06
Il colore è in grado di interagire direttamente con le emozioni umane dando origine ad intuizioni e
‘regole istintive’. La psicologia del colore è la disciplina che si occupa di analizzarne i differenti utilizzi e le percezioni sensoriali che da essi
derivano. L’utilizzo sapiente dei colori applicato ad un gruppo di elementi è in grado di indurre
l’osservatore a creare delle classificazioni ed organizzazioni mentali. Questa peculiare
predisposizione trova molteplici applicazioni in svariati ambiti, tra i quali troviamo anche quello del cleaning.
Nel settore delle pulizie professionali esiste per l’appunto un codice colore del pulito, anche noto come ‘Smart Color Cleaning System’, elaborato nei primi anni Settanta e divenuto in seguito uno standard universalmente promosso dalle moderne imprese di pulizia.
Si tratta di un sistema, a quattro colori (rosso, giallo, verde e blu), atto a diversificare ed organizzare detergenti ed attrezzature secondo i loro corretti ambienti di utilizzo. Le colorazioni identificano perciò aree di intervento differenti e vengono applicate visivamente in genere a tutti quegli oggetti coinvolti nella pulizia dei pavimenti e delle superfici (frange, panni, detergenti, disinfettanti, contenitori ed accessori complementari).
6.1 Introduzione
6.2 Che cos’è
Per ogni ambiente dunque, il codice colore ci aiuta ad identificare in maniera repentina di quali
strumenti e prodotti sia opportuno munirsi per una corretta sanificazione. E’ abbastanza evidente dunque come l’obiettivo principe alla base della creazione e della diffusione di questo codice sia quello di voler conseguire degli standard igienici più elevati, attraverso una semplificazione ed una migliore organizzazione del lavoro dell’operatore.
L’efficienza del codice colore si fonda
naturalmente sul presupposto che gli operatori ne osservino e rispettino le regole alla base. E’ evidente perciò come qualsiasi personalizzazione
individuale da parte dell’operatore sia fortemente limitata, pur non escluse del tutto. Tra i casi più frequenti vi è sicuramente quello del riadattamento del codice verde, spesso inutilizzato nella maggior parte dei cantieri e per questo destinato ad altre funzioni.
L’accurato impiego del codice colore ha effetti positivi che si ripercuotono sull’intero sistema di pulizia e sugli attori che lo popolano. Procediamo dunque ad esaminarli puntualmente.
1. Prevenzione di una contaminazione incrociata:
l’utilizzo distinto delle attrezzature e dei
detergenti secondo le corrispettive aree di utilizzo riduce il rischio di contaminazione tra zone dalle differenti cariche batteriche. Gli ambienti
risulteranno così igienicamente più sani, con benefici che si rifletteranno sia sugli operatori che sugli utenti finali.
2. Miglioramento del sistema di lavoro e della comunicazione: in un sistema fondato su processi sinergici ed intuitivi, il codice colore si dimostra uno strumento indispensabile attraverso il quale evitare errori nell’utilizzo dei prodotti, velocizzare le
comunicazioni tra gli operatori e consentire una migliore verifica dell’operato da parte del
responsabile e/o dell’impresa.
3. Aumento della sicurezza sul lavoro: la codifica a colori delle attrezzature di pulizia riduce il rischio di incidenti derivanti da un uso improprio di strumenti o prodotti chimici nelle zone sbagliate. Ad esempio impedendo l’utilizzo di stracci da cucina, spesso intrisi di grasso alimentare, sui pavimenti adiacenti a un ingresso si può ridurre notevolmente il
pericolo che si verifichino spiacevoli incidenti a discapito degli utenti.
4. Semplificazione del monitoraggio delle forniture:
l’utilizzo di un sistema di catalogazione a colori delle attrezzature consente di verificare rapidamente i prodotti presenti in magazzino (da quelli più utilizzati a quelli invece in esaurimento) e di
regolarne perciò gli ordinativi secondo le esigenze specifiche del cantiere.
5. Aumento dell’efficienza: il codice colore semplifica l’organizzazione delle operazioni di pulizia,
aumentando così al contempo il rendimento degli operatori.
6.3 I vantaggi
6. Conservazione degli ambienti: il sistema a colori riduce il rischio che sostanze chimiche aggressive vengano impiegate su superfici o pavimenti inappropriati, causandone un deterioramento repentino dei materiali. Un esempio1 può essere rappresentato dall’utilizzo prolungato di un prodotto acido (come un anticalcare), generalmente
adoperato nella pulizia dei bagni, su di un pavimento lastricato in marmo.
Con il mondo del cleaning sempre più fortemente indirizzato verso un applicazione unilaterale del concetto di monouso (già presente e consolidato in ambito ospedaliero), si fa sempre più persistente l’idea di abbondonare definitivamente l’uso del codice, a favore invece di una soluzione
monocromatica. La ragione di tale proposta
risiede nell’utilizzo stesso che si fa dei prodotti a cui il codice è in genere affiancato. Se si guarda infatti al conseguimento della massima resa igienica, la metodologia corretta imporrebbe di sostituire il panno o la frangia ogni qualvolta si termina la pulizia di una superficie o di un pavimento.
All’interno di una tale dinamica lavorativa il ruolo svolto dal codice colore non perde solo di significato ma diviene anche contradditorio.
6.4 Considerazioni finali
Un elemento che va ad incrementare il livello di complessità di un processo invece di semplificarlo, creando confusione laddove non c’è bisogno. Va considerato inoltre che, a differenza del codice colore, la comprensione e l’assimilazione di un tale sistema da parte dell’operatore avviene in maniera più immediata e non richiede di un apposita
formazione. Un aspetto questo che non va tralasciato, soprattutto in un momento
storico-sociale in cui questo genere di personale tecnico è rappresentato in larga maggioranza da persone di origine straniera, con eventuali difficoltà linguistiche. E’ indubbio comunque come questo sistema incentrato sul monouso, per quanto impeccabile in termini di efficienza, sollevi anche una serie di problematiche non indifferenti; ma non sarà questo il paragrafo in cui le andremo ad
affrontare.
Resta invece ancora rilevante una distinzione dei prodotti detergenti, che sia attraverso le regole del codice colore o altri metodi di classificazione cromatica (vedi azienda ‘E’ COSI’), in modo tale da non innescare errori di utilizzo. Questi, come
abbiamo visto in precedenza, possono condurre al danneggiamento degli ambienti oltre che ad una pulizia insufficiente degli stessi.