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Una prima e significativa espressione del patrimonio aziendale pone in risalto l'insieme dei beni materiali e immateriali a disposizione del sistema produttivo in un determinato momento. L'identificazione dei beni costituenti il patrimonio dà origine ad una nozione di ricchezza del sistema aziendale in un certo momento della gestione.

Ma come si può riconoscere il patrimonio aziendale in un determinato istante se il processo gestionale è un continuo combinarsi di operazioni ed azioni nel tempo? Questo interrogativo pone in evidenza un aspetto caratteristico di tale grandezza, che durante la vita aziendale appare piuttosto indeterminata. Il patrimonio aziendale ha una sua effettiva identificazione solo al momento iniziale della costituzione di azienda (patrimonio di

costituzione) ed al momento finale di cessione o di liquidazione (patrimonio finale).

Quando un'azienda o impresa è in fase di costituzione, è facile conoscere, elencare e rappresentare l'insieme dei beni conferiti, che identifica il patrimonio di costituzione. Successivamente, il continuo e mutevole rappresentarsi delle attività aziendali rende difficile l’identificazione completa ed adeguata dei beni patrimoniali utilizzati in un determinato momento.

Il sistema dei beni materiali ed immateriali costituenti il patrimonio esprime una disponibilità dei beni di diritto e/o di fatto. In maniera sintetica, si può dire che una possibile definizione del patrimonio o capitale fa riferimento all'insieme dei beni materiali ed immateriali, attivi e passivi, di fatto e di diritto a disposizione del soggetto economico per il raggiungimento delle finalità aziendali. Le due espressioni di capitale e patrimonio sono indifferentemente impiegate nell’analisi teorica e nella prassi contabile.

In economia aziendale, il capitale (o patrimonio) viene studiato sotto due aspetti: a) qualitativo (quali investimenti lo compongono? In che modo quegli

investimenti sono stati finanziati?); b) quantitativo (qual è il suo valore?).

Entrando maggiormente nel dettaglio, il patrimonio da un punto di vista qualitativo rappresenta un complesso eterogeneo di beni che è elencato, rappresentato ed opportunamente descritto ponendo in evidenza come i singoli elementi che lo compongono concorrono al raggiungimento delle finalità aziendali. La rappresentazione di questi elementi viene schematicamente rappresentata in un prospetto denominato inventario26. Gli elementi del capitale inteso in senso qualitativo costituiscono, in sintesi, un complesso di investimenti in essere in un determinato istante. Gli investimenti vengono comunemente divisi in due gruppi:

• immobilizzazioni, ossia gli investimenti di capitali a lungo ciclo di utilizzo effettuati dall’azienda per la costituzione della propria struttura tecnico- organizzativa (ad esempio fabbricati, impianti, macchinari, attrezzature, brevetti, concessioni e licenze, ecc);

• attivo circolante, rappresentato dalle scorte liquide in attesa di impiego e dagli investimenti generici o specifici destinati a trasformarsi in denaro nel breve periodo, cioè entro l’anno (investimenti del singolo esercizio).

Sono inoltre possibili ulteriori distinzioni; secondo l’essenzialità o meno degli elementi del capitale ai fini del funzionamento dell’impresa, si possono individuare:

beni principali, costituiti da investimenti che rivestono un’importanza

fondamentale per il funzionamento dell’impresa (ad esempio, per un’impresa industriale sono principali gli impianti, i macchinari, le materie prime);

beni accessori, costituiti da quegli elementi che non sono strettamente necessari

allo svolgimento della tipica attività aziendale (ad esempio, per un’azienda commerciale sono accessori i titoli di Stato, le obbligazioni di società, le azioni). Secondo la durata dell’impiego è possibile suddividere i beni costituenti il patrimonio di un’azienda in:

26 L’inventario è un documento analitico che descrive gli elementi del patrimonio; normalmente contiene una qualitativa descrizione dei beni distinti per gruppi omogenei; può anche contenere le valutazioni degli stessi elementi ottenendo, così, un inventario c.d. a valori.

capitali fissi (anche detti beni a fecondità ripetuta), ossia quegli elementi del

patrimonio che cedono la loro utilità economica a favore di una serie di atti produttivi (ad esempio impianti, macchinari, attrezzature, etc.);

capitali circolanti (anche detti beni a fecondità semplice), ossia quegli elementi del patrimoni che cedono la loro utilità economica a favore di un unico atto produttivo (ad esempio le materie prime e sussidiarie, i combustibili, i carburanti, etc.).

Secondo l’aspetto giuridico, un’ulteriore distinzione possibile è quella fra: • beni propri, ossia di proprietà del soggetto giuridico dell’azienda;

beni di terzi, ossia di proprietà altrui e che per cause connesse alla gestione si trovano temporaneamente presso l’azienda considerata (ad esempio depositi cauzionali di terzi, beni ricevuti in garanzia o in custodia, etc.).

L'analisi quantitativa del patrimonio è basata, invece, sulla valutazione dei beni, descrivendo così un complesso omogeneo ed astratto di valori monetari, la cui somma algebrica consente la determinazione del capitale netto. Attraverso la valutazione monetaria degli elementi aziendali si perviene ad una precisa distinzione tra i componenti attivi e passivi del patrimonio. Le attività sono i valori attribuiti ai beni, ai servizi ed ai diritti a disposizione del soggetto aziendale nel momento della determinazione del capitale (scorte liquide in attesa di impiego, impianti e macchinari, brevetti, concessioni e licenze, crediti verso clienti, cambiali attive, etc.). Le passività sono invece i valori attribuiti ai debiti liquidi, ai debiti in corso di formazione, ai debiti potenziali e alle partite rettificative dell’attivo (ad esempio debiti verso fornitori, cambiali passive, debiti per TFR, fondi per rischi ed oneri futuri, fondi di ammortamento, ecc).

Un’ulteriore distinzione è quella che vede i valori finanziari distinti dai valori economici. I valori finanziari sono gli elementi del capitale che possono essere espressi solo in moneta e che costituiscono mezzi di regolamento degli scambi o strumenti di finanziamento. Esempi di valori finanziari sono il denaro e i valori esistenti in cassa, i crediti verso la clientela, i debiti verso fornitori, i depositi bancari, i mutui passivi, etc. I

valori economici sono, invece, quegli elementi del capitale che non sono naturalmente

espressi in termini monetari e che necessitano di un processo di valutazione per essere tradotti in moneta. Esempi di valori economici sono i fabbricati, gli impianti, i macchinari,