• Non ci sono risultati.

Per il Doctor Profundus Dio può fare in modo che una cosa passata non sia stata nel senso che potrebbe volere anche ora che non sia mai stata passata. Secondo noi, quindi, Bradwardine non sta sostenendo che dopo che è passata una cosa può non esserlo stata, ma non sta nemmeno semplicemente sostenendo che prima della creazione del mondo Dio avrebbe potuto scegliere un altro ordine degli eventi e quindi un passato diverso da quello che di fatto è accaduto. Riteniamo piuttosto che voglia anche aggiungere che, visto che per Dio tutto è eternamente presente, anche ora, cioè dopo che un determinato ordine di eventi ha avuto luogo, potrebbe far sì che si sia verificato un altro ordine di eventi e quindi un passato differente da quello che è accaduto nell'ordine precedente. Proviamo a dirlo in un altro modo: se per “linea temporale” intendiamo una successione ordinata di eventi a cui possiamo attribuire l'essere presenti, passati o futuri e accettiamo che le linee temporali siano prodotte da Dio, allora possiamo dire che Dio non è né necessitato, né dipendente da alcuna linea temporale che ha creato, anzi può fare in modo che una linea temporale non sia mai stata e che quindi gli eventi che la caratterizzano non siano mai stati presenti, passati o futuri e una tale azione, si ricordi, la può realizzare senza mutazione, ossia senza che anche la sua stessa azione venga inserita in un ordine temporale in cui vi è un prima e un poi: il prima di quando ha prodotto una tale linea del tempo e il poi di quando ha fatto sì che non sia mai stata fatta. In questo modo si potrebbe dar ragione della posizione dell'autore che contemporaneamente afferma che Dio di potenza assoluta e non mutabile, in senso diviso e non composto, rispettando il principio di non contraddizione, potrebbe far sì che una cosa passata non sia mai stata. Altrimenti, lo ripetiamo, se la posizione di Bradwardine fosse solo quella che afferma che Dio avrebbe potuto, de iure (ma di certo ora non più), far sì che le cose andassero diversamente e quindi accadessero altre cose rispetto a quelle che sono passate, non si capirebbe: né perché definire complessa e difficile la discussione su questo tema, visto che nessuno dei pensatori citati come autorità in questa disputa ha mai sostenuto che Dio fosse necessitato a creare ciò che ha creato, vale a dire non potesse creare diversamente; né perché spendere così tante pagine per affermare una cosa ovvia ai più, o comunque anche se non ovvia, di certo non complicata da esporre; né perché sia necessario fare riferimento ad una potenza non mutabile e assoluta contrapponendola a una naturale e mutabile; né infine perché sostenere che anche ora Dio

mantiene un tale potere di poter far sì che A non sia mai stato.

Certo, si potrebbe obbiettare alla nostra interpretazione che il senso con cui Bradwardine utilizza la distinzione tra potenza assoluta e ordinata, stando a quanto sosteniamo, non sarebbe quello teologico e tradizionale che sembrerebbe difendere invece in altri passi; inoltre si potrebbe aggiungere che in questo modo non si eviti la contraddizione di affermare che ciò che è stato non sia stato e, a ben guardare, che il senso diviso che dovrebbe spiegare il modo in cui intendere l'affermazione: “le cose passate possono non essere state”, sia, in realtà, un senso composto mascherato.

Rispondiamo a riguardo che:

I°) Effettivamente Bradwardine non utilizzerebbe la distinzione tra potenza assoluta e potenza ordinata secondo la pura interpretazione teologica o tradizionale, tuttavia rileviamo che: in primo luogo è già stato evidenziato come Bradwardine non fosse un purista della distinzione215; in seconda battuta che non sarebbe né il primo, né l'ultimo

autore ad utilizzare in senso ambiguo la distinzione, ossia con un significato che a volte oscilla tra le due interpretazioni; in terzo luogo che tuttavia quella di Bradwardine è una interpretazione sui generis, che sembra mettere in campo una sua specifica interpretazione della distinzione e infine, che, diversamente, non si spiegherebbe quanto ha scritto nel testo che abbiamo appena analizzato. Per Bradwardine quell' “avrebbe potuto” dell'interpretazione tradizionale della potenza assoluta è un “avrebbe potuto” valido anche ora o meglio: un “potrebbe”, nel senso cioè che anche ora potrebbe essere come era al principio. In ciò si differenzierebbe anche dal senso prettamente giuridico della distinzione secondo cui ora può sconvolgere quanto ha fatto, infatti ciò che vuol dire il nostro autore è che anche ora Dio potrebbe aver fatto le cose diverse dal principio e non invece prescindendo da esso. Per tale ragione possiamo affermare che Bradwardine non utilizza la distinzione nell'interpretazione prettamente teologica, ma in sua interpretazione personale che, in ogni caso, non si riduce nemmeno all'interpretazione operativa.

II°) Per quel che riguarda la contraddizione in cui cadrebbe, stando alla nostra prospettiva, la posizione di Bradwardine, rispondiamo che non si tratta tuttavia dello stesso tipo di ragionamento che conduce alla contraddizione di chi sostiene che una cosa che è passata non sia stata. È infatti immediatamente contraddittorio affermare che ciò che è stato non sia stato, in quanto uno stesso qualcosa sarebbe stato e non stato contemporaneamente, diverso invece è cercare di affermare che ciò che è stato non sia mai stato, nel senso che anche l'esserci stato di ciò che è stato possa non esserci mai stato.

Quello che si cerca di dire, infatti, non è solamente che una cosa passata non è stata, ma che anche l'essere passato della cosa passata non è mai stato; in questo modo si vorrebbe evitare la contraddizione di affermare che una cosa che è passata non sia mai stata togliendo anche quell'essere passata. Diverso è dire: “il mio aver preso l'aereo per Salamanca (che ora è un passato) non è mai accaduto” e il dire: “l'esser accaduto/l'essere passato del mio aver preso l'aereo per Salamanca non è mai accaduto”.

Si spoglia quindi una cosa passata dal suo essere passata, volendo con ciò che non ci sia mai stata questa unione della cosa con il suo essere passata e tutto ciò è pensabile tramite la prospettiva che fornisce l'eternità divina in cui le cose sono sempre immediatamente presenti216.

III°) Per rispondere a quest'ultima obbiezione bisogna tener conto di quanto abbiamo appena detto e va inoltre capita la specificità del discorso bradwardiniano che stiamo cercando di evidenziare. Il senso in cui l'affermazione va concepita secondo il

Doctor Profundus è che non si sta affermando contemporaneamente che ciò che è stato non

è stato, ma che ciò che è stato può non essere stato perché ora Dio potrebbe fare che non sia mai stato passato e quindi, se ciò fosse possibile, non si affermerebbe contemporaneamente che una cosa che è stata non sia stata, ma che una cosa che è stata, in realtà non è mai accaduta, quindi nemmeno è accaduto il suo essere stata e quindi non si affermerebbe contemporaneamente che è stata e non stata. La proposizione: “è possibile che una cosa che è stata non sia stata” andrebbe perciò intesa in uno specifico senso diviso, differente in qualche modo da quello che dice che semplicemente prima di essere stata, poteva non essere stata, secondo cui anche “dopo che la cosa è stata (per noi)”, può essere fatto che non sia mai stata e che non ci sia alcun “dopo che la cosa è stata (per noi)”217.

Concludiamo ribadendo quindi quella che è la peculiarità della posizione di Bradwardine: le cose passate sono contingenti, ma non semplicemente di quella contingenza che deriva dall'averle potute fare diversamente, di potenza assoluta, prima che fossero. Si tratta, infatti, di posizionarsi non ex parte rei, bensì ex parte Dei, ossia dalla prospettiva dell'eternità divina. Quello di Bradwardine vuole essere il tentativo di porre al centro Dio e le sue prerogative, la sua volontà e la sua potenza in risposta ad uno sviluppo

216 Pur tenendo conto di quanto appena scritto rileviamo comunque che nemmeno questa differente strategia proposta da Bradwardine evita secondo noi realmente la contraddizione.

217 Evidenziamo (“ “) questo punto perché per cercare di spiegare quanto vuole dire l'autore è necessario riferirsi ad una cosa che è oramai passata, ma quanto poi si capisce quello che si vuol sostenere ci si rende conto che non vi è più alcun essere passato della cosa a cui riferirsi. Infatti secondo Bradwardine Dio riuscirebbe a fare proprio questo, come abbiamo finora cercato di dire, ossia far sì che né per noi, né in alcun senso si possa dire che ci sia mai stata quella cosa passata di cui si sta parlando e nemmeno il suo essere passata.

della riflessione teologica che in quel tempo sembrava ai suoi occhi andare in una direzione opposta. Per noi tutto ciò risulta fondamentale, perché è da questo clima culturale e da queste problematiche teologiche, che come si è visto riguardano principalmente il problema dei futuri contingenti e delle rivelazioni divine, che rinasce la discussione intorno alla modificabilità del passato. La questione ritorna ad essere centrale, pertanto non è più scontato che per Dio sia impossibile modificare il passato. L'influenza di Bradwardine si farà perciò sentire, tant'è vero che la discussione di Buckingham su questo argomento, all'interno del suo commento alle Sentenze, verrà definita da W. J. Courtenay come la più ampia che abbia mai trovato fino al 1340218.

Affronteremo ora, perciò, la più celebre tra le reazioni che sorsero in risposta alla tesi bradwardiniana, vale a dire, appunto, quella che Thomas Buckingham sviluppa dapprima nell'articolo primo della terza questione del suo commento alle Sentenze e successivamente nelle conclusioni dodicesima e tredicesima della Determinatio

contingentia futurorum, prima questione della più ampia Ostensio meriti liberae actionis.

218 W. J. Courtenay, John of Mirecourt and Gregory of Rimini on Whether God can Undo the Past, cit., p. 151.

Capitolo 3

Thomas Buckingham

Documenti correlati