• Non ci sono risultati.

CAPITOLO III Il contesto: il lungomare di La Spezia 3.1 La Spezia e il suo porto: un’analisi diacronica

3.1.2 La città dell’arsenale

Il 28 luglio 186112 fu promulgata la legge che decretava la costruzione

dell’Arsenale. Dopo vari studi e progetti preliminari si scelse di porre questo grande cantiere nella parte acquitrinosa a ponente del vecchio borgo, nella località di nome San Vito.

Fu redatto perciò il Piano Regolatore della Marina del 1861-1862 dagli ingegneri del genio militare Calderai, Porta e Prato. I lavori iniziarono il 21 aprile 1862 sotto la guida dell’ufficiale del Genio Civile Domenico Chiodo e per il progetto il governo stanziò in totale 36 milioni di lire13. L’area

coperta dal Piano era considerevole, soprattutto se confrontata col suolo

12 Con il Regio Decreto n. 136.

13 Valuta dell’epoca.

40

occupato dal borgo di Spezia. L’Arsenale rimase infatti il cantiere più grosso d’Italia fino alla fine della prima guerra mondiale.

Per quanto riguarda la progressione dei lavori,

alla fine del 1862

iniziarono i lavori di sterro, gli scavi subacquei e sull’intera area si aprirono diversi cantieri.

Nel 1865 furono

precisamente otto a cui lavorarono in totale ben 2190 operai. La calce e i mattoni furono prodotti direttamente in cantiere mentre la pietra fu presa

dalla fronteggiante

Palmaria o dai monti

vicini della Biassa.

L’inaugurazione ufficiale porta la data del 28

agosto 1869 anche se in realtà i lavori continueranno ancora per qualche anno a causa di ritardi dovuti a problemi finanziari, un’epidemia di colera nel 1866 e, non ultimi, rilevanti problemi tecnici riscontrati nella realizzazione per un’opera di tale portata nel suo contesto storico. Nonostante la morte di Domenico Chiodo nel marzo del 1870, l’Arsenale venne brillantemente completato e a Chiodo stesso venne riconosciuto il merito dello sviluppo sia del progetto che del cantiere. «Soprattutto gli si deve la messa a punto, inedita, almeno in Italia, dei metodi di scavo delle darsene e dei bacini. Si tratta, […], di lavori eseguiti praticamente all’asciutto, a 15 metri ed oltre sotto il livello del

Figura 19: Sopra: Fotografia storica dell’inaugurazione dell’Arsenale.

41

mare, grazie a una corretta previsione di natura del terreno da scavare e, insieme della quantità d’acqua da esaurire per mezzo delle pompe a vapore.»14

Il progetto in generale ha un linguaggio convenzionale e segue schemi con chiaro rigore geometrico e strutturale. Lo stile architettonico è quello di un neoclassicismo eclettico reinterpretato per sottolineare un linguaggio sia militare ma in particolar modo nazionale com’è nel carattere dell’architettura europea dell’epoca (vedi opere di Ruskin e Viollet-Le Duc). Si cerca quindi di sottolineare la forza e il prestigio del nuovo Stato nazionale unito e

in quest’ottica

l’Arsenale viene dotato di una cinta bastionata attraversata da poche aperture. La principale tra queste è tra gli elementi più significativi dell’intero complesso. Presenta infatti un fossato con un ponte (originariamente mobile) come la porta di un antico castello e ostenta parecchi elementi cinquecenteschi e manieristici. La maggior parte degli edifici, come l’Officina dei Fabbri, la Veleria, la Caserma dei Reali Equipaggi e l’Ospedale, risentono invece di una piatta retorica monumentale e il loro linguaggio stilistico non è all’altezza del progetto ma anzi riesce a sminuire la principale caratteristica dell’intero disegno cioè l’eccezionalità delle sue dimensioni.

Nel 1861 gli abitanti ammontavano a 11.55615 ma con il cantiere dell’Arsenale in

procinto di esser aperto questo numero era destinato a salire molto rapidamente. In un ventennio, nel 1881, la popolazione triplicò e arrivò a 31.565 e nel ventennio successivo raddoppio ulteriormente tanto che nel 1901 si

14 Cevini, Paolo, La Spezia. Le città della Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1984, p. 100-103.

15 Dato storico sulla base delle estensioni territoriali dell’allora comune di Spezia.

42

contavano 66.263 cittadini. È proprio alla fine degli anni ’70 che ci si accorge che i vecchi piani regolatori risultano inadempienti nei confronti dello sviluppo che la città sta compiendo di pari passi con l’Arsenale. Nel 1870 perciò una nuova commissione formata da membri dell’allora amministrazione (come l’architetto Carlo Piaggio, il pittore Agostino Fossati e il capitano della direzione del Genio

Figura 21: Piano Regolatore per l’ingrandimento della Città, approvato con R. Decreto 20 settembre

43

Cesare Prati) elaborano il nuovo Piano Regolatore per l’ingrandimento della Città. Una variante rispetto ai precedenti piani regolatori riguarda la maggior larghezza per i viali previsti ovvero viale Militare e Regina Margherita che insieme alla via di Circonvallazione segnano i nuovi limiti della città. Si accenna anche alla costruzione della via (ora via XX settembre) aderente alla tormentata orografia del terreno che anticiperà la futura espansione tra i due colli del “Poggio” e dei “Cappuccini”. Il piano si rivelerà d’estrema importanza per il futuro della città in quanto definisce i primi passi per la creazione di un nuovo centro urbano. La nuova città si espande sull’asse di via Chiodo verso levante con la definizione di Piazza Verdi, sede futura delle principali amministrazioni della città. Nell’incrocio tra via Chiodo e via del Prione (la via che collega la parte nuova della città al vecchio borgo) venne creato il giardino del Prato della Marina. Viene anche definito il fronte a mare con la costituzione di viale Mazzini, lungo il quale verranno realizzati edifici prestigiosi, come l’albergo “Croce di Malta”, e gli spazi porticati che definivano il prolungamento al mare di via Galilei (attualmente via Cadorna). Nel 1873 iniziarono i lavori per la costituzione della diga foranea che protegge il golfo spezzino. È lunga 2210 metri e ha un ruolo principalmente militare difensivo. Permette infatti l’entrata alle navi unicamente alle sue estremità dove sono ricavati due varchi: uno a ponente largo 400 metri e uno a levante di 200 metri, facilmente controllabili dai promotori che avvolgono il golfo spezzino. I lavori finirono nel 1879, sei anni dopo e nonostante i catastrofici eventi della seconda guerra mondiale e le intemperie subite nel tempo rimane tuttora intatta. In Italia opere rilevanti di questo genere solo in altri tre porti: a Genova, a Gela e a Brindisi. Le prime due modificate in più riprese a causa di crolli dovuti o a eventi della seconda guerra mondiale o agli eventi atmosferici.

45

Documenti correlati