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2.2 Analisi dei testi

2.2.2 De causa Dei contra Pelagium

Il De causa Dei contra Pelagium130 è sicuramente l'opera in cui troviamo la

posizione più completa e articolata di Bradwardine sull'argomento della possibile modificabilità del passato da parte di Dio. Il terzo e ultimo libro dell'opera, il più importante o per lo meno quello a cui è dovuta la celebrità dell'autore131, contiene un

capitolo in cui si trova il nucleo della riflessione del Doctor Profundus in merito al problema se il passato possa non essere stato. Si tratta di una parte del capitolo 52 il quale si trova pressoché alla fine dell'opera. Qui, finalmente, potremmo capire quale è la posizione definitiva di Bradwardine sull'argomento.

Iniziamo ad affrontare queste pagine dicendo che il capitolo 52 si apre con

129 Tra tutti si pensi a quanto scrisse Buckingham nel suo commento alle Sentenze. L'articolo che noi stessi abbiamo analizzato, se Dio possa volere che il mondo non sia mai stato, si presenta come una chiara risposta alle tesi sostenute da Bradwardine, o per lo meno, a quello che si credeva sostenesse Bradwardine. Si noti infatti come, nello stesso porre la questione, si sottolinei la centralità del volere divino e il fatto che un tale volere sembra possa realizzare una mutazione, effettiva, del passato.

130 Il titolo completo dell'opera e l'edizione a cui ci siamo rifatti sono: De Causa Dei contra Pelagium et de

virtute causarum, ad suos Mertonenses libri tres, opera et studio Henrici Savilii, Londini 1618- Ristampa

anastatica Minerva, Frankfurt 1964.

131 Come rileva J.- F. Genest, Prédétermination et liberté créé à Oxford au XIVe siècle. Buckingham contre

Bradwardine, cit., pp. 9- 13, l'opera di Bradwardine è stata soggetta nel corso dei secoli a interpretazioni

contrastanti e anche negli ultimi decenni, a una linea maggioritaria di studiosi che vede in lui un teologo ortodosso paladino del determinismo divino, si contrappone chi ritiene questo giudizio eccessivo e riavvicina le tesi di Bradwardine a quelle di Scoto e persino Tommaso.

l'esposizione più o meno chiara di trenta “veritates” che rappresentano il cuore di quello che l'autore ha voluto dire nel corso dell'intero terzo libro132 e che, successivamente, il resto

del capitolo non farà altro che difendere e chiarificare il contenuto di ciascuna di tali verità. È interessante notare in proposito che la struttura dell'argomentazione sviluppata da Bradwardine in questo testo richiama in un certo senso quella delle dimostrazioni geometriche, in quanto, spesso e volentieri, vengono sfruttate le verità già dimostrate come supporto per la dimostrazione delle successive.

Nello specifico noi ci soffermeremo sulla ventunesima verità, la quale potrebbe essere così riassunta: qualsiasi cosa passata creata potrebbe e può non essere stata133; solo

se ve ne sarà bisogno richiameremo il contenuto di altre veritates.

Bradwardine inizia a sviluppare il suo discorso sul contenuto della ventunesima verità sottolineandone fin da subito la difficoltà e le opinioni contrastanti che nel tempo ha generato, successivamente afferma che sarà utile richiamarsi a quanto mostrato riguardo la quindicesima verità134, ossia, riassumendo, che Dio di potenza assoluta, ma non di potenza

ordinata, potrebbe e può, ora e sempre, non volere nel futuro e mai aver voluto nel passato una qualunque cosa voluta successivamente, sia essa presente, passata o futura. Dopo questa breve introduzione comincia la vera e propria argomentazione.

Libro III Cap. 52 21ª verità

I) Si prenda il nome singolare proprio di una qualche cosa passata, per esempio il diluvio universale, e lo si indichi con A, stando però attenti a non indicare in tal modo il suo essere passato o una qualche altra condizione accidentale, ma finché è possibile, connotando la cosa stessa nella sua essenzialità, simpliciter e del tutto

132 Ecco le parole di Bradwardine nel definirle, De Causa Dei, III, cap. 30, p. 833 D: «Ex his autem spiritu Dei bono benignius revelante, possunt, vt spero, facilius et effodi et erui quidam divini thesauri, pretiosissime margarite in agro scripture diutius mihi absconditae et ignotae quedam videlicet praeclarissimae ac profundissime veritates tumultuorum turbinumsedattuae [...]».

133 Riportiamo il testo latino in cui si presentano questa e le immediatamente precedenti e seguenti verità, Thomas Bradwardine, De Causa Dei, III, cap. 30, p. 834 B: «Quare et correspondenter quod res quaelibet nunc futura posset et potest pro nunc non fore; et qualibet res creata nunc praesens posset seu potest nunc et pro nunc non esse, quaelibet etiam res praeterita fimiliter non fuisse, correspondenter quoque non possunt: Quod etiam res, quae non eft futura, potest esse futura, et quae non eft nunc, potest nunc et pro nunc esse, et quae nunc non eft praeteria, potest nunc esse praeterita, atque quod correspondenter non possunt.». Si presti attenzione a quel: “nunc”, riferito alle cose presenti, ma, come sembrerebbe, anche a quelle passate.

assolutamente. Se si considera tale cosa in se stessa, perché allora non avrebbe potuto o non potrebbe non essere stata? Quale repugnantiam135 implica

formalmente? Quale contraddizione evidente comporta? Nulla senza dubbio, come lì è stato mostrato136.

Evidentemente, secondo Bradwardine, non ci sono motivazioni per ritenere che qualcosa come A non sia stato, infatti, in questo caso, non implica alcuna contraddizione determinata o formale che A non sia stato. Inoltre, il nostro autore ritiene che si possa portare a ulteriore dimostrazione quanto segue.

I.1) Un tempo infatti, per esempio quando A fu o prima, da questa

affermazione: “A non è mai stato”, cosa in nessun modo per sé impossibile, non seguiva alcuna contraddizione formalmente e simpliciter, per cui nemmeno ora <segue contraddizione>, così come appare dalla dimostrazione della prima supposizione137.

I.2) Anche dalla proposizione <“A non è mai stato”> che un tempo era vera, non segue mai formalmente simpliciter alcuna cosa falsa, altrimenti dal vero seguirebbe formalmente il falso138.

I.3) Inoltre, continuando con questo tipo di ragionamento, si può affermare che una cosa può non essere stata quando fu e può essere stata quando non fu, vale a dire prima di quando è stata. Tuttavia una cosa che non sempre fu, come per esempio il mondo o un angelo, può per una possibilità di tipo assoluto sempre essere stata, infatti non implica formalmente, o

necessariamente comporta, alcuna ripugnanza. Può anche <una tale cosa>, a causa di una tale potenza, essere stata per un sol giorno prima di essere stata, o per un solo anno o per due, in base a un simile ragionamento. Perché quindi non per tre e quattro e così, di seguito, all'infinito? Ciò sembra essere

135 Il termine latino repugnantiam può essere tradotto in diversi modi: incompatibilità, contrasto, opposizione, ecc. Nella maggior parte dei casi lo manterremo per rispettare il più possibile il pensiero dell'autore. Non lo tradurremo, invece, immediatamente, con il termine “contraddizione”, come a volte si usa fare, in quanto i due termini non sono sempre usati come sinonimi e, ci pare, il secondo possiede un significato ben più determinato del primo.

136 BW, T.9. 137 BW, T.10. 138 BW, T.11.

confermato anche dall'opinione di molti dottori.139.

I.4) Inoltre per la ventesima verità, anche per ora premessa, una cosa ora presente può, senza repugnantiam, ora e per ora non essere e una tal cosa è tanto necessario sia ora, quanto è necessario che A sia stata, quindi anche A può non essere stata140. Anzi, sembra che sia in qualche modo più

necessario, almeno molte volte più necessario, che una cosa che ora è presente sia per ora presente più di quanto sia necessario che A sia stato. Infatti la cosa presente, oltre alla necessità che dipende dalla sola volontà divina intrinsecamente comune ed eguale per entrambe, è necessario sia: a motivo delle proprie cause naturali, per la materia e la forma e anche per le cause naturali comuni che la mantengono naturalmente nell'essere. A invece è necessario sia stata per sola volontà divina, o almeno non per tante cause, infatti non dipende dalle proprie cause perché oramai non ci sono più, né causano. Oppure si ponga che Dio distrugga completamente tutte le cause naturali proprie e comuni di A conservando l'esistenza di una pietra, ancora allora apparirà essere più necessario che la pietra per ora sia, piuttosto che A sia stata. Se quindi la pietra ora ente, può ora e per ora non essere, allora sembra che anche A ugualmente o a maggior ragione possa non essere stata141.

Arrivati a questo punto il Doctor Profundus solleva una prima obbiezione che potrebbe essere mossa alla sua posizione e a cui, successivamente, ne fa seguire altre due. Le riporteremo subito tutte e tre per evidenziare come siano poste in un ordine di crescente precisione e difficoltà.

II) Si risponderà forse, che per l'essere passata della cosa sorge una relazione per la quale è necessario simpliciter che la cosa sia stata, per cui è impossibile simpliciter che non sia stata142.

III) Inoltre, forse, altri risponderanno diversamente dicendo che A non possa non

139 BW, T.12.

140 Se infatti vi è la stessa necessità, allora ciò che vale per la cosa presente vale anche per quella passata. Visto che la cosa presente può ora e per ora non essere, allora anche la cosa passata può non essere stata. 141 BW, T.13.

essere stato per mancanza di una relazione necessariamente richiesta, vale a dire per mancanza di fattibilità di quella cosa o di volontà da parte di Dio143.

IV) In terzo luogo è detto da alcuni che il passato non può non essere stato, né Dio può fare ciò, poiché entrambe queste cose includono contraddizione e a dimostrazione di ciò portano le testimonianze dei dottori: di Agostino144,

Girolamo145, Tommaso d'Aquino146 e Aristotele147.

Come si può notare si inizia da una obbiezione un po' imprecisa e si arriva ad una ben determinata e in più sostenuta da diverse fonti autorevoli. La prima, infatti, si rifà ad una presunta e non meglio determinata relazione che dovrebbe sorgere a rendere necessario l'essere stato della cosa; la seconda, chiamando in causa la volontà divina e quindi l'immutabilità delle sue scelte e aggiungendo che il problema del non poter realizzarsi di una simile cosa non risiederebbe in una mancanza del potere divino, ma nella irrealizzabilità della cosa, sembra voler giustificare Dio dal non poter cambiare il passato; la terza, infine, si rifà al primo principio, ossia a quel principio che anche Bradwardine riconosce come limite del potere divino e in più porta a suo sostegno l'autorità di pensatori importanti il cui valore è riconosciuto da tutti.

Vediamo ora l'esposizione delle repliche a ciascuna obbiezione.

II.1) Ciò, tuttavia, è stato rifiutato prima, quando di dimostrava che non implicava formalmente alcuna contraddizione che A non sia stata. Anche questa relazione infatti non è necessario simpliciter sia o sia stata, infatti un tempo non fu, per cui non ripugnerebbe formalmente che ora non sia, quindi non rende necessario

simpliciter nulla148.

II.2) Anche tale relazione o ha a che fare con Dio o con la volontà divina o ha a che vedere con una qualche cosa naturale o con alcune cose naturali. Non il primo <non ha a che fare con Dio o con la volontà divina> visto quello che è stato detto nel

143 BW, T.18.

144 Riportiamo le indicazioni bibliografiche così some sono citate da Bradwardine. Agostino d'Ippona,

Contra Faustum, XXVI, 2. (Più correttamente il riferimento sarebbe: Agostino d'Ippona, Contra Faustum, XXVI, 3).

145 Girolamo, Epistula ad Eustochium.

146 Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, Iª, q. 25, a. 4. 147 BW, T.24.

trentesimo capitolo149. Il secondo non può sussistere <non ha a che vedere con una

qualche cosa naturale o con alcune cose naturali>: si ponga infatti che Dio distruggesse tutte le altre cause naturali, ne sorge una tanto grande e tanto potente relazione, anzi, razionalmente migliore sia riguardo a Dio, sia riguardo alle cause naturali per l'essere presente della cosa presente, come per l'essere passata della cosa passata. Inoltre, nonostante quella relazione, è possibile che una cosa che ora è, ora e per ora non sia, per cui anche una cosa passata può non essere stata. Nessuna cosa assoluta infatti, per esempio una forma naturale potentissima o

efficientissima, fa in modo che sia necessario simpliciter ciò che forma o un suo

effetto, per cui nemmeno una relazione, essendo un essere più debole, come mostrato nel ventesimo capitolo, rende necessario simpliciter che qualche cosa sia stata150.

II.3) Similmente una tanto grande e tanto potente relazione sembra sorgere tanto dall'essere futuro del futuro, quanto dall'essere passato del passato, per cui è anche tanto necessario lasciare quel futuro mentre è futuro, così come <è necessario che> anche quella relazione lasci quel passato <mentre è passato>. Allora anche quella relazione necessiterebbe simpliciter la volontà di Dio a volere che quella relazione sia e, a causa di quella relazione, che la cosa sia stata, come per il 18° e 19° capitolo del primo libro può essere mostrato151; tuttavia ciò non conviene alla Sua

degnissima libertà, come il trentesimo capitolo e la tredicesima e quattordicesima

149 Il capitolo trentesimo del terzo libro è interamente dedicato a “smontare” la tesi secondo cui dall'essere presente delle cose presenti e dall'essere passato delle cose passate dovrebbe sorgere una necessità capace di imporsi sulla volontà divina. Bradwardine raggruppa i sostenitori di questa tesi a seconda delle motivazioni che portano per sostenerla. Li divide di conseguenza in quattro gruppi: coloro che ritengono che tale necessità provenga dalla cosa stessa, presente o passata, o dalla cosa presa in relazione con il suo rapporto con la volontà divina; coloro che ritengono, invece, che la sua causa risieda unicamente in Dio; coloro che cercano una via di mezzo tra le posizioni precedenti, ossia che tale necessità derivi dalla cosa presente o passata e da Dio e infine coloro che, pur ammettendone l'esistenza, sostengono che tale necessità non abbia alcuna causa. Nel corso di tutto il capitolo il Doctor Profundus mostrerà come nessuna di queste tesi possa essere sostenuta concludendo, perciò, che non esiste alcuna necessità che possa imporsi alla volontà divina. Cfr. De Causa Dei, III, cap. 30, pp. 744 – 755.

150 BW, T.16.

151 Se infatti il futuro, mentre è futuro, non può non essere futuro e lo stesso vale anche per il passato, allora tale relazione necessiterebbe simpliciter la volontà di Dio, tuttavia questa conclusione è appunto assurda.

verità152 manifestano153.

III.1) Questa risposta, tuttavia, non evita le ragioni addotte a favore della ventunesima verità, né rende ragione di ciò che afferma. Sebbene infatti Dio non potesse volere il contrario, ossia che A non sia stato, tuttavia potrebbe, come sembra e come asserisce la 15ª verità, non volere che A sia stato, così come avrebbe potuto prima che A fosse. Ciò posto, per la prima parte del quattordicesimo capitolo, A non sarebbe stato, allo stesso modo contro una simile risposta va anche il trentesimo capitolo154.

III.2) Per la stessa ragione, contro quanto afferma la 20ª verità, anche una cosa che ora è presente, per mancanza di una relazione consimile, non potrebbe ora e per ora non essere155.

III.3) Inoltre una privazione di tale relazione necessiterebbe simpliciter la volontà divina a volere quella cosa e a volerla come la vuole, inoltre impossibiliterebbe la volontà divina a volere l'opposto come invece un tempo poté volere, cosa che è stata respinta in precedenza e che è contro a quanto scritto nel 30° capitolo e a quanto affermato dalla 13ª e 14ª verità156.

III.4) Anche un tale difetto di relazione non è necessario simpliciter ci sia o ci sia stato, infatti nemmeno quella relazione <è necessario simpliciter> fosse o fosse stata, cosa che potrebbe essere mostrata in modo simile anche a come, più sopra, è stata mostrata la stessa cosa in relazione alle cose assolute157.

III.5) Anzi, è possibile simpliciter che ora si dia la volizione opposta di Dio, vale a

152 La tredicesima e quattordicesima verità possono essere così riassunte, 13ª: la volontà divina è sempre egualmente libera e contingente intrinsecamente, quindi è libera e contingente rispetto alle cose presenti, passate e future;14ª: la volontà divina è sempre egualmente necessaria, quindi è necessaria rispetto alle cose presenti, passate e future. L'apparente contraddizione tra queste due veritates si risolve distinguendo il senso in cui vanno interpretate, ossia, secondo quando afferma la 15ª verità sopra riportata, di potenza assoluta la volontà divina è libera, mentre non lo è di potenza ordinata. Per la discussione della 13 ª e 14ª verità e il loro rapporto con la 15ª si veda la seguente parte dell'opera: De Causa Dei, III, cap. 52, pp. 844-849. 153 BW, T.17. 154 BW, T.19. 155 BW, T.20. 156 BW, T.21. 157 BW, T.22.

dire che A non sia stato, così come fu <possibile> prima dell'essere passato di A158 e

come può essere mostrato dalle premesse e dalla 13ª e 14ª verità159.

IV.1) Questi dottori tuttavia o intendono in sensu composito o intendono in sensu

diviso160 che il passato non può non essere stato.

IV.1.1. Se in senso composto, allora devono anche conseguentemente dire che il presente non può non essere presente e che il futuro non può non essere futuro per il fatto che vi è inclusa una contraddizione simile161.

IV.1.2. Se in senso diviso, vale a dire assumendo una qualche cosa passata, per esempio il diluvio, non considerando il suo essere passata o una qualche condizione accidentale, ma solamente questa cosa: nude,

essentialiter, simpliciter et absolute considerata, che così assunta si

potrebbe nominare A, allora in questo modo è in senso assoluto e per sé,

simpliciter e irrepugnanter possibile che A non sia stata, così come è

stato mostrato sopra.162

IV.2) Inoltre bisogna ricercare ulteriormente per quale ragione sostengano la loro tesi, cosa mai intendano dicendo che il passato non è stato in senso diviso e, se nel modo predetto, includa contraddizione per sé e completamente in maniera formale o per accidente e soltanto ut nunc. Non nel primo modo, come oramai consta. Se nel secondo modo, allora la motivazione non aiuta, parlando di potenza assoluta, come afferma la verità che deve essere dimostrata. In tal modo, infatti, anche questa proposizione: “Tu corri”, include contraddizione se tu non stai correndo. La include

158 Si faccia attenzione a questa affermazione: «Imo volutionem Dei oppositam, scilicet A non fuisse, est possibile simpliciter nunc esse, sicut fuit ante praeteritionem A [...]» In quanto sottolinea chiaramente che il non essere stato di A è qualcosa anche ora possibile. Avremo modo di riprendere più avanti questo punto.

159 BW, T.23.

160 Quella tra senso composto e senso diviso è un'altra distinzione molto utilizzata nel pensiero medievale e moderno. Brevemente diciamo che essa riguarda il senso in cui va inteso il contenuto di una proposizione, in particolar modo di una proposizione modale: «la proposizione si prende in senso composto quando si intende che i termini del dictum si realizzino simultaneamente, in senso diviso quando si intende che i termini del dictum si realizzino successivamente.» S. V. Rovighi, Elementi di filosofia, vol. 1, La Scuola, Brescia 1962- 64, p. 75. Per un ulteriore approfondimento si veda A. Marierù, Terminologia logica della

tarda scolastica, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1972, pp. 499- 600.

161 Simile, cioè, a quella che dovrebbe vale per il passato. Si fa qui leva sul fatto che ciò che vale per uno dei tre momenti temporali vale anche per gli altri.

infatti per accidente e ut nunc, perché chi non sta correndo è ritenuto invece correre; tu infatti attualmente e per ora non stai correndo, anzi, in tal modo anche ogni proposizione falsa riguardante il futuro e universalmente ogni proposizione falsa includerebbe contraddizione. Tuttavia chi negherebbe che questa proposizione: “Tu corri”, sia assolutamente possibile e che Dio possa renderla vera e così <possa rendere vere> anche molte altre enunciazioni false? In questo modo quindi, ritengo che una cosa che è passata, per esempio A, possa non essere stata e Dio possa fare che A non sia stata, per questo stimo che Dio, per quanto concerne la sua potenza assoluta e a motivo della sua potenza volitiva libera secondo contraddizione, poiché precede causalmente il suo atto con il quale vuole ora che A sia stata, potrebbe volere non suscitarla, né disporla, ma <piuttosto suscitare> il suo opposto, come avrebbe potuto quando A era ancora futura163, così come potrebbe

anche un uomo rispetto a un passato da lui voluto, infatti presso Dio nulla è

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