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1.4. Il ruolo dei rivestimenti in facciata

1.4.1. I rivestimenti ceramic

1.4.1.6. Classificazione secondo le normative vigent

La qualità e le caratteristiche delle diverse tipologie di piastrelle ceramiche vengono definite sulla base di regole ben precise, che fanno riferimento a specifiche norme tecniche e che rappresentano un riferimento ufficiale.

Le norme tecniche messe a punto per le piastrelle di ceramica sono strumenti volontari, non cogenti. Esse perseguono l’obiettivo di avere un linguaggio comune, di definire una carta di identità del prodotto, cioè le caratteristiche tecniche del prodotto, attraverso modalità univoche e rappresentano un fondamentale riferimento sia per il produttore (o venditore) che per il consumatore.

Attraverso il rispetto di tali norme, il produttore è in grado di attestare le qualità tecniche e prestazionali del materiale proposto; d’altra parte, il consumatore è tutelato ed in grado di verificare che il prodotto sia conforme a quanto da lui richiesto. Questo obiettivo è raggiunto attraverso controlli standardizzati, eseguiti cioè con le stesse modalità tecniche, secondo quanto previsto dalle norme esistenti.

Per le piastrelle di ceramica, in sede internazionale ISO (International Organization for Standardization) sono state pubblicate due norme, una generale e l’altra riguardante i metodi di prova:

 ISO 13006: la norma contiene definizioni, criteri di classificazione e requisiti delle piastrelle ceramiche;

 ISO 10545: la norma riporta i metodi di prova previsti per la misura delle caratteristiche qualificanti le piastrelle di ceramica, in funzione dell’impiego cui sono destinate. Tale norma si articola in 16 parti, sotto il generico titolo “Ceramic tiles”, ognuna delle quali descrive un metodo di prova, ad eccezione della parte 1, la quale definisce i criteri per il campionamento e l’accettazione o il rifiuto delle piastrelle ceramiche. In sede europea CEN (Comité Européen de Normalisation), le norme ISO per le piastrelle ceramiche sono state completamente recepite:

 la norma ISO 13006 è confluita nella norma EN 14411: essa contiene una parte normativa, ossia volontaria, rappresentata integralmente dalla ISO 13006, ed una parte informativa degli aspetti cogenti, contenuta nell’allegato ZA, che informa riguardo le modalità operative relative all’applicazione della marcatura CE per le piastrelle ceramiche;  la norma ISO 10545 è stata recepita e pubblicata come EN ISO 10545 nelle sue 16 parti. In Italia, l’UNI ha recepito le norme ISO:  la norma EN 14411, quindi anche la ISO 13006 in essa contenuta, è stata pubblicata come UNI EN 14411;

 la norma EN ISO 10545 è stata pubblicata come UNI EN ISO 10545, articolata anch’essa in 16 parti.

La UNI EN ISO 10545‐1 “Campionamento e criteri di accettazione” definisce la “dimensione del campione di prova” per ogni proprietà considerata e i criteri di accettazione o rifiuto del lotto di prova.

Le parti dalla 2 alla 16 della UNI EN ISO 10545 descrivono in dettaglio la strumentazione, il tipo e numero di provini, la preparazione del campione ed il procedimento da seguire per determinare le caratteristiche dimensionali e di aspetto, nonché le proprietà fisiche e chimiche delle piastrelle (figura 1.18).

Figura 1.18. (Fonte: http://rivista.qualitaonline.it) – Sintesi della situazione normativa per le piastrelle di ceramica.

Il mondo delle piastrelle di ceramica è estremamente variegato: ne esiste una vasta gamma di tipologie, in funzione di materiali utilizzati, tecnologia di produzione e destinazione d’uso. A questa varietà tipologica corrispondono due diverse possibili classificazioni, indipendenti l’una dall’altra:

 una utilizzata comunemente nella pratica commerciale (ad esempio maiolica, cottoforte, cotto, grès porcellanato, ecc…), ed

 una ufficiale, quella appunto definita dalla norma ISO 13006, quindi dalla UNI EN 14411 in Italia.

Ai fini della classificazione delle diverse tipologie di piastrelle, la norma ISO 13006 diventa un riferimento essenziale se si tiene conto del fatto che la denominazione commerciale è utilizzata solo a livello nazionale: per definire un linguaggio comune, utilizzabile a livello internazionale, la norma in oggetto non ha potuto tenere conto di tutte le diverse denominazioni commerciali utilizzate nei vari paesi ed ha introdotto una classificazione che potesse includere tutti i diversi prodotti. Tale classificazione ufficiale si basa su due parametri, l’assorbimento d’acqua ed il metodo di formatura, da cui dipendono molte delle caratteristiche tecniche di ciascun tipo di prodotto.

Andando nel dettaglio della norma UNI EN 14411 “Piastrelle di ceramica. Definizioni, classificazione, caratteristiche, valutazione di conformità e marcatura”, essa specifica le caratteristiche per piastrelle di ceramica prodotte mediante estrusione e pressatura, utilizzate per pavimentazioni e pareti (interne e/o esterne), e classifica le piastrelle secondo due parametri (tabella 1.14):  il metodo di fabbricazione o “formatura” (estrusione, A o pressatura, B) e  il livello di assorbimento d’acqua, Eb.

Tabella 1.14. (Fonte: http://rivista.qualitaonline.it) – Classificazione delle piastrelle di ceramica in relazione all’assorbimento d’acqua Eb e al metodo di formatura, A (Estrusione) o B (Pressatura).

I metodi per la fabbricazione dei rivestimenti ceramici sono due:

 metodo di estrusione: è utilizzato per prodotti quali il cotto e il clinker. L’impasto delle materie prime viene preparato nella forma di una pasta con un contenuto di umidità variabile, a seconda del tipo di prodotto, fra il 15% e il 20%. Questa pasta è forzata a passare attraverso un’apertura che riproduce la sezione trasversale della piastrella. Da questa apertura esce un nastro continuo, che viene poi opportunamente tagliato;  metodo di pressatura: è la tecnica più utilizzata per prodotti quali il grès porcellanato e la monocottura. L’impasto viene preparato nella forma di una polvere ad umidità generalmente oscillante tra il 4 e il 7%. Questa polvere viene compressa da un punzone in uno stampo che riproduce la forma della piastrella da formare.

La norma stabilisce, inoltre, quali caratteristiche devono possedere le piastrelle per differenti applicazioni e, per ognuna, fissa i relativi metodi di misura. La quasi totalità delle caratteristiche di prodotto elencate è determinata mediante i metodi normalizzati inclusi nella serie di norme UNI EN ISO 10545. Quindi, per ogni gruppo definito secondo la classificazione illustrata precedentemente nella tabella 1.17, la norma prescrive gli standard di prodotto, ossia i requisiti di accettabilità per ogni caratteristica, riportati nella specifica appendice relativa a quel gruppo di prodotto (sono presenti in tutto 12 appendici). Le piastrelle conformi ai requisiti sia volontari che obbligatori (quelli richiesti per la marcatura CE, esplicitati nell’appendice ZA) possono essere designate di prima qualità.

Un aspetto importante che va considerato anche a livello normativo è l’avvento di Industry 4.0 e delle Smart Manufacturing che trasformerà i sistemi di produzione, cambiando pelle a processi e prodotti e dando il via ad una nuova era nell’industria, la quarta fra le rivoluzioni industriali. L’industria 4.0 riguarda anche il settore ceramico, che già negli ultimi anni ha conosciuto un importante

sviluppo tecnologico ed un conseguente cambiamento nella produzione delle piastrelle ceramiche, innovazioni di prodotto e di processi produttivi. Negli ultimi 20 anni si è notata la netta affermazione del grés porcellanato che, nella versione smaltata, è divenuto il protagonista indiscusso del mondo delle piastrelle in ceramica. Viceversa, si è verificato un progressivo netto decremento della produzione di monocotture, cannibalizzate dal grés, un calo dei prodotti smaltati in bicottura (maiolica, cottoforte, terraglia‐pasta bianca) e la quasi scomparsa del clinker sostituito dal grés.

In particolare, le nuove tecnologie hanno già consentito un’evoluzione del formato: dalla produzione per pressatura di piastrelle di piccolo formato (20 cm x 20 cm e 30 cm x 30 cm) di spessore tradizionale (10 mm) si è passati alle grandi lastre (formati superiori a 60 cm x 60 cm, fino addirittura a 100 cm x 300 cm), a spessore anche molto sottile (fino a 3 mm) o a spessore “maggiorato” (≥ 20 mm) (figura 1.19). Tra i prodotti di nuova generazione, i più significativi sono: a) piastrella in ceramica monoporosa: si tratta di una monocottura porosa (con assorbimento d’acqua in genere superiore al 10%) prevalentemente in pasta rossa, anche se vi sono significative esperienze in pasta chiara o bianca. A seguito di interessanti progressi nella formulazione sia degli impasti che degli smalti, la mono‐ porosa ha raggiunto livelli estetici estremamente elevati che ne hanno consentito l’ingresso a pieno titolo nel mondo dei rivestimenti. Un fattore rilevante per il suo utilizzo è la facilità di lavorazione, in particolare quando si tratta di forare o tagliare la piastrella, rispetto ad altri materiali più resistenti quali il grés; b) piastrella smaltata a secco: é una tecnologia alternativa alla tradizionale applicazione degli smalti in sospensione acquosa, applicata al duplice scopo di ricercare nuovi effetti estetici e di ottenere superfici smaltate dotate di superiori caratteristiche di resistenza meccanica. Lo strato di smalto è di spessore maggiore di quanto non si verifichi nella generalità delle piastrelle smaltate ad umido; c) piastrella in grés smaltato:

il grés porcellanato inizialmente veniva prodotto solo nella versione “a tutta massa” ma successivamente, a causa delle richieste del mercato, si è passati a decorare la superficie con uno smalto. In qualche caso l’applicazione di smalto è quasi impercettibile, in altri casi va a coprire completamente la massa. Per questo motivo, all’interno di questa categoria esistono differenze qualitative notevoli tra prodotti;

d) piastrella in grés smaltato digitale:

le stampanti digitali hanno rivoluzionato il mondo del grés porcellanato consentendo l’ottenimento di grafiche con una risoluzione sbalorditiva. Questi macchinari consentono di stampare direttamente sulla lastra di grés utilizzando una tecnologia simile a quella della stampante a getto di inchiostro; e) lastre in ceramica o grés laminati: il grés laminato viene prodotto mediante stesura continua in un nastro trasportatore di uno strato di argilla che viene compattato, tagliato e poi messo in forno. Non è un prodotto estruso e non è nemmeno un prodotto

pressato per cui non è classificabile secondo i metodi tradizionali, rappresenta una nuova categoria. Questi nuovi prodotti consentono di ottenere lastre di ceramica di grandi e grandissime dimensioni, caratteristica che ha rivoluzionato il settore.

Figura 1.19. (Fonte: http://rivista.qualitaonline.it) – Evoluzione del formato.

Le lastre ceramiche, prodotte non più tramite la tradizionale pressatura ma mediante tecnologie innovative, possono essere utilizzate nel loro formato originale oppure tagliate ad hoc per ottenere formati più piccoli, anche particolari come listelli e doghe.

All’innovazione tecnologica dovrà, però, seguire un’evoluzione delle norme attualmente esistenti sulle piastrelle di ceramica, che ancora oggi fanno principalmente riferimento a piastrelle di formato tradizionale.

Per quanto riguarda i grandi formati, ad esempio, la revisione del sistema normativo può implicare sia un cambiamento nella metodologia di prova e nei criteri di campionamento dei pezzi, sia l’introduzione di nuovi metodi di prova per nuove caratteristiche (ad esempio, quando al grande formato si associa lo spessore sottile, la lastra manifesta una elevata deformazione elastica sia sotto il peso proprio che sotto carichi applicati, contrariamente a quello che è il comportamento delle piastrelle di formato tradizionale).

Nuovi criteri di campionamento, invece, potrebbero rispondere ad un problema attuale: il produttore si trova a dover fornire ai laboratori di prova un numero molto elevato di prodotti e chiede, pertanto, una riduzione del numero di campioni; è necessario allo stesso tempo garantire il consumatore dal rischio di accettare un lotto non conforme, quindi far sì che i prodotti campionati siano effettivamente rappresentativi del lotto.

Quanto fin qui riportato, in modo esemplificativo, fa comprendere l’importanza che la normazione resti al passo con i rapidi cambiamenti che stanno avvenendo, in modo da essere di supporto, anche per il settore ceramico, nel mitigare le minacce e cogliere, invece, le opportunità che l’Industry 4.0 potrebbe portare. [23] [24] [25]

2) CAPITOLO 2 – DIAGNOSI E FATTORI DI DEGRADO

2.1. Introduzione

Il ripristino di un rivestimento ceramico deve essere sempre preceduto da opportune indagini diagnostiche per valutarne lo stato reale di conservazione, non sempre percepibile dalla sola ispezione visiva, e la convenienza del recupero rispetto a quello della sostituzione. Le operazioni diagnostiche più comuni per rilevare lo stato di sicurezza del rivestimento in clinker o grés sono quelle manuali della battitura di tutte le superfici, per individuare esattamente (segnandole anche direttamente sulle superfici, figure 2.1, 2.2, 2.3 e 2.4) le zone in fase di distacco mediante auscultazione sonora; di estrazione di campioni a carota per analizzare la composizione e lo stato di conservazione del supporto (anche a seguito di movimenti tellurici, figura 2.5). Tra le procedure non distruttive ci sono endoscopia o termografia per valutare l’entità complessiva dei distacchi e individuare le eventuali lacune del supporto.

Figura 2.1. (Fonte: sopralluogo personale) – Segnalazione di parte di facciata in fase di distacco a seguito di analisi e diagnosi effettuate in situ, edificio residenziale sito in San Donato Milanese (dicembre 2017).

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