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CAPITOLO III Il contesto: il lungomare di La Spezia 3.1 La Spezia e il suo porto: un’analisi diacronica

3.1.5 La piana di Migliarina

Lo sviluppo del porto mercantile è la premessa dello sviluppo cittadino verso levante; oltre il confine naturale offerto dal Colle dei Cappuccini. Già dopo la metà dell’ottocento appariva chiaro la direzione che avrebbe dovuto prendere la città in quanto a ponente la città si trovava “schiacciata” dall’immenso Arsenale e a nord dal quartiere popolare (a sud ovviamente dal mare). Si creò via XX settembre per affrontare l’orografia del Colle dei Cappuccini e a fine

secolo iniziarono i primi dibattiti sullo sviluppo a levante. Vennero formulate quindi quattro proposte principali: due dalle Commissioni comunali e le altre due dai tecnici Pontremoli e Raddi. Tutte le soluzioni prevedono l’abbattimento del Colle dei Cappuccini per consentire una soluzione di continuità tra la città vecchia e l’espansione nuova versa la piana di Migliarina. Per quanto riguarda la forma degli isolati «Il richiamo ai principi dell’ordine, dell’igiene e del decoro traspare in modo palese dagli schemi geometrici regolari, simmetrici; anzi, si fa esplicito nella persino ossessiva ripetizione dei lotti e delle strade. Una più specifica valutazione delle scelte di progetto porta immediatamente a rilevare

Figura 26: Fotografia storica della Spezia, 1900 ca. Si nota la congestione della città tra il promontorio del Colle dei

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l’elemento fondamentale, comune a tutte le soluzioni (tranne a quella del Raddi),

Figura 27: A sinistra dall’alto in basso: il Piano del Pontremoli e il Piano Raddi. A destra dall’alto in basso: la prima

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del prolungamento del viale Umberto I, a definire l’asse portante della nuova

città, che resta così saldata all’antica»18. Le scelte progettuali non si fermano al

solo diletto formale ma hanno lo scopo di privilegiare determinati aspetti della futura città, come avviene spesso nell’urbanistica dell’ottocento. Si può notare per esempio nella proposta del Raddi l’intento di accentuare il ruolo industriale e portuale della nuova città: «ne fanno fede il Quartiere Industriale, servito da apposito binario e coordinato con la Stazione Marittima e con il Porto, ed il Canale Navigabile, che alla funzione di grande collettore di bonifica della piana assomma quella di collegamento diretto tra l’industria e lo scalo portuale. Ma soprattutto ne è prova il disegno, che rinunciando ad una continuità anche solo formale, imposta sulla direttrice del viale San Bartolomeo un nuovo schema assiale della città, ferreamente incentrato sul rettifilo che dal Molo e dalla Gran Piazza del Porto punta alla nuova Stazione Centrale»19. Si nota comunque la

differenza tra la parte ottocentesca della città reverenziale, pensata e costruita dallo Stato in contrapposizione con la nuova, dedita al lato economico e nel specifico caso alle aree industriali e portuali.

Il progetto scelto per l’espansione della città nella piana di Migliarina fu infine il secondo che presentò la Commissione comunale e che fu approvato dal Consiglio il 7 ottobre 1889. In esso spicca la scelta di continuità con la parte vecchia della città con il prolungamento del viale Umberto I che si sviluppa

nella parte nuova confluendo in una ampia piazza centrale di rappresentanza. Il progetto comunque sembra recepire anche le volontà del Raddi, riprendendone l’assialità alternativa proposta per le zone adiacenti al porto.

Con l’abbattimento della punta del Colle dei Cappuccini si creò lo spazio per il nuovo “centro direzionale” della città ovvero Piazza Verdi; definita dai più importanti edifici pubblici amministrativi come: il palazzo delle poste, il palazzo degli studi, il palazzo del Governo e della Provincia, il municipio.

18 Cevini, Paolo, La Spezia. Le città della Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1984, p.142.

19 Ibidem (cfr. A.Raddi, Ampliamento della Città di Spezia. Piano Regolatore d’ingrandimento a Migliarina e porto

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Sempre all’inizio del XX secolo vengono realizzate anche altri interventi

pubblici, tra i più importanti per la città, come il Teatro Cozzani (1925), il rifacimento della facciata di Santa Maria (1927) e la ricostruzione del Teatro Civico (1933). Ma nel post-guerra della prima guerra mondiale finisce anche

l’influenza della corrente futurista e si riscopre il gusto neoclassico che fa da preludio al monumentalismo del regime fascista. Proprio in questo clima si crea il Gruppo degli Urbanisti Romani, formato da autorevoli personalità, come Luigi Piccinato, Gino Cancellotti, Alfredo Scalpelli, Eugenio Fuselli (di cui molti di loro parteciparono anche alla prima Esposizione Italiana di Architettura Razionale tenuta a Roma nel 1928). Ad essi è affidato il compito di redire un nuovo Piano Regolatore agli inizi del 1930. Il gruppo vuole rompere gli schemi dell’urbanistica accademica, inspirata sulle scenografie monumentali per approfondire un modello funzionale con spiccato interesse a una scala territoriale molto ampia. Definiscono perciò dei temi fondamentali da sviluppare nella città: i servizi “sociali” intesi come aree verdi, di gioco e sport o d’istruzione; le reti viarie di comunicazione e di servizio; infine prevedono uno zoning edilizio. «Quest’ultimo è impostato su un’accurata selezione tipologica delle zone d’espansione: intensive, lungo le direttrici parallele di via Vittorio Veneto e viale Italia; semintensive, lungo il corso Nazionale, da Migliarina a mare alla Stazione; estensive infine, quelle più esterne, di cui l’una, tra l’attuale via Lunigiana e la ferrovia e attorno alla Stazione di Migliarina, a carattere residenziale borghese; l’altra, a margine della zona industriale, a carattere

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prevalentemente operaio.»20. Il Piano Regolatore del 1932 venne approvato con

legge n° 956 il 29 maggio 1939, sostituendo così il precedente del 1908.

A sconvolgere gli equilibri dello sviluppo spezzino furono i drammatici eventi della seconda guerra mondiale. La città, essendo uno dei punti strategici più importanti per la flotta italiana, venne ripetutamente ed estensivamente bombardata nel 1943. A subire gravi danni non furono soltanto i fabbricati militari e l’Arsenale poiché i bombardamenti a tappetto colpirono direttamente anche la città. Numerosi fabbricati (anche nella parte storica) crollarono o andarono perduti tra le fiamme e quasi tutti subirono danni anche solamente lievi.

20 Cevini, Paolo, La Spezia. Le città della Liguria, Sagep Editrice, Genova, 1984, p.160 (cfr. con il Regolamento

annesso al Piano Regolatore della città e della pianura di Migliarina, a cura del Comune di Spezia, Divisione II,

Lavori pubblici, La Spezia, 23 giugno 1933, successivamente approvato con legge 29 maggio 1939.

Figura 29: Fotografia storica che testimonia un bombardamento della città. Si noti l’estensione dell’area e

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3.1.6 Il dopoguerra

Alla fine della seconda

guerra mondiale, La

Spezia aveva subito

profonde ferite e con lo scopo di velocizzare la

ricostruzione venne

redatto nel 1946 un nuovo Piano Regolatore che però modificava solo

in forma lieve la proposta del Gruppo di Urbanisti Romani del ’32. La sua entrata in vigore diede il via a una serie di trasformazioni che sconvolsero irreversibilmente l’integrità del tessuto storico della città, deturpandola della sua originaria identità con sommarie sostituzioni. «Ai danni della guerra, insomma, vengono a sommarsi, forse più gravi, i danni della ricostruzione. Questa, sollecitamente intrapresa con il Piano del 1946, si muove dietro la spinta di incontrollati meccanismi speculativi, propiziati a loro volta dagli elevati valori che la rendita posizionale consolida sugli antichi sedimi liberati dalle costruzioni.»21. Si procede quindi con la demolizione della città storica e a

una ricostruzione legata principalmente a interessi economici in cui il nuovo tessuto edilizio è in forte contrasto col vecchio. Il risultato fu la nascita di luoghi contradditori sia a livello urbano che architettonico. Per porre rimedio a questo fenomeno fu redatto tardivamente un nuovo Piano Regolatore nel 1958 che ebbe come unica conseguenza quella di “cristallizzare” una situazione ormai già compromessa.

Un’importante occasione di dibattito urbanistico e architettonico in città è offerta dal concorso nazionale indetto nel 1929 per la costruzione della nuova cattedrale in seguito dello spostamento della Diocesi da Sarzana. A livello

21 Ibidem, p.161.

Figura 28: Fotografia che testimonia lo stato della città dopo i violenti

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urbano questa tematica assunse notevole rilevanza in quanto nasceva dallo sventramento del Colle dei Cappuccini, luogo prescelto per fondare la nuova piazza Vittorio Veneto (ora Piazza Europa) che faceva da collegamento tra la parte vecchia e la nuova della città.

La piazza doveva esser un nuovo spazio centrale di rappresentanza per la città e sede della principale attività religiosa al contempo. Per quanto riguarda le caratteristiche del progetto «Il piazzale davanti alla chiesa dovrà assumere forme e dimensioni tali da consentire quanto più possibile la libera visione del sacro monumento, non soltanto dal mare, ma anche dalla sottostante piazza Vittorio Veneto.»22. Causa guerra i lavori per la cattedrale non inizieranno mai.

Nel 1956 la questione fu riaperta e venne incaricato l’architetto razionalista Adalberto Libera per la creazione di un nuovo progetto. Questo sfruttò la caratteristica principale del luogo, ovvero la pendenza lasciata dal taglio del colle, per dare un carattere più monumentale alla cattedrale soprattutto in relazione alla piazza antistante l’edificio. Nel 1963 Libera morì e prese il suo

22 Si veda in proposito il Catalogo Ufficiale della Mostra del Concorso Nazionale per la Cattedrale della Spezia,

La Spezia, 1930 a cura della Commissione Esecutrice della Cattedrale e ,inoltre, Il concorso per la Cattedrale della Spezia (Relazione della Giuria esaminatrice), in «Architettura e Arti Decorative», Roma,1933.

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posto l’architetto Cesare Galeazzi che riprese il disegno e ne modificò alcuni particolari. I lavori alla cattedrale finirono solamente nel 1975.

Con la fine della seconda guerra mondiale e lo svilupparsi di un nuovo quadro socio-economico mondiale, l’importanza strategica dell’Arsenale di Spezia diminuì a favore di Taranto, situata più centralmente rispetto al contesto mediterraneo. Tuttavia, come nel resto d’Italia, La Spezia risente del “boom” economico degli anni sessanta e crescono i settori dell’edilizia e della cantieristica. Aumentano quindi le aziende e le industrie e il porto mercantile acquista sempre più un ruolo centrale. Il Censimento del 1971 sottolinea questa ascesa registrando il numero massimo della popolazione spezzina che raggiunse quasi i 125.000 abitanti. La città ebbe quindi una dilatazione, sia verticale che orizzontale e inglobò al suo interno anche i piccoli centri urbani posti ai suoi margini.

Negli anni successivi si estende alla città di Spezia il fenomeno della “controurbanizzazione” o “disurbanizzazione” ovvero la fruizione della vita urbana in aree sempre più ampie e non necessariamente comprese entro i confini fisici della città stessa. In pratica la crescente mobilità delle persone ha permesso alle persone di usufruire delle attività urbane della città (sia come luoghi di produzione sia di fruizione di beni e servizi) senza necessariamente esserne abitante. La popolazione in cerca di standard di vita sempre migliori abbandona la caotica città per i comuni limitrofi (un esempio su tutti, quello di Sarzana) che acquistarono perciò sempre più importanza e iniziarono così ad ingrandirsi e ad acquisire delle proprie e autonome fisionomie.

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3.1.7 Lo stato attuale

Figu ra 3 1: T av ol a de lla mor fol og ia ur bana

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In seguito ai nuovi cambiamenti economico-sociali la città ha subito radicali cambiamenti per arrivare alla sua conformazione attuale. Il più importante fu ovviamente l’allontanamento della Base Navale e un’iniziale dismissione dell’Arsenale militare, il cui destino è sempre stato legato alla città. Questo permise al porto mercantile e alle grandi industrie di fiorire e attirare sempre più numerose attività e un sempre maggior numero di persone nella parte a levante della città. Nonostante la città non risulti ancora omogeneizzata e il centro rimanga confinato nella parte storica sono state intraprese diverse iniziative per creare nuovi poli d’attrazione e vitalizzare le parti nuove, caratterizzate da un’edilizia mal pianificata e dedita più al profitto che al benessere della città stessa. Nel 1998 nacque così il Centro Kennedy, collocato vicino al raccordo autostradale e all'area portuale, tra viale Italia e via Veneto, progettato dal famosissimo Vittorio Gregotti ma che non trovò le sperate fortune.

Con la crisi economica delle industrie dello Stato o parastatali degli anni ’80-’90, La Spezia dovette affrontare numerose crisi in diversi settori (dal petrolchimico a quello edile). Si riportano quindi

grandi perdite sia in termini di

prestigio che di occupazione

nell’economia spezzina che

culmineranno con la chiusura di molti grandi stabilimenti che fecero la fortuna di Spezia. Dal recupero di queste aree nacque l’occasione di recuperare e riqualificare piccole parti di città. Un esempio su tutti è la

chiusura negli anni ’80 del grosso impianto di raffineria I.P. che si trovava a nord della Piana di Migliarina. L’area rimasta per decenni contaminata dai residui delle vecchie lavorazioni è stata recentemente bonificata e su di esso è stato costruito un nuovo centro commerciale “Le Terrazze”, con l’intento dichiarato di diventare nuovo polo d’attrazione all’interno della città.

Figura 33: Il centro commerciale “Le Terrazze” in costruzione

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