Sotto la presidenza del Senatore Mattia Moresco si è riunita sabato 11 giu
gno a lle o re 1C, Γ Assem blea generale della R . Deputazione di Storia Patria con l ’intervento di molti soci e di rappresentanti della Sezione Savonese e d e ll’In gau n o -In tem elia . Il Presidente ha illustrato l ’attività scientifica del
l'istitu to , che si è svolta per gran parte intorno alla grandiosa progettata im
p re s a d e lla pubblicazione dei registri notarili genovesi del secolo X II, i più antichi che si conoscano e d i importanza capitale non soltanto per la storia d i G en o va e d e lla L ig u ria , m a anche e sopratutto per la storia del commercio e del d iritto , specie del diritto marittimo, di tutto il Mediterraneo. H a pre
sentato anzi a i convenuti il volum e di recentissima pubblicazione P e r V edizione d e i n o t a i l i g u r i del secolo X I I , che comprende una relazione sul lavoro pre
p a ra to rio e il program m a generale della pubblicazione, redatti con la collabo- razion e del p ro f. G ian Piero Bognetti della R. Università di Genova.
I l volum e h a già avuto nel campo delle scienze storiche e giuridiche le più liete accoglienze. M a questa, dice il senatore Moresco, è soltanto la prefazione d e ll’op era che è in corso : nei prossimi mesi saranno editi almeno tre volumi.
O rm ai è un im pegno d'onore l ’assolverlo, e metterà la Deputazione ligure in p rim a lin ea t ra le consorelle italiane ponendo a disposizione degli studiosi un m a te ria le prezioso che non ha riscontro. I documenti da pubblicare sono con
se rv a ti nel R . A rch ivio di Stato : il lavoro può essere condotto avanti alacre
m ente in g r a z ia della cordiale e fervida collaborazione del Sopraintendente d e ll’A rc h iv io , comm. Felice P erron i, al quale rivolge un vivo ringraziamento.
C om ’è n a tu ra le, un’opera di così vasta mole, comprendente non meno di d ieci o dodici volumi, richiede mezzi finanziari adeguati, anche se l'onere è condiviso con altro Ente che partecipa a ll’impresa, la Collezione dì docum enti e s tu d i p e r la scoria, del C o m m e rc io e del d ir itto C om m erciale Ita lia n o , diretta d a S. E . P a te tta e dal prof. Chiaudano.
Il P re sid e n te espone il piano finanziario e i propositi per attuarlo: tra l ’a ltro propone che, essendo andato deserto il concorso quinquennale bandito d a lla Società d i Storia P a t r ia nel 1933, il relativo premio sia devoluto alla n u o v a collezione. L ’Assem blea, che ha ascoltato con viva compiacenza l’espo
sizione del Presidente, ne approva le proposte. Rimane anche stabilito che i volum i di q u esta serie speciale siano dati agli appartenenti alla Deputazione a prezzo ridottissim o come contributo dei soci al compimento dell’opera.
D op o l ’ap p ro vazion e del bilancio preventivo per l ’anno X V II e l’esposizione fa tta d a l se gre tario prof. V itale, dei lavori ordinari — è imminente la pub
blicazion e del volum e L X V I I degli Atti — il Presidente presenta a nome del p r o f. R e v e lli, assente per doveri d ’ufficio, il poderoso volume C ristoforo Co
lo m b o e la s cu o la c a rto g ra fic a gen ovese, pubblicato dal Consiglio Nazionale d elle R icerch e che l ’autore offre in dono; e ne illustra con alte parole l’im
p o rta n za e il valore.
I l p ro f. N u r r a prendendo occasione dalle prossime celebrazioni dei grandi lig u ri, p ro pon e che riprendendo opere ormai antiquate e iniziative non condotte a term ine, s ia compilato un Dizionario degli uomini illustri della Liguria, ind icand o anche le fonti cui si potrebbe attingere. Dopo breve discussione, ri
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mane stabilito che in una prossima Assem blea sia presentato un piano con
creto per l ’esecuzione deli-opportuna iniziativa.
Infine su proposta del nob. Riccardo M aineri che, riferendosi ai dati esposti nel bilancio, lamenta la diminuzione del numero dei soci, mentre Genova conta tanti appassionati cultori della sua storia e delle patrie memorie, è costituita una Commissione, composta del M aineri stesso, del comm. Canevello e del gr.
uff. conte Puccio-Prefum o presidente, con l'incarico di p re s e n ta re al C o n s ig lio D ir e t t iv o co n cre te p rop oste in proposito.
A norma della deliberazione dell'Assem blea tenuta Γ11 giugno, il volume P e r l'e d iz io n e dei n ota i lig u r i del secolo X I I , è distribuito agli appartenenti alla Deputazione, verso il pagamento di cin q u e lir e (oltre quando ne sia il caso le spese di posta in L. 0,60) cioè con la riduzione del 75 % sul prezzo di copertina. Il ricavato di queste quote, che la Presidenza si au gu ra numerose, costituirà un fondo speciale a vantaggio dell’impresa che la Deputazione si è arditamente assunta.
A coprire il posto rimasto vacante per la morte del compianto prof. Leo
poldo V alle, S. E. il M inistro dell'Educazione Nazionale, su proposta del Presidente, ha chiamato il Sopraintendente del R. Archivio di Stato, comm.
Felice Perroni, al quale il Presidente, a nome della Deputazione, lieta di averlo efficace collaboratore, ha rivolto un cordiale e deferente saluto.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Em i l i a Mo r e l l i, M azzini in In gh ilterra . Felice Le Monnier, F i
renze, 1938-XVI, pag*. 190. (Studi e documenti di Storia del R i
sorgim ento. Coll, diretta da G. Gentile e da M. Menghini).
Un uomo politico inglese, il Chamberlain, per difendere, il due m aggio m illenovecentotrent’ otto, alla Camera dei Comuni, Fazio
ne p ro p ria con cui mutava la politica seguita dàl governo di Londra da qualche anno in un atteggiamento favorevole ad accordi con l'It a lia, a i suoi avversari di principi liberali e democratici rammentava i tem pi del risorgim ento, in cui l ’ Inghilterra aveva avuto « rapporti
<li intim a am icizia con la vecchia Ita lia : l ’ Ita lia che conquistò la propria indipendenza sotto la guida di uomini come Mazzini e Ga
ribaldi ».
E d invero grande beneficio alla patria venne anche dalla dimora del M azzin i a Londra, perchè la vita sua ed i suoi principi furono ta li da commuovere colpire e scuotere gli inglesi, e suscitare in essi n o b ili sentimenti verso l ’ Ita lia . I l programma italiano suo egli 10 faceva conoscere legandolo inconscia mente alla simpatia che egli stesso sapeva destare nei buoni, e tale simpatia pose si profonde radici che il nome suo, ancor oggi, riassume per i nepoti di quegli inglesi tanta parte della storia italiana della sua età.
E quali ostacoli si presentavano sul suo cammino ! Lasciò scritto 11 C a rly le : « F in dalla prim a conversazione le opinioni del Maz
zini m ’ apparvero incredibili e (insieme tragicamente e comicamen
te) im p ra tica b ili in questo mondo ».
Il C a rly le non poteva certo nulla mutare della concezione sua della v ita dell'um anità, ma tale concezione, la più antitaliana. la più fredda ed esclusiva della mente del tutto, si direbbe, dissociata dal
l'anim o, e che spinge per le vie dell’ assolutismo e dell’idolatria, oc
correva che il M azzini limitasse ne’ suoi effetti ed offuscasse con il caldo deli-entusiasm o della sua anima latina, e con la dimostrazione della lo g icità di quei principi che nobiltà ed onore concedono a tutta l ’ umanità.
Ma in a ltro ancora era per il Mazzini la difficoltà di diffondere la d ottrin a p ro p ria : in questa, come è noto, nulla può togliersi o mutare senza intaccare il tutto, tanto costituisce un’ unica cosa com
piuta ed arm onica, e quindi anche l ’affermazione che la forma re
pubblicana è l'unica forma logica di governo sta in essa come un
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assioma indiscutibile. Ma per g li inglesi poteva apparire tendenza ingiustificata a sovvertire ed a distruggere.
E ra un tale dissidio di opinioni fru tto di origine d'idee in tem
peramento di popoli diverso ed in climi diversi, era conseguenza di un diverso passato e di un'altra storia; il popolo inglese dal 1660, dalla restaurazione, cioè, della monarchia, non era più tornato nep
pure in momenti difficili, col pensiero a ll’ opportunità di abolirla un’ altra volta ; ma per il Mazzini che a stabilire la m iglior form a di reggimento dei popoli giunge partendo dai principi più elevati che potè fissare perché animato dalla volontà di giovare il più genero
samente possibile agli uomini, il risultato di condizioni particolari in qualsiasi paese non poteva avere che valore non assoluto, e se la monarchia in Inghilterra non era sentita come qualcosa di con
tradditorio con il presente né il peso suo era troppo grave, era per
ché ancora molto del passato, destinato naturalmente a scomparire, sopravviveva, era perché l ’ elemento finanziario ed industriale non ancora aveva sostituito, levandole la ragione di esistere, l ’aristocra- zia ereditaria.
Propugnare un rivolgimento in Italia, significava anche propu
gnare un mutamento delle condizioni in Europa, e Γ Inghilterra ge
losamente attenta a che nulla avvenisse che potesse procacciarle pre
occupazioni, non poteva vedere nell’Austria una potenza da combat
tere, né nel Mediterraneo desiderare un caihbiamento. L ’ Austria si era dissanguata più d’ ogni altro paese combattendo contro N apo
leone, e poi era stata la potenza conservatrice dell’ assetto stabilito .sul continente ; solo dopo il 1848 ed il 1849, quando tu tti potevano vedere che qualcosa fatalmente andava cambiandosi, era più facile convincere gli uomini politici inglesi che occorreva preoccuparsi dei problemi p olitici europei, e fra essi di quello italiano.
11 Mazzini aveva ormai con sé un documento convincente del pro
prio valore della propria forza delle aspirazioni del popolo italiano e dei sacrifici di cui questo era capace per esse: non era più il pro
pagandista il cospiratore il sognatore, era l ’uomo politico il trium viro, che aveva saputo governare a Roma, e che dal governo era stato sbalzato solo dalla forza di eserciti stranieri.
Dopo ciò pare quasi che anche i moti d’ insurrezione abbiano ac
quistato in precedenza qualcosa che li giustifichi. E non si legge malvolentieri che, come la Morelli ricorda (cap. I V ), dopo la d i
fesa dei moti del 6 febbraio fatta dagli « Am ici d’ Ita lia », nel bol
lettino mensile del marzo 1853, a questa società aumentarono le iscrizioni.
Lo sappiamo, si usa sempre deplorare l ’impazienza d ’azione del Mazzini, a cui d’altra parte, non si osa lesinare esplicitamente l ’am
mirazione : ed anche la Morelli (pag. 70), afferma che « a ragione », sembrava a W . Shaen, nel 1852 « che non fosse il tempo opportuno
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per ripren dere la lotta ». Ma se vi fosse stato anche un solo attimo di sosta in una lotta tale, ed un sol dubbio nell’ opportunità e nella misura del sacrificio, avrebbe potuto quella forza morale, sìa pure enorme ed incessantemente alim entata dall’ ottimismo, superare quel baluardo te rrib ile di forze m ateriali che ad essa si opponeva, pur esso sempre più aumentato e reso saldo dallo scetticismo, che nel mondo in ogni età ed in ogni paese è alimentato dalle tendenze umane al benessere ed al risparm io di energie e di sforzi? Quando noi con
sideriam o e discutiamo d ’opportunità d ’azione mazziniana in dati momenti, in relazione ai suoi immediati risultati, noi siamo degli im
pazienti ; ed anche se non vogliam o dire che spezzettiamo irragio
nevolm ente ciò che è intero, e che limitiamo ciò che è nei suoi prin
cipi essenziali non il programma di un uomo, ma un riassunto delle aspirazion i d e ll’ umanità, fissate da un’espressione spontanea dei bisogni suoi, e quindi non mai compiutamente soddisfatte, mostria
mo di non comprendere che ben altro significato ha il risorgimento italian o da quello che avrebbe se la proclamazione di quei principi non si fosse accompagnata coi sacritici estremi : tali principi non sarebbero stati né si veri né si forti, e di vero risorgimento possiamo parlare p ro p rio solo per ciò che è stato da quel sangue attestato e nobilitato.
* * *
P e r la possibilità della sua azione, anzi della vita,stessa, il Maz
zini aveva bisogno che g li fosse attenuata l ’oppressione della soli
tudine d e ll’ esilio. N e ll’ aura calma e cordiale, attutrice del ramma
rico e d ella preoccupazione, e piena di confidenza familiare, quelle spontanee esplosioni delPanimo buono e sincero e goniio d’amore per il bene che pure esiste, quelle manifestazioni di letizia natural
mente ingenue e rumorose, che nei momenti di tregua fra l ’ immer
gersi del pensiero nella gravità dei problemi giganteschi, ed il restrin
gim ento del cuore per il disprezzo e la cattiveria con cui g li uomini ostacolano e rifiutano le soluzioni benefiche ed eque, furono un in
dispensabile respiro, non in contrasto con i lunghi periodi della se
rietà e della pena.
E a llo ra corrispose non meno naturale l ’affetto delle anime più sensibili a ta li manifestazioni, quali quelle delle donne intelligenti e colte che n e ll’esule dal cuore traboccante d’amore incommensura
bile per la p a tria lontana e circonfuso dal ricordo della tenerezza per le care persone da cui aveva dovuto strapparsi, donarono quel
l ’aura serena. Cosi, a M aria Mazzini scriveva il Quadrio: « nel loro affetto per lui v ’ è qualche cosa che partecipa della venerazione; tal
volta v ’ è pure un po’ di quella tenerezza carezzevole d’ un bimbo di o t t ’ anni che s’ arrampica sulle ginocchia del nonno e va giuocando
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coi suoi capelli bianchi....; esse danno a Pippo la sola consolazione di cui egli abbia bisogno, finché la sua patria è schiava, e finché è lontano da sua madre ». Della superiorità di tali donne fanno fede le stesse schiette parole loro, di cui la M orelli ricorda quelle di E m ily W inkworth intorno alla prima impressione avuta vedendo il Mazzini1, e da lei scritte ad una sorella : « .... Ero sicura di aver già visto delle facce più belle della sua, eppure non potei fa r a meno di pensare che non aveva mai visto il genio ».
La M orelli, che lia atteso alla fatica propria con cura diligenza ed amore a ll’argomento, parla nei primi cinque capitoli dei diversi periodi della dimora del Mazzini a Londra, dal periodo delle stret
tezze finanziarie, delle prime difficoltà per trovare giornali e riviste che gli stampassero gli articoli e gli procacciassero un po’ di gua
dagno, della scuola gratuita e della Società degli operai italian i, a ll’ ultimo, non tranquillo neppur esso, che finiva nel febbraio del 1871. I due ultimi capitoli, sesto e settimo, parlano rispettivamente del Mazzini e la politica inglese, e dei giudizi e della considerazione per lui di alcuni scrittori di tale paese.
Seguono tre appendici con quindici lettere mazziniane (undici d i
rette a Thomas Slingsby Duncombe, e quattro al Times) e il testo del discorso da lui tenuto alla Società degli amici d’ Ita lia , tolto dal D aily Neics del 25 marzo 1852.
N el primo gruppo troviamo le proteste per la manomissione del le lettere, questione, com’è noto, che tanto sdegno ha suscitato fra gli uomini politici più gelosi del buon nome inglese; troviam o la difesa dell’impresa dei fra telli Bandiera, e sentiamo dal Mazzini proclamare con tutto orgoglio e onestà i propri principi ; ed altri echi risuonano dell’ attività sua. Nel secondo si difende da gravi ca
lunnie. e da calunnie difende anche l ’ amico suo James Stansfeld.
Infine, segue in una quarta appendice, un elenco prezioso degli scritti su Giuseppe Mazzini pubblicati in lingua inglese.
Costan t ino Panigada
li. C ia s c a , ( ì e n O v a nella « relazione » ri' nn inviato francese olla vi
g ilia del bombardamento del 1 6 8 in « A tti Soc. di Scienze e Lettere di Genova », vol. I I , fase. I I , 1937.
N el corso delle sue fruttuosissime ricerche d ’archivio nelle fonti diplomatiche della Repubblica di Genova, delle quali sta apprestando l ’ edizione per il R. Istituto Storico Italiano, il prof. Raffaele Cia
sca ha avuto la singolare ventura di scovare una preziosissima me
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m oria m anoscritta dovuta alla penna di Francesco Saint-Olon, in
viato straord in ario di L u igi X IV presso la Repubblica genovese.
Q uali fossero g li scopi di questa memoria di leggeri si rileva dal tito lo o rig in a le « Relazione, o sia informazione data da Monsieur di Santolone al R è circa lo stato della. Repubblica di Genova e la forma d ’ im possessarsi di detta con suo Dominio, compresa la Corsica, nel
l ’ anno 1G82 in 1683 ». Queste date significative ci riportano ad un delicatissim o e pericoloso periodo di storia genovese. La Repubblica, che s’ era. sempre dimostrata buona alleata della Spagna ed aveva sempre a ragione, diffidato d’ ogni allettante profferta francese, an
dava da tem po tirandosi addosso l ’ira terribile di Luigi X IV . D ’al
tra parte la Corsica, pareva sì buon boccone, che sin dalFepoca del ribelle Sam piero, la Monarchia transalpina aveva affilato unghie e rostro per coglier nella tagliola la desiata preda. Era una lotta sorda che durava da decenni, che si valeva di soprusi e di note diploma
tiche, di m elate lusinghe e di arroganti minacce.
Queste pagine di storia che preludono alla missione del Saint- Olon, sono acutamente esaminate nello studio del Oiasca, il quale in una rapida, ma succosissima sintesi, inquadra nel flusso degli avvenim enti la « relazione » del diplomatico francese che, dopo una introdu zion e d i tal fatta, ci appare d’ una chiarezza e d’ una lucidità veram ente rim archevoli. Doveva essere queso Staint-Olon, uomo di non comune scaltrezza. Ne fa fede l ’abilità con la quale seppe assol
vere la sua « missione ». L a quale era di studiare nella piazza ne
mica, quale fosse il punto più fragile per tirar quella zannata im
provvisa che il Re Cristianissimo da tempo pregustava e che doveva rip a garlo -di ta n ti scacchi diplom atici subiti. E il Saint-Olon fu do
cile ed in telligen te strumento nelle mani del Sovrano. Venuto a Ge
nova, quale in viato straordinario del suo re, vi rimase per due anni.
P ro te tto d a ll’ immunità diplomatica, potè sondare in lungo e in la r
go, stender le trame della sua memoria, attingendo notizie « de v i
su » ed attraverso le inform azioni che amici e partigiani della Fran
cia gli raccoglievano con non encomiabile zelo. Si aggiunga che alcuno di questi inform atori faceva parte del Governo o comunque reggeva alte cariche pubbliche e facilmente si potrà capire come la missione del Saint-O lon fu coronata dal miglior successo. Infatti, il suo ri
chiamo, preludiò l ’inizio delle ostilità.
* * *
La m em oria si divide in tre capitoli. Nel primo la spia in veste diplom atica analizza in rapidi scorci « Lo stabilimento della Repub
blica nel suo Governo » mettendo a nudo con abilità di chirurgo, tu tti i ta r li rod itori che s’ annidavano sotto sotto nella compagine
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dello stato, quali la discordia tra antica e recente nobiltà, il mala
nimo che regnava fra casta aristocratica e popolo e le fazioni che minavano la compattezza della pubblica opinione. N el secondo capi
tolo invece il Saint-Olon passa a dar relazione delle forze difensive ed offensive di Genova, dimostrando come Perario della Repubblica fosse in tu tt’altro che floride condizioni per via d’ antichi e recenti debiti che ne avevano intaccato la solidità. In questo stesso capi
tolo passa in disamina con singolare acutezza critica le fortezze possedute dai genovesi. Le sue osservazioni, brevi ma incisive, di
mostrano come il Saint-Olon fosse fornito d ’ un eccezionale spirito critico e dimostrano altresì come i suoi inform atori fossero sparsi un po’ dappertutto. Senza dilungarci oltre su questo capitolo se
condo che ha un suo alto interesse strategico e m ilitare, passiamo al terzo che porta l ’ineffabile titolo « Dei vantaggi che potrebbe ca
vare la Francia dai Genovesi ». Qui appieno si rivela il temperamen
to politico dei Saint-Olon il quale riopo aver fatto notare al suo re, l ’importanza di Genova quale chiave del dominio in A lta Ita lia , sug
gerisce di scalzare la ben radicata influenza spagnola, accarezzando una parte della N obiltà e nello stesso tempo usando un « fiero tra t
tamento verso il resto del Governo »,.... « tenendolo in tim ore ed umiliandolo ogni qualvolta mostrasse qualche ripugnanza alla giu
sta volontà di S. M. ». Segue poi una circostanziata lista di ciò che il re avrebbe potuto fare per minare la compagine dello Stato genovese e ridurlo, a furia di richieste sempre più esorbitanti, in piena sua balia.
L a relazione termina con un particolareggiato schema, di campa
gna. contro la Repubblica e con un invito a non trascurare la Cor
gna. contro la Repubblica e con un invito a non trascurare la Cor