• Non ci sono risultati.

I saperi musicali degli insegnanti: teorie e ricerche

2.1 Il sapere musicale implicito e la formazione degli insegnant

2.2.1 Dimensioni di una rappresentazione sociale

Le informazioni

Essa riguarda l’organizzazione della conoscenza che una persona o un gruppo ha su un particolare oggetto o situazione sociale. “Esse possono essere sia formali sia informali. Se consideriamo 'l’uomo della strada' è chiaro che non è per nulla esperto dell’intelligenza, a parte le informazioni che può trarre dalla propria esperienza personale o da letture sporadiche” (Mugny – Carugati 1988, p. 50).

Questa dimensione porta necessariamente alla ricchezza di dati o spiegazioni che, circa la realtà, si fanno le persone nelle loro relazioni quotidiane. Tuttavia, si deve considerare che gli effetti del gruppo e delle sedi sociali mediatizzano la quantità e l’accuratezza delle informazioni disponibili.

L’origine delle informazioni è anche una considerazione rispetto a quanto le informazioni derivanti dal contatto diretto con l’oggetto, e dalla pratica che una persona sviluppa in relazione ad esso, abbiano proprietà molto diverse da quelle raccolte attraverso la comunicazione sociale.

“Queste informazioni possono, a seconda dei casi, essere più sistematiche; è il caso degli insegnanti, ai quali vengono forniti (nel corso della loro formazione) modelli psicologici, educativi, sociologici, dello sviluppo intellettivo” (Mugny – Carugati 1988, p. 51).

L’atteggiamento

L’atteggiamento esprime l’aspetto più sensibile della rappresentazione, ovvero la reazione emotiva nei confronti dell’oggetto o evento. Si tratta di un elemento primitivo e forte delle rappresentazioni ed è sempre presente, anche se gli altri elementi non lo sono. Cioè, una persona o un gruppo può avere una reazione emotiva senza la necessità di ulteriori informazioni su un particolare evento; essa, infatti, “costituisce una dimensione importante in quanto situa gli individui o i gruppi, in positivo o in negativo, nei confronti dei diversi elementi della rappresentazione” (Mugny – Carugati 1988, p. 52).

Il campo di una rappresentazione

Il campo di una rappresentazione è organizzato intorno allo schema figurativo o nucleo figurativo che è costruito nel processo di oggettivazione. Questo schema o nucleo non solo costituisce la parte più forte e più stabile della rappresentazione, ma esercita una funzione organizzatrice per la totalità della rappresentazione medesima: è tale nucleo che dà peso e significato a tutti gli altri elementi che sono presenti nel campo della rappresentazione. La teoria dello schema figurativo ha importanti implicazioni per il cambiamento sociale.

In effetti, le azioni tendenti a cambiare una rappresentazione sociale non avranno successo se non si indirizzano principalmente alla modifica dello schema, in quanto esso determina il significato globale dalla rappresentazione.

“[Il nucleo] presuppone una focalizzazione selettiva degli elementi di informazione considerati e della loro strutturazione. Ciò significa che, rispetto all’insieme di informazioni possedute dagli individui circa un dato oggetto, non tutte sono prese in considerazione e quelle che sono attivate non lo sono nella medesima misura” (Mugny – Carugati, 1988 p. 52).

In breve, incontrare o stabilire una rappresentazione sociale consiste nel determinare ciò che è noto (informazioni), ciò che si crede e come viene interpretato (campo di rappresentazione), che cosa fa e come funziona (atteggiamento). Queste tre dimensioni,

trovate da Moscovici, formano un insieme che può essere diviso solo per soddisfare i requisiti dell’analisi concettuale.

Non vi è dubbio che il campo della rappresentazione è la dimensione più interessante e originale e forse la più difficile da capire. È importante, quindi, avere chiarezza, dal momento che le tre dimensioni si riferiscono all’analisi del contenuto dei discorsi, e che il campo di rappresentazione è una dimensione che dovrebbe essere analizzata nella totalità del discorso e non solo in un paragrafo o in una frase (Banchs 1986).

Per esempio, può essere che la rappresentazione sociale di un oggetto non abbia campo, perché la persona che parla si esprime a partire da elementi sparsi e privi di organizzazione: il che dimostra che la rappresentazione non è ancora strutturata.

Le influenze teoriche

Moscovici (1989) identifica quattro influenze teoriche che lo hanno portato a prendere in considerazione la teoria delle rappresentazioni sociali: Emile Durkheim e il suo concetto di rappresentazioni collettive, Lucien Lévy-Bruhl e lo studio delle funzioni mentali nelle società primitive, Jean Piaget e gli studi sulla rappresentazione del mondo dei bambini e, infine, le teorie sulla sessualità infantile di Sigmund Freud.

Inoltre, Fritz Heider con i suoi studi di psicologia e buon senso e Berger e Luckmann, con la proposta per la costruzione sociale della conoscenza esercitarono diretta influenza sul lavoro di Moscovici.

Per entrare nelle sviluppi concettuali di Moscovici è prima necessario avere conto dello spazio teorico che li precede, li determina, e che, in un certo senso, ne è parte. Il predecessore diretto del lavoro di Moscovici è il cosiddetto il cognitivismo sociale. A grandi linee, questa scuola cerca di spiegare i processi coinvolti con le fasi iniziali del conoscere, e di rilevare la procedura delle informazioni trasmesse in determinate condizioni sociali, collegandole, così, successivamente, alla percezione, vale a dire ai processi affettivi coinvolti nella cognizione sociale.

Moscovici non proviene da un cognitivismo in stato puro, ossia incentrato sul piano puramente psicologico, ma da un cognitivismo che ha già integrato la conoscenza del contesto in cui si colloca.

Al di là della semplice registrazione, Moscovici intende stabilire un fondamento creato dalle sue teorizzazioni. Cercando di ripristinare tutto quel bagaglio concettuale che è stato soffocato da una sperimentazione sfrenata, la quale, per molti autori, ha caratterizzato la disciplina della psicologia sociale fin dalla sua nascita, lo studioso sostiene che ciò che permette di distinguere tra la psicologia sociale e le altre discipline scientifiche, è soprattutto un certo modo di osservare i fenomeni e le relazioni, fornendo una vista psicosociale. A differenza della psicologia e della sociologia sviluppate finora, secondo Moscovici, l’aspetto peculiare di questa visione è che non sarebbe stagliata sulla divisione netta tra soggetto e oggetto, ma che è operante con un diagramma ternario, in cui il soggetto avrebbe trovato un alter-ego, o soggetto sociale, e un oggetto.

Abbiamo visto allora che, per Moscovici, le rappresentazioni sociali sono teorie del senso comune, piuttosto che solo opinioni o atteggiamenti. È la strutturazione delle rappresentazioni sociali, la sua sistematicità determinata, ciò che ci permette di classificarle come fatti o teorie su situazioni sociali e non semplicemente come opinioni. Le rappresentazioni sociali sono quindi il passaggio intermedio tra la pura conoscenza scientifica e l’opinione: è, strutturalmente, il preludio a qualsiasi possibile scienza, il senso comune sistematizzato che trova, ordina e permette il quadro generale della comunicazione sociale.