C. circa egli dichiarò infatti per un terzo i saltus Avega, Veccius, Debeli cum figlinis et
saltus Velvia Leucomelius107.
103 Per il nome grecanico Chrysus cfr. SOLIN 2003, p. 1228 e OPEL II, p. 55; per Chrysius cfr. SOLIN 2003, p. 1485.
Non pare esistere alcuna connessione tra questo marchio ed il bollo Chrysanti, attestato su pochi esemplari sia di tipo IX che di tipo X rinvenuti in Italia, Dalmazia e Pannonia (LARESE, SGREVA 1997, p. 455).
104 CICALA 2010, p. 182; sul cognomen Cicada vd. KAJANTO 1982, pp. 24, 86, 333. 105 BUCHI 1975, p. 26; RAVAGNAN 1983, cc. 57-58.
106 Per il cognomen Coelianus vd. KAJANTO 1982, p. 144; per il gentilizio Coelius vd. OPELII, p. 68.
107 CIL XI, 1147, VII, 37-44; a nome di tale personaggio vi è una seconda dichiarazione svolta dallo schiavo
Onesimus e databile intorno al 112 d.C. che risulta ancor più cospicua della precendente (CIL XI, 1147, III,11-51).
È altresì nota una stele funeraria rinvenuta a Visignano di Statto, databile al II sec. d.C., dedicata da M. Coelius
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11) Communis: la firma di tale ceramista, la cui officina come detto è da localizzare probabilmente nel modenese, compare su ben 45 esemplari (nn. 63-107), principalmente del tipo IX, nelle varianti COMVNI, COM^MVN, COMNIS, COMVNIS, COMVN^IS, COM^MVN^IS e COM^MVNIS, che risulta di gran lunga la più attestata. Tale marchio, ben documentato anche su esemplari a canale chiuso a Pompei, ebbe ampia diffusione in Italia settentrionale ed in varie province settentrionali e nord-orientali108. Quanto alla cronologia, l’inizio di tale
produzione, già posto non oltre l’età neroniana109, è probabilmente da anticipare
ulteriormente, alla luce del rinvenimento di viale Reiter, alla prima metà del I sec. d.C. L’attività della fabbrica-madre e/o delle forze produttive ad essa più o meno direttamente collegate ebbe il suo acme tra l’età vespasianea e quella traianea, mentre una certa, seppur limitata, continuità delle attestazioni per il II sec. d.C. e nel corso del III sec. d.C. potrebbe confermare l’operato, più che della ditta-madre, di officine locali italiche e provinciali più o meno specializzate110.
12) Cresces: tale bollo, attestato unicamente su lucerne a canale aperto, è documentato a
Mutina da almeno 13 esemplari (nn. 108-120) sia nella variante CRESCES che in quella
CRESCE/S111. Il rinvenimento di numerose matrici inferiori con questo marchio ad Aquileia,
Forlì, Savaria-Szombathely, Poetovio e Augst ne testimonia un largo uso in Italia – soprattutto nella parte settentrionale – e in varie province112, ove lo si incontra sino alla metà del IV sec.
d.C. Per quanto riguarda la cronologia di tale produzione, essa è stata generalmente posta tra
che tra i patroni di Veleia noti nel II sec. d.C. vi sia L. Coelius Festus, console suffetto nel 148 d.C. (CIL XI, 1183). Sulle proprietà di Coelius Verus ed i suoi legami familiari e d’affari vd. da ultimo BOTTAZZI 2010, pp. 115-117.
108 Lucerne di Communis sono attestate in Spagna, Dalmazia, Pannonia, Norico, Rezia, Britannia, Gallia
Narbonese, Germania, nelle Gallie e sul limes danubiano in Bulgaria (LARESE, SGREVA 1997, p. 456). Su tale marchio vd. anche BUCHI 1975, pp. 27-29.
109 Tale datazione è stata proposta alla luce di due evidenze archeologiche desunte da corredi sepolcrali: la
presenza, nella tomba 19 della necropoli di Isacco di Varigotti, di una lucerna con bollo COMMVN^IS associata con un boccalino a pareti sottili con decorazione con decorazione e di tipo non posteriore al 70 d.C. e con tre urnette in ceramica comune non documentate ad Albintimilium oltre la medesima data; il rinvenimento nella tomba 7, lotto IV, di Angera di una lucerna tipo X con marchio COMVNI in associazione con un altro esemplare a canale aperto firmato FORTIS e con un servizio di terra sigillata composto in modo tale da non potersi datare oltre l’età neroniana o, comunque, i decenni centrali del I sec. d.C. (FERRARESI 2000, p. 255).
110 FERRARESI 2000, p. 256.
111 Questa compresenza parrebbe sostenere, come proposto da Buchi, l’ipotesi dell’appartenenza ad una
medesima fabbrica di tali varianti e confutare quella di Bailly, secondo cui si dovrebbe operare una distinzione tra CRESCE/S, bollo che apparterrebbe ad un’officina con sede nella Gallia meridionale, e CRESCES/CRESCE, marchi che contrassegnerebbero i prodotti di un atelier diverso (BAILLY 1962, p. 92).
112 Il marchio è diffuso in Spagna, Dacia, Dalmazia, Pannonia, Norico, Rezia, Britannia, Africa, Gallia Narbonese,
Germania, Slovacchia e lungo il limes danubiano in Bulgaria. Su questo vd. BUCHI 1975, pp. 33-35; GUALANDI GENITO 1986, pp. 273-276; LARESE, SGREVA 1997, p. 456.
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la fine del I e la prima metà del IV sec. d.C., anche se secondo taluni studiosi l’inizio sarebbe da anticipare all’età augustea113; un’analisi complessiva dei corredi delle cinque tombe della
necropoli del Parco Novi Sad ove sono state rinvenute tali lucerne non fornisce elementi utili ad affinare tale datazione114.
13) Decimus: il bollo DECIMI, attestato nel modenese da un solo esemplare (n. 121), compare