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Con quali istituzioni?

Nel documento Rapporto 2000 (2.6mb) (pagine 38-42)

Definiti gli obiettivi di politica per le imprese che spettano al Governo regionale, rimane aperto il problema della necessità della messa in rete di tutti i soggetti presenti nel sistema–regione che possono contribuire a fornire supporto alle imprese, favorendo la loro convergenza verso gli obiettivi comuni, quindi promovendo un maggiore coordinamento tra i diversi attori ed evitando, così, costose e dannose duplicazioni e sovrapposizioni.

Si tratta, cioè, di capire in che modo rafforzare la rete locale di sostegno e di sviluppo dei sistemi produttivi e quale potrà essere, in questo nuovo contesto, il ruolo delle Camere di commercio.

Come si colloca l’esperienza dell’Emilia-Romagna in questo contesto?

5.1 L’esperienza dell’Emilia-Romagna

La graduale riforma del sistema regionale e locale attuata con la legge regionale 3/99 di attuazione del decentramento amministrativo in Emilia-Romagna ha messo in luce l’esigenza di interpretare la prospettiva del “decentramento” non come il fine, bensì come lo strumento di un ampliamento delle responsabilità dei territori e delle loro istituzioni politiche, economiche e sociali.

Conseguentemente il principio di sussidiarietà sembra aver trovato una sua più corretta interpretazione grazie al criterio della “prossimità”.

L’idea tradizionale di sussidiarietà per la quale il pubblico interviene solo quando la società non è in grado di organizzare la risposta ad un bisogno coincidente con un interesse generale, sta evolvendo in vista dell’esigenza di garantire prioritariamente gli strumenti della massima prossimità di una funzione e di un servizio a coloro che ne devono usufruire.

Si sta affermando, pertanto, il tema della “sussidiarietà attiva” che non è la semplice ripartizione delle competenze tra i soggetti di questo nuovo modello di “governance”, ma la continua collaborazione tra i soggetti stessi per organizzare al meglio la prossimità delle funzioni e dei servizi a coloro che chiedono una risposta efficace e tempestiva al bisogno che rappresentano.

5.2 Le Camere di commercio nella “governance” dei territori

In questo contesto le Camere di commercio si propongono come uno dei soggetti protagonisti della

“governance” delle politiche di sviluppo economico territoriale.

Proprio la traduzione del principio di “sussidiarietà attiva”, nel senso di una sempre maggiore prossimità delle politiche a chi rappresenta ed esprime un bisogno, porta le Camere a proporsi come le interpreti più fedeli degli interessi di quella che è stata definita la “comunità economica metropolitana”.

Del resto gli abitanti di questa comunità e cioè imprese, lavoratori e consumatori, nella Camera di commercio sono seduti allo stesso tavolo per perseguire un interesse comune che è allo stesso tempo il migliore (quello più prossimo) interesse per ciascuno.

Le Camere di commercio sono già per definizione, quindi, una esperienza di nuova governance del territorio.

Alla luce di questa premessa possiamo delineare per le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna

• una prospettiva di sistema che si gioca sul grado di consapevolezza interna al sistema stesso del proprio ruolo di soggetto istituzionale di governo del territorio, chiamato, quindi, a partecipare alla definizione delle strategie regionali di politica per le imprese e a realizzare gli obiettivi concreti del rapporto di collaborazione con l’Ente Regione in una efficace interazione ed integrazione con i livelli regionali delle associazioni imprenditoriali;

• una prospettiva locale che si gioca invece sulla volontà effettiva di ogni singola Camera di commercio di perseguire l’interesse generale del sistema locale delle imprese investendo risorse e competenze a servizio dello sviluppo.

5.3 Il sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna

In una prospettiva di sistema si è mossa l’Unione regionale che ha creato le condizioni per la concretizzazione di alcuni atti molto importanti che ne hanno consolidato il ruolo di interlocutore privilegiato del sistema – Regione.

Nel corso del 2001 questi atti dovranno trovare una loro concreta ed operativa attuazione.

L’atto più importante è stato quello della firma di un Protocollo d’Intesa con la Regione Emilia-Romagna ai fini di una sempre maggiore integrazione della rete dei servizi camerali con le politiche e le strategie regionali in materia di attività produttive.

In questo modo Regione e sistema delle Camere di commercio si sono impegnati a condividere gli obiettivi del Programma regionale triennale per lo sviluppo delle attività produttive ed hanno individuato alcuni ambiti nei quali costruire rapporti di collaborazione: creazione di nuove imprese, iniziative a sostegno del lavoro autonomo e delle professioni, sportello per l’internazionalizzazione e programmi promozionali per l’export, osservatorio sull’internazionalizzazione, progetti per la competitività dei sistemi produttivi locali, sportelli unici per le imprese ed informazione economica.

Un’intesa di grande rilevanza che individua strumenti per la realizzazione di interventi in comune o comunque tra loro integrati, anche (e questo è un fatto importante) “attraverso la valorizzazione di esperienze di eccellenza già consolidate all’interno del sistema camerale”.

Si tratta della logica conseguenza dei principi affermati già all’interno della legge regionale 3/99, la legge di attuazione del decentramento amministrativo, nella quale il sistema delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna è stato riconosciuto a pieno titolo come soggetto istituzionale del governo del territorio.

I principi ispiratori di questo rapporto sono quelli dell’integrazione dei servizi, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti che possono spendere competenze utili e caratterizzate da un riconosciuto grado di specializzazione, nonché il co-finanziamento delle iniziative dei soggetti coinvolti.

Sulla creazione di nuova impresa l’obiettivo è quello della costituzione di una rete di sportelli territoriali localizzati presso le Camere di commercio, in rete con le associazioni territoriali ed i relativi servizi, in grado di fornire diverse tipologie di servizi integrati a sostegno dell’aspirante imprenditore:

• informazione sui finanziamenti (attraverso l’aggiornamento annuale della guida on line già realizzata dal sistema camerale regionale);

• formazione per gli aspiranti imprenditori e per i neo – imprenditori;

• informazione personalizzata;

• osservatorio nuove imprese (indagine sulle dinamiche di impresa nei primi cinque anni di vita);

• mappatura delle opportunità imprenditoriali (analisi dei dati socio –economici di determinate aree territoriali – distretti – ed individuazione di macro settori di attività a maggiore potenzialità);

• promozione (uscite sulle testate locali e riviste specializzate, bollettino sulle attività della rete destinato ad amministratori locali e dirigenti associativi)

• dispense monografiche sulle singole professioni;

• servizi di consulenza in genere (tutoraggio in materia di fisco, contabilità, tenuta paghe, ecc.) immessi nella rete dalle associazioni di categoria che hanno già maturato, in questo campo, esperienze e competenze di valore.

Sul tema del monitoraggio e dell’analisi dell’economia regionale, l’obiettivo è quello di fornire il sistema regione di uno strumento di supporto alle politiche economiche regionali immaginando di far lavorare, anche in questo caso, in una logica di rete, i soggetti che detengono le più qualificate ed affidabili fonti di informazione economica presenti in regione, a partire dalle Camere di commercio, anche valorizzando le analisi e le rielaborazioni già esistenti.

Anche in questo caso le Camere di commercio della regione hanno già fatto un primo passo nel senso della razionalizzazione dei propri archivi informativi attraverso l’istituzione degli sportelli camerali per l’informazione economico – statistica.

Questo perché sia possibile garantire alla società regionale ed ai suoi attori pubblici e privati un monitoraggio costante dell’economia regionale (anche per settore e per aree territoriali) attraverso studi di scenario che preludano a loro volta alla definizione di strategie di sviluppo consapevoli delle criticità e coerenti con le potenzialità dell’economia stessa.

5.4 Una nuova cultura camerale

In una prospettiva locale, invece, una delle sfide più importanti per le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna è quella dell’innovazione della cultura, degli strumenti e delle strategie attraverso le quali rispondere al loro nuovo ruolo ed, in questa prospettiva, emerge come centrale il tema del rapporto con le associazioni di categoria, diventate le nuove “azioniste” delle Camere di commercio e, quindi, le potenziali artefici e protagoniste di questa auspicabile evoluzione di una nuova cultura camerale.

Va allora visto in maniera positiva il tentativo di formare nelle Camere di commercio, in occasione del recente rinnovo dei Consigli camerali, in attuazione della legge 580/93 di riordino delle Camere di commercio, un nuovo gruppo dirigente senza cedere alla tentazione di riproporre nei Consigli stessi l’esatta fotografia dell’establishment associativo: se nelle Camere di commercio si devono sviluppare, come abbiamo visto, una nuova modalità di relazioni con il territorio e le sue istituzioni (la nuova

“governance”) è stata e sarà coerente, in vista di questo obiettivo, la scelta di investire su una nuova classe dirigente.

Si tratta, in definitiva, di scongiurare il rischio di un approccio troppo rigido con la riforma del sistema: le associazioni di categoria sembra abbiano davvero interpretato il riconoscimento del diritto di designazione dei propri rappresentati nei Consigli camerali come una opportunità per contribuire alla trasformazione del ruolo della Camera di commercio nello sviluppo del territorio, nella promozione di un interesse generale del sistema delle imprese.

In realtà nelle nuove Camere di commercio, al di là di una asettica interpretazione delle norme riformate, è proprio la capacità di elaborare idee per lo sviluppo complessivo del sistema imprenditoriale locale che legittima una associazione a formulare la designazione dei propri rappresentanti all’interno dei Consigli camerali, indipendentemente dalla “quantità” di quella rappresentanza.

La Camera di commercio deve proporsi, pertanto, come soggetto di finanziamento pubblico dello sviluppo locale.

Qui si gioca il futuro delle Camere di commercio e la credibilità del sistema, ad esempio, per quello che riguarda le risorse: d’altronde il sistema camerale non riuscirà a raccogliere dallo Stato o dalle Regioni ulteriori risorse senza un previo sostanziale giudizio su come queste risorse vengono utilizzate. E su questo giudizio peserà certamente il modo in cui sarà fatta la programmazione, peserà l’effettiva capacità di concentrazione di investimenti e risorse e di selezionare i progetti sulla base della diretta incidenza sullo sviluppo locale.

Il giudizio ultimo sarà, quindi, sulle capacità delle Camere di commercio di essere fattore moltiplicativo non delle spese, bensì degli investimenti sul territorio, sulla capacità delle Camere di essere un buon utilizzatore della spesa.

Questa riflessione va, quindi, approfondita con le associazioni di categoria, perché occorre continuare sulla strada che porta il management associativo a rendere funzionale la modalità di spesa e di impostazione della progettazione della propria Camera ad una logica di sviluppo complessivo del territorio.

Con questa logica le Camere devono essere protagonisti della concertazione sul territorio e fare della concertazione lo strumento per mettere insieme la disponibilità di vari attori, pubblici e privati, a sperimentare congiuntamente nuove modalità di promozione e gestione dello sviluppo.

Il Programma regionale triennale per le attività produttive ha giustamente dedicato un apposito Asse agli interventi per la promozione della compartecipazione delle istituzioni locali, per l’attuazione di metodi concertativi, anche per favorire il cofinanziamento locale di iniziative e progetti da parte di soggetti pubblici, associativi o privati presenti nel territorio.

Programmazione negoziata, attrazione e realizzazione di progetti di investimento da parte di imprese esterne nel territorio regionale e ristrutturazione di imprese sono gli obiettivi delle singole misure dell’Asse.

Un incentivo in più per promuovere l’idea di una Camera di commercio che, in questo contesto, è in grado di garantire un contributo di idee e di risorse tali da legittimare a pieno titolo il riconoscimento del proprio ruolo di soggetto istituzionale del governo territoriale, protagonista della nuova “governance” del territorio.

Nel documento Rapporto 2000 (2.6mb) (pagine 38-42)