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La conclusione della esperienza di tirocinio: cessazioni e interruzioni

4 INTERVENTI NORMATIVI E ANDAMENTO DEI TIROCINI EXTRACURRICULARI DURANTE L’EMERGENZA SANITARIA

4.2 Gli effetti della pandemia

4.2.2 La conclusione della esperienza di tirocinio: cessazioni e interruzioni

Analizzando i dati che offrono il quadro delle dinamiche di conclusione delle attività di tirocinio – sia per conclusione naturale alla scadenza, sia per interruzione anticipata – si osserva, all’indomani della esplosione della crisi sanitaria, la progressiva divaricazione delle curve che ne descrivono gli andamenti nell’anno.

I valori relativi alle cessazioni che sono sostanzialmente sovrapponibili per gli anni 2019 e 2020 per tutto il periodo pre-pandemico (di fatto fino alla prima settimana di aprile) iniziano a distanziarsi in modo evidente a seguito del blocco delle attività e delle disposizioni specifiche in materia. Disposizioni che, come verrà evidenziato più avanti nello specifico paragrafo, non avvengono in modo omogeneo e sincrono in tutti i territori regionali.

Figura 4.2.6 - Cessazioni giornaliere cumulate di tirocini. Anni 2019 e 2020. Valori in migliaia

Fonte: ANPAL – Elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

In particolare va rilevato che le Regioni adottano soluzioni differenziate nei tempi e nei contenuti rispetto alla possibilità di sospendere i tirocini, di chiuderli o di farli proseguire, laddove le caratteristiche lo consentivano, a distanza, ovvero nella modalità definita di smart training.

Tali soluzioni hanno dunque prodotto i propri effetti sull’andamento delle cessazioni presentata nel Grafico precedente e contribuiscono a spiegare il perché, nell’anno passato, vi sia stata – sostanzialmente da aprile in poi – una riduzione delle cessazioni rispetto al 2019.

In termini assoluti, i tirocini cessati sono stati quasi 354mila nel 2019 e oltre 265mila nel 2020, ma ovviamente bisogna tenere presente, come vedremo più avanti che nell’anno passato le nuove attivazioni sono state di gran lunga inferiore a quelle del 2019.

Quello che è interessante notare è che fino all’8 marzo il numero, come detto, è sostanzialmente corrispondente e si registrano 54mila cessazioni nel 2020 contro le 52mila del

2019. Già nel periodo successivo (fino al 3 maggio) la differenza si fa importante, con quasi 39mila cessazioni nel 2020 contro le circa 56mila dell’anno precedente, per poi amplificarsi fino a fine anno.

Rispetto al totale delle cessazioni, l’analisi delle interruzioni in una data anticipata rispetto a quella prevista per la scadenza74, indica che nel 2020 su 62mila casi, il 23,4% delle interruzioni è avvenuta almeno una settimana prima della scadenza naturale. Si tratta certamente di una quota importante di interruzioni, che tuttavia non è diversa (è anzi inferiore) rispetto a quella che si era già registrata nel corso del 2019. In quel caso, infatti, si erano registrate oltre 88mila interruzioni anticipate, ma su un totale complessivo di cessazioni di poco inferiore alle 354mila, ovvero pari al 25%.

Confrontando i segmenti temporali presi in esame, osserviamo che per i due anni anche in questa circostanza non vi sono differenze fra i valori nella fase iniziale dell’anno: nello specifico caso si registra la presenza di una stessa quota di interruzioni anticipate per il primo trimestre. È in due periodi successivi, in quello di lockdown e in quello relativo al secondo semestre del 2020 che si registrano invece delle differenze, di segno opposto e comunque nel complesso non particolarmente elevate. Più precisamente, nel periodo in cui le misure di contenimento del virus sono state più severe (marzo e aprile), la variazione tendenziale ci indica un incremento di +3,2 punti percentuali delle interruzioni anticipate.

All’opposto, anche in considerazione delle scelte regionali di sospensione dei tirocini o di modifica delle forme di realizzazione, si assiste a una riduzione delle interruzioni anticipate già dal 4 maggio (inizio della cosiddetta Fase 2) ma soprattutto a partire dall’11 giugno in poi, con una variazione pari a -4,3 punti percentuali.

74 Vengono qui considerati i tirocini interrotti 7 giorni e oltre prima della scadenza naturale. La scelta è finalizzata a rendere più netta la separazione fra i tirocini conclusi secondo previsione da quelli che invece sono stati chiusi prima, annullando o riducendo in modo significativo l’impatto di fattori tipo la conclusione anticipata a causa di festività, chiusure aziendali, ecc. Si tenga presente, in ogni caso, che i tirocini così considerati rappresentano il 97,7% e il 97,2% – rispettivamente per il 2019 e il 2020 – di quelli complessivamente cessati.

Figura 4.2.7 - Quota percentuale di tirocini interrotti almeno 7 giorni prima del termine previsto sul totale dei tirocini cessati. Valori percentuali

Fonte: ANPAL – Elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

È interessante notare la dinamica delle interruzioni anticipate, in rapporto al complesso delle cessazioni nel confronto fra 2020 e 2019 (Figura 4.2.8).

Sebbene, come esplicitato sopra, la quota di interruzioni anticipate non si modifichi in modo importante nel confronto fra i due anni, le due sequenze risultano essere significativamente diverse per tutta la parte centrale dell’anno. Se infatti osserviamo il primo e l’ultimo trimestre del 2019 e del 2020 vediamo che le rappresentazioni grafiche tendono a sovrapporsi senza mostrare, dunque, particolari differenziazioni.

Figura 4.2.8 - Quota percentuale di tirocini interrotti almeno 7 giorni prima del termine previsto sul totale dei tirocini cessati. Media mobile a 7 giorni

Fonte: ANPAL – Elaborazioni su dati Comunicazioni Obbligatorie MLPS

Al contrario, invece, l’osservazione di quanto avviene nei due trimestri centrali consente di apprezzare quanto la crisi sanitaria e le misure di contenimento abbiano inciso sul fenomeno delle interruzioni anticipate, modificandone la dinamica rispetto all’anno precedente.

Nei primi giorni di lockdown vi è un sensibile incremento della chiusura anticipata dei rapporti di tirocinio, mentre verso la fine del mese di marzo e per il successivo mese di aprile, soprattutto in conseguenza degli interventi regionali, le interruzioni anticipate si riducono sia in assoluto sia in confronto al 2019. È probabilmente il complessivo dilatamento dei tempi di attuazione del tirocinio, determinato dalle sospensioni, il motivo per cui la distribuzione delle interruzioni appare rimanere costante in rapporto alle cessazioni, senza i picchi rilevati l’anno precedente. In altre parole, se ai primi segnali dell’estensione della crisi pandemica i datori di lavoro hanno reagito anticipando la fine dei tirocini, successivamente hanno invece preferito seguire una strategia più attendista, prorogando la durata dei tirocini in essere.

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4.3 Principali provvedimenti regionali in materia di tirocini extracurriculari