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1. Considerazioni generali sul Trattato

1.1.1. Il confronto con Aristotele

Dal confronto con la struttura dell'argomentazione aristotelica emergono, ad un livello generale, due punti fondamentali:

– innanzitutto, il trattato di Avicenna sembra seguire strettamente l'ordine degli argomenti presentato da Aristotele, e non si segnalano omissioni o trasposizioni del testo aristotelico, con un'unica eccezione, che verrà analizzata in seguito.

– emerge una significativa espansione del testo aristotelico (in particolare dei primi capitoli, che sono molto brevi nel Peri Hermeneias), la quale è data da una parte dall'elaborazione originale di Avicenna (si veda il caso del capitolo I.4), dall'altra, come si vedrà in seguito, dalla ripresa da parte del filosofo di topoi non direttamente presenti in Aristotele ma la cui trattazione in corrispondenza di determinati passi era considerata d'obbligo nel commento a tale testo: si veda, come esemplificativo di quest'ultima tendenza, il caso della quantificazione del predicato, trattata da Avicenna nei capitoli I.8 e I.9 ed esposta in appendice al presente lavoro.

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La presenza di espansioni, aggiunte e contrazioni del testo aristotelico rintracciabili nel trattato avicenniano merita una disamina più attenta, in quanto indicativa già ad una prima analisi della rilevanza di determinati temi nella trattazione avicenniana e degli eventuali elementi di originalità.

1.1.1.1.

Espansioni del testo aristotelico e

aggiunte nel testo avicenniano: i casi dei

capitoli I.4 e I.8-9

Come si è detto, i capitoli avicenniani sono molto più estesi della sezione del testo aristotelico alla loro base. Vedremo in seguito il caso paradigmatico del primo capitolo dell' ‛Ibāra, in cui è evidente da una parte la ripresa del primo capitolo del Peri

Hermeneias nella sua interezza, dall'altra la sistematica dilatazione dei temi trattati da

Aristotele, che vengono ripresi ed esaustivamente sviluppati sia tramite l'analisi di elementi trattati dalla tradizione dei commentatori, sia con l'apporto di temi originali.

Vi sono però due particolari punti che emergono dal confronto effettuato fino ad ora che meritano un esame più attento: si tratta di due casi emblematici di altrettanti diversi atteggiamenti di Avicenna nei confronti delle sue fonti.

- Il primo riguarda il capitolo I.4. Nei capitoli precedenti, Avicenna si è tenuto fedele all'ordine degli argomenti presentati da Aristotele, e lo stesso atteggiamento si ripete nei capitoli successivi fino ad I.7. Nel capitolo I.4 Avicenna, a partire dal testo aristotelico in PH 16b16-16b18 facente parte della sezione sul verbo che il filosofo ha analizzato nel capitolo precedente, introduce un argomento la cui discussione non ha paralleli nel testo aristotelico: siamo in presenza, in questo caso, di un'aggiunta più che di una espansione. Si tratta di un argomento appartenente alla grammatica araba, a cui Avicenna dedica un intero capitolo al centro della rielaborazione della parte del trattato aristotelico riguardante gli elementi costitutivi della proposizione116: la presenza di tale digressione è indicativa

116Anche al-Fārābī affronta il tema della differenza tra la lingua araba e quella greca, soprattutto in merito

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della libertà con la quale Avicenna rielabora il testo aristotelico anche rispetto ai commentatori.

- Il secondo caso riguarda i capitoli I.8 e I.9, di cui è disponibile una traduzione inglese ad opera di Hasnawi117. Anche in questo caso, a partire da poche righe del testo aristotelico Avicenna sviluppa una lunga discussione, che si articola su due interi capitoli. La digressione riguarda le proposizioni con predicato quantificato, singolari e indefinite (I.8) ed universali e particolari (I.9). Come nota Hasnawi, da una parte è evidente la ripresa da parte di Avicenna di un topos classico affrontato dai commentatori in corrispondenza del testo aristotelico in questione (in particolare, lo stesso Avicenna dichiara di intraprendere tale discussione “because it is customary118”), dall'altra la trattazione avicenniana ha aspetti

singolarmente originali, soprattutto per quanto riguarda la trattazione sistematica delle proposizioni singolari e indefinite con predicato quantificato, assente dagli altri Commenti, e la discussione sull'utilità delle proposizioni doppiamente quantificate. Per una esposizione dei contenuti dei due capitoli, particolarmente significativi alla luce degli aspetti appena evidenziati, ed una breve riflessione sui punti più interessanti dell'analisi avicenniana si rimanda all'Appendice.

1.1.1.2.

Le “contrazioni” del testo aristotelico

nel trattato avicenniano

Come si è detto, l'argomentazione di Avicenna è generalmente molto più ampia rispetto al testo del trattato aristotelico a cui si riferisce. Individuare invece le eventuali contrazioni o omissioni del testo aristotelico considerando soltanto la struttura dei due trattati, e non il testo dei diversi capitoli è considerevolmente più difficile. Dal confronto tra i due trattati effettuato fino ad ora emergono tuttavia due casi, collegati tra di loro, in cui Avicenna dedica un numero di pagine considerevolmente piccolo in relazione all'estensione della

strumentale ad illustrare il passo aristotelico che sta commentando. Avicenna invece dedica lunghe riflessioni alla questione dell'analisi del verbo in relazione al sistema verbale arabo.

117 Cfr. Hasnawi (2008), pp. 295-328. 118Cfr. Hodges (2009), p. 22.

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discussione delle altre tematiche, soprattutto se si considera lo sviluppo che i due temi in questione hanno nei Commenti. Si tratta del cosiddetto problema dei futuri contingenti e della discussione delle proposizioni modali.

Il problema dei futuri contingenti, ovvero del valore di verità delle proposizioni singolari che riguardano eventi futuri contingenti, non solo occupa una generosa porzione del testo aristotelico, se lo si considera nella sua estensione complessiva, ma è anche uno dei problemi più estesamente dibattuti dai commentatori, nell'ambito del quale fioriscono attraverso i secoli discussioni sulla prescienza divina e sull'esistenza del libero arbitrio. Avicenna limita la trattazione del problema a cinque pagine all'interno di un capitolo sulle condizioni di verità delle coppie di contraddittorie. Sebbene non vi sia ancora una traduzione disponibile della sezione in questione, vi è un articolo119 in cui Marmura riassume la posizione di Avicenna riguardo al problema120, e che specifica tuttavia che Avicenna tratta il problema esclusivamente dal punto di vista logico, senza menzionare le discussioni di ordine metafisico sviluppatesi nei Commenti a partire dal testo aristotelico in questione.

L'altro tema, come si diceva, collegato a quello appena menzionato, è la discussione e la classificazione delle proposizioni modali, trattate anche esse da Aristotele in una lunga porzione di testo ( PH 21a34-23a26) ed alle quali i commentatori a partire da Ammonio riservavano un'intera sezione. In questo caso Avicenna dedica alle proposizioni modali (chiamate “quadripartite”) un intero capitolo, evitando però qualsiasi argomento esuli dalla logica.

L'atteggiamento che emerge dalla considerazione di questi due casi è quello per cui Avicenna tende nella sua esposizione ad escludere o a ridurre considerevolmente la discussione di argomenti non appartenenti strettamente al campo della logica ma la cui trattazione appartiene ad altri campi del sapere. Tale atteggiamento è riscontrabile,

119 Cfr. Marmura (1985), pp. 81-94.

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peraltro, in diversi punti del primo capitolo dell' ʿIbāra, come si dirà nella seconda parte del presente lavoro.

1.1.1.3.

Il caso di PH 18a13-18a27

Il caso di PH 18a13-18a27 è peculiare: non vi è infatti una corrispondenza diretta degli argomenti ivi affrontati con nessuno dei temi riportati nei titoli del trattato avicenniano. Ovviamente, ciò non esclude che Avicenna tratti tali temi nei capitoli basati su sezioni del testo aristotelico che affiancano quella in questione. Il tema ivi affrontato, quello cioè della distinzione tra enunciazioni unitarie e molteplici, è particolarmente vicino ai temi affrontati da Avicenna nel capitolo II.3: si trata dunque di un caso di forte rielaborazione del testo di Aristotele da parte di Avicenna.

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