Nella sua riedizione delle glosse irlandesi e bretoni al commento di Filargirio alle ecloghe virgiliane, Lambert203 dedica molta attenzione all'analisi delle divergenze tra
le glosse irlandesi nei tre codici che ce le tramandano, e cioè Laur. Plut. XLV 14, BN Lat. 7960, BN Lat. 11308. Se i primi due furono collazionati già da Stokes204, il terzo
codice fu scoperto a ridosso della pubblicazione della monumentale raccolta di Stokes e Strachan, e perciò fu stampato separatamente, in appendice al secondo volume (pp. 360-363). Nelle seguenti pagine sarà presa in considerazione l'edizione di Stokes e Strachan del primo dei codici sopra elencati, confrontandola con le più recenti ricerche di Lambert (per le correzioni all'edizione, in appendice al Thesaurus, del Fiargirio parigino, si veda infra, p. 48).
f. 3b 4 CICADES [leg. CICADIS]
Thes. Pal.: cauig [leg. cailig]205
Corr.: cauig cuculum fugant cantando in lignis
Stokes propone di correggere cauig in cailig, genitivo di cailech, ʻgallo, uccello maschioʼ206: nonostante la sua posizione (verosimilmente dovuta a una svista nella
copiatura), la chiosa sembra infatti riferirsi al cuculum del commentario anziché al
cicadis di Virgilio (Ecl. II, 13). Lambert, leggendo il seguito della glossa, osserva
però che la parola irlandese non necessita, in effetti, di alcuna emendazione207: si
tratta della fedele traduzione del latino cuculum, poiché cauig è la forma arcaica (con conservazione di -au-) dell'accusativo di coí, ʻcuculoʼ208 (< *kauak-s)209.
f. 4b 6 ANETHI
Thes. Pal.: propir losa210
Corr.: propir loso
Il compendio los, che nel Thesaurus è sciolto in losa, genitivo singolare di lus,
203 LAMBERT 1986. 204 ThP II, pp. 46-48. 205 ThP II, p. 46. 206 DIL, C-26 (2. cailech). 207 LAMBERT 1986, p. 106. 208 DIL, C-22 (2. caí). 209 Cfr. gr. καύαξ (MAC EOIN 1974). 210 ThP II, p. 46.
ʻpianta, erbaʼ (tema in -u)211, è interpretato invece da Lambert212 come abbreviazione
di loso, ʻidemʼ, sulla base del confronto col manoscritto parigino di Filargirio, BN Lat. 11308, che presenta, nella glossa corrispondente, proprio loso. Propir, ʻnome proprioʼ, è un prestito dotto latino, attestato soltanto nelle glosse213; nella maggior
parte dei casi (cfr. ad esempio, in questo stesso manoscritto, 9b 23, 11b 56, 13b 80 ecc.), più che per chiosare un nome proprio214, è usato in unione con un iperonimo
per agevolare la comprensione di un nome comune (in particolare in ambito botanico: anethii, thimo, populus ecc.)215.
f. 5b 6a ETQUI
Thes. Pal.: cythos216
Corr.: cithos ni
Il manoscritto presenta cythos ni-, da interpretare chiaramente come una corruzione dell'irlandese cithos ni; Stokes e Strachan omettono l'ultima sillaba della glossa, e ciò è segnalato da Lambert217. Sempre Lambert spiega con precisione il
rapporto tra la chiosa e il testo latino: et qui (Ecl. III, 8)218 fu interpretato dal
glossatore come una posposizione del soggetto di nouimus, e perciò tradusse ʻanche noiʼ219.
f. 7b 12a TIPHIS [leg. TIPHYS]
Thes. Pal.: nauis Argo .i. midnau220
Corr.: .i. magnus gubernator nauis Argo .i. mo nau [leg. indnaui]
Lambert corregge221 in mo nau la lettura del manoscritto riportata nel Thesaurus
(midnau); in base al confronto con ino naui (BN Lat. 7960) e inidnau (BN Lat. 11308) dei codici parigini, è chiaro che si tratta di una corruzione per ind naui, ʻdella
211 DIL, L-247 (1. lus). 212 LAMBERT 1986, p. 96.
213 DIL, P-207 (propir).
214 Per un uso di questo tipo, si veda invece, ad esempio, 10b 38 (PERMESSI .i. propir fluminis Boetiae
[leg. Boeotiae]).
215 Cfr. infra, p. 48 (I, 1): proprium fedo gl. FAGI.
216 ThP II, p. 418 (Addenda). 217 LAMBERT 1986, p. 108.
218 «Nouimus et qui te transuersa tuentibus hirquis/ et quo – sed faciles Nymphae risere – sacello» (COLEMAN 1977, p. 48).
219 Cfr. DIL, O-161 (2. os). Si veda anche Wb 14b 14, cidosni (gl. et ipsi). 220 ThP II, p. 418 (Addenda).
naveʼ222, e tale glossa è così restituita da Lambert.
f. 9b 27 PEDUM
Thes. Pal.: .i. bron brachin223
Corr.: .i. bronbrachin [leg. bron bachin] .i. baculum incuruum quo pede ouium impediuntur, et significat donum carminis
Il manoscritto parigino BN Lat. 11308 offre la lezione bronbachin, ritenuta migliore da Lambert224 sulla base dell'irlandese bacc, ʻstrumento ricurvo, uncino;
recintoʼ225 e del gallese bach, ʻidemʼ226. In gallese, come forma di singolare (del tipo
adar - ederyn) è attestato bachyn (e bechyn)227, e Lambert ipotizza quindi che si tratti
in realtà di una glossa brittonica, non goidelica. Per quanto riguarda il primo elemento, bron-, Lambert prova convincentemente che non può essere un prestito dal latino PRŌNUS228; sembra molto più opportuno collegarlo al gallese bron, ʻpetto,
torace; ventreʼ229 (= irlandese brú)230.
f. 9b 29 SERTA
Thes. Pal.: .i. coerca [leg. coerta]231
Corr.: .i. coerca [leg. coercta]
È Lambert a intuire che non si tratta di una parola irlandese, ma tardo-latina232: è
il participio perfetto femminile di COERCEO, COERCĬTAM, con sincope di -ĭ-233.
f. 9b 33a PERINANE
.i. ethercil [leg. etercil] .i. chaus [leg. chaos] ʻincommensurabileʼ
A pag. 46 del secondo volume del Thesaurus questa glossa manca; nella
222 Cfr. DIL, N-51 (2. nó) e LAMBERT 1986, pp. 108-109. 223 ThP II, p. 46. 224 LAMBERT 1986, p. 109. 225 DIL, B-2 (1. bacc). 226 GPC, p. 246 (2. bach). 227 GPC, p. 266 (bechyn). 228 LAMBERT 1986, p. 109. 229 GPC, p. 332 (1. bron). 230 DIL, B-206 (1. brú). 231 ThP II, p. 46. 232 LAMBERT 1986, p. 109.
riedizione di Lambert234, invece, la glossa risulta presente anche nel manoscritto di
Firenze. La chiosa corrispondente, d'altra parte, compare nelle pagine in appendice al
Thesaurus dedicate al manoscritto parigino BN Lat. 11308, dove però è malamente
corretta da Stokes in etircil (cfr. infra, p. 50). f. 10a 35a ILLICE [leg. ILICE]
dus
ʻalbero (dat.)ʼ
Il manoscritto fiorentino (così come il parigino, cfr. infra, p. 50) presenta “illicedus”; è chiaro, come osserva Uhlich235, che -dus non può essere latino. Si tratta
infatti del dativo singolare di dos ʻalbero; boscoʼ236, usato per glossare l'ablativo
latino in isolamento ILICE (ʻleccioʼ). Questa glossa, tralasciata sia da Stokes e
Strachan che da Lambert nelle rispettive edizioni, era stata correttamente individuata come tale, anche se non analizzata, da Hagen237.
f. 10a 36 STABULA
Thes. Pal.: lesib ɫ. gelbintib [leg. geltb...?]238
Corr.: .i. lesib ɫ. gelbin tibi [leg. geltib .i. ubi] armenta Apollonis solis fiebant
Geltib ʻai pascoliʼ239 è la lezione del manoscritto parigino BN Lat. 11308 e, come
lascia intendere Lambert240, non è necessario operare ulteriori emendazioni241: sia
geltib che lesib (ʻalle stalleʼ)242 sono buoni modi di tradurre satbula ad Gortynia (Ecl.
VI, 60).
234 LAMBERT 1986, p. 99.
235 UHLICH 2015, p. 128.
236 DIL, D-369 (1. dos).
237 THILO & HAGEN 1887-1902, vol. III, fasc. II, p. 117.
238 ThP II, p. 46 (421). 239 DIL, G-63 (1. gelt). 240 LAMBERT 1986, p. 99.
241 Nell'appendice del Thesaurus dedicata al codice di Parigi BN Lat. 11308, Stokes congettura
geltbothib, ma, come detto sopra, non sembra necessario.
f. 10b 39aUT
amail
ʻcomeʼ
In tutti e tre i manoscritti di riferimento si legge: ut amai luna .i. mussarum. Chiaramente, la segmentazione corretta è: 1) UT amail; 2) UNA .i. Musarum. Stokes
inserisce questa glossa nell'edizione del Filargirio parigino in appendice al
Thesaurus243, ma essa non figura tra le glosse del manoscritto di Firenze; è Lambert244 che mette in evidenza questa lacuna.
f. 10b 42aCONTULERUNT [leg. COMPULERANT]
.i. inpactatar [leg. impactatar] ʻportarono, condusseroʼ
Stokes individua correttamente questa glossa nel manoscritto di Parigi, in appendice al Thesaurus (ThP II, p. 361), ma la tralscia nell'edizione del Laurenziano; siamo chiaramente di fronte a una semplice svista editoriale. Lambert245, oltre a
puntualizzare l'esistenza di questa glossa anche nel manoscritto di Firenze, corregge il curioso errore che si può leggere nella nota t di pag. 361 del secondo volume del
Thesaurus: «leg. inpactatar» è infatti, chiaramente, un errore di stampa per «LN inpactatar» (L= Laurentianus Plut. XLV, 14; N= Bib. Nat. Lat. 7960), ovvero la
lezione contenuta negli altri due manoscritti pervenutici del commentario di Filargirio rispetto al codice parigino 11308, che presenta il più corretto impactatar.
Il verbo in questione è lo stesso che si legge, nel Filargirio parigino, come glossa di AGO, inpauch (leg. impauch)246; qui siamo di fronte, come osservò già Stokes
stesso247, alla terza persona plurale del preterito in -t-. È un composto di imb- (imm-)
e del tema ag-, ʻcondurre, portareʼ (<*H2eĝ); tale composto è notoriamente attestato
anche nel gallico ambactos, ʻservo, ambasciatoreʼ248.
243 ThP II, p. 361.
244 LAMBERT 1986, p. 100.
245 LAMBERT 1986, p. 106.
246 ThP II, p. 360. 247 ThP II, p. 360, nota a.
248 DELAMARRE 20032, pp. 40-41. Di questo termine ci è testimone Festo: «Ambactus apud Ennium
lingua gallica servus appellatur. Am praepositio loquelaris significat circum, unde supra servus ambactus, id est circumactus dicitur» (LINDSAY 1913, p. 4).
f. 11a 51a FONTES
.i. sum [leg. suind] ʻfontiʼ
La frase latina pervenutaci, “fontes .i. sum”, non dà senso. Basandosi sull'evidente tendenza dei copisti continentali, visibile tanto nel manoscritto di Firenze quanto in quello di Parigi, a latinizzare alcune delle glosse irlandesi, a loro incomprensibili, Uhlich249 propone di restituire *suind, plurale di *sond, un ipotetico
prestito dal latino FONS, FONTIS ʻfonteʼ. Chiaramente, l'ipotesi di Uhlich postula un
prestito antichissimo non altrimenti attestato (appartenente alla primissima fase del contatto tra latino e gaelico, come mostrerebbero la [f-] iniziale latina resa con [*sw-], il nesso consonantico [-nt-] rimpiazzato da [-nd-] e l'alternanza metafonetica della vocale tonica lungo il paradigma), ed è difficilmente comprovabile; tuttavia, si tratta di una ricostruzione assolutamente calzante dal punto di vista paleografico, ed è quindi da tenere in considerazione. È dunque opportuno aggiungere questa glossa, anche se soltanto ricostruita, al novero delle parole irlandesi contenute nel manoscritto Laurenziano; essa viene subito dopo la glossa 11a 51 (MUSCOSI .i.
coennich), ed è perciò qui numerata 11a 51a.
Lo stesso discorso vale per la glossa corrispondente nel Filargirio parigino, per cui si veda infra (pp. 50-51).
f. 12b 65 ULULAE
Thes. Pal.: .i. coinnil250
Corr.: .i. coinnil [leg. coninnil]
Accettando la lezione coninnil (semplificata per aplografia dallo scriba) fornita dal codice BN Lat. 11308 di Parigi, Lambert251 propone di interpretare questa glossa
come un composto di con- ʻcaneʼ e indell ʻmaniera; aspettoʼ252, che indicherebbe un
rapace notturno dall'aspetto ferino; ad oggi questa sembra la migliore interpretazione per questa chiosa.
249 UHLICH 2015, pp. 132-135.
250 ThP II, p. 47.
251 LAMBERT 1986, p. 110.
f. 12b 66 CIGNIS [leg. CYCNIS]
Thes. Pal.: .i. elu [leg. elaib]253
Corr.: .i. elu
Gli editori del Thesaurus decidono di correggere elu, accusativo plurale di ela ʻcignoʼ254, in elaib, dativo plurale; tuttavia, come lascia intendere anche Lambert255,
la correzione sembra piuttosto gratuita. Vero è che, nell'irlandese delle glosse, spesso il dativo senza preposizione è usato per rendere l'ablativo latino; tuttavia è anche possibile che il glossatore, nel commentare certent et cycnis ululae (Ecl. VIII, 55), avesse in mente una costruzione diversa da quella latina.
f. 12b 74 HIIAS [leg. HYLAX]
Thes. Pal.: .i. conbóchail256
Corr.: .i. conbochuil
Gli editori del Thesaurus stamparono conbóchail, ma Lambert segnala che la lezione concorde dei manoscritti è conbochuil. Questo non cambia, ovviamente, il senso della parola, cioè ʻcane da guardiaʼ257 (Ecl. VIII, 107: nescio quid certe est, et
Hylax in limine latrat).
f. 14a 91 SERTA
Thes. Pal.: .i. coherta258
Corr.: .i. coherta [leg. coercta]
Per questa glossa, latina e non irlandese, vale quanto detto sopra per la glossa 9b 29, a p. 36.
f. 14a 93 MODULABOR
Thes. Pal.: .i. sibrase259
Corr.: .i. sibrase [leg. sibsase]
Questa glossa è molto opportunamente emendata da Thurneysen260 in sibsa-se,
253 ThP II, p. 47. 254 DIL, E-102 (1. ela). 255 LAMBERT 1986, p. 101.
256 ThP II, p. 47.
257 Cfr. DIL, B-219 (búachaill). 258 ThP II, p. 48.
259 ThP II, p. 48.
prima persona singolare del futuro sigmatico raddoppiato di sennid, ʻsuonaʼ (<*swenn)261; non è certo un caso isolato di confusione tra la r e la s insulari262.
f. 18a 109 INERUO
Thes. Pal.: .i. fond orbeman263
Corr.: .i. fod orbem [leg. fodorbe]
Rispetto allo scioglimento di orbem proposto da Stokes, fond orbeman, sembra più pertinente l'emendazione di Lambert264: si tratta infatti verosimilmente della
parola fodorbe (futhairbe, fuithirbe, ʻradura, pascoloʼ)265, successivamente latinizzata
in modo maldestro.
261 DIL, S-150 (1. seinnid); GOI, § 658 (c). 262 Cfr. LAMBERT 1986, p. 94.
263 ThP II, p. 48.
264 LAMBERT 1986, p. 111. Per altri esempi di confusione scribale tra d e b, si veda sempre LAMBERT
1986, p. 94.