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A. Grammatica e lessico

XIII. Particelle e congiunzioni

4. Conclusioni

Questa analisi si proponeva da un lato di chiarire il rapporto tra il testo di Eudocia e i modelli in prosa, e dall'altro di evidenziare l'autonomia dell'autrice.

380 Bevegni 2003, 32 n. 18.

381«Ma quello, adirato, gli disse: “Tieni lontana la tua malvagità! Non ti basta attuare i tuoi disegni agendo in disparte da noi? Evita la casa di Dio: ché invincibile è la forza di Colui che tutto governa» (trad. Bevegni 2006, 95).

382Cfr. Bevegni 2006, 44: «Notiamo come i dati espressi nella fonte in modo essenziale vengano ampliati sul piano del contenuto e innalzati sul piano dello stile».

Quanto al primo punto, si tratta probabilmente di un'aporia al momento insolubile: è emerso infatti quanto già osservato negli studi precedenti, ossia l'impossibilità di attribuire al De S. Cypr. un unico modello tra quelli a noi pervenuti. Come si è già accennato all'inizio del capitolo, è possibile che Eudocia si sia servita di tutte e tre le redazioni contemporaneamente, oppure che ne abbia utilizzata una quarta a noi sconosciuta. Si è visto infatti che Eudocia sembra seguire ora la prima, ora la seconda, ora la terza redazione, oppure che ne segua due contemporaneamente, oppure che perfino nello stesso passo si attenga in parte a una e in parte a un'altra. Per quanto gli esempi qui riportati non coprano, per esigenze di sintesi, l'intero primo libro del De S. Cypr., va notato che le diverse possibilità appena riassunte non possono essere ascritte a specifiche parti del poema: non è possibile affermare che nella prima parte del libro Eudocia segua una redazione e nella seconda un'altra, ma vi è una continua alternanza che non consente di ipotizzare che l'imperatrice abbia utilizzato redazioni diverse in momenti diversi della stesura dell'opera.

L'uso da parte dell'autrice di una quarta redazione, fortemente sostenuto da Bevegni, non è naturalmente da escludere: tuttavia, va osservato che buona parte delle discrepanze tra il testo eudociano e i modelli potrebbero essere spiegabili con la libera creatività dell'autrice e le esigenze della versificazione, e che solo trovando un manoscritto davvero corrispondente a quella che possiamo immaginare potesse essere la quarta redazione avremmo provato con certezza quale modello Eudocia abbia utilizzato.

Come si è visto, questa quarta redazione che idealmente Eudocia avrebbe potuto seguire sarebbe in gran parte simile alla terza – redazione che l'autrice sembra seguire nel maggior numero di casi – ma spesso se ne discosterebbe per seguire la prima o la seconda, e talvolta sarebbe differente da tutte e tre. La nostra analisi confermerebbe quindi in questo senso quanto sostenuto da Bevegni sulla collocazione dell'ipotetica quarta redazione in uno stemma della Conversio

Cypriani.384

Le modifiche e le aggiunte presenti nel testo di Eudocia rispetto ai modelli si rivelano spesso poco utili ai fini di stabilire l'aderenza a una recensione piuttosto che a un'altra: come si è visto, spesse volte si tratta di differenze imputabili più facilmente alla creatività dell'autrice e non all'utilizzo di una quarta redazione. Naturalmente la trasposizione da testo in prosa a poema in versi, soprattutto se non si dispone della precisa redazione del modello utilizzato, rende particolarmente complessa questa operazione, poiché risulta spesso impossibile stabilire con certezza se le differenze siano da imputare a una scelta dell'autrice o al modello.

In questo contesto a risultare particolarmente interessanti sono i casi in cui il testo di Eudocia risulta impoverito rispetto alla Conversio (come per i vv. 67 e 324-325), poiché la lettura del poema abitua lo studioso a continui ampliamenti e arricchimenti del modello in prosa, sia da un punto di vista stilistico che contenutistico. Tuttavia, non è impossibile pensare a una scelta deliberata da parte dell'autrice di omettere alcuni particolari che non risultavano interessanti per lei o che ai suoi occhi erano comunque sottintesi nel resto del testo. Per pensare che gli impoverimenti presenti nel De S. Cypr. debbano indicare l'uso di una quarta redazione, deve trattarsi di casi in cui la versione di Eudocia non possa essere spiegabile semplicemente con una lacuna materiale presente nel manoscritto utilizzato (come avviene ad esempio al v. 30 e in diversi casi riportati nella sezione dedicata alle eliminazioni presenti nel testo eudociano rispetto ai testi in prosa) o con la sua libera creatività.

Non è tuttavia da escludere la possibilità che Eudocia, da classicista colta quale era, abbia in realtà utilizzato diverse redazioni contemporaneamente, scegliendo, nel corso della stesura del De S. Cypr., le varianti che riteneva più opportune.

L'esistenza della quarta redazione, insomma, è ancora da provare e gli esempi portati in suo sostegno sono troppo spesso deboli o spiegabili in altro modo (scelte dell'autrice, lacune nel modello).

Va notato inoltre che lo studio dei modelli risulta spesso utile al fine di poter comprendere meglio i versi di Eudocia: è il caso ad esempio di 1.152-155, in cui

alcuni termini dal significato poco chiaro vengono spiegati alla luce del confronto coi testi in prosa.

Un altro aspetto importante dello studio del rapporto del testo eudociano coi modelli in prosa è stabilire in che misura l'autrice sia autonoma e originale, pur dovendo attenersi alla Conversio per esigenze di genere. Come si è visto, soprattutto nei paragrafi riguardanti aggiunte, eliminazioni e modifiche rispetto ai testi in prosa, è possibile ravvisare diversi casi in cui l'autrice si discosta volontariamente dal modello. Si tratta per lo più di amplificazioni, che superano quantitativamente le modifiche e le eliminazioni. Gran parte di esse sono aggiunte di una o più parole – spesso aggettivi – che hanno la funzione di arricchire e innalzare lo stile del testo poetico: a volte si tratta di ampliamenti quasi imposti dalle necessità di completamento dell'esametro, altre invece di una scelta da parte dell'autrice di veicolare un significato aggiuntivo rispetto alla Conversio.

Gli ampliamenti più lunghi ed eclatanti si trovano principalmente all'inizio del poema385: il fatto che l'indipendenza dell'autrice sia maggiormente ravvisabile in

questa parte non è sorprendente, poiché è il momento in cui è più importante affermare la propria poetica e catturare l'attenzione del pubblico con uno stile e un contenuto che risulti più accattivante del testo in prosa che si è scelto di parafrasare.

Questa analisi dimostra che Eudocia – pur seguendo per lo più da vicino la

Conversio, anche se al momento non è dato sapere quale redazione – resta

comunque un'autrice originale, in grado sia di innalzare il livello del modello in prosa mediante la sua trasposizione in esametri, sia di discostarsi da quest'ultimo, aggiungendo alcuni contenuti che per diverse ragioni le stavano maggiormente a cuore. Non si può che smentire dunque l'affermazione di Lamirande: «La détermination de l'impératrice, dans ses paraphrases de l'Écriture comme dans son poème sur Cyprien, à suivre en tout fidèlement son modèle équivalait à renoncer d'avance à toute inspiration originale».386 Come afferma Michael Roberts nel

385Si vedano in particolare i vv. 9-20. 386Lamirande 2001, 121.

proprio lavoro sull'epica biblica, non esiste una demarcazione chiara tra una parafrasi e un'opera letteraria indipendente.387 Sotto questo punto di vista, le

amplificazioni risultano essere particolarmente interessanti, poiché sono spesso responsabili delle qualità peculiari di un'opera indipendente. Come si è visto, gli ampliamenti del poema – e in generale ogni modifica rispetto al testo in prosa – vengono utilizzati per dare nuova forma alle vicende e al testo della Conversio e per esprimere aspetti importanti per l'autrice. Il De S. Cypr. non deve dunque essere considerato solamente come un esercizio retorico che non aggiunge niente di nuovo al proprio modello, ma come un'opera in cui Eudocia ha potuto esprimere la propria creatività personale, come sarà ulteriormente approfondito nel capitolo sull'analisi letteraria del I libro del poema.