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Le rappresentazioni del culto attraverso le immagini

CAPITOLO II LA FORMAZIONE DELL’IMPERO ROMANO

II.3 Le province d’Oriente e il governatorato di Agrippa

II.4.2 Le rappresentazioni del culto attraverso le immagini

Aspetto tipico delle statue dell’imperatore divinizzato era indubbiamente la standardizzazione del tipo e della rappresentazione individuale: Augusto è rappresentato giovane (non è attestato nemmeno un ritratto dell’imperatore settantacinquenne), la struttura delle ciocche che compongono l’acconciatura è spesso standardizzata e dei 250 ritratti superstiti di Augusto si possono individuare tre tipi differenti (uno del 30 a.C. e due databili attorno al 20 a.C.)316, a dimostrare che i ritratti legati al culto dell’imperatore erano, in tutto l’impero, tipizzati. Appare plausibile l’idea che da Roma venissero imposti i tipi scultorei e che arrivassero nelle province sotto forma di modelli o calchi di gesso e qui utilizzati per la realizzazione di statue marmoree o bronzee317: il motivo principale per cui le statue dell’imperatore erano erette era sicuramente quello di esprimere la gratitudine allo stesso, il benefattore. Difatti, molto spesso le attività cultuali erano associate alle richieste di privilegi, come dimostra il fatto che spesso gli ambasciatori inviati all’imperatore erano anche sacerdoti del culto imperiale.

Per quel che concerne la rappresentazione dell’imperatore, associato al culto, nel mondo orientale, e in particolar modo in Asia Minore, era molto diffusa la realizzazione di soli busti dello stesso che venivano poi montati su statue preesistenti.

Numerose dovevano essere inoltre le statue complete e tra queste si possono distinguere quelle loricate, le più diffuse, realizzate per essere poste nei luoghi di culto. Non è un caso che in questa tipologia statuaria la figura dell’imperatore rappresenti l’elemento sacro e bellicoso allo stesso tempo; già largamente diffusa in Egitto e Siria, la pratica di venerare guerrieri armati arrivò anche in Grecia (si veda la figura di Eracle): Augusto, del resto, aveva portato la pace nell’impero in seguito alle sue campagne militari.

Il tipo del sovrano loricato raggiunse l’acmé durante l’età ellenistica quando i diadochi e i loro discendenti adottarono questo tipo di rappresentazione sul modello del grande Alessandro il Macedone: a Roma la corazza di Alessandro doveva, inoltre, essere ben nota dato che, dopo l’annessione della provincia nel 146 a.C., il gruppo scultoreo della Turma di Alessandro fu portato a Roma da Quinto Cecilio Metello per il suo grande valore artistico318 e poi esposto nella Porticus Octaviae.

316 Impossibile è, per me, presentare al momento una sintesi dei ritratti augustei, riguardo alla tipolo gia

ritrattistica di Augusto, cfr. infra Cap. III.

317

PRICE 1984, 172-173.

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La grande diffusione del tipo loricato dell’imperatore e del suo coreggente nasceva dall’uso che si faceva della corazza in sé, era difatti utilizzata come medium figurativo per celebrare le vittorie militari o, in generale, come veicolo di propaganda imperiale319. Questo tipo però, largamente diffuso dalle guerre civili fino ai primi anni dopo Azio, si diffuse poi con più difficoltà perché Augusto non necessitò più rivestire il bellicoso ruolo di guerriero ma gli preferì, nelle immagini di propaganda imperiale, immagini che lo assimilavano a Giove, accettando una sovranità di tipo universale e dimostrandosi anche più pacifico320.

Le statue di culto potevano altresì rievocare maggiormente la tradizionale rappresentazione delle divinità e in questo caso l’imperatore era rappresentato in nudità eroica. Indiscutibile è, altresì per questa tipologia, il richiamo alle statue in nudità eroica diffuse dai sovrani di età ellenistica che durante le prime fasi dell’impero dovevano essere certamente ancora visibili321.

Ugualmente diffuse erano le statue civiche o cultuali dell’imperatore raffigurato con la toga322; nel secondo caso un lembo della stessa ne ricopriva il capo, ad indicarne la funzione di pontifex maximus – carica che Augusto ricoprì dalla morte di Lepido323.

Dalla capitale si diffusero velocemente in Oriente e soprattutto in Grecia, i modelli della statua togata capite velato, la quale presentava l’imperatore nelle vesti del Romano devoto324.

Di fianco al culto dell’imperatore è possibile individuare quello di alcuni membri della sua famiglia: la figlia Giulia, i nipoti Gaio e Lucio Cesari (dopo la loro prematura morte) e soprattutto quello di Agrippa. Il miglior amico, braccio destro nonché genero del princeps ricevette onori divini in varie parti dell’impero ma, in particolar modo, nel mondo orientale.

Le città greche e orientali, devastate dalle guerre civili prima e dalle lotte di conquista poi, avevano bisogno di tornare al loro antico splendore ed è per questo che Ottaviano, all’indomani della battaglia di Azio, aveva inaugurato la sua politica con una generale remissione dei debiti in questa parte dell'Impero. I templi, per adempiere i loro obblighi finanziari, non avevano esitato a usare oggetti sacri come mezzo di transazione. Un'intera 319 CADARIO 2004, 110. 320 C ADARIO 2004, 165. 321 O SBORNE 1997, 524.

322 Per una dettagliata analisi delle tipologie statuarie, anche degli altri imperatori dopo Augusto, si v eda

PRICE 1984, 179-188.

323

SUET., Aug., XXXI, 1.

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serie di misure prese da Augusto, a volte congiuntamente con Agrippa, era stata quella di restituire questi beni alle comunità. Durante le sue due missioni in Grecia e in Oriente, Agrippa intervenne senza dubbio direttamente in questo tipo di attività, anche se nessun documento lo attesta esplicitamente325.

Com’è noto, in occasione del primo viaggio di Agrippa in Oriente egli sostò sull’Isola di Lesbo, nella città di Mitilene, che rimase sempre molto legata a lui tanto da salutarlo come

Θεός σωτήρ τῆς Πολίος326

. La città è un esempio di come, in seguito alla presenza di rapporti strettamente personali, il culto imperiale si sia esteso persino alla figura di Agrippa e della sua famiglia327.

Il termine σωτήρ, da solo, molto spesso fu associato alla sua figura, alcune volte, però, affiancato dal termine Θεός, perdendo il suo originario significato: l’associazione di Θεός

σωτήρ spinge quindi a sollevare l’ipotesi di un’esistenza di un culto riservato ad Agrippa

sull’isola di Lesbo.

Del resto il culto imperiale a Lesbo continuò durante tutto l’Impero, ma è evidente una particolare attenzione nei confronti della famiglia Giulio-Claudia: oltre ad Augusto e Agrippa, anche Giulia, figlia del primo e moglie del secondo, assieme ai suoi figli morti prematuramente (Caio e Lucio Cesari), ricevette onori divini da diverse città dell’isola328

.

325R

ODDAZ 2005,403.

326 IG II, 2, 164; IG II, 2, 166; IG II, 2, 168; IG II, 2, 170. 327

RODDAZ 1984, 405.

328

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