3.1 Il domenicano dimenticato
3.2.1 Commento alle Sentenze
Iniziamo dal commento alle Sentenze dell'autore220, dove il tema che ci preme
219 J.- F. Genest, P. Vignaux, La bibliotèque anglaise de Jean de Mirecourt: subtilitas ou plagiat?, cit., pp. 286- 292.
220 Il titolo completo dell'opera e l'edizione a cui ci siamo rifatti sono: Questiones solertissimi viri totiusque
sacre quondam pagine professoris vernatissimi necnon torrentis liquidos inter rivulos affatim manantis Johannis [sic] Bokinkam genere anglici, in quattuor libros sententiarum, ed. Augustinus Perez de
affrontare si trova esposto nell'articolo primo della terza questione della distinzione 1- 4221.
La questione concerne l'onnipotenza di Dio, mentre l'articolo riassume il problema della possibile modificabilità del passato nella domanda: Utrum Deus potest velle mundum
numquam fuisse. Di questo testo abbiamo già anticipato almeno una caratteristica saliente,
vale a dire di essere una delle esposizioni più ricche del tempo sul tema da noi trattato, ora aggiungiamo un'altra nota di merito che ne sottolinea ancor di più l'importanza e cioè di essere una delle fonti principali, anche come vero e proprio serbatoio di citazioni e argomentazioni, per i filosofi successivi che si occuperanno di questa questione. Se prendiamo ad esempio due autori come Giovanni di Mirecourt e Gregorio da Rimini, di cui tratteremo nel nostro lavoro, notiamo immediatamente come alcune dimostrazioni e la scelta di certe testimonianze siano riprese pari passo dall'opera di Buckingham e sebbene in certi casi vi sia almeno un esplicito riferimento al teologo inglese, in altri si può ritenere di essere di fronte ad un vero e proprio plagio222. Trattandosi poi dei primi autori che
recepirono e diffusero questa problematica nel continente, si capisce ancor di più l'importanza di questo testo che sembra aver funto, almeno inizialmente, sia da principale opera di riferimento sia da strumento principe di divulgazione della problematica in questione.
In Sent 1- 4. Questione 3 Articolo 1
1) Il primo articolo è questo: se Dio può volere che il mondo non sia mai stato.
1.1) Argomento in primo luogo così: si dia il caso che qualcuno abbia voluto qualcosa e possa darsi che non lo abbia mai voluto. Similmente si dia il caso che una qualche volizione creata sia stata volizione rispetto a qualche oggetto e possa darsi che non sia mai stata una volizione rispetto a
quell'oggetto. Per la stessa ragione per cui sono possibili queste cose, lo
221 La struttura del commento alle Sentenze di Buckingham, come di molti altri pensatori in quel periodo, è decisamente diversa rispetto all'articolazione interna delle Sentenze di Pietro Lombardo. L'estensione del commento è ridotta e vengono sviluppate solo alcune tematiche scelte dall'autore; nel caso di Buckingham l'intero commento è composto da sole sei quaestiones. D. Ciammetti, Utrum Deus potest velle mundum numquam fuisse. Il problema della modificabilità del passato in Gregorio da Rimini e
Thomas Buckingham, «Schola Salernitana – Annali» 12 (2007), pp. 175- 176.
222 Si veda a riguardo: J.- F. Genest, P. Vignaux, La bibliotèque anglaise de Jean de Mirecourt: subtilitas ou
sono anche molte altre cose consimili. Lo stesso vale anche per altre cose al futuro e al passato e per conseguenza, circa le cose passate, può essere che non siano mai state e in tal modo Dio può volere che il mondo non sia mai stato.
Dimostro l'assunto e il ragionamento rifacendomi all'uomo Cristo223 in
questo modo: Cristo ha voluto che l'Anticristo sia nel futuro e può darsi ugualmente che Cristo non abbia mai voluto che l'Anticristo sarà. Si
dimostra quanto appena detto per il fatto che, se le cose non potessero stare così, ciò in massimo grado sarebbe dovuto al fatto che Cristo volle che l'Anticristo sarà, ma ciò non può essere, poiché il ragionamento segue bene e pertanto è necessario che Cristo abbia voluto che l'Anticristo sarà.
Si potrebbe però obbiettare che, se è necessario che Cristo abbia voluto che l'Anticristo sia futuro [Ant. 1] ed è possibile che l'Anticristo non sia, né sia stato, né sarà [Ant. 2], allora è possibile che Cristo abbia voluto fare
qualcosa che né è stato fatto, né sarà fatto [Cons.]; ma il conseguente è falso, poiché se fosse possibile nei riguardi di Cristo, sarebbe possibile anche nei riguardi di Dio. Pertanto se non è possibile che Dio abbia voluto fare qualcosa che né è stato fatto, né sarà fatto, altrimenti la sua volontà sarebbe frustrata, non è nemmeno possibile che sia necessario che Cristo abbia voluto che l'Anticristo fosse futuro224.
Inoltre se fosse impossibile che Cristo non avesse mai voluto che
l'Anticristo fosse futuro, seguirebbe che sarebbe possibile ora che Cristo non sappia tutto quello che Dio sa, né che sappia tutte le cose possibili225. In
più sarebbe possibile che Cristo sia stato ignorante e che Cristo sia stato ingannato, abbia errato, abbia detto il falso e abbia giurato esser vero, riguardo all'intelletto al quale giurò, ciò che mai fu vero, ma falso226.
223 La scelta di utilizzare come esempio Cristo non è fatta a caso: la sua duplice natura permetterà infatti, come si vedrà, di poter applicare le conclusioni del ragionamento anche a Dio.
224 Si ritorna quindi alla tesi che si voleva sostenere, vale a dire che è possibile che Cristo abbia voluto che l'Anticristo fosse nel futuro e possa comunque darsi che Cristo non abbia mai voluto che l'Anticristo fosse.
225 Infatti può accadere che l'Anticristo non sia futuro.
226 Pertanto, per evitare queste conclusioni ed eventuali altri inconvenienti, bisogna affermare che non era necessario che Cristo volesse che l'Anticristo fosse futuro e pertanto Cristo può volere che l'Anticristo non sia futuro sebbene abbia voluto che lo fosse. Per lo stesso motivo, per rendere ragione del senso di questo primo argomento, va quindi concluso che, così come ciò è possibile nei riguardi di una cosa futura, allo stesso modo è possibile anche nei riguardi di una cosa passata e quindi Dio può aver voluto qualcosa e può darsi che non la abbia mai voluta. In tal modo può essere che le cose passate non siano mai state e che Dio possa volere che il mondo non sia mai stato.
Seguono inoltre molte cose simili che, appunto, sembrano inconvenienti227.
1.2) In secondo luogo, se Dio non può volere che il mondo non sia mai stato, sebbene un tempo poté volerlo, segue allora che ora la potenza di Dio sarebbe diminuita e mutata. Ugualmente se Dio, rispetto a questo oggetto: “volere che il mondo non sia mai stato”, un tempo ebbe libertà e ora non ha più libertà, ma necessità, allora segue che la libertà di Dio è diminuita. Del resto poiché anche rispetto a tutte le altre cose, circa le quali ora ha libertà e potestà, ebbe libertà dall'eternità e rispetto ad alcune cose, circa le quali prima ebbe libertà e potestà, ora non ha più libertà e potestà, segue che la potenza e la libertà di Dio sono diminuite e ciò è evidente anche per le cose dette dal Maestro228 [Pietro Lombardo], dove si chiede se Dio possa sempre
tutte le cose che un tempo ha voluto.
Questa argomentazione inoltre si può confermare ulteriormente in questo modo: se Dio non può volere e fare che quello che è futuro non sia e non sia stato futuro, allora non sarebbe onnipotente, quindi, in modo simile, se Dio non può fare e volere che quello che è passato non sia passato, non sarebbe onnipotente.
Similmente se Dio non può volere che quello che è passato non sia passato o ciò è dovuto al fatto che quello che è passato non può essere oggetto della potenza divina, così che il difetto è dalla parte dell'oggetto o è dovuto al fatto che la volontà divina non può volerlo e così il difetto si trova dalla parte della volontà divina.
1. Non il primo dei due, poiché che il passato sia passato può essere oggetto, nel causare, di una volontà creata, quindi, a maggior ragione, può essere oggetto della volontà divina.
2. Nemmeno nel secondo modo, poiché altrimenti la volontà divina non sarebbe onnipotente229.
Se si sostenesse il primo modo, allora ciò vorrebbe dire che: che ciò che è passato non sia passato non può essere oggetto della volontà divina e il difetto è dalla parte dell'oggetto.
227 BU, T.1.
228 Riportiamo le indicazioni bibliografiche così come sono citate nel testo. Pietro Lombardo, I Sentenze dist. 44, cap.4.
229 Si tratta di un dilemma: nessuna delle due alternative è possibile, quindi non va negato che Dio possa volere che quello che è passato non sia passato.
Tuttavia si potrebbe dire in contrario che, anche ragionevolmente, è bene che quella cosa non sia passata nel caso di un oggetto della volontà creata230,
quindi ciò può essere oggetto anche della volontà divina.
Ugualmente, che il mondo non sia mai stato, un tempo era oggetto della volontà divina, ossia Dio avrebbe potuto far sì che non fosse mai stato, quindi non si tratta di un difetto da parte dell'oggetto, in quanto era appunto un oggetto che un tempo si sarebbe potuto realizzare, comportandosi esso nello stesso modo ora e prima.
Questo modo di argomentare sembra del resto valido in tutte le materie, come, facendo un esempio: se la vista non può vedere un oggetto A, ciò è dovuto o direttamente a un difetto da parte della vista o a un difetto da parte dell'oggetto, perciò si tratterà sempre o di un difetto da parte della potenza attiva o da parte della potenza passiva231.
1.3) Si argomenta riguardo lo stesso rifacendosi nuovamente al
Maestro232 [Pietro Lombardo], visto che egli afferma che è evidente che Dio
possa fare tutto eccetto quelle cose che lederebbero la sua volontà e limitassero la sua eccellenza. Tuttavia, anche se Adamo o il mondo non fossero mai stati, in nulla ciò limiterebbe la dignità e l'eccellenza di Dio e per conseguenza Dio può fare e volere che il mondo non sia mai stato e che una certa cosa passata non sia mai stata e chiaramente ciò vale ugualmente per qualsiasi cosa passata233.
1.4) Si argomenta riguardo lo stesso così: che il mondo non sia mai
stato non include formalmente contraddizione, quindi che il mondo non sia mai stato è simpliciter e per sé possibile, perciò Dio può fare e volere ciò, ossia che il mondo non sia mai stato, poiché questa proposizione: “il mondo non è mai stato” non include formalmente contraddizione. Si prova quanto appena detto poiché qualsiasi cosa segua formalmente da questo <cioè dal fatto che il mondo non sia mai stato>, prima seguiva da quella <cioè dall'affermazione che il mondo non sia mai stato>. Se quella, del resto,
230 Cioè può essere un bene che una cosa non sia passata. 231 BU, T.2.
232 Pietro Lombardo, I Sentenze dist. 44, cap.5. 233 BU, T.3.
fosse stata prima che Adamo o il mondo fossero stati e a quel tempo non seguiva formalmente contraddizione, allora non segue contraddizione neanche ora234.
Se si dicesse poi che questa proposizione: “Adamo non è mai stato o il mondo non è mai stato” è impossibile, poiché, come a me sembra, segue contraddizione sebbene non formalmente, allora si potrebbe obbiettare che, secondo ciò, anche questa proposizione sarebbe impossibile: “Io sono in piedi”, né Dio potrebbe farmi stare in piedi <mentre sono seduto235>, poiché
seguirebbe allora, come mi sembra, che: “Io sono in piedi” quando siedo, ossia nello stesso momento in cui sono in piedi sarei seduto, infatti quelle due cose sono fatte convertire nel medesimo tempo e perciò sarei seduto e in piedi. In questo modo da questa proposizione: “Io sono in piedi”, ut nunc segue contraddizione, ossia nel momento stesso in cui l'affermo, se non sono in piedi, segue contraddizione; tuttavia, intesa nella sua totalità, è possibile che non includa contraddizione formalmente236 e ciò è evidente per
i dottori e per Goffredo di Fontaines237, il quale dice che è possibile sia fatto
tutto ciò che non si oppone all'ente, vale a dire qualsiasi cosa non comporti contraddizione. E ciò è evidente anche per il Filosofo [Aristotele] che lo afferma in molti passi, ad esempio dove si dice che possibile è ciò che, posto in essere, non fa accadere nulla di impossibile o contraddittorio. Similmente, nelle regole logiche dell'obbligazione possibile, questa
affermazione va ammessa se si pone che il mondo prima sia stato238, poiché
anche quella è possibile239.
234 Se prima che Adamo o il mondo fossero stati da quella proposizione non seguiva contraddizione, allora non può seguirne contraddizione nemmeno ora.
235 Il testo di Buckingham è su questo punto di difficile lettura e comprensione, pertanto lo esponiamo secondo una nostra interpretazione ricavata dal confronto con gli autori successivi che utilizzeranno lo stesso tipo di ragionamento.
236 Il senso del discorso qui svolto da Buckingham sembra essere questo: solo accidentalmente, ut nunc, può seguire contraddizione dall'affermazione: “Io sono in piedi”, ossia solo nel caso in cui l'affermi mentre non mi trovo in piedi, invece, presa in se stessa, nella sua totalità, a prescindere dal momento presente in cui non sono in piedi, essa non implica contraddizione. Lo stesso tipo di ragionamento potrebbe allora essere applicato anche all'altra proposizione in questione, cioè: “il mondo non è mai stato”.
237 Goffredo di Fontaines, Quodlibet VI, q. 2.
238 Si applica quindi il ragionamento appena fatto alla discussione da cui si era partiti e si finisce perciò con l'affermare che la proposizione: “il mondo non è mai stato” non include formalmente contraddizione ed è quindi possibile.
1.5) Si argomenta riguardo lo stesso che, se Dio <non>240 può volere che il
mondo non sia stato, segue che necessariamente ha voluto che il mondo sia stato, ma ciò è falso241, poiché tutto quello che Dio ha voluto ad extra lo
vuole liberamente per libertà di indifferenza, quindi Dio può volere che il mondo non sia stato senza che ciò limiti o neghi la sua libertà. Ciò può essere confermato tramite Anselmo d'Aosta242, il quale dice che ogni
necessità soggiace alla volontà di Dio e la sua volontà non soggiace a nessuna necessità243.
1.6) Si argomenta riguardo lo stesso così: se Dio non può volere che il mondo non sia mai stato, allora è necessario che Dio voglia che il mondo sia stato e in questo istante sia; pertanto, circa questo volere, non si tratta di una volontà libera, ma necessaria e prima, però, fu libera, quindi sulla volontà di Dio sopraggiungerebbe una nuova necessità e qualcosa deve pur essere causa di questa necessità. Tale causa non è, allora, se non l'esistenza dell'oggetto, quindi una cosa ad extra o l'essere passato di una cosa,
necessiterebbe la volontà di Dio. In questo modo la volontà di Dio sarebbe insolitamente sottomessa ad una nuova servitù dovuta al sopraggiungere delle cose, prospettiva che sembra inconveniente.
Lo si può del resto dimostrare tramite molte rationes:
1. In primo luogo, se l'esistenza della cosa o l'essere passato della cosa necessitasse la volontà di Dio, allora la volontà di Dio sarebbe meno libera che la nostra, infatti il sopraggiungere o l'essere passato delle cose non possono necessitare la nostra volontà.
2. Similmente le cose volute da Dio non sono atti di volontà divini, quindi le cose volute non necessitano di una causa244 affinché Dio le
voglia245.
1.7) Si argomenta riguardo lo stesso che, se l'essere passato di una cosa
240 Inseriamo questo “non”, mancante nel testo latino, per render ragione dell'argomentazione utilizzata. Diversamente non si capirebbe il senso del ragionamento.
241 Si evita così un'eventuale obbiezione che può essere mossa alla tesi che Dio possa modificare il passato. 242 Anselmo d'Aosta, Cur Deus homo, 2, 16.
243 BU, T.5.
244 Pertanto Dio non può che essere libero e non necessitato nel volere ciò che vuole. 245 BU, T.6.
necessitasse la volontà divina a volerla, a maggior ragione dovrebbe farlo l'essere futuro di una cosa, in quanto ha più essere che l'essere passato di una cosa poiché ha l'essere in potenza; l'essere futuro di una cosa pertanto necessiterebbe la volontà di Dio a volere che una cosa sia futura246.
A questo punto si potrebbe rispondere a questa argomentazione
probabilmente che: né la cosa, né la sua esistenza, né l'essere passato della cosa, fa che sia necessario volere che la cosa passata sia passata e lo stesso vale per la cosa presente. Unicamente la volontà di Dio necessita se stessa, poiché, per il solo fatto che voglia una cosa presente o passata, necessita se stessa a volere che il presente sia presente e il passato sia passato247.
Si può tuttavia argomentare contro il suddetto ragionamento che Dio non può volere necessitare se stesso a volere che una cosa presente sia presente o una passata sia passata, poiché, se potesse necessitarsi rispetto alle cose passate, allora potrebbe volersi necessitare anche rispetto alle cose future, ma una tal cosa è impossibile, poiché si ammetterebbe che Dio voglia necessitarsi rispetto al futuro, per esempio, rispetto alla venuta
dell'Anticristo. Infatti seguirebbe da ciò che l'Anticristo necessariamente sarà e Dio non potrebbe impedire la produzione dell'Anticristo
[Consa.], ma tale conseguenza è impossibile se il soggetto di cui stiamo parlando è realmente Dio248.
Similmente quelle volontà, di cui si è detto, in Dio sono diverse, ossia la volontà per cui Dio vuole che una cosa sia fatta è diversa da quella per la quale vuole necessitarsi a volere che una cosa sia; quindi Dio può volere che una cosa sia senza questo, vale a dire, senza che voglia necessitarsi. Ugualmente, tramite quella volizione <con cui vuole che la cosa sia>, Dio può produrre una cosa nell'essere senza la volizione con la quale vuole necessitarsi.
Infine, se Dio può necessitarsi a volere che qualcosa sia passato, per la stessa ragione può necessitarsi a non volere fare qualcosa, quindi necessariamente non farebbe nulla [Consa.], tuttavia tale conseguenza è
246 Questa argomentazione a fortiori, viste le conclusioni assurde a cui giunge, serve a negare che l'essere passato di una cosa possa necessitare la volontà divina a volerla.
247 BU, T.7.
248 Come vedremo anche in seguito si dà per assodato che Dio sia in grado di modificare il futuro, pertanto richiamarsi a ciò serve a potersi appoggiare su una tesi per lo più condivisa da tutti.
impossibile, perché allora non potrebbe farlo249 <cioè non potrebbe
necessitarsi a non volere fare nulla, infatti il necessitarsi, ad esempio a non voler fare nulla, è di per sé un voler far qualcosa>250.
1.8) Si argomenta riguardo lo stesso: se Dio ha voluto necessariamente che una cosa passata fosse passata e vuole contingentemente che una cosa futura sia futura, allora Dio vuole il passato diversamente dal futuro e quindi vi è mutazione in Dio. Similmente da ciò segue che Dio conoscerebbe
diversamente le cose oramai create da quelle che devono essere create, ma ciò va contro a quanto afferma Agostino251.
Infine252, da ciò segue che Dio sarebbe meno libero e meno potente nel
volere cose imperfette o nel volere le imperfette più che quelle perfette e migliori253.
1.9) Si argomenta riguardo lo stesso che: se Dio non può volere che il mondo non sia mai stato, allora per la stessa ragione non può ora volere che il mondo sia stato prima di quando è stato o che quello che è ora, sia stato fatto prima o ieri e non ora [Cons.]. Il conseguente sembra non essere conveniente, perché, se le cose stanno così, cioè se Dio non può volere e fare che il mondo sia stato prima di quanto è stato, allora segue che Dio non ha potuto dall'eternità aver prodotto il mondo quando voleva254 [Consa.]. La
conseguenza è evidente, poiché in ogni istante dell'eternità, in tal modo, per le cose appena dette, è stato impossibile <a causa della ripugnanza che implica> che Dio potesse aver prodotto il mondo prima di quell'istante in