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il 31 decembre 1838 le entrate derivanti dai “frutti” ammontavano a £ 5.231,16 ,

3. EVIDENZE E SINTESI DEI RISULTAT

3.1 Confronto e analisi comparative

Nel presente lavoro di tesi sono state indagate le principali dinamiche di alcune banche territoriali, prendendo come riferimento la Cassa di Risparmio di Lucca e la Cassa di Risparmi di Livorno, analizzandole dalla fondazione sino ai primi decenni del Novecento.

In particolare, l’analisi, di tipo comparativo, è stata volta a indagare le caratteristiche di aziendalità (Anselmi, 2014), gli aspetti contabili e il ruolo istituzionale che le banche hanno svolto nel proprio contesto storico e territoriale. In particolare, studi precedenti avevano evidenziato come le banche locali avessero fornito un contributo importante per la crescita dell’economia italiana (Schisani 2012; Fortis 2008), anche grazie all’autonomia di governo e nei solidi legami con l’economia locale (Balletta 2014).

In effetti, nei casi studiati si rilevano i caratteri evidenziati in letteratura, a partire dall’indipendenza delle banche, tutte nate su iniziativa privata. I forti legami con il territorio emergono, innanzitutto, dalle finalità di stampo solidaristico, volte al supporto della comunità locale e della parte meno agiata del popolo. Le prime attività e forme organizzative riflettono gli obiettivi delle banche, orientate sia a raccogliere i piccoli depositi, talvolta anche ponendo limiti quantitativi, sia a erogare prestiti a privati o amministrazioni pubbliche. In particolare, tra le attività di beneficenza, un elemento di analogia è il supporto agli asili infantili, presente in tutti i casi analizzati, nonché il supporto agli ospedali e all’istruzione, articolati in modo diverso anche a seconda del territorio di riferimento.

Tra i principali cambiamenti tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento, si nota un generale incremento delle attività delle banche e dei depositi, nonché un maggior orientamento nel contribuire allo sviluppo delle crescenti comunità, anche attraverso l’espansione delle filiali nei territori.

I casi analizzati, in sostanza, confermano il ruolo che le banche territoriali hanno storicamente avuto per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia.

La comparazione dei due casi di studio - Cassa di Risparmio di Lucca e Cassa di Risparmi di Livorno - è stata possibile grazie ad un’omogeneità per entrambe: 1. nei caratteri temporali in quanto l’avvio dell’attività è pressoché coincidente

(rispettivamente 1837 e 1836);

2. nei caratteri operativi riscontrabili anche in seguito ai cambiamenti intervenuti a fine ‘800 che a quelli derivanti dopo il primo conflitto mondiale. In base ai primi, sul piano esterno si è registrata una maggiore attenzione al sociale; sul piano interno si è verificata una crescita in termini di raccolta di depositi e successiva migliore composizione quali-quantitativa delle attività/investimenti da gestire.

Dai cambiamenti dopo la prima guerra mondiale si evince, invece, la crescita di entrambe le Casse in termini reddituali ed una notevole espansione territoriale attraverso l’apertura di filiali e agenzie;

3. nella promozione dell’iniziativa avanzata in entrambi i casi da notabili di rango elevato;

4. negli scopi prefissati concernenti la garanzia di benefici alle classi meno agiate del popolo, l’educazione delle stesse al risparmio e l’attività filantropica e di beneficenza. In merito a quest’ultimo punto è da sottolineare il sostegno concreto, di entrambe le Casse nel relativo contesto territoriale, verso opere in materia di sanità, di assistenza, di istruzione e di cultura.

Dal confronto è emerso, inoltre, come la forma iniziale di costituzione abbia avuto le sue ripercussioni sia sulle attività iniziali di gestione e sia sull’orientamento al sociale.

L’autonomia della Cassa di Risparmio di Lucca, in merito alle attività iniziali, ha permesso (nonostante i limiti stabiliti ai depositi) una raccolta del risparmio seppur cospicua, nonché la concessione di prestiti sia alle pubbliche amministrazioni ma anche ai privati sin dal momento dell’istituzione.

Al contrario la Cassa di Risparmi di Livorno, nata come filiale della Cassa Centrale di Firenze, ha potuto attuare inizialmente solo in parte una raccolta di piccolo risparmio operando, inoltre, con il divieto di concedere prestiti ai privati.

Per la stessa ragione l’orientamento al sociale della cassa livornese è stato ridotto fino al 1885 ed è divenuto notevole soltanto dopo il 1887 grazie allo scorporo dalla Cassa Madre ed all’approvazione del nuovo statuto che ne prevedeva espressa specificazione. In merito, invece, dal caso lucchese emerge uno scarso orientamento al sociale presumibilmente volontario fino al 1885 che diventa regolare solo nel 1886 con l’inserimento di una specifica clausola all’interno del nuovo statuto.

Cassa di Risparmio di Lucca Cassa di Risparmio di Livorno

Promotori Nobili e notabili di rango elevato Notabili ed élite locali

Avvio attività 1837 1836

Forma Cassa di Risparmio (autonoma) Cassa di Risparmio (filiale della Cassa

Centrale di Firenze)

Finalità iniziali Favorire il buon costume e la quiete

della popolazione (risparmio come strumento contro malattie e povertà)

Garantire benefici alle classi meno agiate del popolo

Attività iniziali Raccolta piccolo risparmio (limiti ai

depositi); prestiti ai privati; prestiti alle amministrazioni pubbliche

Raccolta di piccolo risparmio solo in parte attuata; divieto di prestiti a privati; prestiti solo ad amministrazioni pubbliche e corpi morali

Orientamento al sociale Scarso fino al 1885 (non previsto nello Statuto); regolare con lo Statuto del 1886 (inserimento specifica clausola statutaria)

Scarso fino al 1885; cospicuo dopo il 1887, grazie ad autonomia da Firenze e nuovo Statuto del 1887 (inserimento specifica clausola statutaria)

Tipologie di attività filantropiche e di beneficenza

Ospizi marini per la cura della tubercolosi, orfanotrofi, istruzione (Cattedra d’Agricoltura), parrocchie, asili, ospedali, associazioni caritative

Ospedali, ricoveri, istituti di beneficenza, asili infantili, promozione culturale

Cambiamenti a fine ‘800 Maggiore attenzione al sociale, crescita

dell’istituto in termini di importanza e attività/investimenti

Maggiore attenzione al sociale (grazie alla scissione da Firenze); crescita dell’istituto in termini di raccolta di depositi (che raddoppiano)

Cambiamenti dopo IGM Crescita della Cassa (i titoli diventano

uno dei principali investimenti, a conferma dell’importanza raggiunta)

Notevole espansione territoriale (incorporazione del Monte di Pietà di Livorno e di tutte le sue filiali sparse sul territorio)

3.2 Conclusioni

Sorta nella precisa e decisa volontà di alcuni uomini lucchesi dell’Ottocento, la Cassa di Risparmio di Lucca ha percorso successive fasi tutte convergenti attorno ad alcune tematiche teoriche o ad applicazioni comportamentali ben definite.

Nata come Società di privati cittadini protesi all’educazione delle masse popolari ma attenti anche a realizzare una struttura che producesse benefici economici diretti sulla realtà locale, oltre che su loro stessi, la Cassa ha finito per perdere il carattere privatistico, mobilitando in maniera crescente sia una ricaduta positiva derivante dall’aumento degli investimenti produttivi nel territorio e sia una promozione delle iniziative culturali-di beneficenza.

I cambiamenti politici e la dinamica delle attività rallentano per molti anni l’avvio dello sviluppo ed il perseguimento della linea ‘economica’ della Cassa: trascorrono, inoltre, decenni durante i quali il governo della Cassa è affidato a poche persone, nella vacanza prolungata dell’assemblea dei soci.

La grande depressione iniziatasi nel 1873, così come le crisi finanziarie precedenti dal 1846 in poi, incidono sulla vita della Cassa che finalmente nel 1886 conquista una propria più stabile fisionomia istituzionale modificando lo statuto e tornando a riunire la propria assemblea dopo decine di convocazioni andate deserte.

Verosimilmente non era mancato nelle intenzioni dei suoi fondatori l’obiettivo di costituire uno strumento che tra l’altro consentisse di funzionare da supporto alla pubblica amministrazione, ma poi la dilatazione degli impieghi aveva finito per far percorrere un cammino più articolato nella diversificazione degli investimenti, degli sconti e anticipi alla prevalenza nell’acquisizione di cartelle fondiarie, dei titoli di debito pubblico, fino al sostegno alle attività produttive private.

Le fasi di impiego in titoli pubblici o in finanziamento all’attività produttiva, sia agricola che industriale e commerciale, rappresentano quel descritto andamento ciclico con punti più elevati per l’aumento del portafoglio titoli registrato sino a dopo la 1^ guerra mondiale.

Il rapporto tra raccolta di mezzi ed impieghi è il problema che predomina nelle decisioni e nelle discussioni degli organi aziendali, là dove l’economia locale dimostra un’elevata quota di risparmio rispetto a più contenute possibilità d’investimento.

I risultati di bilancio riportati e le iniziative culturali, realizzati dalla fondazione sino ai primi decenni del Novecento, rappresentano la verifica e la sintesi della storia della Cassa di Risparmio di Lucca.

Si può comunque concludere come la Cassa abbia assolto ai suoi originari obiettivi adattando la sua operatività sia all’evoluzione economica generale, che alle particolarissime circostanze nelle quali si è trovata ad operare in molti momenti critici e delicati della storia locale.

Un ulteriore aspetto che emerge è quello delle ‘specificità’: Lucca ed il suo territorio si collocano in una zona dove storicamente sono riscontrabili alcune caratteristiche non certo di unicità, ma comunque tali da distinguere l’evoluzione e la crescita della Repubblica dal resto delle regioni confinanti. Per qualche particolare combinazione tali spunti, più o meno marcati di originalità, permangono e coinvolgono anche la Cassa di Risparmio di Lucca, là dove questa pur nascendo ad emulazione dell’esempio di Firenze finisce per diversificarsi da questa per impostazione su alcune delle scelte più importanti dalle origini in poi. La composizione culturale dei fondatori della Cassa si ispirava al pensiero cristiano, nella maggior parte dei casi, e il fatto che la spinta più dinamica sia iniziata alla fine degli anni ottanta dell’Ottocento, in concomitanza coi i nuovi fermenti sociali agitati anche nel mondo cattolico contemporaneo fino alla condanna dell’usura divoratrice del capitale da parte di Leone XIII nella ‘Rerum

Novarum’, non può essere assolutamente casuale.

Fino al 1886 la Cassa ha apportato solo poche modifiche al proprio statuto, da allora in poi si contano 20 riedizioni della carta di governo della banca. E’ con il processo di industrializzazione che inizia, con maggiore incisività, quella ricercata e auspicata connessione tra banca e territorio resa possibile grazie alla diversa articolazione statutaria e grazie alla possibilità di aumento delle

operazioni di impiego, non tanto volute dall’alto – si badi bene – ma pressantemente richieste dallo sviluppo economico locale del periodo.

Dall’analisi delle vicende della Cassa di Risparmi di Livorno, volta a descrivere l’evoluzione strutturale e creditizia dell’Istituto, è emerso il superamento fin dall’inizio del primitivo obiettivo di operare a favore del ‘povero’ e la profonda modificazione subita dagli investimenti.

Dai dati esaminati è stato possibile rilevare che fin dai primi anni di attività, presso la Cassa non venivano depositati i risparmi delle classi meno agiate del popolo (scopo enunciato nel Manifesto della Cassa livornese del 1836), ma vi confluivano soprattutto i capitali di ‘speculatori’ e di appartenenti al ceto medio o abbiente. Essi, in realtà, erano attratti dal favorevole tasso accordato e dal fatto che la Cassa era l’unico istituto che remunerava il denaro raccolto rispetto alla carenza o il maggiore rischio di altri investimenti.

Inoltre se si considerano le condizioni economiche cittadine, è molto improbabile che i lavoratori salariati e i meno abbienti potessero realizzare risparmi da depositare presso la Cassa.

Le caratteristiche offerte dalla Cassa, ossia remunerazione dei capitali e assenza di rischio, erano qualità maggiormente vantaggiose e apprezzate in periodi di crisi o di trasformazioni economiche in atto principalmente dalle classi più agiate.

L’afflusso di capitali presso l’Istituto, probabilmente, fu favorito dalla trasformazione subita dall’economia livornese di quegli anni.

Il commercio di deposito era ormai in declino, l’importanza del porto come scalo internazionale era diminuita fin dagli ultimi anni del Granducato: in sostanza, si era verificato il superamento di un’economia basata sui traffici marittimi e sulle attività ad essi collegate e stava iniziando l’evoluzione della città in senso industriale.

Dal punto di vista quantitativo, i depositi furono progressivamente incrementati e crearono seri problemi agli amministratori per la scelta di adeguati investimenti che erano vincolati da precise disposizioni statutarie che limitavano le possibilità di impiego.

I versamenti naturalmente subirono oscillazioni negative nei momenti di crisi politiche o economico-sociali locali o generali.

Per quanto riguarda gli investimenti, l’altro elemento fondamentale nella gestione creditizia, emerge la profonda trasformazione operata nel corso degli anni in questione.

Nel primo decennio di attività gli impieghi furono determinati dai vincoli statutari, come già detto, dalla natura benefica dell’Istituto e dalla convergenza di interessi dei soci della Cassa in ogni settore della vita cittadina, da quello politico e amministrativo a quello culturale e sociale.

L’istituzione della Cassa era, infatti, uno degli elementi della concezione organica della società espressa dal ceto dirigente cittadino, che comprendeva scuole di mutuo insegnamento, asili, opere pie.

La Cassa costituiva, così, un centro di potere destinato ad influenzare l’economia locale e a svolgere il compito di educazione al risparmio delle classi più povere. Gli investimenti furono equamente divisi tra versamenti in conto corrente fruttifero presso la Cassa Centrale, che diminuirono progressivamente nel corso degli anni, e prestiti ad enti pubblici, soprattutto alla comunità di Livorno. Quest’ultimo impiego e lo sconto di crediti verso la Comunità, vantati da appaltatori di lavori pubblici, consentirono alla Cassa di svolgere l’importante funzione di sostegno della finanza locale tramite, quindi, finanziamenti indiretti a lavori di pubblica utilità.

Negli anni ’50, la creazione del debito consolidato toscano e l’emissione di cartelle delle R.R. Miniere di Ferro spinsero gli amministratori ad indirizzarsi verso il settore mobiliare. Tale tendenza fu nettamente favorita in periodo unitario, in seguito alla continua emissione di titoli pubblici offerti ad elevati tassi di rendimento, per coprire il crescente fabbisogno delle finanze statali. Negli anni trascorsi come affiliata della Cassa Centrale, la Cassa di Risparmi di Livorno giunse ad investire in titoli, capitali quasi quattro volte superiori a quelli impiegati in prestiti a pubbliche amministrazioni.

La politica creditizia della Cassa, anche in questo caso, non era motivata solo dagli elevati utili ricavati dai titoli sottoscritti, ma presumibilmente, le scelte

attuate dagli amministratori erano subordinate all’interesse che i soci della Cassa, autorevoli ed influenti personaggi nell’ambiente economico e politico cittadino, potevano avere in prima persona verso quelle società che emettevano titoli.

Dal 1873 la Cassa concesse in misura limitata prestiti garantiti da ipoteca ai privati (da notare che tali prestiti erano consentiti dallo statuto da circa venti anni), ma probabilmente solo da ora la consolidata posizione creditizia dell’Istituto permetteva l’assunzione del maggiore rischio che comportava tale impiego.

In questi anni i rapporti, tra la Cassa livornese e la Cassa Centrale, furono in linea di massima amichevoli e tali furono mantenuti anche dopo la separazione; tuttavia non mancarono motivi di attrito, soprattutto in merito alla ripartizione degli utili d’esercizio in beneficenza.

Dopo un quarantennio trascorso sotto la tutela della Cassa Centrale di Firenze, superati diversi periodi critici, che ovviamente avevano influito negativamente sull’attività dell’Istituto, la Cassa livornese era riuscita ad inserirsi stabilmente nel tessuto sociale cittadino e a contribuire, soprattutto nei primi anni di attività, ad iniziative locali, estese in periodo unitario a livello nazionale, seppure in modo limitato, tramite gli investimenti in titoli pubblici.

Il patrimonio sociale conseguito e la massa dei depositi raccolti consentirono alla Cassa di Risparmi di Livorno di ottenere l’autonomia nel 1876 e di iniziare su solide basi a sviluppare progressivamente l’attività in senso indipendente.

E’ senza dubbio la libertà conseguita, dalla scissione con la Cassa madre, il cardine che ha permesso la promozione di opere educative e di solidarietà nonché una crescita dell’attività bancaria in senso puro.

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