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Conflittualità patrizia durante le Guerre d‟Italia

4.1 Prima di Agnadello: una novella del Bandello ed il Quattrocento veneziano

UNA SOCIETÀ ALLO SPECCHIO: INIMICIZIE, RELAZIONI DI GENERE E VALORI SOCIO-CULTURALI IN UNA NOVELLA

La quindicesima novella di Matteo Bandello, figura poliedrica di letterato del XVI secolo, una fra quelle ambientate nell‟ambiente lagunare, ha come protagonisti alcuni nobiluomini e

nobildonne veneziane durante il dogado di Francesco Foscari.552 Tra Girolamo Bembo e

Anselmo Barbarigo «(come spesso suol avvenire) era mortalissima nemicizia, e tanto e sì acerbo odio, che mai non cessavano con occulte insidie dannificarsi, e per ogni via a lor possibile farsi vergogna». Tale era la contrapposizione che «quasi impossibil pareva, che mai più si devessero insieme pacificare».553 Ruota attorno a questa «crudel nemicizia, lasciata loro da i padri d‟essi quasi ereditaria»,554 la narrazione di una vicenda di amanti raggirati, in cui ampio spazio trovarono elementi che usualmente si riscontrano nelle analisi di faide e vendette. In primo luogo, le diverse declinazioni dell‟onore maschile e femminile; in secondo luogo, l‟intervento di lignaggi e parentele; infine, la pacificazione. Non solo, il racconto fa riferimento a più istituzioni giudiziarie e politiche lagunari che è opportuno considerare e che rendono conto della conoscenza che il Bandello aveva dello scenario veneziano. Senza entrare troppo nei dettagli dell‟intreccio narrativo, è sufficiente spiegare come a scatenare lo sviluppo delle vicende fu la

passione amorosa provata da ciascuno dei due patrizi nemici per la moglie dell‟altro.555

Le due donne, legate da una profonda amicizia, ingannarono a lungo gli amanti facendoli accogliere contemporaneamente nelle rispettive camere, ma recandosi una nell‟abitazione dell‟altra, cosicché i mariti ritrovarono le mogli, senza accorgersene. Rimaste entrambe incinte, a far precipitare gli eventi fu la comparsa di un terzo patrizio, Alvise Foscari, nipote del doge, che mentre corteggiava una giovane vedova si ferì cadendo da una scala di corda. Per non lasciare sospetti e disonorare l‟amata, egli fuggì e svenne di fronte alle case, contigue, dei due

552 N. Sapegno (a cura di), BANDELLO Matteo, in DBI, vol. 5, pp. 667-673.

553 M. Bandello, La prima [quarta] parte de le novelle del Bandello. Tomo primo [nono], Londra [Livorno] 1791 (d‟ora in poi Bandello), p. 307.

554 Ivi, p. 332.

555 Sul tema della sessualità nella Venezia rinascimentale si veda il recente contributo di G. Ruggiero,

Wayfarers in Wonderland: The Sexual World of Renaissance Venice Revisited, in Dursteler, A Companion cit., pp.

543-570. Per un‟analisi di più ampia prospettiva cfr. idem, Machiavelli in Love: Sex, Self and Society in the Italian

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patrizi protagonisti, proprio mentre erano ciascuno nella casa dell‟altro con quella che credevano essere la moglie dell‟odiato nemico. I guardiani dei Signori di Notte rinvennero il corpo insanguinato di Alvise Foscari e pensarono, dato il luogo del ritrovamento, che fossero stati Girolamo Bembo e Anselmo Barbarigo ad assalirlo. Quest‟ultimi vennero in quelle circostanze ritrovati seminudi uno in casa dell‟altro. Imprigionati su decisione degli stessi Signori di Notte, durante la permanenza in carcere si riappacificarono, decidendo di porre da parte i dissidi per la persuasione di entrambi di essere stati traditi dalle mogli, poiché non si erano mai accorti dello scambio messo in atto dalle nobildonne per salvaguardare il proprio onore.556

Amareggiati dalla situazione al punto di non voler più vivere, i due patrizi decisero di assumersi la responsabilità della morte di Alvise Foscari, il quale invece si era ripreso dalla ferita. Il caso venne discusso in Consiglio dei Dieci, che il Bandello ci rappresenta impegnato a valutare l‟andamento della guerra contro Filippo Maria Visconti. Girolamo Bembo e Anselmo Barbarigo, interrogati circa la loro presenza nell‟altrui abitazione, mentirono dicendo di aver visto più volte di notte passare di fronte alle loro case Alvise Foscari e, credendo ciascuno di loro ch‟egli fosse venuto a visitare la moglie, entrambi uscirono per ucciderlo.

Avendo il Doge intuito la contraddittorietà della confessione dei due e il ruolo effettivamente interpretato delle loro mogli, fece spargere la voce che i due patrizi e il nipote, il quale aveva affermato di essere caduto dalla finestra dell‟amata perché voleva in realtà derubarla dei suoi averi, sarebbero stati giustiziati. Tuttavia, «per esser tutti tre d'onoratissimo legnaggio, si cominciò da‟ parenti et amici loro ad investigar se modo alcuno si fosse potuto trovare per la liberazion loro».557 Al contrario, le due mogli erano, «dopo il caso occorso de la prigionia de i mariti, cadute in odio a gli amici e parenti de l‟una e l‟altra parte, credendosi da tutti, che elle fossero due disonestissime femine. Il perche non era stato nessuno, che mai l‟avesse visitate ne condolutosi seco de l‟infortunio loro».558

Le due nobildonne inviarono una supplica al Doge, a cui i Dieci avevano rimesso l‟episodio, chiedendo pubblica udienza prima dell‟esecuzione della sentenza. Le donne si recarono a palazzo con i parenti più stretti, dove un folto gruppo di patrizi curiosi era congregato per ascoltare l‟udienza, a cui erano presenti pure i mariti prigionieri. Quest‟ultimi, alla vista delle mogli, iniziarono ad adirarsi e, in particolare, Girolamo Bembo, mosso dall‟ira, «cominciò a dir

556 Per un approfondimento su tradimento coniugale all‟interno della produzione del Bandello si veda P. Ugolini, L‟adulterio e la rappresentazione della donna nelle Novelle di Matteo Bandello, in AA.VV., Matteo Bandello. Studi

di letteratura rinascimentale, III, Alessandria 2010, pp. 175-200.

557 Bandello, p. 335.

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a la sua donna estrema villania».559 Isotta, moglie di Anselmo, parlò per prima e ricondusse la

collera dei mariti a due possibili ragioni: «l‟omicidio che essi falsamente hanno confessato d‟aver fatto, o vero per la gelosia che acerbamente i cori gli rode che noi siamo femine impudiche, essendo l‟uno in camera de l‟altro, quasi nel letto stato preso».560

Le due donne allora discolparono i mariti dall‟omicidio di Alvise Foscari, il quale non era affatto morto né stato ferito secondo i modi confessati dai due patrizi, e svelarono la trama da loro ordita ai danni dei mariti, non prima però di aver fatto dire a loro il motivo dello sdegno che provavano verso le mogli. Anselmo e Girolamo «risposero, che l‟aver conosciute le donne loro meretrici, le quali onestissime credevano et esser tali devevano, era tutto lo sdegno e cordoglio che il cor loro rodeva, e che non potendo tanta infamia sofferire, ne sopportar di viver ne la luce de gli uomini, gli aveva indutti a confessar per desiderio de la morte ciò che fatto non avevano già mai».561 Dopo aver rimproverato ai consorti di non aver a loro volta rispettato la sacralità del vincolo coniugale, le donne supplicarono l‟aiuto del «Serenissimo Prencipe, che degni con il favore et autorità sua e di questi eccellentissimi Signori, reconciliarne con i mariti nostri, e far che da loro impetriamo pace, quando averemo lor fatto toccar con mano, che noi siamo le offese et essi gli offensori».562

La novella si risolse allora con la riconciliazione delle due coppie e anche con la fine dell‟inimicizia tra i due gentiluomini.563 Nelle intenzioni dell‟autore, Matteo Bandello, uno dei maggiori novellieri della sua epoca, il problema del rapporto tra storia e invenzione doveva trovare un‟adeguata sintesi nella forma novellistica caratterizzata dal mirabile verosimile.564 Vale allora la pena di esaminare da vicino alcuni riferimenti contenuti in questo racconto ambientato tra terzo e quinto decennio del Quattrocento veneziano: Isotta era figlia di uno dei Procuratori di san Marco, i quali «a l‟ora non erano in tanto numero, come oggi dì sono, perciò che solamente i più savii e quelli che ottimi si giudicavano, erano a così nobile e grave degnità eletti,

559 Ivi, p. 340.

560 Ivi, p. 341

561 Ivi, p. 343.

562 Ivi, p. 346.

563 Pur nella finzione letteraria, non si trattava di una richiesta di aiuto formale, ma concretamente finalizzata al raggiungimento di una nuova concordia familiare. Nella Firenze rinascimentale, ad esempio, i conflitti tra coniugi per casi afferenti alla sfera sessuale e familiare si risolvevano spesso con il riconoscimento da parte delle autorità della riconciliazione tra moglie e marito, cfr. J.M. Najemy, Sex Crimes and Rituals of

Redemption in Civic Humanist Florence, in M. Jurdjevic, R. Strøm-Olsen (a cura di), Rituals of Politics and Culture in Early Modern Europe: Essays in Honour of Edward Muir, Toronto 2016, pp. 165-184.

564 E. Menetti, Enormi e disoneste: le novelle di Matteo Bandello, Roma 2005, pp. 93-121. Sulla novellistica cinquecentesca si veda R. Bragantini, Il riso sotto il velame. La novella cinquecentesca tra l‟avventura e la norma, Firenze 1987; S. Carapeza, Novelle e novellieri. Forme della narrazione breve nel Cinquecento, Milano 2011. Sulla fortuna soprattutto in Francia e Spagna si rimanda a A.C. Fiorato, Bandello entre l'histoire et l'écriture. La vie, l'expérience

sociale, l'évolution culturelle d'un conteur de la Renaissance, Firenze 1979; F. Rico, Romanzo picaresco e storia del romanzo,

in G.M. Anselmi (a cura di), Dal primato allo scacco. I modelli narrativi italiani tra Trecento e Seicento, Roma 1998, pp. 13-30.

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e nessuno per ambizione ne per danari si faceva».565 L‟esplicita critica era rivolta alla situazione cinquecentesca, contraddistinta da un elevato numero di Procuratori rispetto al secolo precedente, i quali erano eletti dietro versamento di un sensibile prestito, una pratica che prese

avvio dopo Agnadello.566

Se già questo primo elemento restituisce la profondità della conoscenza di Matteo Bandello dell‟ambiente lagunare, altrettanto importante è il riferimento ai due organi giudiziari che fanno la loro comparsa nell‟intreccio. Se da un lato è molto probabile che il Consiglio dei Dieci fosse ben conosciuto anche al di fuori della Repubblica, altrettanto non si può dire in merito ai Signori di Notte: quest‟ultima era una magistratura meno nota e importante, il cui raggio d‟azione non usciva dalla ristretta realtà urbana della Dominante. Che fosse stati i guardiani al servizio di tale organo, durante la perlustrazione notturna, a individuare il corpo ferito di Alvise Foscari e, in seguito, gli stessi Signori di Notte a porre in prigione i due patrizi nemici non era solo verosimile, ma molto plausibile.

Come si è infatti visto, era spesso quest‟organo giudiziario a formare l‟inquisizione ex officio, seguita dall‟invio dell‟incartamento agli Avogadori nel caso in cui si ravvisassero gli elementi della premeditazione.567 È invece un evidente e significativo anacronismo l‟interventismo attribuito ai Dieci: la discussione di un caso d‟omicidio e la trattazione degli andamenti bellici da parte di tale organo secolo ricalca molto di più la realtà cinquecentesca che quella del XV secolo. Come si vedrà a breve, il protagonismo dei Dieci in seno alla conflittualità nobiliare veneziana fu molto limitato prima di Agnadello.

In ogni caso risulta evidente la conoscenza che il Bandello aveva della realtà lagunare. Nella novella esaminata compaiono non solo interessanti accenni al panorama istituzionale veneziano, ma entrano prepotentemente in gioco riferimenti culturali ben precisi, afferenti all‟idioma dell‟onore e ai turbamenti emotivi strettamente connessi a quest‟ultimo. L‟onore si presenta come un complesso e intricato sistema di pratiche e valori, sia nell‟Europa di antico regime sia in quelle società contemporanee dove tutt‟oggi, seppur declinato secondo forme plasmate dal relativo contesto, è presente. Tuttavia, differenze significative sono state ravvisate anche all‟interno di aree regionali nell‟odierna Europa, tra paesi mediterranei e settentrionali, e negli Stati uniti, dove la cultura dell‟onore è molto più vitale e pregnante nel cosiddetto Old

South.568 La nozione di onore si può articolare in relazione a diversi ambiti, ma i principali sono

565 Bandello, p. 308.

566 L‟effetto dell‟introduzione dell‟elezione dietro versamento di un prestito o di un donativo in denaro all‟interno della competizione elettorale è stato analizzato da Finlay, La vita politica cit., pp. 229-233.

567 Cfr. § 3.1.

568 Analisi antropologiche sull‟onore in società non occidentali in U. Wikan, Behind the veil in Arabia: Women

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declinabili secondo le costruzioni di genere e le idee di moralità e famiglia. Comune a tutte queste forme è il concetto di reputazione pubblica, centrale nella formazione dell‟immagine sociale degli individui.

La logica dell‟onore è allora quella dell‟apparenza e dell‟adesione ai codici di condotta elaborati socialmente e chi fallisce nel rispettarli si macchia di vergogna, concetto che rappresenta il secondo polo, insieme all‟onore, lungo cui oscilla la fama del singolo e del suo gruppo di appartenenza. L‟onore è infatti una risorsa collettiva, che aumenta o viene incrinato dalle azioni dei suoi membri e dà forma e sostanza allo status: l‟unico modo per acquisire ulteriore reputazione è quello di sottrarla ad altri. In quanto risorsa collettiva, onore e status sono concetti che impregnavano ogni corpo politico e sociale, come corporazioni artigianali e organi pubblici. La Repubblica di Venezia, ad esempio, era estremamente gelosa del proprio onore.569 Esistevano delle vere e proprie gerarchie dell‟onore, in genere corrispondenti alla stratificazione sociale della comunità. Non erano solo le azioni quindi a determinare la reputazione: una parte dell‟onore era ascritta, cioè trasmessa dai predecessori. La condotta disonorevole del singolo si riflette sulla reputazione collettiva e la concezione di onore come risorsa di gruppo caratterizza anche sistemi come quello del patronage, in cui l‟inferiore compartecipa nell‟onore del superiore.

Sia le azioni che le parole possono essere usate per minare la reputazione altrui, poiché esse esprimono pretesa, accordo o negazione dell‟altrui onore, ma ciò che conta è soprattutto l‟intenzionalità e la pubblicità dell‟offesa. La soddisfazione dell‟ingiuria può essere ottenuta tramite le scuse dell‟offensore, con un atto di auto-umiliazione o con la rappresaglia da parte dell‟offeso. Non vendicare un affronto implica una profanazione dell‟onore e perciò è sinonimo di codardia. Tuttavia, se un‟azione non è interpretata come offensiva, l‟onore non è in pericolo. Se invece al contrario l‟insulto è recepito, ma non affrontato, si agisce in maniera disonorevole.

L‟ambiguità si risolve nella misura in cui qualcuno è disonorato da un gesto solo nel momento in cui è costretto, dalla pubblica opinione, a riconoscere di essere stato sfidato. La

Derné, Culture in Action. Family Life, Emotion, and Male Dominance in Banaras, India, Albany 1995. Alcune indagini sulla persistenza culturale dell‟onore in Europa meridionale e nel profondo Sud statunitense in D. Cohen et al., Insult, aggression and the southern culture of honor: An "experimental ethnography", «Journal of Personality and Social Psychology», n. 70 (1996), pp. 945-960; J.A Vandello, D. Cohen, S. Ransom, U.S. Southern and

Northern differences in perceptions of norms about aggression: Mechanisms for the perpetuation of a culture of honor, «Journal

of Cross-Cultural Psychology», n. 39 (2008), pp. 163-177; P.M. Rodriguez Mosquera, A.S.R. Manstead, A.H. Fischer, The role of honor-related values in the elicitation, experience and communication of pride, shame and anger: Spain and

the Netherlands compared, «Personality and Social Psychology Bulletin», n. 26 (2000), pp. 833-844; idem, Honor in the Mediterranean and Northern Europe, «Journal of Cross-Cultural Psychology», n. 33 (2002), pp. 16-36.

569 Si prenda in considerazione un episodio di fine XV secolo coinvolgente il visdomino veneziano a Ferrara per una questione di precedenza con il rettore dello studio locale: Diari, vol. 1, col. 370-371. La reazione veemente del Consiglio dei Dieci rende chiaramente l‟idea dell‟affronto avvertito dalla Signoria veneziana.

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facoltà di attaccare l‟onore altrui dipende però dalla condizione sociale dei contendenti: chi è inferiore non è ritenuto in grado di poter minacciare significativamente la reputazione di chi è superiore nella gerarchia dello status. Quest‟ultimo può perciò ignorare l‟affronto di chi è inferiore, poiché ciascuno risponde del proprio onore solo dinnanzi agli eguali, cioè con coloro coi quali può competere sul medesimo piano.

L‟onore ha anche ampie connessioni con il mondo del sacro: al centro di questo rapporto si pone il concetto di grazia nelle sue varie declinazioni, quali reciprocità e gratuità. La grazia regola il rapporto con la divinità e i santi attraverso la capacità di garantire il rispetto dei patti orali che si stringono con l‟ultraterreno. La quota di grazia detenuta dal singolo e dal gruppo, in maniera analoga all‟onore, si trasmette tra le generazioni e può essere distrutta da una condotta inappropriata. La relazione tra fedeli e santo nella dialettica della grazia è guidata da preghiere e miracoli: il fedele compie una richiesta di favore o un miracolo ad un santo di sua scelta e nel frattempo formule promesse, preghiere od offerte; se il santo soddisfa la richiesta il fedele deve a sua volta mantenere la promessa o preghiera fatta.

A questo punto il fedele può pubblicizzare il miracolo avvenuto. In questo modo si intedeva dare dimostrazione d‟essere degni della grazia concessa, che sancisce l‟aumento della fama del gruppo: la sfera del sacro rappresenta infatti una via alternativa a quella dell‟onore nel perseguimento del riconoscimentosociale. Una possibilità che tuttavia esclude l‟altra poiché, nella pratica, la grazia viene concessa gratuitamente dai santi a persone che veramente la meritano: vale a dire, a coloro che sono esclusi dalla competizione materiale per l‟onore e l‟ascesa sociale. In questo modo si stabiliscono due ordini, uno terrestre e uno celeste, uno basato sull‟onore – profano – e l‟altro sulla grazia – sacro –: due sistemi complementari, ma mutualmente esclusivi.570

La relazione tra onore e identità di genere delinea le aspettative sociali nei confronti dei concetti di mascolinità e femminilità. Benché il genere non sia immutabile, ma soggetto a continue negoziazioni, e tenuto in considerazione che le condizioni socio-economiche avevano un peso rilevante, nelle società dominate dall‟onore la declinazione di tale rapporto è ben definito all‟interno della famiglia.571 La prima si configurava come aggressiva e rivolta verso

570 Le caratteristiche dell‟idioma dell‟onore sono descritte nei datati, ma imprescindibili, lavori di J.A. Pitt-Rivers, Honor and Social Status, in J.G. Peristiany (a cura di), Honour and Shame. The Values of Mediterranean Society, Chicago 1966, pp. 21-77; D.D. Gilmore (a cura di), Honor and Shame and the Unity of the Mediterranean, Washington D.C. 1987; J.A. Pitt-Rivers, Postscript: the place of grace in anthropology, in idem, J.G. Peristiany (a cura di) Honor and Grace in Anthropology, Cambridge 1992, pp. 215-246; M.P. Di Bella, Name, Blood and miracles: the

claims to renown in tradizional Sicily, in ivi, pp. 151-165. Una critica all‟approccio dell‟antropologia anglosassone

che nella seconda metà del XX secolo studiò l‟area mediterranea in S. Busatta, Honour and Shame in the

Mediterranean, «Antrocom», n. 2 (2006), pp. 75-78.

571 La bibliografia è troppo ampia per essere riportata, per cui si rimanda a delle sintesi ambientate nel periodo di riferimento di questa ricerca: M. Muravyeva, R.M. Toivo (a cura di), Gender in Late Medieval and

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l‟esterno, in quanto si esprimeva all‟interno della arena pubblica; la seconda come vulnerabile e convogliata all‟interno del chiuso delle mura domestiche. Qualità femminili valutate positivamente come la timidezza e il pudore sono impropri per la condotta maschile, mentre attributi maschili come la lotta per la precedenza e la competizione per l‟onore sono inappropriati per la sfera dell‟onore femminile.

La promiscuità sessuale intaccava solo la purezza femminile, che doveva essere tutelata dai parenti maschili, poiché la donna non era ritenuta in grado di difendersi da sola. Poiché la virilità di uomo si esercita anche nella protezione dell‟onore delle donne della sua famiglia, una relazione extraconiugale di quest‟ultime rappresenta la dimostrazione del fallimento dell‟uomo e tale incapacità getta disonore sull‟intero gruppo sociale d‟appartenenza, mettendone a rischio l‟identità sociale. La necessità di eliminare la fonte della corruzione dell‟onore del gruppo spiega

la ragione del delitto d‟onore, ancora presente in alcune società contemporanee.572

In sintesi, esistono due sfere dell‟onore distinte e fondate su basi biologiche che si riflettono in un divisione all‟interno della famiglia. Ciò nonostante, i suoi membri sono chiamati a comportarsi in maniera differente. La mancanza di castità femminile mette in rischio la reputazione raggiunta dai progenitori, mentre l‟uomo può utilizzare tale mezzo per distruggere l‟onore di altre famiglie. L‟onore si trasmette perciò per entrambe le linee: lo status si tramanda per via maschile, la vergogna per via femminile. Nel matrimonio confluiscono entrambe le sfere, che così compongono la reputazione detenuta dalla famiglia. L‟ereditarietà dell‟onore ha valore anche in senso negativo, poiché la vergogna della madre si trasmette ai figli, e da ciò deriva che il più grave insulto che può essere rivolto ad un uomo ha per oggetto la purezza

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