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CAPITOLO II LA FORMAZIONE DELL’IMPERO ROMANO

II.1 La politica espansionistica e l’amministrazione provinciale

II.2.1 La conquista della Grecia

Le province site ad Oriente di Roma, e in particolare quelle oggetto di questo studio, vedono la Macedonia quale prima provincia nel mondo ellenizzato. I primi contatti tra la Macedonia e Roma risalgono alla seconda guerra punica quando, nel 215 a.C., Filippo V di Macedonia strinse un’alleanza con Annibale216

da qui la prima guerra macedonica (215- 205 a.C.), il cui primo scontro avvenne nel 214: Filippo tentò di prendere Apollonia e Orico ma fu fermato dall’esercito romano mentre la flotta aveva bloccato la foce dell’Aoo, impedendogli, di fatto, di poter raggiungere la Macedonia via terra e costringendo Filippo a bruciare la sua flotta217.

Mentre Filippo raccoglieva consensi tra gli Illiri e i Siracusani, i Romani guidati da Levino stringevano alleanza con gli Etoli, i quali erano a loro volta amici di Attalo I di Pergamo: da questo momento in poi, protagonista anch’egli delle vicende che vedevano i Romani in Macedonia, diverrà uno dei migliori alleati di Roma. Tuttavia quest’ultima era propensa a una vera e propria guerra solo in Africa per cui apparve inevitabile la stipula di un accordo con la Macedonia – al fine di evitare la dispersione di truppe su più fronti – cui gli Epiroti

215 FLOWER 2006, 124-129. 216 THORNT ON 2014, 36. 217 THORNT ON 2014,38.

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fecero da mediatori; la pace fu firmata a Fenice nel 205 a.C.218 cui seguì nel 203 a.C. un’alleanza del Macedone con Antioco di Siria al fine di ampliare i propri confini nell’Egeo a scapito dell’Egitto tolemaico219

. Ne seguì la seconda guerra macedonica (200- 197 a.C.). Nel 200 Filippo mandò degli uomini a saccheggiare l’Attica e mosse in Tracia dove molte cittadine minori, abbandonate da Attalo, si arresero al Macedone mentre la città di Abido fu brutalmente presa, nonostante le resistenze dei suoi cittadini. Proprio in questa città Filippo incontrò Marco Emilio Lepido, allo stesso tempo i legati romani presentarono la volontà del senato ad Antioco III e Tolomeo V: da quel momento era vietata la guerra ai Greci e al regno tolemaico mentre Attalo I e i Rodii dovevano essere ricompensati per i danni subiti, altrimenti i Romani sarebbero stati costretti ad intervenire personalmente220. I primi due anni della guerra non furono particolarmente movimentati, tanto che il generale romano Sulpicio Galba non solo non riuscì ad arrivare a uno scontro con Filippo, ma ebbe anche difficoltà nell’approvvigionamento.

Una vera svolta si ebbe solo con l’arrivo di Tito Quinzio Flaminino, quando gli Epiroti, per evitare lo scontro, tentarono vanamente un nuovo compromesso tra le due fazioni, senza successo. A quel punto gli stessi Epiroti decisero di abbandonare Filippo e di allearsi coi Romani, i quali promisero di risparmiare l’Epiro; Filippo, d’altro canto, decise di procurarsi consensi (con la forza) in Tessaglia. Nel corso del 197 Flaminino attirò a sé molte città della lega Achea mentre poche, come ad esempio Argo, rimasero dalla parte della Macedonia. Lo scontro decisivo avvenne in Tessaglia: dopo giorni di marcia, gli esploratori romani scoprirono un distaccamento macedone. Durante lo scontro la falange macedone uscì vittoriosa sul lato destro mentre a sinistra furono attaccati e messi in fuga; i romani, deciso di attaccare alle spalle l’ala destra nemica, svolsero l’azione decisiva che sconfisse il nemico e mise in fuga Filippo. Quest’ultimo, ritornato in Macedonia, chiese una tregua a Flaminino, subito concessa221.

Nel 196 la Macedonia e la Grecia tutta ottennero la libertà, durata appena un ventennio, grazie all’instaurazione sul trono del filoromano Demetrio, figlio di Filippo V. Alla sua morte salì al trono suo fratello Perseo e le tensioni che ne seguirono portarono inevitabilmente alla terza guerra macedonica (171-168 a.C.), scaturita in primis dal fatto che Perseo aveva avviato più tentativi di alleanza con potenze già amiche di Roma, come Rodi, e aveva intrapreso un’azione di rafforzamento militare. La Macedonia invase la 218Ibid.,42. 219 P OLYB., XV, 20. 220 POLYB., XVI, 29-35. 221 THORNT ON 2014,84-86.

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Tessaglia nell’aprile del 171 mentre i Romani, riuniti con i pergameni Eumene e Attalo, erano pronti allo scontro. La battaglia che si svolse a Callinicum vide inaspettatamente vincitori i Macedoni di Perseo il quale però, nonostante la vittoria, chiese una pace agli avversari. Gli eventi del 170 sono poco noti a causa di una lacuna nel resoconto di Livio mentre nel 169 i Macedoni si spinsero in Illiria dove Perseo prese diverse piazzeforti occupate dai Romani e nel frattempo il console di quell’anno, Quinto Marcio Filippo, decise di entrare in Macedonia per poter cogliere alla sprovvista Perseo222. Una volta in Macedonia il console ricevette Polibio in ambasceria con una proposta che rifiutò.

Perseo, saputa la notizia dell’arrivo dei Romani, decise di evacuare Dion e di portare i suoi uomini a Pidna, dove trovarono rifugio: Marcio Filippo penetrò fino a Dion ma, a causa della mancanza di grano, fu costretto a indietreggiare a Fila e di questo gesto ne approfittò Perseo che, tornando a Dion, la rioccupò.

Nel 198 il nuovo console fu Lucio Emilio Paolo che partì per la Macedonia e decise di creare un lungo accerchiamento via terra: un contingente guidato da Scipione Nasica andò verso Tempe al fine di forzare le difese macedoni disposte lungo il passo di Pythion. Attaccati di notte, i Macedoni non riuscirono a difendersi e il 21 giugno dello stesso anno si schierarono sulla pianura a sud di Pidna dove avvenne la battaglia coi romani conclusasi con la vittoria di Emilio Paolo223.

La Macedonia fu quindi divisa in quattro distretti e la situazione rimase invariata fino a quando, nel 148, non scoppiò una rivolta che portò ad un inevitabile intervento da parte dei romani con la costituzione della provincia, solo due anni dopo, che comprendeva anche l’Achaia.

La nuova provincia fu occupata da Mitridate IV, re del Ponto, e riconquistata da Silla nell’85 a.C.224

, il quale collegò, in questa occasione, la Tessaglia alla provincia225.

Inoltre, a riorganizzare la provincia ci pensò, dopo la battaglia di Farsalo (48 a.C.), Giulio Cesare che decise di erigere l’Acaia a provincia a sé stante staccandola dalla Macedonia, di liberare i Tessali con l’esenzione dei tributi226

mentre Atene ottenne la condizione di

civitas foederata227.

La provincia di Macedonia è importante teatro di guerra: fu qui che avvenne lo scontro finale tra Ottaviano, Antonio e i cesaricidi, per la precisione presso la città di Filippi. In

222 T

HORNT ON 2014,167.

223Ibid.,174-175. 224 P

LUT., Sull., XXIII; APP., Mith., LVII-LVIII.

225 ACCAME 1972, 102. 226 PLUT., Caes., 48. 227 APP.,BC,II,88,368.

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seguito all’uccisione di Bruto, la Macedonia e la Grecia passarono sotto il controllo di Antonio, il quale si mostrò benevolo e amante delle scienze228. Ma il controllo di Antonio in questa provincia durò ben poco, se si pensa che in seguito agli accordi stabiliti con Sesto Pompeo (trattato di Miseno del 39 a.C.) la Macedonia passò a quest’ultimo229

. Con il trattato di Taranto del 37, però, Ottaviano e Antonio abolirono la precedente riorganizzazione e la Grecia tornò definitivamente ad Antonio (il quale proprio in Grecia raccolse uomini per la guerra contro Ottaviano230).

In seguito alla sconfitta di Antonio, la provincia passò nelle mani di Roma e quindi sotto il controllo di Ottaviano, il quale non fu benevolo nei confronti delle città che avevano appoggiato il nemico231; fondò, come già visto, la città di Nicopoli concedendole un

foedus, fece dipendere le città dei Locresi dell’ovest dalla colonia romana di Patrasso232. Dopo Azio la Macedonia e la Grecia erano un’unica provincia ma con il riassetto provinciale del 27 Augusto divise la Grecia dalla Macedonia233, rendendole due province senatorie governate da proconsoli di rango pretorio. Per «Grecia» si intendono la Tessaglia, l’Etolia, l’Acarnanina e la maggior parte dell’Epiro, mentre la provincia di Macedonia comprendeva la restante parte dell’Epiro. Quest’ultimo, difatti, fu distaccato dalla Macedonia solo nel II sec. d.C.

Importante l’intervento di Ottaviano in questa provincia, il quale fondò la colonia di

Augusta Iulia Philippensis Iussu Augusti e noto è anche il provvedimento urbanistico del princeps a Nicopoli, dove fu eretto un altare234.

Diversa è la sorte dell’Acaia, distaccata già ai tempi di Giulio Cesare (nel 47 a.C.), inizialmente la provincia designava l’area attorno all’istmo di Corinto; solo più tardi il termine «Acaia» si ampliò a tutta la Grecia propria anche se, sotto il controllo di Roma, molte città di tale provincia rimasero indipendenti come la stessa Atene235.

Coinvolti in quella che può essere definita quarta guerra macedonica (149-148 a.C.), molti popoli greci si unirono a formare una nuova Lega Achea, che ben presto si spinse fino al Peloponneso ai danni della città di Sparta236. Questa lega, dalla forte componente

228

PLUT., Ant., XXIII.

229

ACCAME 1972, 108.

230

PLUT., Ant., LXII.

231 D IO.CASS., LI, 2. 232 P AUS., X 38, 9. 233 A CCAME 1972, 109-110. 234 Z ACHOS 2006, 269-306. 235 ALCOCK 1993,23,fig.5. 236 GRUEN 2001, 795.

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filomacedone, attirò l’attenzione di Roma e l’Acaia fu annessa ai possedimenti della Res

Publica nel 146 a.C. quando Lucio Mummio, in seguito ad una battaglia campale, si

impossessò di questi territori, distruggendo la città di Corinto, i cui abitanti furono uccisi o resi schiavi e le cui opere d’arte furono portate a Roma per abbellire le domus dei cittadini romani237.

Un evento grave che vide coinvolta l’Acaia fu la volontà di appoggiare Mitridate IV re del Ponto, nell’88 a.C.238

: per punizione, Atene fu distrutta da Silla due anni dopo239.

La Grecia e la Macedonia furono teatro di battaglie decisive all’interno delle grandi guerre civili che sconvolsero Roma: prima Farsalo nel 48 a.C., poi Filippi sei anni dopo e infine Azio. Ne derivò un clima davvero duro e poco piacevole che le genti greche dovettero respirare: molte volte furono costrette a prendere le parti di una ovvero dell’altra fazione e naturalmente, così come la maggior parte dei popoli orientali, queste appoggiarono Pompeo prima e Antonio poi240; com’è plausibile, le città greche ne uscirono devastate da questi eventi.

Vero è però che non si può parlare di una provincia d’Acaia ancora fino a questo momento: fondamentale fu la figura di Cesare che rifondò la distrutta Corinto, divenuta colonia romana col nome di Colonia Laus Iulia Corinthiensis241 e che avviò il progetto di

costituzione della provincia242 ma fu Augusto che realizzò il progetto del padre adottivo243. Originariamente l’Acaia fu costituita come provincia senatoria ma nel 15 d.C., insieme alla Macedonia, fu unita alla provincia imperiale di Moesia per volere di Tiberio244.

Questa fu forse una delle province più importanti dal punto di vista culturale del regno di Augusto: sicuramente i romani ne subirono il fascino, non soltanto i membri della classe dirigente venivano a contatto con la cultura greca ma ben presto la stessa Urbs si riempì di opere d’arte greca prese come bottino di guerra dai generali vittoriosi245

. Abitualmente il processo di «romanizzazione» avveniva mediante la fondazione di colonie mentre, in Grecia e vedremo anche nelle province asiatiche, le più grandi città erano già all’apice della loro floridezza per cui i romani si limitarono a realizzare nuovi edifici e monumenti o a ristrutturarne altri. 237 VELL., I, 13. 238 FERRARY 2001, 829. 239 LIV., perioch., 81. 240 F ERRERY 2001, 836. 241 A LCOCK 1993,133. 242 C IC., epist., 6.6.10. 243 D IO.CASS., LIII, 12. 244 TAC., ann., I.76.2. 245 SALADINO 2001, 970-981.

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Augusto visitò tre volte Atene – nel 31, nel 22-21 e nel 19 a.C. circa: vide le Cariatidi dell’Eretteo che furono fedelmente riprodotte per la decorazione dell’attico dei portici del suo Foro; fece costruire il Tempio di Augusto e Roma rifacendosi a modelli dei templi greci (edificio non citato, però, da Pausania) ma nonostante ciò, il rapporto dell’imperatore con la città non fu mai del tutto sereno.

Il culto di Augusto ad Atene è però certo246 e ad oggi è stato possibile identificare, almeno in parte, la struttura del tempio tramite una serie di frammenti: probabilmente a pianta circolare (diametro 8 m ca) con nove colonne esterne, di ordine ionico247, ma non essendoci ancora tracce di muri interni, si è ipotizzato che il tempio fosse un colonnato aperto senza cella248. Non è da escludere, però, che la cella fosse presente e magari realizzata in materiale deperibile.

Tali resti di edificio sono stati associati ai resti di un basamento rinvenuto ad est del Partenone, area in cui è stata trovata altresì l’iscrizione dedicatoria a Roma e Augusto. La scelta, perciò, di realizzare il tempio a N-E del Partenone sarebbe strategica – si voleva evidentemente creare un’associazione con il centro culturale, politico e religioso di Atene. Poco sappiamo del culto di Augusto nella città: Cassio Dione ci informa che Ottaviano permise, all’indomani della battaglia di Azio, la diffusione del suo culto, congiuntamente con la dea Roma, alle città di Pergamo e Nicomedia249; probabilmente Atene istituì il culto dell’imperatore quando lo stesso passò dalla Grecia di ritorno dall’Oriente.

Il controllo degli spazi pubblici degli ateniesi sembra essere alla base della riorganizzazione urbana da parte dell’imperatore: viene realizzata un’agorà romana ai piedi dell’Areopago, in questo modo l’agorà perse la sua struttura aperta e ampia e venne altresì meno la sua funzione di centro di aggregazione politica; fu spostato e ricostruito qui il tempio di Ares250 e fu eretto l’Odeion di Agrippa251. Quest’ultimo fu costruito forse in occasione di una visita di Agrippa ad Atene nel 15 a.C., evento verosimilmente commemorato dagli ateniesi con la realizzazione di una sua statua252. La statua sarebbe stata eretta di fronte ai Propilei, alta 8,9 m, su un plinto originariamente dedicato da un sovrano di Pergamo253 – attualmente l’iscrizione, realizzata in tempi recenti in sostituzione 246 IG II2 3173. 247 WHIT TAKER 2002, 25. 248 F OUQUET 2012, 47-48. 249 D IO.CASS., LI, 20, 6-7. 250 P AUS., I, 8, 4.

251 Per un’analisi dettagliata dell’agorà cfr. M

CKCAMP II2010.

252

IG III, 576.

253

45

dell’originale, è ancora visibile254

. Appare però strano come Pausania non menzioni mai la statua.

Riguardo al Peloponneso, invece, Pausania racconta che Augusto liberò gli Eleuterolaconi dalla schiavitù dei Lacedemoni255: in realtà è noto che Augusto riorganizzò la lega dei Lacedemoni, definita degli Eleuterolaconi256. Le città facenti parte di questa lega erano svariate, nel 21 a.C. lo stesso imperatore fece visita alla città di Sparta, riorganizzando (e riducendo) le città degli Eleuterolaconi, da ventiquattro a diciotto257. Come è noto, Sparta offrì i suoi servigi ai triumviri per sconfiggere i cesaricidi e ben duemila uomini furono massacrati258. Quando a Sesto Pompeo fu affidato il controllo del Peloponneso, Antonio impose dei pesanti tributi e proprio per questo Sparta appoggiò Ottaviano durante la battaglia di Azio259. Al contrario fecero invece i Messeni, che appoggiarono Antonio, e per punizione Agrippa prese la città di Metone nel 31 a.C. cui fu tolta la libertà, fu distrutta la città di Turia e la città di Fare passò agli Eleuterolaconi260.

Tra le città dell’Arcadia invece solo Mantinea affiancò Ottaviano per cui la città eresse un tempio ad Afrodite Symmachia mentre i Tegeati furono puniti con la sottrazione della statua di Atena Alea e i denti del cinghiale calidonio, portati a Roma261.

Tra le isole dell’Egeo la più grande e meritevole di menzione è Creta, facente parte della provincia di Creta et Cyrenaica. La Cirenaica entrò tra i possedimenti dei romani a partire dal 96 a.C. ca, quando morì Tolomeo Apione, ultimo re della dinastia dei Tolomei, lasciando in eredità il suo regno a Roma262. L’istituzione della provincia, da parte del questore P. Cornelio Lentulo Marcellino, avvenne ufficialmente però solo nel 75 a.C. per decreto del senato. Più tardi fu aggiunta Creta, in seguito ad una duplice vittoria (quella di Q. Metello Cretico e di Pompeo sui pirati). Al tempo della morte di Giulio Cesare, i territori vennero separati e la Cyrenaica spettò a Cassio mentre Creta a Bruto263, per poi essere riconquistati da Antonio. La provincia rimase sotto il controllo di un unico governatore fino a quando Antonio non donò la Cirenaica alla figlia Cleopatra Selene. Il

254 IG III, 575. 255 PAUS., III, 21, 7. 256 ACCAME 1972,127. 257 ACCAME 1972,128. 258 P

LUT., Brut., XLI,8.

259 P

LUT., Ant., LXVII.

260 P AUS., IV 30, 2. 261 P AUS., VIII, 46. 262 CHEVROLLIER 2016, 13. 263 Ibid., 13.

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territorio sarà riconquistato da Ottaviano dopo il 31 a.C. e quattro anni dopo la provincia risultò ufficialmente riunificata, affidata a un proconsole di rango pretorio.

Della grande isola del mediterraneo orientale, Cipro, sappiamo che fu annessa ai territori romani intorno al 58 a.C. per personale ambizione del tribuno Clodio Pulcro264. Prima delle guerre civili fu donata da Cesare a Cleopatra tramite un provvedimento poi confermato da Antonio; dopo la battaglia del 31 a.C. dunque tornò in possesso di Roma, aggregata alla Cilicia e nel 22 a.C. Augusto la rese provincia indipendente governata da un proconsole di rango pretorio265.

Il legame tra Augusto e Cipro sembra segnato da iscrizioni rinvenute sull’isola in cui il

princeps viene definito theos o divus prima della sua morte266.

II.2.2 Le province d’Asia Minore: uno sguardo alle attività di

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