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7 La scrittura giapponese si divide in hiragana (烋槻隣), katakana ( 槻隣) e kanji (㌳數). Lo hiragana deriva dalla semplificazione grafica di alcuni kanji. Potenzialmente, il giapponese si potrebbe scrivere solo in

hiragana, ma la grande frequenza di omofoni e il fatto che non ci siano spazi tra un elemento e l'altro,

renderebbero la comprensione del testo quasi impossibile. I kanji sono i caratteri provenienti dalla Cina, ma in realtà tra di essi ci sono anche quelli creati in Giappone per rendere alcuni termini non esistenti in cinese. I

kanji sono usati per i sostantivi, le radici di verbi e aggettivi e i nomi propri di luoghi e di nomi (anche se

esistono oggi diversi nomi in parte o totalmente scritti in hiragana). Le desinenze dei verbi e degli aggettivi, e le particelle grammaticali si scrivono in hiragana. Il katakana deriva da alcune parti di kanji e è usato per scrivere nomi stranieri, onomatopee o per enfatizzare delle parole. Hiragana e katakana sono composti dagli stessi suoni resi con grafi diversi. Ad esempio, il suono ka in hiragana è scritto 栽, mentre in katakana 始; entrambi i ka derivano dal kanji 盆 (che si legge ka).Per l'uso dei kana (hiragana e katakana) nel giapponese classico, si rimanda al capitolo 3.

8 La classe guerriera.

dōchūki ( 嘆 ). Questi testi, poi, iniziarono ad arricchirsi con narrazioni, e citazioni poetiche, letterarie e storiche. Erano una via di mezzo tra un guida e un diario di viaggio. A differenza di quest'ultimi, però, non avevano informazioni personali e intime sull'autore. Era una visione distaccata di un viaggio dentro il quale erano inseriti i consigli e le informazioni. L'opera Chikusai monogatari ( 貮 ) del 1622 scritta da Tomiyama Dōya (1585-1634) è una commistione tra narrativa e guida. Chikusai, un medico ciarlatano, compie un viaggio con il suo servitore da Kyōto a Nagoya. Il testo non solo racconta le avventure di questi due personaggi (un po' comiche e un po' parodistiche), ma anche illustra i percorsi, e fornisce informazioni e consigli nello stile delle guide.

Tra i kanazōshi dedicati al divertimento, va ricordato senza dubbio Ukiyo monogatari di Asai Ryōi che nella sua introduzione descrive la differenza tra l'ukiyo buddista e l'ukiyo della vita dedicata ai piaceri.

Una grande fetta dei kanazōshi era dedicata a un pubblico facente parte della classe samuraica, ma l'ascesa della classe dei chōnin impose al mercato della letteratura altre tipologie di testi. Ad esempio, gli hyōbanki nei quali erano scritte le valutazioni su attori di kabuki e sulle cortigiane dei quartieri di piacere. La realtà di questi ultimi fu descritta minuziosamente e in modo distaccato da Fujimoto Kizan ( 鑚 樅, 1626-1704)10 nel suo Shikidō Ōkagami (, 1678). Il lavoro fu talmente dettagliato

che per completarlo l'autore impiegò vent'anni durante i quali studiò le cerimonie, le tradizioni, gli usi e costumi, i calendari annuali con eventi, date importanti e scadenze, e molto altro relativo ai quartieri di piaceri e alla vita delle cortigiane. In quest'opera appare anche il tema critico del pegno d'amore offerto dalla cortigiana al suo più amato cliente, che poteva essere una ciocca di capelli, un'unghia, un giuramento, o un tatuaggio (che la cortigiana faceva sul proprio corpo). Questi pegni erano chiamati

shinjū (盪嘆) e arrivarono a punte estreme, come con il dono da parte della cortigiana di un proprio dito

tagliato oppure con il doppio suicidio d'amore in cui la coppia si toglieva la vita insieme.

Nel 1682 nacque un nuovo genere letterario che aveva come tema principale l'ukiyo, e che rese il termine kanazōshi riduttivo e obsoleto. Non si trattava più di una contrapposizione tra scrittura (kana contro kanji), ma di una diversificazione di temi e stili. Questo nuovo genere prese il nome di ukiyozōshi e nacque grazie alla creatività, all'originalità e all'abilità del più grande autore giapponese dell'epoca: Ihara Saikaku. Nel 1682 scrisse Kōshoku ichidai otoko (悸 瀧鎚 ), un'opera in prosa completamente innovativa in cui si celebra l'amore nelle sue svariate sfaccettature, compresa la passione carnale. L'opera narra la vita del protagonista Yonosuke, dai sette ai sessanta anni, attraverso le sue innumerevoli vicende amorose con donne dei quartieri di piacere e con uomini e fanciulli. Al termine della sua vita e del suo viaggio, parte per l'isola delle donne. Il testo decanta l'estetica dell'amore consumata in diversi rapporti, sia eterosessuali sia omosessuali.

Gli ukiyozōshi furono scritti nel periodo che va dal 1682 al 1783, anno in cui fu pubblicata l'ultima opera del genere, ovvero Shogei hitori jiman ( 瀧朝 綫) di Fukugūken Asei ( ㌁衷). Questo filone fu influenzato e dominato dalle opere di Saikaku, tanto che molti scrittori di ukiyozōshi furono

ispirati da lui, ma ce ne furono parecchi che addirittura plagiarono i suoi lavori. All'epoca non esistevano leggi per la tutela del copyright e molti scrittori erano anche editori che miravano a rispondere velocemente alla domanda del pubblico per guadagnare più denaro. A volte riprendevano parola per parola testi scritti da loro stessi, tutto pur di vendere tanto e rapidamente. Anche gli autori non editori, comunque, scrivevano solo per denaro e fama. In fondo, ciò che questi scrittori offrivano era esattamente quello che volevano i lettori, che si soffermavano sulla superficie del testo senza analizzare lo stile o l'abilità dell'autore.

They [the readers] were diverted by reading of the foibles of the denizens of the “floating world,” and it never occurred to them that such writings should be of lasting literary value.11

Nonostante questo disinteresse da parte dei lettori sul lavoro degli scrittori, non furono pochi gli autori che pubblicarono opere originali. Tra di essi, Nishizawa Ippū ( ㌫瀧徉, 1665-1731) che fuse lo stile degli ukiyozōshi con i jōruri. Il romanticismo, il suicidio d'amore, la riscrittura in chiave moderna di opere o storie popolari classiche, la narrazione esterna (di solito qualcuno che descrive gli eventi a un

daimyō), e la presenza di un unico lungo racconto (al posto dell'insieme di brevi storie nello stile

Saikaku), sono le caratteristiche principali della produzione di Ippū. Il suo primo ukiyozōshi fu Shinshiki

gokansho (赱 虫滬鎬, 1698), ma la sua opera più famosa all'interno di questo genere è Gozen gikeiki (皀縫 , 1700). Grazie a quest'ultimo lavoro, l'idea di rileggere in chiave moderna i classici letterari e popolari divenne una caratteristica peculiare del genere ukiyozōshi. Il pubblico amava queste storie di eroi e fantasmi, anche se non erano storicamente accurate. Infatti,

[…] readers took pleasure in the ingenious ways that the old stories were modified by new and specifically modern elements. For those unfamiliar with the classics these new versions sometimes supplied basic, if anachronistic, knowledge of the story.12

Un'altro scrittore che si destreggiò con la modernizzazione dei classici, fu Miyako no Nishiki ( 昨⺍, 1675-?) assunto dallo stesso Ippū nella sua casa editrice di Ōsaka. Nishiki era un uomo colto, amante della letteratura classica giapponese, e un po' egocentrico. Riscrisse in una nuova chiave di lettura alcuni maki13 del Kojiki e del Genji monogatari, ma la sua opera più famosa non è una rivisitazione di

un classico: Genroku taiheiki (匹 徂烋 , 1701)14, un'opera di narrativa e fantasia.

Gli ultimi due autori importanti di questo genere furono Ejima Kiseki (﹀歹品 , 1666-1735) e Tada Nanrei (彌 遊淪, 1698-1750). Kiseki era un autore di libretti teatrali, di hyōbanki su attori, e di saggi

11 Donald KEENE, World Within Walls. Japanese Literature of the Pre-modern Era 1600-1867, New York, Grove Press, 1976, cit., p. 218.

12 KEENE, World Within Walls..., cit., p. 220.

13 I maki (滬) sono i volumi, fascicoli o rotoli che compongono un'opera letteraria.

14 In quest'opera, Nishiki si auto-celebra e attacca Saikaku mettendolo a vagare nell'inferno, punito per aver descritto in modo falso la società giapponese passando questa visione come vera.

critici sul teatro (anche sulle proprie opere). Il suo primo ukiyozōshi fu Keisei irojamisen (麦姙 濯六 , 1701) che rappresentava una raccolta di storie di cortigiane di varie parti del Giappone. Il suo capolavoro è, però, Keisei kintanki (麦姙 鑢, 1711) nel quale discute sulle due tipologie di amore: quello eterosessuale e quello omosessuale.

Nanrei era uno scrittore, ma anche un filologo e uno studioso delle tradizioni. Nelle sue opere si possono riscontrare la comicità tipica di Kiseki e la modernizzazione dei classici secondo lo stile di Ippū, ma la presenza di citazioni di frasi provenienti dalla letteratura cinese e di periodo Heian, lo distanziano leggermente dai due autori. Nanrei scriveva i suoi ukiyozōshi per puro diletto, guardando alla società in modo distaccato e divertito, e questa sua attitudine lo accomuna molto agli scrittori di gesaku. Le sue opere più famose sono Kamakura shogei sode nikki (⻊頓, 1743) e Seken hahaoya katagi

(達 杞 , 1752).

La carica artistica degli ukiyozōshi perdeva sempre più forza, fino a scomparire del tutto nel 1783 con la pubblicazione, appunto, di Shogei hitori jiman di Fukugūken Asei.

Ihara Saikaku