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Dopo aver presentato l’analisi dei documenti ministeriali, con particolare riferimento ai paragrafi relativi alla posizione del bambino, dell’insegnante e al ruolo svolto dall’educazione musicale, in due diversi contesti educativi (Italia e Venezuela), si presenta ora una panoramica generale che entrambi i contesti hanno sperimentato con le varie riforme, con i cambiamenti e con gli sviluppi dei sistemi educativi.

Anche se i due sistemi hanno diversi gradi di sviluppo, gli orientamenti educativi e didattici si presentano in entrambi, come documenti di natura metodologica, frutto di un lungo lavoro di riflessione e di sperimentazione, funzionale non tanto a fornire soluzioni operative quanto ad articolare il quadro culturale e pedagogico all’interno del quale, nel rispetto dell’autonomia, si costruisce il progetto educativo della scuola dell’infanzia.

Entrambi i sistemi hanno molte somiglianze, sia negli obiettivi che nella struttura.

Ambedue le scuole dell’infanzia hanno una durata triennale, sono rivolte ai bambini da tre a sei anni e concorrono all’educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale e sociale dei bambini, promuovendone le potenzialità di relazione, autonomia, creatività, apprendimento; fattori tali da assicurare un’effettiva eguaglianza delle opportunità educative di tali due diversi sistemi.

Di contro, la differenza più salente risiede nella frequenza: per la Legge italiana la scuola dell’infanzia non è considerata scuola dell’obbligo, invece, in Venezuela la frequenza della scuola dell’infanzia si presenta come un requisito obbligatorio.

Chiaramente, entrambi i sistemi rispondono alla necessità di sviluppare servizi educativi, all’interno di una politica coerente, integrata e sociale, basata su schemi concettuali globali. I programmi di questi due diversi modelli educativi si differenziano in termini di obiettivi formativi specifici. Questi includono la ricerca di modelli di educazione integrata, in cui sono previsti i bisogni dei bambini insieme con la famiglia e la società in generale.

La scuola dell’infanzia con il suo sviluppo, di là delle necessarie e periodiche formalizzazioni istituzionali, è un’istituzione permanente ed interattiva, e accompagna la complessità di una società in continua transizione che si presenta come multietnica, multilinguistica, multiculturale.

La sfida più grande che devono affrontare questi due sistemi educativi per aumentare il loro livello qualitativo è la ricerca di risposte educative efficaci, adeguate alla diversità delle situazioni e delle caratteristiche personali dei loro bambini.

La scuola dell’infanzia deve garantire a tutti l’accesso, la partecipazione e l’apprendimento: un obiettivo che non è altro che la realizzazione del diritto che ogni bambino ha rispetto all’educazione.

Il Venezuela vive un momento di svolta per il miglioramento della formazione in condizioni di maggiore uguaglianza, che è una delle principali sfide delle politiche pubbliche, delle scuole, e dei centri di formazione per gli insegnanti. Il paradigma educativo del Paese ha al suo centro l’essere umano come un essere sociale, in grado di rispondere e partecipare attivamente alla trasformazione della società in cui vive.

In questo senso, l’educazione è vista come un continuo sviluppo umano che avviene attraverso l’insegnamento e l’apprendimento, capace di articolare i propri livelli in modo e misura conforme alle fasi di sviluppo dell’essere umano di ordine fisico, biologico,

psicologico, culturale e sociale. Il curriculum della prima educazione definisce l’istruzione come un diritto umano e un dovere sociale per lo sviluppo della persona, dal punto di vista comunitario, con una linea di trasformazione orientata alla formazione umanistica di una cultura civica, e alla costruzione di modelli di diversità e partecipazione.

Altro punto di svolta da prendere in considerazione sono le competenze degli insegnanti e la loro formazione (trattata nel capitolo 2), che per i due contesti, tanto l’italiano quanto il venezuelano, devono possedere una forte preparazione culturale, pedagogica e didattica per intraprendere un’azione improntata al rispetto dei bambini, dei loro bisogni, dei loro ritmi di sviluppo. La scuola materna ha vissuto nel tempo una continua trasformazione utilizzando i contributi dei ricercatori. Ha costruito, in Italia, un proprio modello educativo grazie alla legge 444 del 1968 che le assegna un posto di piena dignità all’interno dell’itinerario del bambino.

In quanto all’educazione musicale, “crediamo infatti che nella scuola materna ed elementare la finalità primaria delle attività espressive sia quella di fornire al bambino gli stimoli e gli strumenti necessari per quella ricerca di identificazione individuale e collettiva in cui consiste appunto l’esercizio dell’esprimersi. L’apprendimento di particolari abilità o di particolari conoscenze non deve dunque essere considerato come un’attività fine a se stessa, ma come un’acquisizione funzionale al possesso di una più compiuta e ricca disponibilità di mezzi d’espressione.

Dunque, una scuola che voglia sviluppare in maniera sistematica e compiuta il discorso delle attività espressive, dovrà utilizzare, anche per le attività gestuali e plastiche, forme di addestramento alla percezione, alla strutturazione, alla manipolazione, analoghe a quelle che noi proponiamo per la musica” (Baroni 1978, pp. 169-170).

“In Italia la riflessione pedagogico-musicale e la didattica hanno raggiunto livelli considerevoli sia per la qualità dei contenuti che per la ricchezza delle proposte: elencarle significherebbe sicuramente dimenticarne molte” (Addessi 1977, p. 5).

Il ruolo dell’infanzia oggi si espande dal chiuso della famiglia al grande palcoscenico del “sociale”. Il problema della crescita dei bambini, della loro educazione, del loro essere

felice o non, dei loro interessi per ciò che li circonda, non riguarda solo la famiglia e le poche persone che ruotano intorno ad essa, ma è un grande problema che tocca l’intera comunità sociale.

Sul versante scientifico e della ricerca, gli apporti di varie discipline (pedagogiche, sociologiche, psicologiche, antropologiche) hanno ben evidenziato la grande importanza di un approccio giusto a questo periodo della vita, rilevando la grande potenzialità che fa del bambino non un piccolo uomo in crescita ma un soggetto con proprie caratteristiche, diritti, desideri, bisogni.

CAPITOLO 2