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CONNESSIONI VERDI: CASO STUDIO DI PISA

Nel documento UNIVERSITÀ DI PISA Facoltà di Ingegneria (pagine 81-100)

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77 persone, i residenti, gli studenti, i pendolari e i turisti. Nel 2012 è stato redatto “Progetto Truismo Pisa”75, uno studio effettuato dal CNR nel quale ci sono anche informazioni sui flussi, i risultati si riferiscono ad un arco di tempo standard, considerando anche i wee-kend e le fasce orarie, l’esito dello studio è che il 20% sono residenti il 9% pendolari il 45% visitatori e il 26% non classificato.

Figura 23 Inquadramento territoriale

Storia Urbanistica della città di Pisa

Pisa è situata in una zona in cui la conformazione morfologica del territorio, una piana compresa tra il mare, l’Auser, l’Arno, il suo delta e una fitta rete di corsi fluviali naviga-bili, ha reso che diventasse una zona molto ambita per la sua posizione strategia da un punto di vista commerciale. Le testimonianze archeologiche fanno risalire l’origine di un insediamento a Pisa in età neolitica76. Nel VI secolo a.C. con gli Etruschi, Pisa diventa un centro fiorente per gli scambi commerciali principalmente di metalli.77 Arrivata ormai al capolinea la civiltà etrusca e temendo una conquista da parte Liguri situati ai piedi delle Apuane, Pisa rinuncia alla propria autonomia affidandosi a Roma. Pisa sotto i Romani cambia la propria funzione da porto commerciale diventa una base militare con una grande flotta, porto militare più avanzato contro Cartagine nelle guerre Puniche, base di stanziamento per sconfiggere i vicini Liguri e via di passaggio per arrivare alla Gallia.

75 FURLETTI B., 2012, Progetto Turismo Pisa,Isti-CNR

76 TOZZI C., 1974, Ritrovamenti preistorici nella tenuta di S. Rossore (Pisa), Antichità Pisane

77 BRUNI S., 1998, Pisa etrusca. Anatomia di una città scomparsa, Longanesi

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Vengono costruite la via Fiorentina, la via Emilia, una cinta muraria e un porto marittimo.

Sotto Augusto diventa Colonia Opsequens Iulia Pisana, di conseguenza i Pisani ottengo-no la cittadinanza Romana78. Durante il declino Romano la maggior parte delle città La-ziali e Toscane andarono in decadenza, in un primo momento Pisa non ne risentì ma nel IV secolo anche lei ne subì le conseguenze.

Dalla caduta dell’impero Romano fino al X secolo d.C. a Pisa si susseguono pestilenze, carestie e invasioni barbariche, tutti fattori che hanno portato ad un calo demografico. In questo periodo di crisi l’unica nota positiva era che il porto continuava, anche se non a grandi ritmi, a funzionare. Durante questa fase storica, alto medioevo, Pisa si identifica in più quartieri tutti situati a “tramontana” ovvero a nord del fiume Arno. La città cambiò le proprie caratteristiche, viene eretta un’alta cinta muraria per difendersi dai barbari, cambia l’assetto urbanistico della città, non è più presente il reticolo ortogonale romano, ma si formano strade e vicoli tortuosi avvolte dalle case torre. Pisa infatti si sviluppa in altezza, viene creato un fitto agglomerato di case strette addossate una all’altra. Le mura portano ad un’impossibilità di espandersi in larghezza e quindi all’ampliamento verso l’alto, tutto ciò a sfavore dell’igiene, da qui miseria e malattie.

Le guerre contro i Saraceni videro Pisa uscire vittoriosa nel XI sec., questo portò ad una grande crescita economica e politica e acquistò come concessioni imperiali e papali diritti commerciali e possedimenti territoriali nell’Est del Mediterraneo. Questo aumento di im-portanza e queste nuove rotte commerciali portano la città ad una nuova ricchezza che portò ad un’espansione urbanistica soprattutto al di fuori dell’alta cinta muraria. Per la prima volta sulla riva sud dell’Arno nasce un nuovo quartiere, Kinzica, nome in onore dell’eroina pisana79, collegato al resto della città da un ponte chiamato “Ponte Vecchio”.

Questo nuovo distretto aveva sia una propria autonomia religiosa, con la chiesa di San

78 GASPERINI M., 2008, Pisa Forma Urbis - Rappresentazione e lettura della città e del territorio, Ph.d.

Tesi, Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Progettazione dell’Architettura

79 Kinzica Sismondi o Gismondi: la leggenda dice che in una notte dell’anno 1004 d.C. la giovane donna si accorge del feroce attacco alla città da parte di pirati musulmani, saraceni, con a capo il terribile pirata Mo-gehid (Musetto). Solo Kinzica vede il nemico che mette a ferro e fuoco l’intero sobborgo a sud del fiume mentre il resto degli abitanti di Pisa dormivano tranquilli ed ignari. Allora la ragazza corre dai Consoli che fanno suona-re le campane per chiamasuona-re tutti alle armi. Da questo punto la leggenda di diversifica in due versioni, la prima vuole che i cittadini pisani, grazie a Kinzica che incitava e spronava i guerrieri a combattere più fortemente, avessero combattuto e ucciso gli invasori saraceni, con Kinzica stessa che nel cuore della battaglia li incitava a resistere. L’altra versione invece dice che mentre la città si metteva in armi, i pirati, scoraggiati dal fallimento del loro attacco a sorpresa, si ritirarono velocemente al suono delle campane, che si amplificava nel silenzio della notte.

79 Paolo a Ripa d’Arno, che amministrativa. Le nuove ricchezze, l’ampliamento dei quartie-ri e il vivere anche al di fuoquartie-ri delle mura portarono maggior benessere e quindi un au-mento della popolazione che passò dai 15mila abitanti del periodo altomedievale a 50mila prima della Peste nera del 1347. Fino al XIV secolo Pisa continuò a lavorare alle fortificazioni della città, prima con ampliamenti delle difese in legno, più veloci da co-struire, per la paura dell’invasione da parte del Sacro Romano Impero, con Federico Bar-barossa imperatore, successivamente in pietra. Vennero costruite mura, torri e bastioni e nel XII l’arsenale Repubblicano, uno spazio fuori dalla città ma protetto da mura torri e bastioni che lo rendevano quasi un castello. Furono realizzati ampliamenti delle strade, dei palazzi e delle piazze. Con la creazione del nuovo quartiere sull’altra sponda dell’Arno, il fiume diventa parte integrante della città; nuove vie, i Lungarni con nuovi edifici e botteghe che affacciano su di essi, due nuovi ponti, scali mercantili logge e lava-toi. Pisa è una Repubblica, una delle quattro Repubbliche Marinare, e ricchezza e potenza sono i simboli di questo periodo, questi elementi vedono anche nelle opere, vedi piazza dei Miracoli.

Dopo numerosi anni d’indipendenza nel 1405 i fiorentini conquistarono Pisa, dominio che durò fino all’annessione al Granducato di Toscana. Pisa con la conquista da parte di Firenze perse tutta la sua potenza e il suo valore, la città che aveva affidato la propria esi-stenza ai commerci era stata obbligata a interromperli e la forte pressione fiscale ha defi-nitivamente abbattuto i Pisani, l’Arno punto di forza per la navigazione mercantili diven-tò un parco fluviali allestito da baracchini e parasole. I fiorentini per paura di conquiste da parte dei Genovesi e dei francesi rinforzarono le difese, chiamando anche personaggi illustri come Filippo Brunelleschi. Il Brunelleschi infatti si occupò del restauro del Ponte a Mare e della Cittadella Vecchia, progettò anche la cittadella nuova, ma non la vide rea-lizzata perché morì prima.

La fine della prima dominazione fiorentina si ebbe grazie all’intervento nel 1494 di Carlo VIII Re di Francia, e venne immediatamente istituita una nuova magistratura pisana, ma nel 1509 dopo un assedio durato quasi quindici anni, che portò carestie, miseria e malat-tie, Pisa venne conquistata nuovamente dai fiorentini.

L’assedio durato quindici anni portò ad una notevole diminuzione demografica e la metà della popolazione era fiorentina, per questo motivo vennero concesse ai cittadini Pisani

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numerose agevolazioni. Ma pur con questi vantaggi la città continuò la sua caduta libera diminuendo ancora la propria popolazione. I Medici durante la loro egemonia ristruttura-rono le fortificazioni distrutte e ne costruiristruttura-rono di nuove. Tutto cambiò però con Cosimo I de Medici, nel 1537. Pisa diventò la sua prima residenza per via del clima e diventò il centro del potere; quest’usanza continuò anche con in suoi successori. L’igiene e l’approvvigionamento idrico pisano era la preoccupazione più grande, date le strette vie con alte case e perché l’acqua veniva reperita in pozzi, cisterne nell’Arno pur avendo ac-que torbide provenienti da paludi e stagni. Pisa assunse maggior prestigio anche grazie al

“Collegio Studentesco Ducale” situato nella Sapienza, ove venivano formati i nuovi fun-zionari politici e funfun-zionari dell’Ordine di Santo Stefano80. Cosimo I attuò numerose opere per Pisa e il suo contado, a partire dalla risistemazione dei canali, dei collegamenti, del porto marittimo, venne realizzato un nuovo Arsenale, venne rimodernato il sistema difensivo e vennero bonificate numerose aree idonee all’agricoltura. Pisa sotto Cosimo I cambia aspetto, si perdono i tratti medievali, vedi le case torre quasi scomparse, in favore dell’architettura cinquecentesca fiorentina, come testimonia la ristrutturazione di piazza dei Cavalieri effettuata dal Vasari, un tempo di puro tratto medievale chiamata la piazza delle sette vie. Il quartiere di Kinzica, sempre usato per scopi militari, diventò un centro di immagazzinamento per il grano, dato che il trasferimento di Cosimo I a Pisa aveva portato la città ad essere il punto di deposito principale. L’intervento più significativo per risolvere il problema idrico effettuato da Cosimo I fu quello di creare un acquedotto che collegasse Pisa ai suoi colli, più precisamente ad Asciano, ricca di acque pulite, progetto poi ripreso nel 1591 dal Granduca Ferdinando I. L’acquedotto in pietra Verrucana e mu-ratura era composto da arcate che con un elemento per la raccolta delle acque,

80 Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire: venne fondato nel 1561 da Cosimo I dei Medici con l'autorizzazione del pontefice Pio IV, che, l'anno successivo, ne approvò gli statuti. Si trattava di una milizia religioso-cavalleresca, fondata sulla regola di S. Benedetto e avente come scopo la difesa della fede cattolica e la custodia e tutela del Mediterraneo dagli infedeli. Il fine e la natura particolare dell'istituzione facevano dell'Ordi-ne di Santo Stefano, fin dalle origini, un ente speciale, completamente autonomo dallo Stato. Riservata la carica di gran maestro dei cavalieri di S. Stefano al sovrano, cui spettava anche il controllo sulla vita dell'Ordine e sui suoi statuti, per il resto l'Ordine doveva governarsi da sé. In realtà ben presto al vertice dell'istituzione venne po-sto un funzionario di diretta nomina ducale, chiamato auditore, alla cui autorità l'Ordine venne di fatto sottomes-so. Il gran maestro, che nelle iniziali intenzioni di Cosimo I doveva soltanto esercitare funzioni di controllo sui cavalieri, per mezzo dell'auditore poté disporre a suo piacimento dell'Ordine che finì così con l'essere identificato pienamente con una delle strutture dello Stato. L'Ordine fu presto dotato di un consistente patrimonio fondiario sparso in tutta la Toscana. La scelta di Pisa come sede dell'Ordine è da collegare alla volontà di Cosimo I di svolgere una attiva poltica mediterranea. Abolito nel 1809, l'Ordine venne ripristinato nel 1817 dal granduca Ferdinando II nei modi e nelle forme precedenti alla soppressione napoleonica. Nel 1859 fu definitivamente sop-presso dal governo provvisorio della Toscana.

81 no le fonti di Asciano direttamente a piazza dei Cavalieri. Questo fu un periodo fiorente per la città di Pisa, sia da un punto di vista urbanistico che demografico, infatti tutti que-sti nuovi servizi, Pisa dal metà del 1500 diventata nuovo centro del potere portarono nuove ricchezze e un aumento di popolazione fino al 1630 in cui la città fu colpita da una nuova epidemia di Peste, data la malattia solo 10 mila furono gli abitanti superstiti. Inol-tre nel 1637 il Ponte Vecchio, unico collegamento tra le due sponde, crollò, ricostruito solamente nel 1659. Nonostante questo calo demografico e il relativo degrado della città, l’Università di Pisa nata nel 1343, riuscì a rimanere abbastanza dignitosa.

Dopo la morte dell’ultimo erede della famiglia dei Medici, nel 1737, il Granducato di Toscana passò nelle mani di Francesco Stefano di Lorena, marito dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo, ma spostarono mai la loro residenza a Pisa.

L’amministrazione viene affidata al figlio Pietro Leopoldo, La città versava in uno stato di decadenza, forte era la mancanza di igiene da circa un secolo che portò ad un calo de-mografico, per questo motivo Pietro Leopoldo attuò immediatamente molti interventi, bonificò aree paludose in modo che venissero dedicate alle coltivazioni, nel 1766 restau-rò le sponde dell’Arno, vennero attuate anche opere di risanamento per la chiesa di San Matteo e il Ponte di Mezzo, già Ponte Vecchio. La zona sud rispetto al fiume, grazie agli interventi, diventa la zona amministrativa della città, le Logge dei Banchi diventa un punto focale per la città e sul palazzo Pretorio venne costruita la torre con l’orologio pubblico inoltre viene aperto il Canale dei Navicelli. Venne anche realizzato un Teatro, il Teatro Rossi, in quella che era chiamata piazza San Niccola, oggi conosciuta come piaz-za Francesco Carrara. La città, in particolar modo sui lungarni, perse così tutti i suoi tratti medievali in favore di profili regolari. Ma il vero problema pisano continuava ad essere di carattere igienico, sanitario e di approvvigionamento delle acque. I Lorena realizzaro-no un piarealizzaro-no per il ripristirealizzaro-no dell’acquedotto mediceo e proclamarorealizzaro-no nuove leggi sulle sepolture in modo da scongiurare nuove epidemie, che già in passato avevano sconvolto la città. Pietro Leopoldo, accortosi che la Toscana non sarebbe più stata in grado di so-stenere alcuna guerra, promosse delle politiche di disarmo della città, disfacendosi di na-vi, artiglieria, fortezze e degli arsenali, consentendo ai cittadini di poter vivere in tutta la città, cosa che non accadeva dalla prima dominazione fiorentina, dato che la città assunse un carattere di avamposto militare. L’innovazione più importante a livello culturale che

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venne introdotta d a Pietro Leopoldo fu il codice Leopoldino del 1784, in vigore per soli 4 anni che abolì la pena di morte fino al 1790.

Nel 1801 la Toscana venne ceduta dall’Austria alla Francia, quando Napoleone si stabilì nel “Bel Paese”. Durante la breve invasione napoleonica, dal 1809 al 1814, Napoleone, sulle orme dell'Ecoles Normales di Parigi, fonda la Scuola Normale.

Dopo vari cambi di potere nel 1814 il Granducato di Toscana tornò nelle mani dei Lore-na, ormai non più con Pietro Leopoldo ma con suo figlio Ferdinando III. Sotto il suo po-tere, grazie anche al lavoro iniziato dai francesi, furono rappresentate al catasto le 242 comunità del Granducato, suddivise in 3150 sezione, per un totale di 8567 fogli, questi documenti erano composti da mappe, stime e successivamente reclami. Con Ferdinando III, oltre a questa grande opera ma di natura mappale più che architettonica o urbanistica, non ci furono importanti innovazioni edilizie, solamente una modesta espansione del cen-tro abitato.

Nel 1820 vennero ripresi i lavori sulle sponde dell’Arno, furono rese più rettilinee e fu-rono eliminati gli scali. Gli interventi più significativi fufu-rono il progetto di Ridolfo Casti-nelli e Carlo Ginori-Lisci e la relativa costruzione, nel 1825, del Ponte sospeso che colle-gava Via Santa Maria a Via Sant’Antonio, la costruzione della ferrovia a vapore la ferro-via tra Lucca e Pisa del 1846 e tra Livorno e Firenze del 1848, intitolata Leopolda in onore del sovrano, .

Nel 1852, l’Ingegnere Silvio dell’Hoste, realizzò una sorta di Piano Regolatore Generale, che conteneva e raggruppava le diverse necessità della città. Il piano di Dell’Hoste pur-troppo rimase ad uno stato ideale, perché non erano presenti espansioni relative al colle-gamento viario, e perché era un progetto troppo innovativo per le persone dell’epoca, so-lo ottanta anni venne ripreso per il nuovo Piano Regolatore. Dell’Hoste aveva individua-to le aree sindividua-toriche e i monumenti più rilevanti, separate ed isolate daindividua-to che non era mai stato previsto un piano che considerasse l’intera città, e prevedeva un collegamento tra di loro per mezzo di larghe strade rettilinee.

Per anni la storia urbanistica pisana rimane invariata fino al 1859 con l’annessione del Granducato di Toscana al Regno della Sardegna. La prima area a subire una ristruttura-zione fu piazza dei Miracoli, con l’apertura di una nuova via furono demolite case

stori-83 che, la Chiesa di San Ranierino e la Chiesa dei Curati per permettere la vista delle opere medievali. L’Arno stava diventando un problema per le numerose piene, i progetti realiz-zabili erano due, uno il rialzo delle spallette e l’altro la creazione di un canale scolmatore.

Nel 1869 l’alluvione dell’Arno provocò molte vittime e per questo motivo venne costrui-to il progetcostrui-to più veloce ovvero il nuovo muro che doveva arginare il fiume. A capo del progetto di costruzione l’ingegner Simonelli, fu costruito un muro continuo in laterizio che affiancava l’Arno in corrispondenza della città, vennero eliminati gli scali rimasti e l’oratorio di Santa Maria della Spina che era troppo sporgente sul fiume.

Il progetto della nuova stazione ferroviaria all’esterno della cinta muraria venne iniziato dall’Ingegner Bellini e poi terminato da Vincenzo Micheli. La stazione, situata nella par-te meridionale della città, venne inaugurata nel 1862. Micheli non si occupò solamenpar-te della stazione ma dedicò molto tempo e dette molta importanza all’ ingresso in essa, ov-vero a Piazza Vittorio Emanuele II. La costruzione della piazza poteva diventare un ele-mento fondamentale per l’urbanistica pisana, vennero abbattute le mura medievali e la Porta di San Gilio e venne costruita la piazza ellittica, che tuttora è uno svincolo fonda-mentale per la città81. Micheli oltre al progetto della stazione e di Piazza Vittorio Ema-nuele II redasse anche, nel 1871, il Primo Piano Regolatore di Pisa, prevedeva una cir-convallazione, passante sopra l’Arno grazie ad un Ponte metallico in corrispondenza del vecchio Ponte a Mare andato distrutto con l’alluvione del 1869. Questa rete viaria doveva collegare e accogliere i traffici provenienti dalle città limitrofe. Questo Piano prevedeva anche uno sviluppo edilizio verso porta Garibaldi, Porta a Lucca e in Barbaricina. Venne-ro modificati i piani terra di molti edifici dato che ci fu una scomparsa dei venditori am-bulanti in favore di botteghe.

Nel 1921 venne attivato l’acquedotto di Filettole che portò acqua corrente in tutte le abi-tazioni cittadine. I primi grandi cambiamenti al tessuto urbano sono giunti nell'epoca fa-scista, con le costruzioni delle colonie a Calambrone, nel 1928, ci fu il concorso per la costruzione del ponte della Vittoria, mentre tra il 1929 e il 1933, in Piazza Vittorio Ema-nuele II, chiamata piazza della Barriera, vennero costruiti il palazzo delle Poste e il pa-lazzo della Provincia e vennero costruiti imponenti edifici come la sede della Facoltà di Ingegneria del Severini e il Palazzo dell’INAIL, il Palazzo di Giustizia, le nuove Cliniche

81 RUPI P.L., MARTINELLI A., 1997, Pisa storia urbanistica, Pacini Editore, Pisa

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dell’Ospedale Santa Chiara e la fabbrica della Marzotto. Furono progettati e studiati per-corsi in grado di diminuire il traffico nella zona interna, creando, fuori le mura, i nuovi sobborghi collegati tra di loro attraverso un viale, teso al mantenimento dell’antica cinta muraria. Infine, e furono presentati progetti anche per Marina di Pisa.

Pisa dopo la seconda guerra mondiale ne uscì distrutta e devastata come molte delle città italiane, i monumenti di Pisa subirono moltissimi danni soprattutto dovuti ai bombarda-menti degli alleati, in particolar modo a quelli del 1943. Nel dopoguerra venne avviato immediatamente un processo di ricostruzione senza valutare il danno storico e architetto-nico che Pisa aveva avuto. Venne redatto immediatamente un piano di ricostruzione, da Pera, Bellucci, Ciangherotti e Fascetti, che durò fino alla redazione del nuovo PRG del 1965. I bombardamenti furono però l’occasione per riprogettare il sistema urbano pisano che non riusciva più a a venir a fronte dei bisogni dei cittadini. L’obiettivo principale era quello di creare una migliore e più semplice accessibilità alle funzioni importanti come alla stazione ferroviaria e alle strade principali. Vennero riviste le reti stradali interne e esterne, create nuove piazze e vennero imposti divieti di costruzione per diradare gli edi-fici. Anche se il piano prevedeva molto più interventi sulla viabilità vennero realizzati so-lo gli interventi relativi alla zona della stazione, la via di collegamento tra il Ponte Solfe-rino e via Bonanno e il raccordo tra quest’ultima e il Ponte della Cittadella. Nel 1957 Mi-chelucci progetta il parco Galileiano, doveva essere il parco della cittadella in onore ap-punto di Galileo Galilei, ma il lavoro non ebbe successo, vennero realizzate solamente delle piccole parti, non venne mai aperto e divenne in poco tempo un’area degradata.

Realizzazioni importanti di questo periodo furono il palazzo della Borsa di Commercio di Bartolucci che continuandone il disegno ripercorreva in chiave moderna la volumetria di piazza Vittorio Emanuele, il nuovo quartiere di edilizia economica popolare CEP, la nuova periferia ovest, di Italo Gamberini, il quartiere popolare dei Passi e di Gagno.

Nel 1965 venne progettato da Dodi e Piccinato un nuovo PRG, nel quale indirizzarono lo sviluppo, sia residenziale che industriale nella area ad est di Pisa, a Cisanello, dato che la zona ovest con San Rossore aveva maggior valore naturale e paesaggistico. Il piano venne approvato nel 1970 ma subì modifiche fino al 1979. Data la nuova direttiva che non prevedeva più blocchi multipiano in favore di tipologie unifamiliari, a Cisanello prima che entrasse in vigore ci fu un’espansione esagerata per paura che venisse limitato

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