CAPITOLO 5. Il sistema algologico territoriale dell‟U.L.S.S 8 Asolo
6.5. I club degli alcolisti come gruppi di auto-mutuo aiuto
Ormai da circa un ventennio, si assiste al proliferare nei paesi occidentali, nel settore del “sociale”, di vari gruppi di auto-mutuo aiuto.
Tale fenomeno è collegabile con la diffusa crisi di molti servizi socio-sanitari tradizionale negli stati di Welfare. A fronte di una tendenza ad una eccessiva burocratizzazione, specializzazione, spersonalizzazione delle prestazioni professionali, si è prodotto un corrispondente incremento dell‟iniziativa “auto terapeutica” degli utenti stessi, spesso stimolati ed assecondati da operatori sociali desiderosi di sperimentare pratiche nuove e socialmente più incisive (Maguire, 1983).
L‟attività dei gruppi di self-help dunque diventa importante sia per offrire delle risposte ai problemi delle persone, là dove l‟istituzione non può arrivare, sia attuare un intervento completamente con le istituzioni pubbliche, per le problematiche complesse, che necessitano di un‟azione multilaterale, secondo le modalità del lavoro di rete.
Una delle definizioni più frequentemente riportate di tale forma di auto-mutuo aiuto è quella di Katz e Bender (1976):” I gruppi di self-help sono strutture di piccolo gruppo, a base volontaria, finalizzate al mutuo aiuto e al raggiungimento di scopi particolari. Essi sono di solito costituiti da pari che si sono uniti per assicurarsi mutua assistenza nel soddisfare bisogni comuni, nel superare un comune handicap o problema di vita per produrre desiderati cambiamenti personali e/o sociali. I promotori e i membri di questi gruppi ritengono che i loro bisogni non siano, o non possano essere,
75 soddisfatti da o attraverso le normali istituzioni sociali. I gruppi di auto aiuto enfatizzano le interazioni sociali faccia a faccia e il senso di responsabilità personale dei membri.
Essi spesso assicurano assistenza materiale e sostegno emotivo; tuttavia, altrettanto spesso appaiono orientati verso una qualche “causa”; proponendo un “ideologia” o dei valori sulla base dei quali i membri possono acquisire o potenziare il proprio senso di identità (Katz, Bender, 1976; in Silverman,1980; 13)
Si considerano di seguito i principali fattori di efficacia dei gruppi di auto/mutuo aiuto, seguendo l‟ esposizione di Fabio Folgheraiter nell‟ introduzione al lavoro di Silverman (1980) “i gruppi di mutuo aiuto”.
- Il principio dell’ helper-therapy. All‟ interno dei gruppi di auto/mutuo aiuto ciascun membro svolge due ruoli congiunti: egli è al tempo stesso erogatore e ricevitore di aiuto. Secondo tale principio, chi dà aiuto, in realtà, ne riceve e chi cerca di modificare una persona, in realtà, modifica se stesso, sulla base di una sorta di effetto boomerang. Colui che è agente di cambiamento, dunque, diventa l‟oggetto del cambiamento. Tale processo comporta una serie di benefici per “l‟aiutante”, quali ad esempio l‟avvertire un più alto livello di competenza interpersonale, derivante dall‟aver esercitato un impatto positivo sulla vita di un‟altra persona; l‟avvertire un senso di equità nel rapporto di dare/avere; la possibilità di apprendere cose significative su di sé; il ricevere l‟approvazione sociale delle persone che aiuta.
- Esperienze comuni dei membri. I membri dei gruppi di auto/mutuo aiuto condividono uno stesso problema, che li accomuna e li rende in tal senso dei “pari”, nonostante tutte le possibili differenze invidiali. Questa caratteristica permette che l‟aiuto scambiato dai membri sia maggiormente efficace. Entrando a far parte del gruppo l‟individuo si rende conto che non è il solo ad incontrare determinate difficoltà, che i suoi problemi non sono unici. Il riconoscimento dell‟universalità di questi problemi e la scoperta di un luogo sicuro, in cui parlare dei propri sentimenti e dei modi per affrontare i problemi, sono di estrema importanza.
- Azione orientata verso problemi esterni. I gruppi di auto/mutuo aiuto si caratterizzano per l‟orientamento al fare, all‟azione in tutte le sue forme.
76 Essi sono spinti ad agire concretamente per la soluzione dei problemi collettivi; anche ciò può avere valenze terapeutiche.
- Informazione/educazione. Due attività fondamentali, svolte da quasi tutti i gruppi di auto/mutuo aiuto, sono l‟informazione dei propri membri e l‟educazione indirizzata, in particolare, ai professionisti e alla collettività.
L‟informazione riguarda tutti gli aspetti del problema o della disabilità dei membri, spaziando dalla natura di quest‟ultimo ai modi di affrontare le difficoltà bio-psico-sociali che esso comporta.
- Processi di gruppo. Il gruppo di auto/mutuo aiuto presenta al suo interno tutti i processi tipici dell‟attività di gruppo, che possono essere così elencati:
1. Identificazione del soggetto in un gruppi primario di riferimento
2.facilitazione della comunicazione, in quanto i membri non sono, per così dire, disposti in gerarchia.
3.nuove opportunità di socializzazione
4. caduta delle difese psicologiche grazie all‟azione, alle discussioni libere, al confronto, all‟apertura emozionale.
5. definizione di un soddisfacente sistema di status all‟interno del quale ciascun membro può trovare il proprio posto.
6. maggior simulazione o maggior prossimità alla vita reale esterna, rispetto alle terapie tradizionali.
Nel gruppo di auto/mutuo aiuto soggetti spesso esclusi o emarginati dalla società trovano un “aggregato” di tipo quasi famigliare ed hanno la possibilità di ricostruire una rete sociale di supporto con funzioni quasi di rete primaria (Folgheraiter, 1980).
Il CAT, definito come comunità multifamiliare, fonda la sua attività sui principi dell‟auto/mutuo aiuto, condividendo con i gruppi di self-help la filosofia e le modalità di approccio alle situazioni problematiche: l‟unione, il gruppo servono per convogliare le forze alla ricerca di un cambiamento dello stile di vita. Il CAT però riconosce che l‟unione e la necessità di aiuto non è esigenza solo dell‟alcolista, ma anche del famigliare, dell‟amico, dell‟operatore (Devoto,1992).
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