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Le statue di Augusto e di Agrippa in Oriente: committenti, contesti e messaggi

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Academic year: 2021

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(1)

U

NIVERSITÀ DI

P

ISA

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

Corso di Laurea Magistrale in Archeologia

TESI DI LAUREA

LE IMMAGINI DI AUGUSTO E DI AGRIPPA IN

ORIENTE

COMMITTENTI, CONTESTI E MESSAGGI

RELATORE

Prof. Maurizio PAOLETTI

CANDIDATO

Roberta RENO’

(2)
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RIASSUNTO ANALITICO

Il presente lavoro esamina il contesto di provenienza delle statue di Augusto e Agrippa rinvenute nelle province orientali corrispondenti ai territori odierni della Grecia e della Turchia.

Si tratterà, innanzitutto, di comprendere il complesso rapporto tra il primo imperatore di Roma e il suo collega e il mondo ellenistico, tramite un’indagine della formazione della monarchia e della sua espansione proprio nelle province allora conquistate.

Lo studio verterà quindi sull’importanza delle immagini e la loro capacità comunicativa; in passato si è proposta l’esistenza di un motivo propagandistico diffuso proprio attraverso l’arte augustea: successivamente a un’indagine storico-artistica, si procederà con l’individuazione dell’originario luogo di collocazione delle statue di Augusto e Agrippa. Tuttavia, l’omissione di dati importanti, quali ad esempio il luogo di rinvenimento di un reperto archeologico, porta alla perdita d’informazioni fondamentali al fine dello studio di queste statue: il contesto, difatti, dice molto a proposito della funzione di un oggetto stesso. Disposte per la maggior parte dei casi in contesti pubblici, le statue erano commissionate soprattutto dalle città o dai loro organi amministrativi, al fine di celebrare il regnante. La parte finale dell’indagine, quindi, porta all’esclusione dell’ipotesi di un «motivo propagandistico» ricorrente nelle immagini promosso dall’imperatore a favore di un’idea più strettamente legata agli omaggi promossi dalle città al nuovo regnante, in occasione di una visita imperiale o di un avvenimento importante (quali potevano essere i decennalia o l’istituzione del culto imperiale, ad esempio).

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INDICE

INTRODUZIONE ...10

CAPITOLO I AUGUSTO E AGRIPPA: AMICI, COLLEGHI, PARENTI...12

I.1 Da Ottavio ad Augusto: la grande importanza del braccio destro Agrippa ...12

I.2.1 La nascita del principato: la riorganizzazione urbana e la “città di marmo”. ...25

I.2.2 La politica interna. ...27

I.3 L’età dell’oro augustea scaturita dalla fine dei conflitti: un’analisi delle Res Gaestae. ...30

CAPITOLO II LA FORMAZIONE DELL’IMPERO ROMANO...33

II.1 La politica espansionistica e l’amministrazione provinciale. ...33

II.2.1 La conquista della Grecia. ...39

II.2.2 Le province d’Asia Minore: uno sguardo alle attività di Augusto e Agrippa...46

II.3 Le province d’Oriente e il governatorato di Agrippa. ...49

II.4.1 L’istituzione del culto di Augusto e Agrippa nelle province orientali. ...52

II.4.2 Le rappresentazioni del culto attraverso le immagini. ...54

CAPITOLO III LE TIPOLOGIE RITRATTISTICHE DI AUGUSTO E DI AGRIPPA ...57

III.1 I ritratti di Augusto: storia degli studi tra concordanze e discordanze. ...57

III.2.1 I ritratti di Agrippa: il «tipo Vibo Valencia – Gabii». ...71

III.2.2 Il «tipo Ara Pacis». ...73

III.2.3 I ritratti post-mortem: il «tipo Butrinto». ...74

CAPITOLO IV I RITRATTI DI AUGUSTO NELLE PROVINCE ORIENTALI ...75

IV.1 Statue e contesti. ...75

IV.1.1 Macedonia. ...75

IV.1.2 Epiro. ...76

IV.1.3 Acaia...78

IV.1.4 Asia. ...84

IV.1.5 Lycia et Pamphylia...91

IV.1.6 Galatia. ...93

IV.2 Statue decontestualizzate. ...96

IV.2.1 Acaia...96

IV.2.2 Asia ... 103

IV.2.3 Lycia et Pamphylia... 112

CAPITOLO V I RITRATTI DI AGRIPPA NELLE PROVINCE ORIENTALI. ... 134

(5)

5 V.1.1 Epiro. ... 134 V.1.2 Asia... 137 CONCLUSIONI... 144 ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE ... 151 BIBLIOGRAFIA ... 153

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INDICE DELLE FIGURE

Fig. IV.1 Statua di Augusto. Salonicco, Aρχαιολογικό Μουσείο Θεσσαλονίκης, inv. 1056 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 217.1.

Fig. IV.2 Statua di Augusto, particolare. Salonicco, Aρχαιολογικό Μουσείο Θεσσαλονίκης, inv. 1056, Boschung 1993, tav. 117.1.

Fig. IV.3 Testa di Augusto. Tirana, Biblioteka Kombëtare e Shqipërisë, inv. 48 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 188.

Fig. IV.4 Testa di Augusto. Tirana, Biblioteka Kombëtare e Shqipërisë, inv. 48 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 188.

Fig. IV.5 Testa di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 3758 (veduta frontale e posteriore), Boschung 1993, tav. 186.

Fig. IV.6 Testa di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 3758 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 186.

Fig. IV.7 Busto di Augusto. Atene, Μουσείο θης Αρχαίας Αγοράς, inv. 6569 (veduta frontale), Shear 1935, tav. V.

Fig. IV.8 Busto di Augusto. Atene, Μουσείο θης Αρχαίας Αγοράς, inv. 6569 (profilo destro e profilo sinistro), Shear 1935, figg. 32-33.

Fig. IV.9 Statua di Augusto. Corinto, Aρχαιολογικό Μουσείο Αρχαίας Κορίνθου (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 215.1.

Fig. IV.10 Statua di Augusto, particolare. Corinto, Aρχαιολογικό Μουσείο Αρχαίας Κορίνθου, Boschung 1993, tav. 178 (gesso).

Fig. IV.11 Testa di Augusto. Coo, in restauro (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 190.3.

Fig. IV.12 Busto di Augusto. Pythagorion, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 45 (veduta frontale e posteriore), Boschung 1993, tav. 176.1-2.

Fig. IV.13 Busto di Augusto. Pythagorion, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 45 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 176.3-4.

Fig. IV.14 Busto di Augusto. Pythagorion, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 46 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 76.2.

Fig. IV.15 Busto di Augusto. Pythagorion, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 46 (profilo destro), Boschung 1993, tav. 76.3.

Fig. IV.16 Testa di Augusto (perduta). Vienna, Österreichisches Archäologisches Institut (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 189.3.

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Fig. IV.17 Testa di Augusto (perduta). Vienna, Österreichisches Archäologisches Institut (profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 189.4.

Fig. IV.18 Busto di Augusto. Selçuk, Efes Arkeoloji Müzesi, inv. 1957 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 24.2.

Fig. IV.19 Testa di Augusto. Selçuk, Efes Arkeoloji Müzesi, inv. 1891 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 175.1.

Fig. IV.20 Testa di Augusto. Selçuk, Efes Arkeoloji Müzesi, inv. 1891 (veduta posteriore), Boschung 1993, tav. 175.2.

Fig. IV.21 Testa di Augusto. Selçuk, Efes Arkeoloji Müzesi, inv. 1891 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 175.3-4.

Fig. IV.22 Busto di Augusto. Side, Müzesi, inv. 127 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 193.1.

Fig. IV.23 Testa di Augusto. Istanbul, İstanbul Arkeoloji Müzesi, inv. 4026 (veduta frontale e posteriore), Boschung 1993, tav. 183.1-2.

Fig. IV.24 Testa di Augusto. Konya, Arkeoloji Müzesi, inv. 231 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 190.1.

Fig. IV.25 Testa di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 3290 (profilo destro), Boschung 1993, tav. 59.3.

Fig. IV.26 Testa di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 3290 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 59.4.

Fig. IV.27 Busto di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 5263 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 187.

Fig. IV.28 Testa di Augusto. Atene, Μουσείο Ακρόπολης, inv. 2282 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 185.3.

Fig. IV.29 Busto di Augusto. Atene, Εθνικό Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 2710 (veduta frontale e profilo sinistro), Stavridis 1980, tavv. 122-123.

Fig. IV.30 Testa di Augusto. Patrasso, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 41 (veduta di tre quarti), foto gentilmente concessa dal prof. M. Paoletti.

Fig. IV.31 Testa di Augusto. Delo, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. A4938 (veduta frontale e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 189.1-2.

Fig. IV.32 Testa di Augusto. Myrina, Aρχαιολογικό Μουσείο Λήμνου, inv. 2155 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 137.1.

Fig. IV.33 Testa di Augusto. Myrina, Aρχαιολογικό Μουσείο Λήμνου, inv. 2155 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 137.2-3.

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Fig. IV.34 Testa di Augusto. Rodi, Aρχαιολογικό Μουσείο, inv. 3924 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 101.1.

Fig. IV.35 Testa di Augusto. Samo, Aρχαιολογικό Μουσείο, Magazzino, inv. 113 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 192.1.

Fig. IV.36 Testa di Augusto. Samo, Aρχαιολογικό Μουσείο, Magazzino, inv. 113 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 192.2-3.

Fig. IV.37 Testa di Augusto. Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek, inv. 746 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 64.1 (gesso).

Fig. IV.38 Testa di Augusto. Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek, inv. 746 (veduta posteriore), Boschung 1993, tav. 64.2 (gesso).

Fig. IV.39 Testa di Augusto. Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek, inv. 746 (profilo destro), Boschung 1993, tav. 64.3 (gesso).

Fig. IV.40 Testa di Augusto. Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek, inv. 746 (profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 64.4 (gesso).

Fig. IV.41 Busto di Augusto. Istanbul, İstanbul Arkeoloji Müzesi, inv. 385 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 122.1.

Fig. IV.42 Busto di Augusto. Istanbul, İstanbul Arkeoloji Müzesi, inv. 385 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 122.2-3.

Fig. IV.43 Testa di Augusto. Berlin, Pergamonmuseum, inv. 5475 (veduta frontale), Inan - Rosenbaum 1966, tav. II. 1.

Fig. IV.44 Testa di Augusto. Istanbul, İstanbul Arkeoloji Müzesi, inv. 2165T (veduta di tre quarti, profilo destro e veduta frontale), Inan - Rosenbaum 1966,tav. LXXXVII.

Fig. IV.45 Roma incorona Augusto, gruppo statuario del tempio di Roma e Augusto (Pergamo), cistoforo, R

Fig. IV.46 Testa di Augusto. Çanakkale, Arkeoloji Müzesi, inv. 1606 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 184.1.

Fig. IV.47 Testa di Augusto. Çanakkale, Arkeoloji Müzesi, inv. 1606 (profilo destro e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 184.2-3.

Fig. IV.48 Testa di Augusto. Syracuse, New York, Syracuse University Art Collection, inv. 63.318 (veduta frontale), Boschung 1993, tav. 181.1.

Fig. IV.49 Testa di Augusto. Syracuse, New York, Syracuse University Art Collection, inv. 63.318 (profilo destro), Boschung 1993, tav. 181.3.

Fig. IV.50 Testa di Augusto. Syracuse, New York, Syracuse University Art Collection, inv. 63.318 (profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 181.4.

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Fig. IV.51 Testa di Augusto. Antalya, Antalya Müsezi, inv. 906 (veduta frontale e profilo sinistro), Boschung 1993, tav. 119.1-2.

Fig. V.1 Testa di Agrippa. Tirana, Muzeu Arkeologjik Kombëtar, inv. 583 (veduta di tre quarti), Romeo 1998, fig. 152.

Fig. V.2 Testa di Agrippa. Tirana, Muzeu Arkeologjik Kombëtar, inv. 583 (profilo sinistro e profilo destro), Romeo 1998, figg. 153-154.

Fig. V.3 Testa di Agrippa, Butrinto, Muzeu Arkeologjik (veduta frontale), Romeo 1998, fig. 155.

Fig. V.4 Testa di Agrippa, Butrinto, Muzeu Arkeologjik (profilo sinistro e profilo destro), Romeo 1998, figg. 156-157.

Fig. V.5 Testa di Agrippa. Berlino, Pergamonmuseum, inv. 1858 (veduta frontale), Romeo 1998, fig. 151.

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INTRODUZIONE

Le immagini del primo imperatore di Roma e del suo collega, nonché genero, Agrippa hanno da sempre avuto una grande diffusione in tutto il mondo allora conquistato.

La diffusione delle immagini imperiali nell’Impero romano è un dato certo, spesso, però le statue vengono decontestualizzate e analizzate solo sotto il profilo storico-artistico: cercando di non venire meno a quest’ aspetto, la presente ricerca si incentra altresì sull’individuazione del rapporto tra l’Urbs e le città dell’Impero poste ad Est, con un’attenzione particolarmente rivolta ai committenti dell’opera e al luogo in cui questa era destinata, attraverso ciò che rimane di queste immagini.

La tesi si articola in due parti: i primi tre capitoli, introduttivi, presentano una sintesi storica e storico-artistica; gli ultimi due, invece, strutturati sotto forma di cataloghi, introducono alle statue di Augusto e di Agrippa nelle province orientali oggi corrispondenti ai territori della Grecia e della Turchia.

Per introdurre alle due figure, nel capitolo I si ripercorrono le tappe fondamentali della vita dei due personaggi: la gioventù di un Ottaviano con una madre forse troppo protettiva, il rapporto con il padre adottivo Cesare, l’incontro con l’amico Agrippa e l’ascesa al potere. Il capitolo II introduce alla formazione dell’Impero sotto Augusto: da Occidente a Oriente, su cui porrò maggiormente l’attenzione, provincia dopo provincia l’Impero andò espandendosi e com’è ovvio ogni provincia aveva un rapporto differente con Roma. La trattazione continua con la diffusione, in Oriente, del culto dell’imperatore che prende piede sin da subito, già a partire dai primi anni dell’egemonia romana, ed è interessante vedere come le più importanti città concorrano per la maggiore diffusione del culto imperiale.

Nel capitolo successivo, il III, si tenta una sintesi quanto più chiara possibile della storia del ritratto di Augusto e di Agrippa. Riassumere tutte le diverse correnti di pensiero è quasi un’impresa, considerando che degli oltre 200 ritratti di Augusto ad oggi non esista un’idea coerente tra gli studiosi. Dopo un’analisi dei più importanti studi sul ritratto dell’imperatore, un breve paragrafo introduce alla classificazione del ritratto di Agrippa, forse più semplificata, ma che ancora oggi non vede tutti gli esperti concordi.

Entrando nel vivo della trattazione, si è individuato e successivamente analizzato nei capitoli IV e V tutti i ritratti di Augusto ed Agrippa noti che provengono dalle province orientali dell’impero, cercando di determinare l’originaria collocazione degli stessi. In

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seguito allo studio di dati epigrafici e archeologici, si cercherà di individuarne anche i committenti, al fine di dedurre lo scopo ultimo della realizzazione di tali statue.

Infine, si è affrontata la questione pertinente i materiali impiegati per la realizzazione delle statue onorarie, cercando di identificarne, ove possibile, gli originari luoghi di collocazione, i committenti e i motivi della realizzazione.

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CAPITOLO I

AUGUSTO E AGRIPPA: AMICI, COLLEGHI, PARENTI.

I.1 Da Ottavio ad Augusto: la grande importanza del braccio destro

Agrippa.

Gaio Ottavio (63 a.C. – 14 d.C.) nacque a Roma il 23 settembre del 63 a.C. da seconde nozze di Ottavio con Azia1: della gens Octavia, che era ben nota a Velletri2, sono giunte molte fonti divergenti tra loro a proposito del nonno paterno, il quale fu accostato prima a una famiglia di rango equestre3, successivamente fu considerato argentarius4 e addirittura

giunse voce che fosse un liberto5. Il padre Ottavio, dopo il suo primo matrimonio con Ancaria, sposò Azia, nipote di Giulio Cesare che già ricopriva la carica di pontefice massimo6: a Roma Ottavio iniziò il cursus honorum proprio grazie all’aiuto di quest’ultimo, ottenendo prima la tribunicia consolare (per due volte) e poi l’edilità della plebe (nel 65 a.C.)7. Nel 62 a.C. ottenne la pretura e governò anche in Macedonia8, si impegnò distintamente contro la tribù tracia dei Bessi ma, sulla via del ritorno, morì a Nola nel 59 a.C. senza poter neppure celebrare il suo trionfo.

Gaio Ottavio passò la sua infanzia e adolescenza con la nonna Giulia che però morì nel 51 a.C. e tornò ad abitare con la madre nel frattempo risposatasi con Lucio Marcio Filippo9, console nel 56 a.C., il quale si occupò dell’educazione di Gaio Ottavio dopo la morte della nonna. Per gli anni a seguire il futuro Augusto si dedicò all’apprendimento delle lettere latine (studi poetici e retorici) e greche (la lingua greca era ancora usata in poesia, opere teatrali, storiche e geografiche) fino al raggiungimento dei 14 anni quando, come ogni adolescente romano, ottenne la toga praetesta (nel 48 a.C.)10 e nel frattempo Azia organizzò il fidanzamento del ragazzo con la figlia di Publio Servilio Isaurico, console di quell’anno11

. Di lì a poco Gaio Ottavio conobbe personalmente Cesare che, dopo aver 1 FRASCHET T I 1998, 4. 2 SUET., Aug., I, 1. 3 VELL., II 59 2. 4 MARCONE 2015a, 15. 5

Marco Antonio (83-30 a.C.) diffuse tale notizia per screditare il rivale durante la lotta per l’ascesa al potere quale erede di Gaio Giulio Cesare (100-44 a.C.). Cfr. SUET., Aug., III, 1.

6 C ANFORA 2007a, 25-28. 7 J ONES 1983, 13. 8 ILS, I, 47, ll. 6-7; cfr.R YAN 1996, 151-153. 9S

UET., Aug., VIII, 2.

10

SUET., Aug., VIII, 1.

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sconfitto Pompeo a Farsalo, gli aprì la strada verso il collegio dei pontefici12 e lo invitò a unirsi a lui nella spedizione in Africa dove resistevano i partigiani di Pompeo: tuttavia la madre si oppose alla sua partenza poiché troppo giovane ma accettò che Ottavio fosse almeno al fianco di Cesare durante la sfilata per il trionfo. L’affetto di quest’ultimo nei confronti di Ottavio fu molto grande sicché decise di risparmiare la vita di un suo amico, il cui fratello combatté al fianco di Catone l’Uticense, avversario di Cesare proprio in Africa: quell’amico, di nome Marco Vipsanio Agrippa, che si dimostrerà fondamentale durante il principato di Augusto13. Questo giovane personaggio, nato probabilmente il medesimo anno dello stesso Ottaviano, crebbe insieme a lui e ricevette la stessa educazione14.

Poco dopo Ottavio si ammalò e Cesare, in partenza verso la Spagna, si preoccupò che il suo protetto avesse le cure migliori che fecero subito effetto; il giovane decise allora di partire alla volta della Spagna per seguire Cesare ma arrivò ormai a guerra conclusa15 (nel 46 a.C.) per cui dopo un soggiorno a Tarraco e a Cartagena, il giovane Ottavio decise di ritornare a Roma.

Infine Cesare, che stava preparando una spedizione militare contro i Daci, decise di inviare Ottavio ad Apollonia (in Epiro) dove avrebbe completato i suoi studi ma soprattutto dove si sarebbe sottoposto a un addestramento militare specifico; qui, egli portò con sé il suo amico Marco Agrippa.

Mentre Ottavio era proprio in Epiro giunse una notizia nefasta: Gaio Giulio Cesare, il giorno delle idi di Marzo del 44 a.C., era stato assassinato con ventitré coltellate alle spalle16 presso la Curia di Pompeo, collocata nel foro dello stesso17.

Appresa la notizia, Ottavio soffrì moltissimo e ripartì per l’Italia: sbarcò a Lecce18

dove fu informato del testamento e decise di assumere immediatamente il nome di Cesare (da questo momento il suo nome fu Gaio Giulio Cesare Ottaviano)19, giunto a Roma si scontrò con una realtà molto dura.

Marco Antonio, durante i funerali di Cesare lesse il suo testamento e subito cercò di consolidare la sua posizione di erede “politico” del dittatore; fingendo di esaudire le ultime volontà di Cesare, prese la provincia di Macedonia e assegnò a un suo fidato (Dolabella) la 12 JONES 1983, 15. 13 FRASCHET T I 1998, 10. 14 REINHOLD 1965, 1. 15 C ANFORA 2007a, 280-281. 16 S

UET., Caesar, LXXXII; PLUT., Caes, LXI, 14.

17 L’assassinio di Cesare avvenne sotto lo sguardo della statua colossale di Pompeo lì collocata, come se

l’avversario si fosse in qualche modo vendicato: cfr.PLUT., Caes, LXI, 1.

18

RICHARDSON 2012, 15.

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Siria20, dispose inoltre di una milizia militare di 6.000 uomini. Ottaviano, che contava sull’appoggio degli optimates, ben presto perse il loro consenso in quanto si mostrò indisposto nei confronti dei congiuranti e si trovò inevitabilmente avverso ad Antonio, che invece aveva permesso la riabilitazione dei cesaricidi21 e addirittura permise che lasciassero Roma indisturbati, affidando loro le provincie di Creta e Cirenaica22: si crearono due fazioni all’interno della factio Caesaris, l’una schieratasi dalla parte del giovane Ottaviano e l’altra favorevole ad Antonio. Ottaviano chiese invano al rivale di disporre della somma di denaro accumulata da Cesare nell’erario, ma ciò non fu possibile perché il suo rivale accusò il defunto di aver vuotato le casse della Res publica: questo è il motivo per cui, più tardi, nelle Res Gestae Divi Augusti, Augusto sosterrà di aver per sua iniziativa personale e a sue spese allestito un esercito che restituì la libertà (da Antonio) alla repubblica23.

L’8 giugno dello stesso 44 a.C. si tenne ad Anzio una riunione di guerra cui presenziarono Cicerone, Marco Brutto e Cassio (i due cesaricidi): questi ultimi due furono allontanati, con delle scuse, rispettivamente in Asia e in Sicilia24 – appare chiara la volontà di Ottaviano e Antonio di rimanere soli. Nello stesso momento quest’ultimo, alla ricerca di consensi, prima rinnegò i congiuranti dichiarandoli esiliati e poi eresse una statua dedicata a Cesare; fu inoltre vittima di una congiura e accusò Ottaviano di aver cospirato contro la sua persona25.

Le ostilità tra Ottaviano e Antonio proseguirono: si deve aspettare il 9 ottobre quando Antonio si recò a Brindisi ad attenere le quattro legioni che tornavano dalla Macedonia mentre Ottaviano, non potendo contare sul denaro pubblico, si occupò personalmente di una campagna di reclutamento in Campania prima e verso la fine dell’anno in Etruria26

. Il 5 novembre Ottaviano entrò a Roma e attaccò pubblicamente Antonio, non presente in città27. La fortuna sembrava sorridesse al giovane Cesare: ben presto la legione di Marte e la quarta legione passarono dalla sua parte e Antonio non riuscì a convincere i legionari provenienti dalla Macedonia a passare sotto le sue insegne; inoltre Ottaviano s’impadronì degli elefanti a disposizione del rivale28. Verso la fine dello stesso novembre Antonio 20 PARAIN 1979, 13. 21 MARCONE 2015a, 27. 22 PLUT.,Brut.,19,5. 23 M ON. Ancyr, 1.1. 24 P

ARAIN 1979, 13 cfr. MARCONE 2015a, 29.

25 M ARCONE 2015a, 29. 26 A RENA 2014, 21-22. 27 MARCONE 2015a, 32. 28

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decise di tornare a Roma, tentando di dichiarare Ottaviano hostis publicus ma senza successo29, per cui all’inizio dell’anno 43 stabilì di partire per Modena con il fine di sottrarre la Gallia Cisalpina a Bruto per impossessarsene30. Dopo vari tentativi da parte di Ottaviano per sostenere, con l’aiuto del console Irzio, Decimo Bruto31

, il primo scontro avvenne ad aprile presso Forum Gallorum, episodio seguito dal bellum Mutinense che portò alla vittoria dell’esercito senatorio e alla ritirata in Transalpina di Antonio32

seguito da un inspiegabilmente lento Ottaviano, che non aveva ancora fretta di raggiungere l’avversario33. Ben presto quest’ultimo capì che lo scontro con Antonio non era più una

priorità: il senato, spaventato dalla figura di questo giovane promettente34, aveva concesso in maniera illegale a Marco Bruto, dopo il trionfo per la battaglia di Modena, il controllo dell’Illirico e della Macedonia e nel 42 a.C. fu designato console, nel 41 a.C. era previsto il consolato di Bruto e Cassio35. A quel punto Ottaviano decise di abbandonare l’inseguimento di Antonio e di aspettare che le truppe di Bruto fossero sconfitte, al contempo mandò a Roma centurioni e soldati per richiedere che fosse eletto console insieme a Cicerone ma tale richiesta fu respinta a causa della sua giovane età.

Seguì l’inevitabile marcia su Roma, attraversando il Rubicone36

, con otto legioni al suo seguito: non incontrò resistenza, il senato non lo nominò nemico pubblico e all’arrivo di due legioni di veterani dall’Africa egli riuscì ad ottenere la loro fedeltà37

; presto Ottaviano allontanò le truppe per assicurarsi la libertà di voto e richiese il consolato. Il 19 agosto, all’età di diciannove anni, fu eletto console38

insieme allo zio Quinto Pedio, si fece riconoscere legittimo figlio di Cesare (tramite un’apposita lex curiata) e istituì un tribunale adatto per giudicare i cesaricidi39.

Antonio, che dal suo canto aveva ottenuto nuovi consensi, iniziò alcune trattative con Ottaviano grazie all’aiuto di un intermediario, Marco Emilio Lepido (ca 90 a.C. – 13 a.C.): nacque così una magistratura straordinaria (per la somma dei poteri civili e militari nelle mani di soli tre uomini), il triumvirato (il primo se vogliamo, dato che quello stipulato tra 29 CIC., Phil., III, 8, 19-21. 30 CIC., Att., 15 4.1 31 PARAIN 1979, 19. 32 PLUT., Ant., 17, 3-6. 33 MARCONE 2015a, 33. 34 PLUT., Cic., 45, 4-46. 35 JONES 1983, 28.

36 Inevitabile richiamo al padre adottivo Cesare che passò il Rubicone nel 49 a.C. In realtà Ottav iano fece una

prima “piccola” marcia su Roma nel 44 a.C. ma non si può parlare di vero “colpo di stato” come quella dell’anno successivo. Cfr. CANFORA 2007b, 23-27.

37 M ARCONE 2015a, 38. 38 MON. Ancyr, 1.4. 39 Cfr. JONES 1983, 30.

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Cesare, Marco Licinio Crasso, e Gneo Pompeo Magno nel 60 a.C. fu un’alleanza politica non ufficiale) il cui primo incontro ebbe luogo nell’ottobre del 43 a.C. presso un’isola sul fiume Reno (nei pressi di Bologna). Dopo tre giorni Antonio ottenne la Gallia Cisalpina e la Comata, Lepido ebbe la Spagna Ulteriore e Citeriore e la Narbonense, a Ottaviano spettarono la Sicilia, la Sardegna e l’Africa40

; restarono fuori dal controllo dei triumviri le province orientali, governate dai cesaricidi. Gli accordi furono poi legalizzati tramite la lex

Titia41.

Il triumvirato, di durata quinquennale, confermava un rapporto stabile tra Ottaviano e il suo rivale Antonio che fu formalizzato con un matrimonio: Ottaviano accettò di sposare Clodia, figlia di prime nozze di Fulvia (che sposò poi Antonio).

Subito i triumviri avviarono una politica vendicativa nei confronti dei cospiranti di Giulio Cesare: furono proscritti 300 senatori e 2000 cavalieri, tra questi non fu risparmiato neppure Cicerone42. Molti fuggirono da Roma e chiesero sostegno a Cassio e Bruto in Oriente o a Sesto Pompeo (ca 67 a.C. – 35 a.C.), figlio di Gneo Pompeo che per ora accettava ben volentieri i proscritti, cercando consensi presso la sua persona prima di entrare nella scena politica di Roma come vendicatore per l’uccisione del padre43

.

Quando nel 42 a.C. Ottaviano e Antonio erano pronti per partire verso Oriente, lasciando Lepido a proteggere Roma, furono trattenuti a causa di un attacco da parte di Sesto Pompeo che, prendendo la Sicilia, ne sconfisse il governatore e la trasformò in un rifugio per tutti i fuoriusciti44. Ottaviano lasciò il comando dell’esercito contro Sesto Pompeo a Salvidieno Rufo. Nello stesso momento Antonio, non potendo salpare da Brindisi, chiese al collega triumviro di inviargli la sua flotta: per il momento Sesto Pompeo poté quindi agire indisturbato in Sicilia45.

Prima della partenza Cassio e Bruto si trovavano discordi su come fronteggiare l’imminente pericolo: mentre Bruto voleva anticipare le mosse del nemico e attenderlo in Macedonia, Cassio volle spostare l’esercito e attaccare Rodi e i Lici, decisione poco felice perché questo permise ai triumviri di procedere in Macedonia46. Antonio avanzò, dietro Norbano e Saxa, lungo la via Egnazia con la maggior parte degli uomini mentre Ottaviano,

40

DIO.CASS., XVLI, 554-5;APP.,BC,IV,2-3.

41 R

ICHARDSON 2012, 34-35. 42 A

PP.,BC,IV,5.

43 R

ICHARDSON 2012, 35;MARCONE 2015a, 41.

44 P ARAIN 1979, 33. 45 LEVI 1986, 115-116. 46 MARCONE 2015a, 42.

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in pessime condizioni di salute, restò più indietro47. I cesaricidi si trovavano a Filippi e qui furono raggiunti dalle truppe di Norbano e Saxa che li sconfissero e li costrinsero alla ritirata ad Anfipoli. Per molto tempo si evitò lo scontro ma i triumviri non avrebbero potuto resistere a lungo a causa del mancato arrivo di rifornimenti bloccati dalla flotta di Gneo Domizio Enobarbo, alleato degli assassini di Cesare48.

Grazie all’astuzia di Antonio, agli inizi di ottobre l’esercito dei triumviri riuscì a passare tramite un varco aperto nella palude che proteggeva il campo nemico e attaccò Bruto e Cassio, ormai arresi all’idea di dover combattere: Ottaviano fu sconfitto da Bruto mentre Antonio trionfò su Cassio il quale, salito sulla collina e non vedendo il suo amico, si fece uccidere da un suo soldato pur di non cadere in mani nemiche49.

Seconda e decisiva battaglia fu quella del 23 ottobre quando Bruto decise di avviare lo scontro, fatale ancora una volta al punto che decise di farsi uccidere50 ma molti dei suoi sostenitori fuggirono e raggiunsero Sesto Pompeo51.

Conclusasi la seconda battaglia di Filippi52, i due triumviri si divisero i territori: a Ottaviano spettarono Spagna e Numidia, Antonio ebbe la Transalpina e l’Africa mentre a Lepido furono tolte Spagna e Narbonense perché si temeva che patteggiasse per Sesto Pompeo. Si passò poi alla suddivisione delle truppe che avevano combattuto in Macedonia e a distribuire ai veterani le terre. Ottaviano voleva occuparsi personalmente della deduzione di colonie degli uomini di Antonio in modo da ottenere il loro consenso ma gli si oppose uno dei due consoli del 41 a.C. – Lucio Antonio. Ben presto nacquero però dei problemi e quando ci fu un tentativo di riconciliazione, Lucio non si presentò all’incontro sostenendo che fosse una trappola53 dando a Ottaviano un pretesto per attaccarlo: da una parte Ottaviano aveva quattro legioni di veterani, dall’altra il console ne aveva sei.

Lucio si rifugiò a Perugia54 dove sperava che i legati di Antonio lo raggiungessero mentre Ottaviano, aiutato dalle forze di Salvidieno e Agrippa55, assediò la città che si arrese verso la fine di febbraio del 40 a.C.: a Lucio fu risparmiata la vita, mentre nei confronti dei Perugini la punizione fu molto dura56.

47

PLUT.,Brut.,38,3;SUET.,Aug.,XIII.

48 JONES 1983, 34. 49 PLUT.,Brut.,43,9. 50 PLUT.,Brut.,52,6-8. 51 PARAIN 1979, 48.

52 Con questa seconda battaglia Ottaviano vinceva coloro che muovevano guerra contro la repubblica, cfr.

MON.,Ancyr.,2. 53 J ONES 1983, 36. 54 R ICHARDSON 2012, 48-49 55 MARCONE 2015a, 47. 56 SUET., Aug., XV.

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Da una parte quindi Ottaviano si assicurava il controllo dei territori ma la situazione per mare non era a suo favore a causa del controllo detenuto da Sesto Pompeo, il quale s’impegnava a bloccare i rifornimenti alimentari per Roma57

. Con la pace di Brindisi (40 a.C.) i triumviri scesero a patti con Sesto Pompeo ma quest’ultimo, rimanendo deluso dalle sorti dell’accordo, ritornò sui suoi passi e mandò nuovamente in crisi Roma58

. Antonio prese le redini della situazione e spinse per un nuovo accordo, tenutosi a Miseno nel 39 a.C. che fu formalizzato anche da un matrimonio tra Ottaviano e Scribonia, nipote di Sesto: dal nuovo accordo si evince che il triumvirato avrebbe dovuto prolungarsi per altri cinque anni invece Sesto ottenne il controllo sulle province di Sicilia, Sardegna e Acaia per cinque anni, solo se avesse sospeso il blocco del grano. Gli fu promesso anche il Peloponneso ma Antonio non era disposto a cederlo fin quando Sesto non avesse pagato ciò che doveva ad Antonio stesso, cosa che indispettì il nuovo alleato e lo spinse a ripristinare il blocco59; Ottaviano divorziò prontamente da Scribonia e sposò Livia per poi muovere guerra contro Pompeo60.

Il primo scontro avvenne a Cuma, Ottaviano fu sconfitto e le navi superstiti distrutte a causa di una tempesta per cui il figlio di Cesare fu costretto a chiedere l’aiuto di Antonio che, non trovandolo nel luogo prestabilito, partì alla volta dell’Oriente e lo accusò di aver violato il patto61.

Il 38 a.C. fu l’anno del recupero della Sardegna62

e nel 37 a.C. Agrippa, console designato per quell’anno, avviò la costruzione di una nuova flotta e di un porto militare63

mentre Ottaviano e Antonio si riunirono a Taranto per un nuovo accordo che prevedeva il prolungamento del triumvirato per altri cinque anni64, Antonio si impegnava a lasciare 120 navi che già si trovavano nel porto di Taranto e anche Lepido si convinse a sostenere Ottaviano nella sua lotta contro Sesto65; in cambio Antonio ottenne ventimila uomini per la sua spedizione partica66.

L’anno seguente una missione organizzata congiuntamente da Ottaviano, Agrippa e Lepido fu rivolta contro Pompeo che si trovava in Sicilia: a Milazzo avvenne la prima vittoria di 57 MARCONE 2015a, 49. 58 MARCONE 2015a, 53. 59 JONES 1983, 40. 60 LEVI 1986, 159. 61 MARCONE 2015a, 56. 62 M ON. Ancyr., 27.3. 63 P OWELL 2015,50.

64 Tuttavia Augusto sostiene di essere stato triumviro per 10 anni di seguito, senza interruzione, cfr. M ON. Ancyr., 7.1. 65 JONES 1983, 41. 66 MARCONE 2015a, 57.

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Agrippa67 e la flotta di Sesto Pompeo rispose con un attacco marittimo alle navi di Ottaviano, non ancora sbarcato sulla terraferma. Salvato nuovamente da Agrippa, il futuro Augusto non riuscì nemmeno ad essere decisivo durante il secondo e ultimo scontro con Pompeo che vide ancora una volta protagonista il suo braccio destro; a Nauloco si concluse la guerra contro Pompeo che si diede alla fuga in Oriente, sperando di trovare un appoggio in Antonio68. Ne approfittò della situazione Lepido che, affiancato dalle truppe pompeiane, tentò invano di prendere il controllo della Sicilia. Ottaviano lo scoprì sicché lo rimosse dalla carica di triumviro ma gli concesse di mantenere l’incarico di pontefice massimo (rifiutando lui stesso questa carica69) al fine di non gettare ombre sulla massima figura in contatto con gli dei ma lo relegò al Circeo70. Seguì la divisione dei terreni tra i soldati, il senato accolse il vincitore come un eroe e gli conferì il potere di tribuno della plebe e il diritto di sedere tra gli altri tribuni71. Essendo una guerra per liberare il mare dai pirati72, non gli spettò il trionfo.

Rimaneva soltanto da risolvere la questione in sospeso con Antonio; quest’ultimo aveva ormai lasciato l’Italia per andare in Oriente a cercare il denaro sufficiente per mantenere la promessa fatta ai suoi veterani: sbarcò a Taso per poi dirigersi in Grecia dove si intrattenne presso scuole filosofiche e ricevette titoli onorifici73. Antonio voleva fare dell’Oriente un suo regno personale74 e per questo a Efeso decise di perdonare i cittadini che si erano schierati dalla parte dei cesaricidi; agli abitanti di Pergamo chiese doni per le sue legioni75, denaro da versare come già avevano fatto Bruto e Cassio76 e risolse i torti commessi da quest’ultimo ridando ai rodiesi le isole di Andro, Tino e Nasso.

Viaggiò per tutto l’Oriente fino alla Cappadocia e alla Cilicia, alla Siria e alla Palestina ordinando la costruzione di edifici pubblici per abbellire le città al solo scopo di assicurarsi la loro simpatia poiché il vero scopo di Antonio era di ottenere navi e truppe per risolvere i problemi del regno di Cappadocia, importante centro che divideva i territori partici da quelli romani77.

67

In SUET., Aug., XVI, 2 si legge che Augusto sconfisse Pompeo, a riguardo cfr. FONT ANIERI 2012, 14.

68

PARAIN 1979, 76.

69

MON. Ancyr., 10.2.

70

SUET., Aug., XVI, 4.

71

MON. Ancyr., 10.1.

72 M

ON. Ancyr., 25.1.

73 Fu detto Filellenico e Filateniese cfr. P

ARAIN 1979, 80. 74 M ARCONE 2015a, 60. 75 L EVI 1986, 173-174. 76

PLUT., Ant., XXIV.

77

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Fondamentale era poi proteggere i confini e per fare ciò aveva bisogno di un accordo con l’Egitto, governato da Cleopatra VII: la donna, dopo aver raggiunto accordi con Giulio Cesare dal quale ebbe un figlio, si trasferì a Roma dove rimase fino al cesaricidio per poi ritornare in patria. L’incontro con la regina d’Egitto avvenne a Tarso78

e dal buon esito Antonio decise di seguirla ad Alessandria lasciando agire indisturbati i suoi avversari che presero prima la Siria e poi la Fenicia79.

Nel 36 a.C. avviò la sua campagna contro i Parti, preparata a lungo ma non conclusasi come Antonio sperava tanto che per l’anno successivo decise di non attaccare. Nel 34 a.C. punì il re d’Armenia che gli voltò le spalle nella campagna partica e infine riprese la guerra del 36: per celebrare la sua vittoria Antonio decise di svolgere il trionfo ad Alessandria e non a Roma80, nominò Cleopatra regina d’Egitto, di Creta e Cyrenaica e divise i suoi territori tra i figli Tolomeo Helios, Cleopatra Selene e Cesarione (figlio di Cleopatra e Giulio Cesare)81.

Nel frattempo, tra il 35 e il 33 a.C. Ottaviano fu impegnato contro le popolazioni dell’Illirico82

e, dopo aver definitivamente escluso Lepido da qualsiasi azione politica e militare, il triumvirato divenne difatti una magistratura a due fin quando Antonio non informò il senato di voler abbandonare tutti i suoi poteri83.

L’inizio dei conflitti non è certo: sicuramente il 32 a.C. fu un anno difficile per Ottaviano84

perché i due consoli in carica, Gaio Sosio e Domizio Enobarbo, erano antoniani e probabilmente fu proprio per questo che le ostilità si fecero più insistenti85 al punto che Ottaviano si presentò in senato con le armi nascoste sotto la toga per spaventare consoli e senatori; Antonio dal suo canto organizzò a Efeso un “senato” del suo regno orientale86

.

Casus belli fu la dichiarazione da parte di Antonio che Cesarione fosse riconosciuto

legittimo figlio di Giulio Cesare e Cleopatra, mettendo in discussione la successione di Ottaviano al padre adottivo; inoltre lo stesso amante di Cleopatra chiese formalmente il divorzio da Ottavia, sorella del futuro Augusto, che aveva sposato nel 40 a.C.; d’altro canto Ottaviano aveva letto pubblicamente il testamento di Antonio dimostrando a tutti che egli,

78

APP., BC, V, 25-27; PLUT., Ant., XXVI.

79

PARAIN 1979, 81.

80

MARCONE 2015a, 65.

81

Per una più dettagliata sintesi delle imprese di Marco Antonio in oriente cfr. LEVI 1986,177-204; DĄBROWA 2006,341-352.

82 S

UET.,Aug.,XXI,1.

83 D IO.CASS., LIX, 41,6. 84 H ALFMANN 2011, 181-183. 85 DIO.CASS., L, 2,2. 86 MARCONE 2015a, 70.

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totalmente succube di Cleopatra, lasciava tutti i suoi possedimenti (cioè i possedimenti di Roma) alla donna e ai suoi figli87. A suo favore il futuro Augusto aveva il giuramento

totius Italiae88 per riunire le forze contro il nemico comune (l’Egitto, non Antonio!) e alla fine del 32 Ottaviano dichiarò guerra per bellum iustum a Cleopatra89.

Antonio, nonostante la sua potente flotta con più di cinquecento navi e il suo esercito di diciannove legioni, non poteva attaccare Roma mentre il suo avversario si faceva portavoce di una missione che andava oltre la sua volontà, occorreva salvaguardare la tutela della Res publica90. Certamente alla vigilia dello scontro finale Antonio si presentava con un esercito malridotto e poco affidabile, con la perdita di consensi91 e forse tradito anche dalla stessa Cleopatra92; di contro Ottaviano, aiutato dal suo fedele amico Agrippa, riuscì a chiudere l’esercito nemico: il primo, a capo delle legioni, sbarcò indisturbato sulle coste settentrionali dell’Epiro93

mentre il secondo, che guidava la flotta, prese Metone, i porti di Leucadia e Patrasso, impedendo i rifornimenti ad Antonio94.

La decisione della battaglia di Azio fu presa dalla stessa regina d’Egitto: al contrario di ciò che aveva proposto Canidio Crasso (comandante dell’esercito di terra) e cioè di combattere via terra dove Antonio era quasi sempre infallibile, Cleopatra decise fosse più adatto uno scontro in mare – forse perché così sarebbe stata più facile la fuga ovvero perché la regina non voleva lasciare il dominio dei mari a Ottaviano e quindi anche il controllo dell’Egitto95. Non sappiamo con certezza come le flotte dovevano presentarsi: Velleio Patercolo sostenne che l’ala destra della flotta romana fosse comandata da M. Lurio96

, mentre secondo Plutarco alla sua guida si ritrovò Ottaviano in persona97. Lo scontro avvenne a mezzogiorno del 2 settembre98 del 31 a.C. e dopo quattro ore si poteva dire già concluso: forse la prima mossa fu fatta dall’ala sinistra della flotta di Antonio99

o, come 87 MARCONE 2015a, 70e74. 88 MON. Ancyr., 25.2. 89 PLUT., Ant., LX. 90 DIO.CASS., L, 24,3-7. 91

Vedi Domizio Enobarbo che passò dalla parte di Augusto dopo che Antonio si rifiutò di abbandonare Cleopatra, cfr. SUET., Nero, III.

92 MARCONE 2015a, 77. 93 PARAIN 1979, 101. 94 P OWELL 2015, 83. 95 P

LUT., Ant., LXIII.

96 V ELL., II, 85, 2. 97 P LUT., Ant., LXV, 2. 98 DIO.CASS., LI. 99 PLUT., Ant., LXV, 7.

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testimonia Cassio Dione, fu Ottaviano ad accerchiare le imbarcazioni nemiche con due ali della sua flotta, costringendo l’avversario ad avanzare per non rimanere intrappolato100

. Antonio avanzò101, forse su volere di Cleopatra, e salpò verso le coste egiziane mentre l’esercito terrestre avrebbe dovuto raggiungerli tramite la Macedonia – conosciuta dalla tradizione come una vera e propria fuga del nemico102, sarà usata da Ottaviano come veicolo di propaganda politica103. L’esercito di Antonio, abbandonato da Crasso che si era dato alla fuga, si rifiutò di marciare e ben presto si arrese104.

Le imbarcazioni di Ottaviano non erano tuttavia in grado di raggiungere le navi di Antonio e Cleopatra, nel frattempo giunti in Egitto, per cui il futuro princeps prese tempo: si diede alla ricostruzione del tempio di Apollo di Azio offrendo le navi che aveva catturato e istituì i giochi quinquennali; fondò Nicopoli nel campo di battaglia dove aveva preso luogo lo scontro105. Punì tutti gli alleati di Antonio sottraendo loro i territori su cui regnavano, incorporò i soldati di Antonio nel suo esercito ma poi li congedò per paura delle sommosse, le quali non mancarono e furono placate da Agrippa, mentre Gaio Cilnio Mecenate (68 a.C. – 8 a.C.) si occupò di amministrare l’Italia106. Conclusi i suoi affari in Grecia, decise di passare in Asia dove, a causa dei tumulti, fu costretto a partire in pieno inverno alla volta di Brindisi – qui fu accolto dal senato, dai cavalieri e dai soldati107. Dopo circa trenta giorni ripartì verso l’Asia trasportando le navi attraverso l’Istmo di Corinto per evitare il periplo del Peloponneso e mosse verso l’Egitto tramite la Siria: conquistò Pelusio e proseguì verso Alessandria.

In Egitto, la notizia del ritorno di Ottaviano non fu presa bene e quest’ultimo, temendo che la regina potesse darsi alla fuga dopo aver distrutto i suoi beni, inviò un messaggero ad Alessandria per avviare delle trattative: il suo ingresso in città avvenne il 1° del mese che fu dedicato a lui, Agosto, quando Antonio, cercando invano di proteggere la città, decise di togliersi la vita pugnalandosi e morendo tra le braccia della sua amata che gli diede degna sepoltura grazie ad una concessione dell’avversario. La donna dopo quasi un mese, ormai senza più speranze, si tolse la vita facendosi mordere da un aspide e fu sepolta insieme ad 100 DIO.CASS., L,31,4-5. 101 HALFMANN 2011, 209-215. 102

Forse Cleopatra si diede alla fuga perché capì che la battaglia era ormai perduta, cfr. VELL., II 85, 3; oppure fu proprio la fuga della regina a determinare l’esito della battaglia, cfr. PLUT., Ant., LXVI, 5, DIO. CASS., L 33,1-3.Per la propaganda augustea cfr.VERG., Aen., VIII, 707 sgg.

103 Per la poesia come veicolo di propaganda politica cfr. P

ALADINI 1958a, 240-269; PALADINI 1958b, 462-475. 104 P ARAIN 1979, 105. 105 P OWELL 2015, 97. 106

DIO.CASS., XLIX, 16,2; Cfr. AVALLONE 1962, 18.

107

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Antonio108. Come ultimo gesto di benevolenza, Ottaviano risparmiò la vita ai figli della coppia.

Ad Alessandria pronunciò un discorso in greco recitante il perdono per gli abitanti che avevano appoggiato Antonio e Cleopatra109, subito dopo chiese di poter tributare onori alla tomba di Alessandro il Macedone110; dichiarò nefasto il 14 gennaio, giorno in cui era nato Antonio111.

Rimase a Samo per tutto l’inverno del 30 a.C. per sistemare i territori orientali appena conquistati: l’11 gennaio del 29, anno in cui era console per la quinta volta, il senato decretò la prima chiusura simbolica del tempio di Giano112, gesto attraverso il quale si celebrava la fine dello stato di guerra. Gli fu affidata la tribunicia potestas, fu acclamato

imperator113 per la sesta volta e in tutto l’impero furono realizzati monumenti commemorativi114.

Per celebrare le sue imprese, oltre alla tipica fondazione di città come era consuetudine presso i sovrani ellenistici, Ottaviano si riconciliò con Nettuno, divinità titolare di Sesto Pompeo, elevando un monumento ornato con i rostra delle navi catturate, e coniando monete in cui egli stesso figura come Nettuno115.

Fu battuta moneta con il volto di Ottaviano sul diritto e un trofeo navale sul rovescio, dove figurava la scritta IMP[erator] CAESAR, mentre Agrippa dedicò un vexillum in onore della sua vittoria navale116.

Dal 13 al 15 agosto furono celebrati a Roma tre trionfi: quello sulle tribù dalmate, quello di Azio e quello dell’Egitto117

; Ottaviano percorse la Via Sacra come conquistatore del mondo. Nello stesso anno furono decretate supplicationes annuali per il dies natalis del vincitore di Azio; poté indossare inoltre la corona d’alloro come già fece Cesare, tipica di chi è conferito del titolo di imperator118.

Ottaviano doveva continuare a operare a favore del popolo romano e della Res publica: ordinò la costruzione del tempio di Apollo sul Palatino, nella curia Iulia; aumentò inoltre il

108 MARCONE 2015a, 84. 109 DIO.CASS., LI 16, 4. 110

SUET., Aug., XVIII, 1.

111 PARAIN 1979, 109. 112 MON. Ancyr., 13. 113 D IO.CASS., LII 41, 3. 114 H ÖLSCHER 1994, 196-197. 115 M ARCONE 2015a, 87. 116 P OWELL 2015, 103. 117 ECK 2007, 44. 118 LEVI 1986, 255.

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numero dei patrizi per ordine del senato119. Restituì l’oro coronario120, consacrò i doni nei templi121 e fu elettro princeps senatus122.

Nel 28 a.C. Ottaviano ormai non è più l’erede di Cesare che deve vendicare il padre: egli si occupò della riorganizzazione dello Stato e certamente non seguiva le orme del padre adottivo.

Console per la sesta volta assieme al collega Agrippa, si impegnò nel riattivare la carica di censore che durante le guerre civili era stata repressa, compì un primo censimento della popolazione e una riduzione del numero dei senatori (da 1000 a 850 circa)123. Decise inoltre di versare una somma di denaro in aiuto dell’erario124

.

Con un editto degli inizi del 27, Ottaviano (per settima volta console assieme ad Agrippa) volle restaurare la Res publica salva e incolume125 per cui decise di abrogare tutti i provvedimenti presi durante il triumvirato, invalidato ormai dalle cattive azioni di Antonio126. L’espressione con cui Svetonio asseriva che Ottaviano volesse reddere rem

publicam deve essere concepita come volontà di “rimettere al senato e al popolo romano il

governo della cosa pubblica”, cioè ancora una volta Ottaviano ripudia gli arbitrii del triumvirato. Ne approfittò per restituire al senato l’Egitto, la Gallia, la Spagna e la Siria127. Proprio in questa circostanza il senato dispose che gli stipiti della sua casa fossero decorati con l’alloro e gli fu conferita la corona civica (di quercia) che si attribuiva ai salvatori della patria; solo tre giorni dopo per senatoconsulto gli fu conferito il cognomen Augustus e gli fu dedicato un clipeo aureo affisso nella curia128.

Ottaviano Augusto diveniva, di fatto, capo dello stato e del potere esecutivo essendo superiore agli altri ma senza giustificazione legittima: per questo motivo assumono grande importanza gli honores che il senato gli attribuì, vale a dire la giustificazione della sua supremazia morale e materiale difatti, nelle Res Gestae129, egli esprime esplicitamente il suo essere uguale agli altri nelle forme legali ma superiore a tutti per auctoritas (che prevale quindi sulla potestas).

119 MON. Ancyr., 8.1. 120 MON. Ancyr., 21.3. 121 MON. Ancyr., 21.2. 122 MON. Ancyr., 7.2. 123

SUET., Aug., XVII, 7; CIL IX, 422, ll. 61-65.

124

MON. Ancyr., 17.1.

125

SUET., Aug., XVIII, 1-2.

126 D

IO.CASS., LIII 2-5.

127 M

ARCONE 2015a, 98.

128 M

ON. Ancyr., 34.1-2. A proposito del clipeo dedicato ad Augusto, egli ne fu così orgoglioso che una sua copia marmorea fu inserita tra le decorazioni dell’arco di Arelate, in Gallia Narbonense.

129

MON. Ancyr., 34.3. “Auctoritate” nel testo deve essere tradotto come prestigio personale, dal carattere morale e religioso, cfr. LEVI 1986, 266.

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25

Ottenne nello stesso anno l’imperium militiae o direttamente o tramite legati pro praetore per alcune province; nel 23 a.C. abdicò definitivamente dal consolato (l’undicesimo)130 e ricevette formalmente la tribunicia potestas a vita131. Infine, nel 22, Augusto rifiutò la dittatura (per non infrangere le leggi e per il rispetto nei confronti della Res publica132) e il consolato annuo e perpetuo133.

I.2.1 La nascita del principato: la riorganizzazione urbana e la “città

di marmo”.

Il processo di formazione del principato augusteo è estremamente lungo e colmo di punti salienti che Augusto utilizzò per creare le solide basi del grande impero.

Una delle prime cose da fare era senza ombra di dubbio la riorganizzazione della città di Roma: Agrippa ordinò l’abolizione (o la lavorazione del marmo al fine di ricreare il suo stesso volto134) di tutte le statue di Marco Antonio dai luoghi pubblici135; fece apporre i

rostra della battaglia di Azio in sostituzione dei precedenti rostra di Anzio.

Per svolgere al meglio il suo potere censorio, Augusto avviò una restaurazione dei più importanti templi della città, a cominciare dal Tempio di Giove Feretrio sul Palatino136 mentre le attenzioni di Agrippa furono rivolte verso il Campo Marzio dove egli possedeva una gran parte dei territori, il Campus Agrippae, ed avviò la realizzazione del Ponte Agrippa a proprie spese137.

Appare evidente a cosa si riferisse Svetonio138 quando sostenne che Augusto prese una città di mattoni e la restituì di marmo, informazione che trova confronto nel cap. 19 delle

Res Gestae, in cui lo stesso Ottaviano ci informa di aver costruito la Curia (riferendosi alla C. Iulia, i cui lavori furono avviati nel 44 e terminati nel 29 a.C.) e il Calcidico a essa

contiguo; il tempio del Divo Giulio, votato e iniziato nel 42 ma inaugurato nel 29 anch’esso; il Lupercale, la Porticus Octavia, la loggia sacra nel Circo Massimo, i templi di

130 MON. Ancyr., 5.2. 131 MON. Ancyr., 10.1. 132 ARENA 2014, 32. 133 M ON. Ancyr., 5.1 e 5.3.

134 Si tratta della statua di Agrippa oggi conservata al Museo Archeologico di Venezia. 135 D

IO.CASS., LI 19.3; PLUT., Ant., LXXXVI, 9.

136 L

IV., IV 20.7; DIO.CASS., XLIV 4.3.

137

CIL VI, 29781 = ILS II, 6003.

138

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Quirino, Minerva, Giunone Regina e Giove Libertà sull’Aventino, il santuario dei Lari, il tempio degli dei Penati e il tempio della Grande Madre sul Palatino.

Nel 28 a.C. Ottaviano progettò il suo Mausoleo, luogo di sepoltura a pianta circolare, prendendo forse spunto dalla tomba di Alessandro Magno che egli visitò dopo aver sconfitto Antonio. L’edificio fu costruito nell’area sacra del Campo Marzio ed esprime a pieno la volontà di Ottaviano di creare una forma di autorappresentazione post mortem. L’edificio, 87 m di diametro, era dotato di un corpo cilindrico in marmo bianco a tumuli sovrapposti139, decorati con cipressi, culminanti con una grande statua bronzea di Augusto col braccio teso a proclamare la vittoria, simile all’Augusto di Prima Porta (se non proprio fatta realizzare in conformità a questa)140.

Inoltre nel 26 a.C. Agrippa terminò la realizzazione dei Saepta (poi definiti S. Iulia), già avviata da Lepido141 e accanto ai quali pose la Basilica Neptuni (45 x 19 m), probabilmente in onore della sua vittoria navale142. Accanto alla basilica fu eretto un ginnasio (Sudatorium Laconicum) dotato di acqua sempre fresca grazie alla sua connessione con l’Aqua Virgo, il primo di tre grandi acquedotti che Agrippa realizzò (insieme all’Aqua Iulia e Aqua Alsietina). Nello stesso anno fu avviata la costruzione di uno degli edifici più innovativi dal punto di vista delle tecniche costruttive: il Pantheon. L’edificio era dedicato cioè a tutti gli dei e non solo ai 12 dei della Roma repubblicana; abbellito da statue in marmo, il tempio non conteneva al suo interno la statua di Augusto – ancora da troppo poco tempo al potere da poter essere considerato un dio143 – che era invece stata collocata all’esterno, nel pronao, insieme con quella di Agrippa144

: il tempio doveva essere stato eretto in onore delle sue vittorie terrestri145.

Nel Campo Marzio avviò la costruzione dell’Ara Pacis, altare dedicato il 9 a.C., simbolo ed espressione della Pax Augustea146. Di fronte a questa fece porre un obelisco arrivato direttamente dall’Egitto: posizionato in un luogo strategico, l’obelisco svolgeva la funzione di gnomone.

A partire dal 2 a.C. Augusto intraprese i lavori per la realizzazione del suo foro personale, seguendo il progetto celebrativo-propagandistico già avviato dal padre adottivo e raggiungendo il punto più alto della sua volontà di rinnovamento edilizio: una piazza che 139 AGNOLI 2014, 219-224. 140 GARCIA BARRACO 2014, 17-18. 141 D IO.CASS., LIII 23.2. 142 D IO.CASS., LIII 27.1

143 Si ricordi che il primo mortale ad essere accostato alle divinità fu Cesare, ma solo dopo la sua morte. 144 P OWELL 2015,114. 145 POWELL 2015,117. 146 MON. Ancyr., 12.

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occupava una superficie di 125 x 118 m2 espropriata a privati cittadini terminante ad esedra, delimitata da un muro in blocchi di pietra di Gabii e peperino alto 33 m per proteggere dalle fiamme della vicina Suburra il suo grande Tempio di Marte Ultore, cioè vendicatore, il quale era affiancato da due lunghi portici ospitanti le statue dei summi viri e dei membri della Gens Iulia mentre una statua di Augusto assiso su quadriga, con tabula

triumphalis, doveva essere posta al centro della grande piazza a simboleggiare la

sottomissione dell’intera ecumene147

. Nel suo foro, una volta concluso, si svolgevano i giudizi pubblici e le elezioni dei giudici148.

Sotto il principato di Augusto si diffuse inoltre la fortuna dell’arco onorario e commemorativo, a Roma149 e nelle più importanti province dell’Impero.

Molto frequenti furono anche le biblioteche pubbliche: Augusto fece costruire un edificio nelle adiacenze del tempio di Apollo, articolato in due aree distinte – l’una per i testi greci e l’altra per quelli latini – dotata anche di una sala per le letture pubbliche150

. Una seconda biblioteca costruita nella parte meridionale del Campo Marzio, non molto lontana dal foro, conosciuta come Porticus Octaviae in onore della sorella dell’imperatore, era anch’essa dotata di due sezioni distinte151.

I.2.2 La politica interna.

Ottenuta la massima carica di Augustus senza alcuna pretesa da parte del princeps stesso, egli s’impegnò nella riorganizzazione del cursus honorum a Roma: creò nuove figure quali il curator e il prefectus Urbis152, restaurò la censura e aumentò il numero dei pretori153. Nel 22 a.C. agli edili fu tolta la competenza sulle distribuzioni alimentari affidata a due prefetti di rango pretorio prima e poi al prefetto dell’annona154.

Intraprese inoltre nel 23 a.C. il riordino dell’ordo senatorius, dopo il primo attuato già nel 28 a.C., con l’aiuto di due censori: Munazio Planco e Paolo Emilio Lepido i quali però non furono in grado di arrivare ad una soluzione. Una vera organizzazione si concluse in realtà

147

ZANKER 1984, 10-23.

148

SUET., Aug., XXIX, 1-2.

149

In onore di Augusto, il senato decretò la costruzione di due archi: l’Arco Aziaco (29 a.C.) e l’Arco Partico (19 a.C.). 150 H OR., Epist., II 2. 151 C OARELLI 2008, 355-358. 152 S

UET., Aug., XXXVII, 1.

153

SUET., Aug., XXXVII, 2.

154

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nel 18 a.C. quando Augusto stabilì il numero dei componenti a seicento, al fine di poter contare su un’assemblea ordinata ma soprattutto perfettamente operativa155

.

Centrale nelle attività di governo era invece l’ordine equestre, creando il malcontento tra le antiche famiglie senatorie: nessun senatore fu, infatti, governatore di una delle province imperiali. L’accesso all’ordine equestre non dipendeva dal censo (come nel caso dell’ordine senatorio), difatti in età augustea solo i figli di cavalieri potevano avere certezza d’appartenenza al suddetto ordine: la carriera di un cavaliere era caratterizzata da un potere politico, militare e finanziario e la massima aspirazione di ogni membro era la prefettura dell’Egitto156.

La politica sociale di Augusto si concentrò invece sulla purezza del popolo romano: raramente concedeva la cittadinanza romana, temendo di corrompere la propria razza con la mescolanza di sangue straniero o di schiavi, proprio al tal fine ridusse al minimo l’affrancamento degli schiavi157

stabilendone il numero, la situazione ma ordinando che nessun tipo di libertà potesse mai sancire la qualifica di cittadino158.

A proposito della politica religiosa, egli bruciò più di duemila opere – raccolta di profezie greche e latine diffuse per tutto l’impero senza alcuna autorità – lasciando solo i Libri Sibillini; stabilì il calendario instaurato già da Giulio Cesare; accrebbe il numero dei sacerdoti e le prerogative delle Vestali; rimise in vigore le antiche istituzioni religiose ormai in disuso quali l’augurio della Salvezza, il flamine di Giove, i Lupercali, i Ludi

Saeculares e i Compitali159.

Infine, nel 13 a.C., alla morte del collega Lepido, egli assunse la carica di pontefice massimo.

Riguardo all’amministrazione della giustizia, Svetonio illustra il modo in cui Augusto se ne occupò: per evitare che qualche delitto rimanesse impunito, concesse operabili per la giustizia anche quei giorni consacrati ai giochi onorari e alle tre decurie di giudici ne aggiunse una quarta, i duecenari, giudicante questioni pertinenti somme più piccole. Poiché difficilmente i cittadini svolgevano la funzione di giudice, concesse che ogni decuria godesse, a turno, di un anno di vacanza e chiuse i tribunali nei mesi di novembre e dicembre160. In prima persona egli giudicava e fu anche molto indulgente161; rinnovò 155 TALBERT 1984, 55-63. 156 M ARCONE 2015a, 164. 157 S UET., Aug., XL, 4. 158 S UET., Aug., XL, 6. 159 S

UET., Aug., XXXI, 1-2.

160

SUET., Aug., XXXII.

161

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alcune leggi e altre le fece ex novo quali la Lex Suntuaria, quella sugli adulteri, sul buoncostume e sui matrimoni tra membri di classi differenti162.

Augusto riorganizzò l’esercito, costituito da legioni di cittadini e ali di cavalleria i cui membri erano provinciali, rese inoltre permanente il servizio militare con soldati di professione163 che costituivano ventisei e poi ventotto legioni. Queste erano affiancate dagli auxilia, truppe ausiliarie, costituite da circa 500 uomini ciascuna, reclutate tra i popoli più recentemente assoggettati al fine di indebolirli militarmente164 e stabilì che i

legati legionis dovessero provenire dall’ordine senatorio. I centurioni, decisivi

nell’articolazione interna della legione, avevano al loro comando ottanta uomini165. Nelle province “imperiali” a capo delle legioni doveva esserci un legatus Augusti pro praetore, che dipendeva direttamente dall’imperatore.

Per quel che riguarda le vicende in mare, istituì due flotte stabili di triremi situate a Ravenna e a Miseno166.

Ultimo tema da analizzare è quello riguardante l’amministrazione della penisola italiana. Svetonio racconta di come Augusto popolò l’Italia con ventotto colonie fondate da lui stesso167 – informazione che è confermata anche nelle Res Gaestae – cui riconobbe importanza e diritti eguali a quelli di Roma. In tutta Italia egli permise la realizzazione di grandi edifici pubblici e strade pubbliche168 e la divise in 11 regiones le quali si occuparono del censimento dei cittadini169 mentre la stessa Roma fu divisa in 14 regiones al fine di governarla meglio: istituì due curatores aedium sacrarum et operum locorumque

publicorum che si occupavano dei templi e degli edifici pubblici; elesse il prefetto

dell’annona e due praefecti frumenti dandi. Infine istituì due prefetture, la praefectura

vigilum e la praefectura Urbi per fronteggiare gli incendi e per mantenere l’ordine

pubblico170.

162

SUET., Aug., XXXIV.

163 GILLIVER 2007, 183-200. 164 KEPPIE 1987, 182-183. 165 M ARCONE 2015a, 187. 166 P OWELL 2015,51. 167 S

UET., Aug., XLVI, 1; cfr. MON. Ancyr., 28.2.

168 E CK 2007, 95. 169 ECK 2007, 94. 170 SUET., Aug., XXX.

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