2.2 Analisi dei testi
2.2.1 De futuris contingentibus
Analizziamo ora una parte del primo scritto di Bradwardine dove si afferma per la prima volta che Dio possa cambiare il passato. Il titolo di quest'opera è De futuris
contingentibus e il tema che esso tratta, come indica il titolo, è appunto quello dei futuri
contingenti. Secondo J.- F. Genest, che per primo ha rieditato quest'opera, una parte fondamentale, nonché a prima vista paradossale, delle tesi di Bradwardine qui esposte può essere così riassunta88:
1. Tutti i futuri sono necessari di potentia ordinata. 2. Tutti i passati sono contingenti di potentia absoluta.
Queste due affermazioni sono strettamente collegate e in una certa misura l'una richiama l'altra, infatti, come vedremo ripetutamente, una delle idee che stanno alla base del pensiero bradwardiniano è che Dio mantenga lo stesso tipo di relazione con tutti i momenti del tempo. La sua eternità del resto non può essere scalfita o compromessa dal passare del tempo. Se stiamo allora a quanto abbiamo più sopra detto circa la distinzione tra potenza assoluta e potenza ordinata e a quanto Bradwardine espliciterà nella sua opera, queste due affermazioni possono così essere interpretate:
1. Gli eventi futuri, nella misura in cui sono preconosciuti da Dio, non possono non accadere; tuttavia ciò non significa che Dio sia necessitato a realizzarli89, infatti di
potenza assoluta un evento futuro potrebbe anche non accadere, ossia Dio avrebbe potuto realizzare qualcos'altro, ad esempio un futuro diverso.
2. Gli eventi passati sono anch'essi tanto contingenti quanto gli eventi futuri, anch'essi infatti potevano, di potenza assoluta, accadere diversamente o non accadere, tuttavia Dio li ha così voluti e pertanto, di potenza ordinata, non possono non essere accaduti.
88 J.- F. Genest, P. Vignaux, La bibliotèque anglaise de Jean de Mirecourt: subtilitas ou plagiat?, in O. Pluta (ed.), Die Philosophie im 14. und 15. Jahrhundert, In memoriam Konstanty Michalski (1879- 1947), Amsterdam 1988, p. 286; J.- F. Genest, Prédétermination et liberté créé à Oxford au XIVe siècle.
Buckingham contre Bradwardine, cit., p. 87.
89 Non vi è quindi nessuna necessità assoluta che determini l'accadere degli eventi futuri, ma solo una necessità condizionata o ipotetica, la quale deriva dal fatto che Dio li ha voluti in tal modo da tutta l'eternità.
Come si vede, insomma, le due affermazioni potrebbero anche essere invertite, vale a dire che non si negherebbe il loro significato se si dicesse: gli eventi futuri sono contingenti di potenza assoluta e quelli passati sono necessari di potenza ordinata, ma, evidentemente, la prima formulazione appare più incisiva e non convenzionale. Troviamo una conferma di quanto detto anche dall'analisi del testo, specialmente quando il Doctor Profundus esamina l'ottava opinione che si contrappone alla sua, ossia la teoria occamiana dei futuri contingenti. Il problema, come già detto, riguarda la negazione dell'immutabilità divina che secondo Bradwardine conseguirebbe dall'accettare le posizioni occamiane: se Dio conosce e vuole gli eventi futuri contingenti in maniera contingente, mentre conosce e vuole gli eventi passati e presenti in maniera necessaria, allora in Dio è presente un qualche tipo di mutamento. Inoltre una simile posizione finirebbe per rendere impossibile la rivelazione divina degli eventi futuri in quanto: o porterebbe a conseguenze assurde come quella per cui, ad esempio, sarebbe possibile che chi ha ricevuto la salvezza eterna per aver annunciato l'avvenire futuro di un certo qualcosa ascoltando una rivelazione divina, possa non aver mai ricevuto la salvezza eterna90; o finirebbe per ammettere la possibilità
dell'inganno divino. Non resta allora per il Doctor Profundus che percorrere un'altra via, ossia, distinguere nettamente in Dio e nelle creature91 ciò che avviene di potenza ordinata e
ciò che avviene di potenza assoluta e sostenere che un futuro, affinché sia contingente, è sufficiente che possa non accadere di potenza assoluta, mentre è impossibile che non accada di potenza ordinata. Esprimendoci in un altro modo, di necessità ipotetica, insomma, la realizzazione di ciò che è futuro è necessaria.
Chiaramente una simile posizione non poteva che sollevare un nugolo di obbiezioni e domande in quanto sembra, citandone solo alcune, che essa ponga in dubbio la libertà umana, renda Dio l'autore del peccato, conduca a un determinismo pratico e si ponga in contrapposizione con quanto i santi dottori e la tradizione della Chiesa hanno sempre insegnato. È proprio all'interno della risposta a tutta questa serie di interrogativi che incontriamo la posizione tanto originale di Bradwardine sulla contingenza di ciò che è passato. Nello specifico si tratta della risposta alla quattordicesima argomentazione.
90 Ciò che ha annunciato, infatti, potrebbe non avverarsi mai, oppure il fatto che qualcosa gli sia stato rivelato potrebbe non esser mai accaduto.
91 Su quella che è l'estensione anche alle creature della distinzione tra potenza assoluta e ordinata, che in Bradwardine sembrerebbe essere di tipo tradizionale, si veda E. Randi, Onnipotenza divina e futuri
contingenti nel XIV secolo, cit., p. 615. Rileveremo nel prosieguo come questa non sia tuttavia l'unica
Opinione 8ª
Risposta alla quattordicesima argomentazione.
a) La quattordicesima argomentazione sostiene che, se le cose stanno in questo modo92, allora segue che: che il passato sia passato non è più necessario del fatto
che il futuro sia futuro [Cons.93]. Il conseguente è falso, poiché il passato non può
mai non essere passato nel futuro94, mentre qualsiasi futuro può non essere futuro,
poiché qualsiasi futuro, prima o poi, sarà non futuro, vale a dire quando sarà stato posto in atto95.
b) Si risponde a quanto appena detto dicendo che: si concede sia la conseguenza che il conseguente se non si intende questo termine “più necessario” in relazione a un qualche tempo futuro, pertanto il passato può non essere passato. Non è così, invece, circa un qualcosa di futuro, intendendo tale cosa futura come cosa futura permanente e non come una cosa futura in successione, come vale del resto circa la potenza eterna della vita eterna e delle altre cose di questo tipo. Questa risposta è evidente, altrimenti, diversamente, seguirebbe che l'Anticristo, essendo stato passato, sarebbe più necessario di quanto è necessario che ora sia nel futuro96. Il
conseguente è falso, poiché in questo modo le creature e le cose che non sono Dio sarebbero causa della scienza di Dio, cosa che è falsa, poiché non è per questo che Dio sa che una cosa è passata o futura, ossia perché la cosa è, di fatto, passata o futura, ma è perché Dio vuole che una cosa sia così, perciò essa è presente, passata e futura97.
92 Quella sotto accusa è la posizione di Bradwardine, se le cose stessero come dice lui, sostiene l'obbiezione, allora non vi sarebbe differenza tra passato e futuro. Tanto contingente sarebbe l'uno quanto l'altro. 93 Dove potrà rivelarsi utile per una miglior comprensione del contenuto delle argomentazioni che di volta
in volta affronteremo inseriremo tra parentesi le seguenti diciture: Ant., Cons., Consa., Mag, Min, che indicheranno rispettivamente: antecedente, conseguente, conseguenza, premessa maggiore, premessa minore.
94 Non può cioè accadere che qualcosa, dopo essere stato passato (quindi in un certo momento futuro rispetto a quando è passato) possa non essere stato passato.
95 BW, T.1.
96 L'esser futuro dell'Anticristo, ossia il fatto che debba accadere la sua venuta in quanto cosa rivelata, è dunque tanto necessario quanto il suo esser passato, vale a dire che sia stato rivelato in un tempo passato che sarebbe dovuto avvenire il suo sopraggiungere. Osserviamo, anche in base a quanto aggiunge subito dopo Bradwardine, che, secondo il nostro autore, non ci troviamo di fronte a due necessità: una dipendente da ciò che Dio vuole che accada nel futuro e una dipendente invece da ciò che di fatto è accaduto nel passato, per cui la seconda dovrebbe avere un grado più elevato o un qualcosa in più, in termini di necessità, rispetto alla prima, bensì ritroviamo qui lo stesso tipo di necessità che deriva unicamente dalla volontà divina. Non compete perciò a ciò che è passato un grado di necessità maggiore rispetto a ciò che è futuro.
Perciò, non potendo alcuna creatura resistere alla volontà divina, segue che, se qualcuno sarà peccatore in futuro, allora egli peccherà necessariamente e tuttavia liberamente e volontariamente, ma non di libertà di contraddizione simpliciter, così come non contingentemente, ma di libertà di contraddizione secundum quid, così come contingentemente secundum quid98. La stessa cosa va detta sia a proposito del
merito futuro e dei mezzi subordinati da Dio per un tale fine buono o malvagio sia a riguardo di colui che merita. Ugualmente va detto che Dio simpliciter non vuole i peccati dell'uomo, ma li vuole soltanto secundum quid e la loro beatitudine99. La
stessa cosa vale similmente per i peccati dell'uomo, vale a dire che essi non sono male simpliciter, ma soltanto secundum quid, poiché sono male per i peccatori e cose buone per gli eletti e per l'ordine e la disposizione dell'universo100.
c) Inoltre la volontà di Dio è egualmente causa libera delle cose passate, presenti e future e viceversa, poiché, diversamente, seguirebbe che vi sarebbe una qualche mutazione in Dio, cosa che è falsa101. Perciò segue che è ugualmente necessario che
qualsiasi passato sia passato e che qualsiasi futuro sia futuro e ciò vale anche per il presente102. Pertanto va detto che vi è tanta contingenza nelle cose relative al
passato e al presente, quanta in quelle relative al futuro, e viceversa va detto che vi è tanta necessità nelle cose relative al futuro quanta ve n'è nelle altre103 – A meno
che si dicesse che maggiore è la necessità nelle cose relative al passato, poiché, una volta che è passato, sempre è passato e in nessun tempo futuro può non essere passato, mentre non è così relativamente alle cose future e presenti; poiché non vi è alcuna causa per cui qualcosa è passata o presente se non la volontà di Dio e lo
volontà divina a stabilire lo statuto temporale degli enti, una cosa è quando è e nel modo in cui è, quando è, perché così ha stabilito Dio. Vedremo nel corso di questo lavoro come, ad esempio Buckingham, si contrapporrà con forza a questa posizione.
98 Si tratta di una delle conseguenze che si può ricavare dalla posizione di Bradwardine e che, a giudizio dei suoi contemporanei, sembra tanto scandalosa in quanto pare sostenere un determinismo assoluto. In realtà, come si vede, Bradwardine cercherà di inserire delle precisazioni che, almeno ai suoi occhi, preservino la libertà e volontarietà degli atti umani.
99 Ossia per la beatitudine degli uomini, i quali, ad esempio, evitando di cadere nei possibili peccati permessi da Dio, meriteranno la salvezza eterna.
100 BW, T.2.
101 Se infatti Dio fosse causa libera degli uni, ma non degli altri, allora ciò implicherebbe che in Dio vi sarebbe mutamento da causa libera a causa non libera o da causa non libera a causa libera, finendo così per negare la sua immutabilità.
102 Si ribadisce quindi la tesi di partenza, ossia che tra i diversi momenti temporali: presente, passato e futuro, non intercorrono significative differenze, per lo meno dal punto di vista divino.
103 Sotto rispetti diversi tanto la contingenza quanto la necessità appartengono ugualmente alle cose, indipendentemente dal fatto che esse siano presenti, passate o future.
stesso vale anche per tutte le cose future104. Tuttavia qualsiasi futuro, presente o
passato può non essere passato, presente o futuro per la potenza assoluta di Dio, sebbene non per quella ordinata105.
d) Contro quanto appena detto si può tuttavia affermare quanto segue: se un qualsiasi futuro può non essere futuro grazie alla potenza assoluta di Dio, allora segue che Dio può essere mutato volendo l'opposto di quello che ora vuole sia fatto e non il suo opposto [Cons]106. Il conseguente è falso, poiché in questo modo non
varrebbe questa conseguenza: ʻCiò è futuro, quindi ciò saràʼ, infatti l'opposto del conseguente può essere vero e lo stesso conseguente sarà falso107; quindi quanto
affermato non può essere sostenuto.
e / ¬ d) A questa obbiezione si risponde negando la prima conseguenza e il conseguente, poiché, in altri termini, è evidente che non vale, infatti se Socrate ora fosse bianco, allora intendendo la potenza assoluta nel modo predetto, come nel principio della soluzione di questa questione, dovrebbe essere concesso che Socrate può ora essere nero e non bianco e non segue questa conseguenza: ʻSocrate ora è bianco e Socrate tramite la potenza assoluta di Dio può in questo istante essere nero e non bianco108, quindi può essere mutato in questo istanteʼ109.
f/ ¬ ¬ d) Si può obbiettare ancora dicendo che Socrate ora è bianco e in questo istante può essere nero e in questo istante bianco, quindi segue che in questo istante è bianco e non bianco, in quanto bianco e nero110. Si argomenta così in proposito:
104 Quella che è prospettata come una possibile obbiezione cade invece subito. Qualsiasi necessità infatti, compresa quella relativa all'esser stato di ciò che è passato, deriva da Dio. È Dio la causa ultima per cui qualcosa è passato, quindi è anche la causa per cui a quella cosa compete la necessità, in quanto passata, di essere stata, ma Dio, aggiunge subito dopo Bradwardine, può far sì, tramite la sua potenza assoluta, che ciò che è passato non sia passato.
105 BW, T.3.
106 Se Dio ha il potere di far sì che ciò che è futuro non sia futuro, allora può anche volere che si realizzi l'opposto di ciò che vuole; se, cioè, può mutare il futuro, allora può mutare anche ciò che ha voluto essere futuro, ma se le cose stessero cosi, allora si introdurrebbe un mutamento nell'immutabilità della volontà divina. Inoltre, come si mostra nel seguito, un simile mutamento nella volontà di Dio porterebbe a delle conseguenze errate come il negare che, se una cosa è futura, allora accadrà.
107 BW, T.4.
108 Bradwardine vuole escludere che il ricorso alla potenza assoluta di Dio generi delle conseguenze contraddittorie. La potenza assoluta di Dio, ad esempio, non può far sì che una cosa sia contemporaneamente bianca e non bianca, quindi, riferendosi all'obbiezione precedente, dal ricorso alla potenza assoluta di Dio non può conseguire che la volontà divina sia mutata rispetto a ciò che vuole. 109 BW, T.5.
110 In questa seconda obbiezione si insiste sulla contraddittorietà della proposta bradwardiniana, sul fatto che se una cosa può passare, nello stesso momento presente, continuamente dal bianco al nero, ciò implica
infatti si ponga in essere che un qualche futuro non sia futuro di potenza assoluta, come si dice che è possibile che qualsiasi futuro non sia futuro per la potenza assoluta della causa superiore e inferiore111.
g / ¬ ¬ ¬ d) Si risponde che porre che un qualche futuro non accada o dicendolo in un altro modo: ponendo in essere che non accada, non include contraddizione in virtù della materia, bensì in virtù della forma nella conseguenza simpliciter formale. Perciò va detto che contemporaneamente non può verificarsi che un qualcosa sia futuro e tuttavia si ponga in essere che non sia futuro112. Tuttavia se si
ponesse in essere che ora sarà, allora va detto che prima non fu un futuro opposto, ma lo stesso futuro dall'eternità fu futuro e non è il suo opposto113. Pertanto a
proposito del passato e del presente va detto che possano essere posti in essere di potenza assoluta, posizione dalla quale, del resto, non segue alcuna contraddizione nella conseguenza simpliciter formale; ma tuttavia, allora, deve essere negata qualsiasi cosa ripugnante formalmente a se stessa. Perciò, se di potenza assoluta si ponesse che il diluvio universale, che è passato, non fosse passato, o che ciò che è presente, non sia presente e ciò che è futuro non sia futuro, allora va detto che il diluvio universale non è passato, né che quello che sarà, ora è futuro e ugualmente a proposito del presente114. Pertanto va detto che tali cose non possono essere
poste in essere stante che siano future, passate e presenti, così come neanche Dio può volerle, vale a dire che non si può porre in essere che voglia l'opposto di quella cosa che vuole ora115. Ma ciononostante va detto che appartiene alla potenza
assoluta qualcosa che non può essere posto in essere a causa di una ripugnanza formale, come, ad esempio, che Dio menta; sebbene infatti Dio abbia la potenza sufficiente per mentire, se voglia, tuttavia, se volesse mentire, seguirebbe questa conseguenza formalmente ripugnante, ossia che Dio non sarebbe Dio e la verità
che la cosa sia contraddittoriamente bianca e nera. Successivamente si tenta di far valere questa considerazione anche nei riguardi delle cose future: se di potenza assoluta si può fare che ciò che è futuro non sia futuro, allora segue che di potenza assoluta si finisce per fare qualcosa di contraddittorio.
111 BW, T.6.
112 Non si può cioè affermare l'essere futuro di un qualcosa che si sa già ora, nel momento in cui lo si afferma, non essere futuro.
113 Se si pone in essere in questo momento che qualcosa sia futuro, non può essere stato posto in precedenza che l'opposto di quel qualcosa fosse futuro.
114 Si vede qui la trasposizione del discorso su ciò che è futuro anche a ciò che è passato e presente. L'idea di fondo è che ciò che vale per l'uno, vale anche per gli altri. Esplicitamente Bradwardine afferma che di potenza assoluta una cosa passata potrebbe non essere passata.
115 Così come una cosa che rimane presente, passata o futura, non può esser resa non presente, non passata o non futura, allo stesso modo Dio non può non volere ciò che ora vuole.
non sarebbe verità116.
Diversa è la potenza assoluta che non può essere posta in essere a causa di una qualche altra ripugnanza quale quella che segue dalla pura e semplice posizione di qualcosa in essere117, come, ad esempio, che si ponga in essere che quello che è ora
futuro, non sia futuro118. Da quel porre in essere che un qualcosa sia futuro, infatti,
segue una chiara contraddizione se quel qualcosa non accadrà e tuttavia, parlando
simpliciter e in senso assoluto, non include contraddizione che si ponga in essere
alcuna cosa tale, sebbene ciò includa contraddizione in virtù della materia, vale a dire per la legge ordinata119. Perciò va detto che se un qualcosa di tale si ponesse in
essere, allora dovrebbe essere negata qualsiasi cosa ripugnante a ciò che è stato posto. Così va detto che c'è una qualche potenza assoluta repugnantie simpliciter e c'è una qualche potenza assoluta non repugnantie simpliciter, sebbene abbia una ripugnanza per un motivo diverso120. Perciò, per il fatto che in un qualche istante fu
vero che il diluvio universale non era, come nel primo istante della creazione e in qualche istante fu vero che una corrotta è vergine, vale a dire che una donna, che ora è corrotta, è vergine, come nel primo istante del suo essere e in un qualche istante sarà vero che quello che ora è futuro, non sia futuro, per tale ragione va detto che può essere posto in essere che il diluvio non fu e che una donna, che ora è corrotta, non sia corrotta, ma vergine e che quello che è presente non sia presente e che quello che non è futuro sia futuro e dal porre queste cose non segue alcuna contraddizione nella conseguenza simpliciter formale121. In questo modo è evidente
che questa conseguenza non vale: ʻSocrate non è nero e Socrate può essere nero,
116 La potenza assoluta si estenderebbe dunque anche al di là di ciò che Dio potrebbe, di fatto, realizzare. Dio avrebbe il potere di mentire, ma non lo farebbe perché altrimenti non sarebbe Dio. Ci si potrebbe chiedere: ma di fatto Dio non mente perché non vuole o perché non può? Sicuramente la prima, in quanto Bradwardine afferma che Dio ha la potenza sufficiente per mentire, pertanto da ciò possiamo ricavare sia che per il Doctor Profundus la volontà e la potenza divina abbiano estensioni differenti, sia che, sebbene