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Europa e globalizzazione: il programma di lavoro della Commissione Europea per la politica a favore delle imprese per gli anni 2000 – 2005

Nel documento Rapporto 2000 (2.6mb) (pagine 33-38)

1. Le conseguenze della globalizzazione e della competitività basate sulla mobilità di capitale e conoscenza costituiscono il principale oggetto dei piani di politica Comunitaria per le imprese. Nel maggio del 2000 la Commissione della Unione Europea ha pubblicato un documento di lavoro intitolato “Verso l’Impresa Europa” contenente il programma di lavoro per la politica a favore delle imprese per gli anni 2000 – 2005.

Il programma di lavoro ha i seguenti obiettivi:

• l’incoraggiamento dell’attività imprenditoriale,

• la realizzazione di un ambiente più favorevole all’innovazione ed al cambiamento,

• un più corretto funzionamento dei mercati di beni e servizi.

2.1 L’incoraggiamento dell’attività imprenditoriale L’attività imprenditoriale può essere incoraggiata

• rivitalizzando una nuova cultura di impresa attraverso, in particolare, l’intesa con il mondo della scuola dove occorre trovare il modo per impartire una conoscenza generale in materia di attività economica e di impresa;

• assicurando che gli aspiranti imprenditori dispongano di strumenti efficaci per consolidare le proprie motivazioni ed il senso delle proprie scelte, per formare le proprie capacità imprenditoriali, per qualificare le proprie strategie organizzative e gestionali, per semplificare i rapporti con la Pubblica Amministrazione;

• garantendo la disponibilità ed il facile accesso a finanziamenti, attraverso crediti e garanzie, capitali di rischio, capitale iniziale o seed capital;

• creando condizioni strutturali ed un favorevole ambiente normativo;

• offrendo un’ampia e diversificata disponibilità di efficienti servizi e reti di supporto alle imprese.

La politica delle imprese deve, poi, superare il tradizionale pregiudizio nei confronti dell’imprenditore che non ha avuto successo: verrà così esaminata la possibilità di una revisione della legislazione in materia di fallimento per incoraggiare la presa di iniziative che comportano un rischio.

2.2 La realizzazione di un ambiente più favorevole all’innovazione ed al cambiamento

La Commissione individua la necessità di creare quegli strumenti che consentano di migliorare la capacità degli imprenditori di utilizzare, oltre alla tecnologia ed alla ricerca, il capitale umano ed intellettuale.

Questo perché si sta progressivamente affermando la consapevolezza di come “innovazione” significa di più dello sviluppo e della creazione di nuovi prodotti, ma richiede un atteggiamento mentale tale da

combinare creatività, imprenditorialità, la disponibilità ad accettare mobilità sociale, geografica o professionale, una organizzazione rigorosa, la capacità di calcolare il rischio, di prevedere il fabbisogno e di controllare i costi.

In questa prospettiva gli investimenti in “capitale umano” rappresentano sicuramente una delle scelte più innovative.

La politica delle imprese deve, quindi, saper affrontare tutti i molteplici aspetti dell’innovazione.

Bisogna, comunque, fare i conti con alcuni ostacoli che hanno tradizionalmente condizionato le potenzialità innovative del sistema imprenditoriale.

La Commissione indica l’obiettivo di un sistema brevettuale che deve essere reso più atto a garantire un’attendibile tutela delle idee ad un prezzo accessibile sia per le imprese che nascono sulla base di una nuova idea, sia per le imprese che sfruttano le nuove idee per mantenere la propria competitività.

Altri ostacoli da rimuovere sono rappresentati dalla scarsità di manodopera qualificata, dalle regole sull’accesso ai mercati dei prodotti innovativi, dalla debolezza strutturale del mercato interno dei servizi commerciali di comunicazione che condiziona l’attività di marketing transfrontaliera delle imprese.

È in fase di elaborazione, infine, un progetto di benchmarking, in collaborazione con gli Stati membri, per l’individuazione e l’adozione di buone pratiche in materia di innovazione: il progetto interesserà la finanza dell’innovazione, la creazione e lo sviluppo di imprese innovative, la protezione della tecnologia e la promozione dei trasferimenti tecnologici.

La mancanza di capitale e di esperti per l’analisi di progetti ad alta tecnologia costituiscono tuttora un ostacolo all’innovazione, in particolare, in vista del consolidamento della rete delle “regioni d’eccellenza”, formata da un numero limitato (15) di regioni e dipartimenti europei in grado di dimostrare programmi e condizioni di successo per la creazione di imprese innovative e che hanno la possibilità di scambiare informazioni, esperienze e metodi allo scopo di migliorare i sistemi regionali attraverso le esperienze reciproche.

2.3 Un più corretto funzionamento dei mercati di beni e servizi

Oltre all’incoraggiamento dell’attività imprenditoriale ed alla creazione di condizioni più favorevoli all’innovazione, il terzo grande obiettivo delle politiche delle imprese dell’Unione Europea è quello di assicurare l’accesso ai mercati, indipendentemente dal fatto che l’interesse delle imprese si collochi a livello regionale, nazionale, europeo o globale.

Il principale strumento per garantire che le imprese abbiano un ampio accesso ai mercati è stato ed è il mercato interno, una delle più grandi realizzazioni dell’Unione Europea.

La strategia per il mercato interno in Europa è destinata ad essere annualmente adattata a garanzia di un progressivo, quanto inesorabile processo di identificazione ed eliminazione delle barriere: dopo l’ultimo Consiglio Europeo di Lisbona le priorità individuate sono quelle dell’accelerazione della liberalizzazione nei settori dell’energia, nelle telecomunicazioni, nei servizi postali e nei trasporti, dei miglioramenti in materia di appalti pubblici, compresi i temi dell’accesso per le PMI e dello sviluppo degli appalti su Internet, di ulteriori sforzi per promuovere la concorrenza e diminuire gli aiuti di Stato.

Allo stesso modo il mercato interno va sostenuto attraverso una migliore cooperazione amministrativa (anche con la creazione di reti telematiche per migliorare le comunicazioni tra amministrazioni pubbliche) e con accordi con i paesi associati per l’applicazione dei Regolamenti UE e per la cooperazione tra le istituzioni del mercato.

Infine l’ampliamento dell’Unione Europea permetterà di estendere il Mercato interno, a condizione di una efficace attuazione dell’acquis communitaire che deve conferire effettivi benefici alle imprese, sia quelle dei paesi candidati che quelle degli Stati membri.

La politica commerciale dell’UE mira, poi, a facilitare l’accesso ai mercati mondiali e questo attraverso

• l’accordo con l’Organizzazione Mondiale del Commercio sugli ostacoli tecnici al commercio globale;

• una migliore e più efficiente gestione degli accordi di riconoscimento reciproco;

• l’incoraggiamento del dialogo con le imprese all’interno e all’esterno dell’Unione Europea, per aiutare le imprese europee ad avere accesso ai mercati in crescita nell’economia mondiale;

• la convergenza normativa con i partners commerciali e la promozione della standardizzazione internazionale per ridurre i costi di conformità con la normativa di paesi terzi.

L’utilizzazione del commercio elettronico rappresenta una sfida d’importanza fondamentale per le PMI:

vi saranno opportunità per gli imprenditori, sfide per gli innovatori e la necessità di un ripensamento radicale dei problemi relativi all’accesso ai mercati.

Ci si rende comunque conto del fatto che molte PMI hanno grande difficoltà ad utilizzare appieno il potenziale del mercato interno e del mercato mondiale.

Di fronte a questo ostacolo, la politica delle imprese dell’Unione Europea ha come uno degli obiettivi prioritari quello dell’incoraggiamento di provvedimenti nazionali tendenti a sostenere la cooperazione tra imprese al di là dei mercati locali, regionali e nazionali.

3 Economia della Conoscenza: il territorio luogo centrale dello sviluppo e della competizione.

3.1 La conoscenza come fattore dell'economia nel territorio

Anche dall’esame dei documenti programmatici della Commissione Europea, emerge chiaramente il ruolo prioritario che conoscenza e l’innovazione giocano come componenti interne del processo economico:

• la conoscenza è una forma di base del capitale, incorporata negli investimenti in tecnologia, nella formazione dei lavoratori, nella relazioni cliente-impresa e viene generata e rinnovata all’interno dei processi aziendali e nel rapporto impresa-mercato;

• le piattaforme tecniche e i centri di ricerca (università, enti privati, forme miste di co-operazione tecnologica) costituiscono un fattore di sviluppo per i territori sui quali incidono, consentendo nuovi investimenti, anche per spin-off dal mondo accademico o per accordi contrattuali fra università e impresa volte alla risoluzione di problemi tecnologici e allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi

• la conoscenza è un fattore determinante per la crescita veloce delle imprese e per garantire un adeguato ritorno sugli investimenti sia nel settore delle tecnologie, sia nel settore dei servizi che impiegano nuove tecnologie per migliorare le relazioni con i mercati e i clienti;

• Esiste un circolo virtuoso fra accumulazione di capitale e accumulazione di conoscenza, poiché investimenti finanziari e investimenti in conoscenza si muovono assieme sul territorio.

3.2 Che ruolo hanno le politiche del territorio.

In una Europa che ha fatto cadere buona parte delle barriere rappresentate dalle diversità nazionali, e in cui gli Stati membri hanno sottoscritto un “patto di stabilità” che ha ridotto notevolmente i margini di discrezionalità delle politiche macroeconomiche, in una Europa nella quale, il modello federalista, pur interpretato in maniera differente da paese a paese, sembra destinato a ridisegnare l’assetto complessivo delle relazioni interistituzionali, hanno acquisito un ruolo centrale le politiche di sviluppo elaborate ed attuate a livello regionale e locale, con il coinvolgimento delle imprese, delle forze economiche e sociali e delle istituzioni locali.

Poiché la tendenza alla mobilità di capitale e conoscenza genera concentrazione, il territorio che ruolo ha nelle politiche per lo sviluppo? Lo scenario competitivo vede i territori come aree geografiche dotate di caratteristiche che rendono o meno attrattive lo spostamento di capitale e conoscenza su quelle aree.

Assieme alle tradizionali componenti che facilitano l’insediamento (accessibilità, disponibilità di infrastrutture, presenza di reddito disponibile al consumo, basso costo del lavoro o altri fattori della produzione) se ne affiancano altre come la stabilità politica, l’efficienza dei servizi pubblici e privati ivi compresi quelli finanziari, la qualità del sistema educativo, la disponibilità di connessioni telematiche ad alta velocità e costi contenuti, la facilità all’insediamento abitativo e la qualità della vita.

Insiemi di fattori competitivi del territorio sono immateriali e legati alla conoscenza che si genera, si impiega e si trasforma su quel territorio, e all’insieme di componenti infrastrutturali che ne facilitano la comunicazione, la condivisione e l’uso.

3.3 Le conseguenze economiche delle dinamiche di capitale e conoscenza.

Il ritardo nella capacità di generare e attrarre capitale e conoscenza hanno notevoli sui territori. Le evidenze macroeconomiche sono molteplici:

• i paesi meno sviluppati non attirano investimenti non quando non hanno condizioni di costo del lavoro competitive, ma quando non hanno sufficiente conoscenza diffusa per attirare, usare e ritenere investimenti ad alto contenuto di tecnologia e di valore aggiunto;

• la debolezza dell’euro non dipende tanto dalle politiche della Banca centrale europea o della Commissione, ma dalla debolezza relativa delle economie europee. La forza relativa del dollaro dipende dalla capacità che gli Stati Uniti hanno avuto in questi anni non solo di far crescere l’economia sfruttando conoscenze scientifiche e tecnologiche, ma anche nella capacità di importare cervelli e competenze, esportando un modello globale di sviluppo basato sulle reti.

La forte mobilità di capitale e conoscenza può rendere molto instabile la crescita territoriale. Intere aree del mondo possono essere rapidamente marginalizzate dai processi di crescita rapida del valore, provocando una essenziale caduta degli standard di vita ed un impoverimento nel contenuto tecnologico delle relazioni commerciali internazionali. D’altra parte paesi piccoli e dinamici, come l’Irlanda, o la Finlandia, hanno beneficiato di tassi di crescita estremamente rapidi proprio grazie a politiche economiche orientati all’uso e all’attrazione di conoscenza tecnologica.

Il compito principale delle politiche territoriali è di evitare la marginalizzazione dei territori stessi, creandone o ricreandone le condizioni che li rendono globalmente attrattivi.

4 La politica economica locale: ricreare le condizioni per la competitività.

Per ricreare condizioni di competitività occorre che le politiche sul territorio si articolino in obbiettivi tangibili coordinati da un approccio strategico e perseguiti attraverso azioni svolte da una rete di istituzioni.

Per delineare in maniera completa una politica economica occorre quindi definire:

• quali sono gli elementi o atteggiamenti che caratterizzano un approccio strategico;

• quali sono gli obbiettivi tangibili;

• quali azioni di politica possono essere messe in campo;

• quali istituzioni debbono fare parte della rete.

4.1 Un approccio strategico:

Le istituzioni, viste come organizzazioni complesse che gestiscono conoscenza per la programmazione del territorio, sono in prima persona coinvolte nel processo non solo di attuazione delle politiche, ma nell’ammodernamento delle proprie modalità di agire, comunicare e generare la conoscenza che gestiscono.

Solo operando sulle proprie modalità di azione e riorientando il modo con cui generano e comunicano la loro propria conoscenza le istituzioni pubbliche possono ambire a guidare con l'esempio i processi e le politiche economiche sul territorio.

L’approccio strategico di una istituzione che guidi con l’esempio deve quindi essere improntato a comunicare una visione e una direzione delle politiche che possano essere assunte in maniera non equivoca come punto di riferimento anche per il settore privato dell’economia regionale. In altre parole il settore privato deve poter contare su chiare indicazioni di come la politica pubblica intende rimuovere rimuovere gli ostacoli che impediscono al privato di generare valore e occupazione, o se si preferisce, profitto e utilità sociale.

Un atteggiamento di politica che non comunichi il senso dell'urgenza di un rinnovamento complessivo dell’economia regionale potrebbe continuare ad agire solo passivamente, valorizzando le indicazioni che provengono dal settore privato in termini di fabbisogni di politica, ma pagando lo scotto di un inevitabile ritardo nelle azioni.

4.2 Gli obiettivi di una politica economica del territorio

Come si possono articolare gli obbiettivi di una politica economica in una economia che vede la conoscenza come principale fattore competitivo?

Possiamo articolare una primissima agenda in cinque obbiettivi tangibili su cui articolare le azioni di sviluppo del territorio:

• Assicurare alle piccole e medie imprese, ai lavoratori atipici e ai lavoratori autonomi l’accesso a piattaforme informatiche condivise dove sia possibile effettuare transazioni e reperire informazioni di immediato uso operativo e strategico.

• Innalzare il livello di educazione tecnologica di chi partecipa al mercato del lavoro, facendo crescere il numero di diplomati e laureati e di partecipanti alla formazione laurea e post-diploma

• Facilitare l’immigrazione e l’insediamento di personale altamente qualificato

• Innalzare la quota di investimenti in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo regionale favorendo l’accesso al capitale di rischio da parte delle piccole e medie imprese..

• Favorire l’espansione dell'export mix, innalzando la quota di esportazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico.

Va dato atto al governo regionale di avere già articolato negli assi del piano Triennale per le imprese alcuni di questi obbiettivi in azioni e disposizioni, in particolare per quanto riguarda l’accesso al capitale di rischio, l’innalzamento delle quote di investimenti in ricerca e sviluppo e l’espansione delle quote di esportazione. Ci limiteremo quindi, e solo per alcuni temi, ad indicare azioni che potrebbero integrare, anche con il contributo delle Camere di commercio, il complesso delle azioni già delineate.

4.3 Le azioni per una politica sul territorio.

Assicurare alle piccole e medie imprese, ai lavoratori atipici e ai lavoratori autonomi l’accesso a piattaforme informatiche condivise dove sia possibile effettuare transazioni e reperire informazioni di immediato uso operativo e strategico.

Va sempre più diffondendosi lo sviluppo di piattaforme per la transazione commerciale, allestite da privati, che favoriscono non solo lo scambio fra domanda e offerta di prodotti e servizi, ma anche la transazione on-line con supporti logistici, di pagamento sicuro, di assicurazione o finanziamento delle transazioni che prevedono il pagamento dilazionato. La crescita di questi market places pone da una parte il problema dell’adeguamento della piccola e media impresa ad operare su uno o verosimilmente più mercati di questo tipo, e dall’altra pone il problema del sistema di regole e garanzie che su tali mercati saranno operative.

L’urgenza di pianificare questa transazione è ancora più forte in una regione come l’Emilia-Romagna con un forte radicamento della subfornitura, specialmente quando i grandi acquirenti e i grandi gruppi industriali stanno pianificando lo spostamento delle loro attività di acquisto su tali piattaforme. Anche la pubblica amministrazione regionale potrebbe avviare progetti che consentano non solo il dialogo fra differenti market places, ma anche l’utilizzo di queste piattaforme tecnologico-organizzative per le proprie attività di acquisto, ponendo le condizioni per un rapido adeguamento delle piccole e medie imprese.

In tale senso occorre anche rivedere quale comunicazione e quale conoscenza la pubblica amministrazione locale genera e distribuisce. Nel complesso insieme di informazioni non sempre utile che la rete mette a disposizione di chiunque, anche per la pubblica amministrazione locale si pone il problema di produrre strumenti informativi di uso operativo per le imprese, passando da una generazione di siti Internet votati prevalentemente alla pubblicizzazione delle attività politiche ed amministrative interne (funzione che rimane importante dal punto di vista civile), alla costruzione di piattaforme di co-operazione fra imprese, cittadini e pubblica amministrazione.

Il compito di selezione e di sviluppo di nuovi strumenti può apparire banale, ma non lo è. Un esempio per tutti può essere fatto per quanto riguarda il marketing territoriale: per attrarre investimenti sul territorio regionale occorre che oltre alle tradizionali leve di insediamento (disponibilità di aree e servizi) sia fornita una informazione realistica sugli effettivi contenuti tecnologici della formazione che viene impartita ed è disponibile sul territorio. La pur ingente massa di informazione disponibile sui sistemi formativi e scolastici ancora non restituisce questa apparentemente semplice informazione operativa.

Anche una rapida adozione dei meccanismi di firma elettronica da parte della pubblica amministrazione nei rapporti con le imprese e i cittadini costituisce un pilastro fondamentale per la costruzione di un rapporto più efficace ed operativo fra stato e cittadini.

Innalzare il livello di educazione tecnologica di chi partecipa al mercato del lavoro, facendo crescere il numero di diplomati e laureati e di partecipanti alla formazione post-laurea e post-diploma

Nonostante le indagini sul mercato del lavoro mettano in evidenza che spesso il sistema della piccola e media impresa rivolge richieste di manodopera poco qualificata, v’è anche da osservare che la richiesta di manodopera con maggiore qualificazione si scontra con la sua mancanza. La presenza di pochi

laureati non è quindi semplicemente una conseguenza di un modello dello sviluppo, ma soprattutto oggi un limite alla sua riconversione.

Si pone quindi con forza il tema di un rinnovamento del sistema educativo, che riguarda non solo l’educazione di base, ma la formazione continua e per tutta la vita del lavoratore.

Le azioni da intraprendere debbono garantire che:

• tutti coloro che partecipano al mercato del lavoro siano invitati ad avere una conoscenza di base dell’informatica, da mantenere aggiornata nel tempo

• i docenti di qualsiasi materia e istituzione formativa siano in grado di utilizzare l’informatica anche nella loro attività didattica

• la cooperazione fra l'università e formazione si stringa più fortemente con un travaso bidirezionale di competenze

• avvenga un effettivo rafforzamento dei corsi post diploma

• tutte le scuole e gli enti di formazione siano in rete e la utilizzino per l’attività didattica Facilitare l’immigrazione e l’insediamento di personale altamente qualificato

Il circolo vizioso che si innesta fra una domanda di lavoro poco qualificato, che attira lavoratori poco qualificati, che a sua volta rafforzano una richiesta poco qualificante va rotto favorendo l’”immigrazione di cervelli”, riducendo la fuga (“brain drain”) delle migliori competenze all’estero o in altre regioni europee, o favorendone il ritorno.

Rendere attrattivo l’insediamento di nuove imprese o di imprese estere ad elevata tecnologia procede di pari passo con una politica pubblico-privata che renda l’insediamento anche abitativo in Emilia-Romagna nuovamente attrattivo.

Innalzare la quota di investimenti in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo regionale favorendo l’accesso al capitale di rischio da parte delle piccole e medie imprese.

Le politiche a favore della ricerca e sviluppo e del suo finanziamento trovano già ampio spazio nella programmazione triennale della regione Emilia-Romagna. Tuttavia scorrendo le liste delle istituzioni e delle imprese che partecipano, ad esempio, a programmi di iniziativa comunitaria, sorprende che non vi siano momenti che favoriscano lo scambio e la co-operazione fra progetti, anche e soprattutto in termini di utilizzo commerciale ed industriale dei risultati.

In tal modo il potenziale moltiplicatore locale della spesa in ricerca e sviluppo rimane ampiamente sottoutilizzato. L’uso della conoscenza cumulata e la sua trasformazione in valore devono essere facilitati al di là dei pur necessari processi di formazione e commercializzazione.

Favorire l’espansione dell'export mix, innalzando la quota di esportazione di prodotti ad alto contenuto

Favorire l’espansione dell'export mix, innalzando la quota di esportazione di prodotti ad alto contenuto

Nel documento Rapporto 2000 (2.6mb) (pagine 33-38)