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Il concetto di salute e di salute sul lavoro tra difficoltà definitorie e necessità di nuovi strumenti attuativi

Nel documento Bilancio e prospettive di una ricerca (pagine 67-70)

Parte I. Libro Bianco Parte II. Buone pratiche

GLI INTERROGATIVI APERTI

1. Il concetto di salute e di salute sul lavoro tra difficoltà definitorie e necessità di nuovi strumenti attuativi

L’esame e la ricostruzione dei contenuti del concetto di salute rappresentano una operazione preliminare necessaria per com-prendere, poi, i contenuti della sua declinazione nello specifico contesto del rapporto di lavoro, nonché per individuare quali siano le azioni e il margine di intervento e responsabilità riserva-te al datore di lavoro e agli attori della sicurezza (aziendali e isti-tuzionali).

La definizione attualmente accreditata di salute (quella adottata dall’Organizzazione mondiale della sanità) si caratterizza per la sua poliedricità e ampiezza e non investe solo la dimensione in-dividuale della salute, intesa cioè come stato di benessere com-plessivo dell’individuo sia fisico che psichico, ma anche la di-mensione collettiva, che attiene al rapporto – bidirezionale – tra individuo e ambiente, sul quale influiscono vari fattori di diversa natura (personali, sociali, economici, ambientali e professionali).

È inoltre concepita non solo come un obiettivo, ma anche come uno strumento per la realizzazione individuale della persona.

La promozione della salute va quindi oltre la promozione di uno stile di vita sano e non coinvolge solo gli operatori del settore sanitario, ma tutti gli attori sociali, politici, istituzionali ed eco-nomici, tenendo conto delle peculiarità di ciascun contesto nell’ambito del quale le politiche sinergiche vaste ed integrate di promozione della salute vengono strutturate e messe in atto.

La complessità e ampiezza del concetto di salute si riflettono an-che nella sua declinazione nell’ambito del contesto di lavoro.

Anche la tutela riservata alla salute del lavoratore si configura come totale, complessa, onnicomprensiva di fattori plurimi e non soltanto volta alla limitazione dell’infortunio. Nel perseguire l’obiettivo di realizzare e garantire la salute del lavoratore non si può fare a meno di considerare alcuni aspetti sui quali i processi tipici della IV Rivoluzione Industriale hanno particolarmente in-ciso. Si fa riferimento, segnatamente, almeno a: ambiente di la-voro e relazione con l’ambiente esterno, tempi di lala-voro, nuovi modelli organizzativi, nuovi lavori e nuove tecnologie e i relativi rischi e opportunità, la cui evoluzione incide sulle esigenze di tu-tela, sul regime delle responsabilità e sugli strumenti tecnici, or-ganizzativi e giuridici.

In generale, il contesto attuale è caratterizzato, da un lato, da una progressiva commistione tra spazi e tempi di lavoro e quelli di non lavoro, dall’altro, da innovazioni tecnologiche/organizzative che modificano lo scenario dei rischi, nonché, parallelamente, quello degli strumenti prevenzionistici adottabili.

Ponendo in relazione questi aspetti con l’ampiezza dell’oggetto della salute della persona e, in particolare, della persona che la-vora, appare necessario pensare a nuovi metodi e strumenti di tutela della salute sul lavoro che tengano presente innanzitutto il fatto che le esigenze di tutela stesse si sono progressivamente ampliate e diversificate per via delle caratteristiche del lavoro contemporaneo e che, inoltre, sono tese a realizzare una conti-nuità tra le azioni prevenzionistiche intraprese in tale ambito e quelle più generali di tipo pubblico, data l’attuale difficoltà di

se-parare nettamente i tempi, i luoghi e gli strumenti di vita extra-lavorativa da quelli di lavoro.

Si pongono dunque diverse domande, a partire da come affron-tare il tema dell’ampiezza ed evanescenza del concetto di salute, tenuto conto del nuovo scenario di riferimento.

L’approccio dell’OMS è condivisibile nonostante le criticità, ri-spetto alle quali è difficile proporre una soluzione che non sia quella che vada nel senso di una oggettivizzazione dei criteri, che resta cosa complessa, o di restringimento della definizione che però non sarebbe coerente con la complessità dello scenario at-tuale. Se è vero che la definizione nasce in un contesto storico differente da quello attuale e nell’ambito del quale non erano prevedibili le evoluzioni tecniche e sociali successive tipiche del-la IV Rivoluzione Industriale e, di conseguenza, nemmeno l’ulteriore ampliamento di una definizione che di per sé già lo era, procedere nell’ottica di un restringimento del concetto di sa-lute a fronte dell’ampliamento delle necessità di intervento che si prospettano, tenendo presente come si configura attualmente il lavoro, non sembrerebbe coerente con le esigenze stesse di tute-la deltute-la salute e deltute-la dignità deltute-la persona.

Dal momento che appare difficile intervenire sul concetto di sa-lute – e la riflessione dottrinale sul punto lo dimostra, anche evi-denziando i sostanziali fallimenti delle istanze di modifica della stessa – una pista di ricerca alternativa potrebbe essere quella di concentrarsi sugli strumenti attuativi dell’approccio suggerito in linea teorica, potenziando le sinergie tra i vari attori che dovreb-bero contribuire alla tutela e promozione della salute, in partico-lare quella sul lavoro.

Ulteriore tema da approfondire è quello del legame tra salute pubblica e salute sul lavoro. Il lavoro (e i relativi luoghi nell’ambito dei quali si esplica, pur nella piena consapevolezza delle sfide che attualmente comporta la definizione degli stessi) costituisce, infatti, allo stesso tempo un mezzo e un fine delle

at-tività di controllo e promozione della salute pubblica. Questo per la sua natura di attività diffusa e universale e perché essendo attività necessaria, socialmente ed economicamente, la garanzia della salute e quindi della produttività del lavoratore è un fattore basilare del benessere diffuso della società. La dimensione dello smart working, e quindi la diffusa smaterializzazione dei luoghi di lavoro e la loro porosità con luoghi tradizionalmente adibiti ad altre attività è un esempio lampante di questo. E ciò anche oltre la vita lavorativa della persona. Una politica prevenzionistica ef-ficace potrebbe limitare le conseguenze negative per la salute del lavoratore sul lungo periodo, oltre la sua vita lavorativa, a van-taggio anche della sostenibilità in termini di spesa sanitaria pub-blica.

Data questa sua natura, l’occasione di lavoro rappresenta uno scenario primario di presidio per la salute pubblica. In questo senso, l’istituzione di strumenti e metodi per realizzare una co-municazione efficace tra luogo di lavoro e autorità di sanità pubblica dal quale derivino poi politiche di osservazione, ricerca, prevenzione e intervento efficaci potrebbe rivelarsi un passo ne-cessario. A questo proposito, l’attuazione di questo modello se può risultare più semplice nei contesti europei continentali, di-versamente potrebbe presentare peculiari criticità nei sistemi an-glosassoni, come ad esempio quello statunitense, in cui il ruolo e la percezione delle autorità pubbliche (in particolare ispettive) sono più controversi e si scontrano con un sistema in cui l’autonomia privata tende ad assumere un ruolo preponderante.

2. I nuovi rischi tecnologici nella IV Rivoluzione

Nel documento Bilancio e prospettive di una ricerca (pagine 67-70)