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Adempimenti successivi a carico delle farmacie

9. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE

Dall’analisi dei dati, viene si evidenzia come la Cannabis sia in grado di dare una risposta, in termini di sintomatologia, molto variabile da soggetto a soggetto. Risulta essere una terapia che va modulata nel tempo: non si raggiunge un dosaggio di arrivo fisso, e data la variabilità individuale, l’approccio migliore sarebbe sempre cominciare con un dosaggio molto basso ed aumentare gradualmente.

È quindi importante personalizzare, garantendo l’utilizzo del dosaggio minimo che possa dare l’effetto desiderato, in modo da non esporre il paziente a eventi avversi e contemporaneamente, garantire un profilo costo/efficacia vantaggioso: questo in un’ottica futura, permetterebbe l’accesso alla terapia a un numero di pazienti maggiore.

Si raccomanda quindi di iniziare il dosaggio con cartine con dosi non superiori ai 50mg e nel caso dell’olio con 1 o 2 gocce die e di aumentarle gradualmente. Gli impieghi della cannabis sono destinati ad aumentare, e conseguentemente anche l’arruolamento dei pazienti e pertanto la spesa da sostenere a carico del SSR.

La Cannabis risulta essere efficace, in tutte le indicazioni proposte.

Pur non avendo nessuna pretesa di elaborazione statistica, non essendo presenti a livello mondiale studi standardizzati, questa sperimentazione ligure acquista quindi grande valore, poiché il prodotto di partenza è standardizzato per modalità di somministrazione e prodotto di partenza (Bedrocan, Bediol). L’analisi dei dati raccolti, non permette di avere risposte univoche, ma da lo spunto per ulteriori approfondimenti e ricerche per il futuro.

Non è da trascurare nella valutazione complessiva, l’impatto che potrà avere la possibile legalizzazione per uso personale della Cannabis.

La Conferenza delle Regioni ha presentato un documento nel corso di un’Audizione alla Camera in Commissione Affari sociali, riguardante le tematiche connesse all’uso terapeutico della cannabis e alla sua legalizzazione. Nel documento della Conferenza delle Regioni si evidenziano una serie di criticità in merito alla proposta di legge.

In particolare è stato sottolineato come sia inattuabile la liberalizzazione dell’uso ricreativo di un prodotto che ha sempre più indicazioni per scopi terapeutici, altrimenti c’è il rischio di fare confusione e quindi di gravi ripercussioni in termini sanitari. Pertanto la stessa legge – evidenzia la Conferenza delle Regioni – non può regolamentare due aspetti che sono incompatibili.

Finora sono dodici le Regioni che hanno adottato leggi o provvedimenti relativi all’uso terapeutico di medicinali a base di cannabis: Piemonte, Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria, Basilicata e Lombardia.

In TOSCANA con la LEGGE REGIONALE 19 febbraio 2015, n. 20, la regione ha effettuato Nuove disposizioni per la somministrazione ad uso terapeutico dei farmaci cannabinoidi, modifiche alla l.r. 18/2012.

In tale documento nell’Art 2 si legge : “I farmaci cannabinoidi possono essere prescritti, con oneri a carico del servizio sanitario regionale (SSR), dal medico specialista del SSR e dal medico di medicina generale, sulla base del piano terapeutico redatto dal medico specialista del SSR” e nell“Art. 4 bis: Erogazione in ambito domiciliare: 1. Si considera domiciliare la somministrazione del farmaco cannabinoide che è avviata al di fuori di strutture ospedaliere o a queste assimilabili. 2. Nel caso di cui al comma 1, il medico di medicina generale prescrive la terapia su ricetta del SSR, sulla base del piano terapeutico redatto dal medico specialista del SSR. Ai fini della fornitura con oneri a carico

del SSR, i farmaci cannabinoidi sono forniti dalla farmacia ospedaliera nell’ambito del budget di cui all’articolo 4, comma 1.”

Le indicazioni: 1) Spasticità secondaria gravi malattie neurologiche, in particolare sclerosi multipla, in assenza di risposta agli altri trattamenti disponibili; 2) Dolore oncologico refrattario a dosi terapeutiche di morfina. Utilizzabile in associazione ad altri farmaci analgesici, anche con la finalità di ridurre il dosaggio degli oppiacei; 3) dolore cronico di origine neurologica resistente sia ai farmaci per il dolore neuropatico sia agli oppiacei; 4) Sindrome Gilles de la Tourette.

In dettaglio la delibera stabilisce che:

- tutti i medici possono prescrivere le preparazioni a base di cannabis, nei limiti previsti dalla normativa nazionale vigente effettuando un piano terapeutico; se la prescrizione è al di fuori delle indicazioni inserite nella delibera regionale, il trattamento sarà a carico del paziente.

- la prescrizione e l'inizio del trattamento con questi medicinali deve essere eseguita in strutture ospedaliere (o assimilabili) del servizio sanitario regionale, inclusi reparti di degenza, day-hospital o strutture ambulatoriali; viene redatto un PT e in seguito il MMG potrà prescrivere la cannabis e il paziente tornerà in strutture ospedaliere per il ritiro

- le farmacie ospedaliere devono attivare tutte le procedure relative all'acquisto o all'importazione delle sostanze medicinali e all'allestimento dei preparati magistrali.

Le normative regionali convergono tutte nel disciplinare l’erogazione dei medicinali a carico dei propri Servizi sanitari regionali (SSR) e, salvo specifici aspetti di carattere organizzativo e procedurale, si allineano a quanto disposto dal Ministero della Salute con proprio decreto del 9 novembre2015.

• la selezione delle piante, il metodo di coltivazione, i tempi di raccolta, la tecnica di trasformazione sono passaggio che possono incidere in modo significativo sul titolo del principio attivo e sulla qualità del prodotto finale, presupposti indispensabili al fine di poter disporre di un prodotto sicuro, con un titolo in principio attivo ben definito, di qualità garantita, nonché un sistema di rilevazione degli eventuali effetti collaterali; • gli usi terapeutici non sono approvati come indicazioni terapeutiche ed è in discussione non solo la sicurezza d’uso ma anche l’effettiva efficacia in diverse patologie;

• la proposta di legge potrebbe portare ad uso inappropriato per i soggetti minorenni, con possibilità di sicurezza e danno a tale fascia di età; • non è altresì da escludere che, una volta diffusa la pratica del “fai da te” per usi ricreativi, questa pratica (la norma non lo vieta e neppure potrebbe vietarlo), non possa essere attivata anche per gli usi terapeutici con gravi conseguenze sulla salute pubblica.

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