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Conclusioni sullo schema di codifica

11. FOCALIZZATORI E DEVIANZA: UNA PROPOSTA DI CODIFICA

11.3 Conclusioni sullo schema di codifica

Lo schema di codifica dei focalizzatori qui presentato si è rivelato sufficientemente robusto per la caratterizzazione dei diversi tipi di focalizzatori e di contesti d’uso (quali la presenza di porzioni discontinue dell’enunciato in focus, come nel caso del focalizzatore in posizione interausiliaria), sia nel caso di enunciati morfosintatticamente devianti che nel caso di enunciati standard, tanto nelle produzioni scritte quanto nel parlato, per il quale le linee guida TEI, al di là dello schema proposto, offrono diversi strumenti descrittivi.

Proprio la compatibilità di questo schema con le linee guida TEI è uno dei punti di forza maggiore di questo schema, rendendolo facilmente implementabile ed esportabile.

Il metodo di combinazione dei tag all’interno dell’attributo type consente inoltre di creare agevolmente un’interfaccia di ricerca molto versatile, consentendo ad esempio di:

- selezionare tutti gli enunciati in cui il focalizzatore X è usato scorrettamente, per

vedere se vi siano delle regolarità nella genesi dell’errore;

- selezionare tutti gli enunciati in cui l’errore è stato classificato come Y, in modo da

vedere se vi siano regolarità nella generazione di un dato tipo d’errore a partire da focalizzatori anche diversi;

- selezionare tutti gli enunciati con determinare caratteristiche del focalizzatore, in

modo da qualificare meglio la devianza.

Queste queries, in base allo schema presentato, potrebbero essere agevolmente incrociate internamente ed esternamente, ad esempio con i dati relativi a produzioni scritte o orali o con i dati sociolinguistici relativi ai parlanti.

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Nonostante le potenzialità e le possibilità comparative offerte dallo schema di codifica proposto, esso è comunque allo stato embrionale, e non è stato testato estensivamente su una mole di dati adeguata a verificarne la coerenza e l’efficacia, test che sarebbe auspicabile effettuare come prosecuzione del presente lavoro.

Al di là del valore intrinseco del modello proposto, rimane l’impressione che l’utilizzo di un adeguato sistema di annotazione e di codifica delle caratteristiche delle occorrenze dei focalizzatori e la sua applicazione ad un corpus di grandi dimensioni quali ICoN possa portare ad un grande avanzamento nel settore di studi, in cui generalmente gli esperimenti e le osservazioni, anche nei lavori recenti, sono effettuati su gruppi di apprendenti ristretti, con le tutte le ripercussioni che tale carenza di dati ha sulla possibilità di generalizzare i risultati ottenuti.

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CONCLUSIONI

Nel corso del presente lavoro sono stati esaminati gli errori commessi dagli apprendenti germanofoni del corpus ICoN nell’uso dei focalizzatori anche e solo.

Le ricerche precedenti qui discusse, come i citati Andorno (2000), Borreguero Zuloaga (2011), Corino (2012) e Caloi (2017), differiscono sensibilmente dal presente lavoro, in particolare per i metodi di elicitazione dei testi utilizzati e, soprattutto, per il livello di competenza linguistica degli apprendenti, certamente più alto nel caso degli studenti del corso di laurea offerto dal consorzio interuniversitario ICoN, che impone, tra i requisiti d’accesso, un livello minimo di italiano pari al B2, ma, come visto, spesso superato.

Si riportano qui le domande, presentate nell’introduzione, che hanno informato il presente lavoro:

1) Sono le proprietà distribuzionali dei focalizzatori nell’interlingua degli apprendenti determinate dalla loro L1, dall’annualità di studio o da altre caratteristiche sociolinguistiche degli apprendenti?

2) Sono la tipologia e la quantità di errori commessi dagli apprendenti correlate alla loro L1?

3) Vi è una chiara correlazione tra quantità e qualità degli errori e annualità di studio, così come rilevato, in altri ambiti, da Corino?

Questo studio preliminare, condotto sul solo sotto-corpus di studenti germanofoni del corpus ICoN, permette per adesso di dare risposta alla prima domanda.

Dall’analisi delle proprietà distribuzionali, riportata nel cap. 10, è emerso che gli apprendenti germanofoni, e anche quelli italofoni residenti in Germania, fanno un uso maggiore dei focalizzatori rispetto a quanto riscontrato nell’analisi delle frequenze effettuata sul corpus di italiano L1 scritto CORIS/CODIS e sul sotto-corpus ICoN di

112 studenti italofoni residenti in Paesi non germanofoni.

Nelle produzioni di questi ultimi sono comunque state riscontrate delle frequenze medie superiori a quelle riscontrate nel CORIS/CODIS, sintomo che probabilmente anche il metodo di elicitazione dei testi e la tipologia testuale attesa possano influire sulle strategie informative attuate dagli studenti.

Dall’analisi è emerso inoltre che fra gli apprendenti germanofoni vi è una tendenza generalizzata alla riduzione di tali frequenze nel corso delle annualità di studio e che esse sono influenzate, dal punto di vista sociolinguistico, esclusivamente dal numero di lingue parlate dagli apprendenti.

Rispetto alla seconda domanda, non è stata riscontrata, negli errori commessi da questo gruppo di apprendenti avanzati, alcuna regolarità. Anche quelle segnalate negli altri lavori citati, quali un marcato uso connettivo del focalizzatore anche, o vistosi fenomeni di interferenza, o l’utilizzo di strategie selettive di ordinamento delle frasi focalizzate, fenomeni descritti rispettivamente in Andorno (2000), in Borreguero Zuloaga (2011) e in Caloi (2017), non trovano riscontro nel sotto-corpus analizzato.

Per le stesse motivazioni, anche la terza domanda ha risposta negativa: non sono state osservate variazioni significative negli errori commessi da questo gruppo di utenti avanzati lungo la dimensione diacronica.

Tali risposte pongono però una nuova domanda: alla luce della ristrettezza dei gruppi su cui sono state condotte le ricerche citate e il presente lavoro, è possibile che vi siano regolarità nascoste dalla carenza di dati?

Per quanto possa rivelarsi laborioso, la marcatura dei focalizzatori su un corpus di grandi dimensioni, qual è ICoN, e le possibilità di ricerca e di comprensione da essa derivanti, discusse nel cap. 11, sono la chiave per una comprensione più generale delle strategie informative attuate dagli apprendenti e delle difficoltà in cui possono incorrere

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nella traduzione verso un’altra lingua dei processi di focalizzazione del discorso.

Grazie al metodo di elicitazione dei testi, alla definitezza dei programmi somministrati agli studenti, ai requisiti minimi d’accesso ai corsi e alla definizione della tipologia testuale attesa, i testi presenti nel corpus ICoN si rivelano ideali per uno studio cross-linguistico sull’utilizzo dei focalizzatori, con ottime possibilità di comparazione dei risultati ottenuti con le produzioni scritte di parlanti di italiano L1 tramite il raffronto con il sotto-corpus ICoN_ital e il corpus CORIS/CODIS.

Se ICoN_ital, da un lato, consente il raffronto diretto delle produzioni di studenti italofoni con quelle di studenti di diversa L1 realizzate nelle stesse condizioni e con gli stessi vincoli, dall’altro il CORIS/CODIS consente, limitando le ricerche ai testi di tipologia testuale Prosa Accademica (contigua e probabilmente sovrapponibile, almeno in parte, alla tipologia testuale attesa nelle produzioni degli studenti del Corso ICoN) di ampliare il confronto con le produzioni di italofoni realizzate con altre metodologie ed altri vincoli, ampliando così il quadro comparativo e la possibilità di comprensione delle differenti strategie informative utilizzate dai due gruppi di parlanti di italiano L1 e L2.

L’utilizzo di tutti gli strumenti descritti, affiancato da solide basi di statistica descrittiva e inferenziale, di trattamento automatico dei testi e dei dati, consente di gettare le fondamenta per un nuovo tipo di analisi linguistica dei corpora di grande dimensione.

Se da un lato il trattamento automatico aiuta infatti il linguista nell’estrazione dei dati da vagliare manualmente, fornendo solidi strumenti di aggregazione e visualizzazione degli stessi, l’utilizzo di strumenti statistici consente di valutare la reale significanza di eventuali differenze e similarità riscontrate nelle interlingue di gruppi di apprendenti diversi.

Un metodo di analisi, quello auspicato, che favorisce forse un approccio quantitativo all’analisi di corpora di apprendenti, più aderente, in questo, alla definizione data al concetto di linguistica acquisizionale in Corino (2012), ma che permette l’emergenza di

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regolarità e di strategie di gruppo altrimenti non rilevabili. Questo approccio consente inoltre al linguista un maggior controllo sulla definizione stessa dei gruppi di apprendenti.

La non scontata compresenza di un quadro teorico solido e in espansione, di corpora di dimensioni significative e di adeguati strumenti linguistici e statistici consente dunque di auspicare un proseguimento di questo studio, con la finalità di rispondere alle domande qui proposte e alla definizione di nuovi quesiti non ancora emersi.

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