• Non ci sono risultati.

Gli studi precedenti sulla parafrasi del De S Cypriano

A. Grammatica e lessico

XIII. Particelle e congiunzioni

2. Gli studi precedenti sulla parafrasi del De S Cypriano

Come si è già accennato, uno studio complessivo del rapporto tra il testo di Eudocia e i modelli in prosa è stato fatto da C. Bevegni.247 Un ulteriore contributo

si trova inoltre in un lavoro di C. Danesin sul folium Leidense.248

Claudio Bevegni ha analizzato il rapporto dei due libri del De S. Cypr. a noi pervenuti coi loro modelli in prosa, giungendo in entrambi i casi alla medesima conclusione, ossia che Eudocia si sia servita sia per la Conversio che per la

Confessio di una redazione differente da quelle a nostra disposizione.

245Nazzaro 1998, 101-102, che osserva inoltre: «è altrettanto vero che il loro compito non si esaurisce nella pur sapiente aemulatio della riscrittura poetica dell'ipotesto. Nel parafrasare, essi attualizzano il loro testo e ne consentono la fruizione in contesti spazio-temporali diversi: la loro opera si pone come il prolungamento del modello e contribuisce non meno di esso a diffondere tra i loro contemporanei la conoscenza delle uirtutes del santo e a edificare il pubblico dei fedeli». A questo proposito, cfr. anche Roberts 1985, 223 e Sandnes 2011, 24. 246Per l'importanza che la paideia rivestiva all'interno della cerchia imperiale, cf. Cameron 2004,

344-349.

247Bevegni 2003, 32-44; Bevegni 2006, in particolare 28-30; Bevegni 2006b; Bevegni 2006- 2007, 161-166.

Lo studioso analizza anche le differenze più importanti tra tutte e tre le redazioni della Conversio e il testo di Eudocia, che possono essere suddivise in tre categorie: aggiunte, eliminazioni e modifiche (o sostituzioni).249 Le aggiunte

prevalgono decisamente sulle altre due categorie e, come osserva lo studioso, non è affatto detto che implichino che Eudocia disponesse di una redazione diversa del modello, poiché spesso si tratta di aggiunte di particolari che non sono presenti, ma presupposti logicamente nella fonte. Modifiche di questo genere vanno messe in conto in una trasposizione in esametri, poiché l'autrice aveva sia l'esigenza di abbellire e innalzare il livello del testo sia talvolta anche quella di completare il verso con piccole aggiunte. Secondo Bevegni, se per buona parte delle aggiunte si può appunto ricorrere alla spiegazione della libera creatività dell'autrice (come nel caso di 1.29-30 e di 1.160250), in altri casi bisognerebbe invece pensare

all'esistenza di una quarta redazione: è il caso di 1.37, 1.40, 1.130, 1.257, 1.364 et

al.251

Quanto alle eliminazioni, Bevegni osserva che, oltre all'ipotesi che Eudocia abbia seguito una quarta redazione, vi sono almeno altre tre possibilità da prendere in considerazione: a) che l'autrice abbia deliberatamente tagliato un concetto presente nel suo modello; b) che il modello eudociano coincidesse effettivamente con una delle redazioni a nostra disposizione, ma che l'imperatrice possedesse un codice lacunoso in quel punto; c) che il concetto sia stato riprodotto

249Bevegni 2003, 38.

250I vv. 29-30 non vengono analizzati nelle prossime pagine, ma si tratta di ampliamenti rispetto ai modelli che possono essere considerati come un intervento volontario dell'autrice e il cui significato è per lo più già presupposto nei testi in prosa. Per il v. 1.160 si veda invece il paragrafo sugli ampliamenti.

251Bevegni 2003, 38-40. I v. 1.37 e 40 vengono discussi nel paragrafo relativo ai casi in cui Eudocia si attiene a tutte e tre le redazioni. Il v. 1.130 non viene discusso qui, ma si potrebbe facilmente trattare di un ampliamento inserito appositamente da Eudocia: il demone interrogato da Cipriano afferma di essere stato un tempo “il migliore tra le moltitudini angeliche”, all'interno del racconto delle proprie imprese, che comprendono l'allontanamento dal cielo. Il v. 257 insiste sull'avvizzimento di Giusta provocato dalla castità, e potrebbe essere spiegabile sulla base del dualismo umido/secco, vita/morte presente anche altrove nel poema (cfr. Salvaneschi 1981, 141), e potrebbe quindi essere un'aggiunta dell'autrice. Il v. 364 è un ampliamento rispetto ai modelli che però, secondo lo stesso Bevegni, costituisce un esempio tipico della libera creatività di Eudocia, anche allo scopo di completare l'esametro (Bevegni 2006, 139 n. 109).

da Eudocia e che questo si sia perso poi successivamente, e manchi quindi nel Laurenziano.252

Due degli esempi di Bevegni riguardo alle eliminazioni dovute a una quarta redazione sono particolarmente interessanti: la prima riguarda il v. 1.92 e la seconda i vv. 1.274-275. Nel primo caso, all'interno della descrizione dello spasimante di Giusta, Aglaide, manca qualsiasi riferimento al termine σχολαστικός (Conv. I, p. 82, 9 Rad.), presente in tutte e tre le redazioni e che avrebbe la funzione di connotare il giovane come 'intellettuale': si tratta effettivamente di una mancanza che è difficile motivare come una scelta volontaria di Eudocia, ma potrebbe anche essere dovuta a una lacuna del manoscritto utilizzato e non si tratta pertanto di una prova decisiva a favore della quarta redazione.253

Nel secondo caso (1.274-275) non compare un brano attestato in tutte e tre le redazioni (e.g. Conv. I, pp. 98,10-100,1 Rad.: ὁ τοῦς ὑπὸ τοῦ ἀλλοτρίου καταδυναστευομένους διασώζων καὶ φωταγωγῶν τοὺς ἑαυτοῦ δούλους πρὸς τὸ θέλημα τοῦ πατρός σου, ὁ ταῖς ἀκτῖσι τῆς δικαιοσύνης ἀποσοβῶν τοὺς ἐν ἀωρίᾳ σκυλλομένους).254 Manca infatti l'intera descrizione di cosa fa Cristo per gli esseri

umani in generale (ὁ τοῦς ὑπὸ τοῦ ἀλλοτρίου... σκυλλομένους, Fassung I) e si passa direttamente alla richiesta contenuta nella preghiera di Giusta (μὴ δῷς μοι νικηθῆναι ὑπὸ τοῦ ἀλλοτρίου, κτλ. Fassung I = vv. 275-277a). Anche in questo caso, tuttavia, non è possibile escludere che il manoscritto utilizzato dall'autrice presentasse qui una lacuna o che abbia scelto deliberatamente di omettere questo aspetto più generale per restare nell'ambito del personale sentire di Giusta.255

Bevegni analizza infine la categoria delle modifiche: lo studioso cita due casi connessi tra loro in cui il testo di Eudocia differisce da tutte e tre le redazioni in

252Bevegni 2003, 40. Per quanto riguarda l'ultimo punto, è possibile che in alcuni casi sia caduto un verso, come ad esempio tra 1.30 e 1.31 e tra 1.61 e 1.62 (Bevegni 2003, 40 n. 48).

253Bevegni 2003, 41. Per il significato del termine in età tardoantica e bizantina, cf. Loukaki 2016.

254Bevegni 2003, 41.

255Di questo passo si discute anche nel paragrafo riguardante le eliminazioni presenti nel testo di Eudocia rispetto ai modelli.

prosa, modificando il significato. Ai vv. 1.152-154, Cipriano, dopo aver invocato un demone, lo istruisce su quello che dovrà fare per collaborare alla seduzione di Giusta: tuttavia, in tutte e tre le redazioni del modello è il demone a istruire Cipriano, e non viceversa; in Eudocia avviene dunque un rovesciamento dei ruoli che si ripete anche ai vv. 1.205-208, quando Cipriano si rivolge al secondo demone.256 Bevegni aggiunge anche che questo dettaglio delle redazioni in prosa

corrisponde a come la vicenda viene narrata nella Legenda aurea di Iacopo da Varagine.257 Secondo lo studioso, il fatto che i ruoli siano invertiti nel testo

eudociano proverebbe con certezza che l'autrice avrebbe qui utilizzato una quarta redazione. In alternativa, Eudocia potrebbe aver scelto di discostarsi dal testo in prosa per sottolineare la potenza di Cipriano, che sa già cosa fare e chiede al demone di farlo per lui, trattandolo come un subalterno: come afferma lo stesso Bevegni, «Clemente Alessandrino, ad esempio, asserisce che i maghi usavano vantarsi di assoggettare con incantesimi i demoni al loro servizio (Protrettico 4, 58, 3)».258

Come si è visto, dunque, lo studio di aggiunte, eliminazioni e modifiche nel testo di Eudocia rispetto alla Conversio suggerisce sì l'eventuale utilizzo di una quarta redazione, ma questo resta di difficile dimostrazione.

Lo studio più approfondito di Bevegni sul rapporto tra il De S. Cypr. e i modelli in prosa risale però al 2006 e comprende l'analisi delle differenze tra le diverse redazioni.259 Questa collazione ha mostrato che in molti casi le tre redazioni sono

tra loro concordi e il testo di Eudocia coincide con esse, altre volte invece esse differiscono l'una dall'altra, e il De S. Cypr. segue o la prima o la seconda o la terza redazione, oppure la prima e la seconda ma non la terza, la prima e la terza ma non la seconda, o la seconda e la terza e non la prima.260

Le analisi di questa tesi hanno condotto alle medesime conclusioni; tuttavia, se

256Bevegni 2003, 41-42. 257Bevegni 2006, 130 n. 54. 258Bevegni 2006, 130, n. 54.

259Bevegni 2006b, in particolare 390-398. 260Bevegni 2006b, 390.

per Bevegni non può che derivarne che Eudocia abbia utilizzato una quarta redazione, le nostre conclusioni – come si vedrà nei prossimi paragrafi – sono più caute.

Bevegni conclude pertanto le proprie analisi dei rapporti tra il De S. Cypr. e i testi in prosa affermando che Eudocia doveva essersi servita

«di una quarta redazione, che per buona parte coincideva con quelle, ma che in svariati luoghi esibiva un testo senza alcun dubbio differente e indipendente. Se volessimo collocare questa redazione in un ipotetico stemma, potremmo dire che essa si presenta come una versione, per così dire, contaminata delle tre redazioni a noi note e che appare – non marcatamente, ma almeno tendenzialmente – più affine a rec. III. Di più non è possibile né prudente aggiungere».261

Anche se non è oggetto del presente studio, è comunque opportuno segnalare che Bevegni si è occupato di analizzare anche i rapporti tra le diverse redazioni della Confessio e il II libro del De S. Cypr., giungendo a conclusioni pressoché simili, ossia che Eudocia non abbia utilizzato nessuna delle due redazioni a noi note, poiché il secondo libro dell'opera combacia ora con l'una ora con l'altra redazione, e altre volte differisce da entrambe.262

Un altro studio del rapporto tra il testo di Eudocia e i modelli che è opportuno citare è quello di Cristina Danesin, che si è concentrata sul fragmentum Leidense, ossia i primi 99 versi del poema, pubblicati da Bevegni nel 1982.263 La studiosa

analizza le concordanze esclusive del folium Leidense con la I, con la II e con la III redazione, e successivamente anche i particolari dei modelli in prosa assenti in Eudocia e i passi invece aggiunti dall'autrice, giungendo alla conclusione che – tra le tre redazioni – quella che si discosta di più dal testo poetico è la seconda, mentre la terza quella più affine: per questa ragione, ipotizza che la redazione seguita avesse un testo vicino a quello della III redazione.264

Per quanto sia effettivamente vero che la redazione più vicina al testo di

261Bevegni 2006b, 398.

262Bevegni 2006b, 401. Si veda anche Bevegni 2006-2007, 163-166. 263 Per l'edizione, si veda Bevegni 1982.

Eudocia – non solo nel folium Leidense, ma in tutta l'opera – sia la terza, in alcuni casi le analisi di Danesin non sono pienamente condivisibili, poiché si tratta a volte di varianti da imputare forse più al passaggio da testo in prosa a testo poetico – con tutto quello che ne consegue – piuttosto che vere e proprie differenze sostanziali.

Ad esempio la studiosa (che per i testi in prosa parla di Confessio, anziché di

Conversio) sostiene che ai vv. 6-7 (οὐράνιον πατέρα πανυπείροχον, υἱέα δ' αὐτοῦ /

πνεύματος ἠγαθέοιο ἐς οὔνομα δ' ὕδασι λοῦντο) Eudocia concordi con la prima redazione nel separare piuttosto nettamente Padre e Figlio da un lato e Spirito Santo dall'altro265, ma non sembra che ci sia una distinzione così netta da far

propendere per una maggior vicinanza con una redazione piuttosto che un'altra: infatti nella prima redazione si legge πιστεύοντες εἰς θεὸν πατέρα παντοκράτορα καὶ εἰς τὸν κύριον ἡμῶν Ἰησοῦν Χριστόν, βαπτίζόμενοι ἐν πνεύματι ἁγίῳ, la seconda è uguale alla prima tranne che per καὶ εἰς τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον ἐβαπτίζοντο, e nella terza si legge invece πιστεύοντες καὶ βαπτιζόμενοι εἰς ἕνα θεὸν πατέρα παντοκράτορα καὶ εἰς τὸν κύριον ἡμῶν Ἰησοῦν Χριστὸν καὶ εἰς τὸ ἅγιον πνεῦμα. Oppure Danesin sostiene che al v. 66 (ὑπνώωσι δ' ἐπέσταν ἀολλέες ἀγγελιῶται) Eudocia si attenga alla seconda redazione, in cui αὐτοῖς corrisponderebbe all'eudociano ὑπνωώσι (la terza redazione ha αὐτῷ e la prima non dà indicazioni in proposito), ma anche qui si tratta di una differenza minima che non collega necessariamente il testo di Eudocia a una specifica redazione.266

Anche le eliminazioni possono essere spiegate spesso più con la libera creatività dell'autrice che con una diversa redazione della Conversio: Danesin sottolinea ad esempio che nella descrizione di Antiochia (vv. 11-14) manca l'espressione πρὸς Δάφνην;267 i versi in questione però sono un ampliamento delle redazioni in prosa

in cui l'espressione πρὸς Δάφνην è necessariamente sottintesa nella descrizione che viene fatta del luogo dove vive Giusta: sulle ragioni di questo ampliamento, si veda più avanti. La stessa cosa, infine, vale per i particolari aggiunti da Eudocia,

265Danesin 2001, 53. 266Danesin 2001, 53. 267Danesin 2001, 54.

dato che buona parte di essi sono frutto delle esigenze poetiche e di completamento dell'esametro.268