Il contesto demografico regionale delineato in apertura di capitolo conferma le tendenze evidenziate nella passata edizione del Rapporto. I bassi tassi di natalità e la scarsa mobilità in entrata sono elementi di fragilità e determinano una spira- le di decrescita della popolazione difficile da arginare. In Sardegna risulta partico- larmente accentuato il processo di invecchiamento della popolazione, determi- nato dal concomitante miglioramento dell’aspettativa di vita e dalla diminuzione del tasso di fertilità della popolazione. La struttura demografica è dunque desti- nata a un mutamento nei rapporti intergenerazionali e a un progressivo carico sulla componente anagraficamente attiva della popolazione. Da un punto di vista
strettamente economico, i cambiamenti nella struttura demografica genereran- no pressioni sempre maggiori sulla sostenibilità del sistema di protezione socia- le, a causa degli effetti diretti sull’aumento della spesa sanitaria e pensionistica e dei costi economici indiretti dovuti alla minore produttività della forza di lavoro.
I dati del contesto macroeconomico hanno messo in luce la debolezza della struttura economica della Sardegna rispetto alle altre regioni europee. Con un PIL pari al 69% della media europea, nel 2017 la Sardegna occupa la 214esima posizione nella classifica delle 281 regioni della UE28. Nell’ultimo quinquennio, aumenta il distacco con le regioni europee più performanti. Nel contesto nazio- nale, il PIL per abitante del 2017 mostra solo un lieve un miglioramento, inferiore a quello del Mezzogiorno e ancor più del CentroNord. Il reddito regionale è an- cora lontano dal recuperare il livello del periodo precedente la crisi economica: nel 2017 il PIL per abitante è solo il 90% di quello del 2008. Nel biennio 2016 2017 aumenta anche la distanza dalle regioni del Nord Italia: il tema del divario di reddito torna ad essere di centrale importanza. L’approfondimento sulle misure del benessere illustra che anche per quanto riguarda la distribuzione delle risor- se monetarie la distanza NordSud è evidente: per la Sardegna e il Mezzogiorno la disuguaglianza del reddito è maggiore che nel CentroNord.
La Sardegna si trova in un contesto nazionale che ha difficoltà a imboccare un nuovo sentiero di crescita. Le stime del PIL italiano per il 2018, pubblicate nel marzo 2019 dall’Istat (Conti economici nazionali), registrano per il 2018 una crescita dello 0,9%, minore delle già prudenti previsioni della Commissione Eu- ropea.
All’interno di tale contesto, appesantito da incertezza e sfiducia, in Sardegna si conferma l’aumento della spesa per consumi che ha preso avvio nel 2015, ma si tratta di una variazione molto contenuta e inferiore anche a quella del Mezzo- giorno. L’aumento riguarda i servizi e i beni cosiddetti non durevoli (alimentari, prodotti per la cura della persona o della casa, medicinali). Il segnale negativo è dal lieve calo della spesa per articoli di arredamento, autovetture, elettrodome- stici, abbigliamento, calzature e libri: si tratta della componente che maggior- mente si comprime in caso di peggioramento delle aspettative da parte dei con- sumatori e minor disponibilità di reddito delle famiglie. Un’altra grandezza che in Sardegna, in linea con tutto il Mezzogiorno, mostra di non aver ancora imboccato la strada della ripresa è la spesa per investimenti. Il dato della Sardegna è tuttavia il peggiore a livello nazionale con il dimezzamento del valore degli investimenti del 50 per cento nell’ultimo decennio.
Nel 2018 vi è in Sardegna un lieve incremento della densità delle attività pro- duttive, così come accade nel Mezzogiorno. L’elevata numerosità delle imprese è però dettata dalla ridotta scala dimensionale (imprese con meno di 10 addetti). Dal punto di vista settoriale la regione conferma la sua vocazione verso le attività
del settore agricolo mentre il comparto industriale risulta sottodimensionato in confronto al dato medio nazionale. In Sardegna i settori legati alle attività svol- te prevalentemente in ambito pubblico e ai servizi non destinabili alla vendita sono responsabili di oltre un quarto del valore aggiunto complessivo, mentre le imprese che producono beni e servizi destinati al mercato hanno un peso relati- vamente esiguo.
Sul fronte dell’interscambio commerciale con l’estero nel 2018 si assiste ad una rinnovata espansione delle importazioni e delle esportazioni. Per i prodotti della raffinazione del petrolio vi è un aumento delle vendite all’estero, e anche il resto dei settori, seppur con una certa variabilità, si mostrano in crescita. La chimica di base e il settore delle armi hanno un segno positivo, mentre per l’in- dustria lattierocasearia vi è una contrazione per il terzo anno consecutivo. Sono note per questo settore le difficoltà dell’ultima stagione, caratterizzata dal forte ribasso del prezzo del pecorino romano e del prezzo di conferimento del latte. Questo ha innescato la mobilitazione dei pastori per la ricontrattazione del prez- zo del latte, fissato, al momento della scrittura, ancora ad un livello inferiore a quello da loro richiesto.
Policy focus - La Sardegna e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile
Nel settembre 2015 le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda Globale per lo Sviluppo sostenibile che individua 17 Obiettivi da raggiungere entro il 2030 (l’elenco è riportato alla fine della sezione). Si tratta di un programma molto ambizioso in cui la sostenibilità non è più misurata solo sul piano ambientale ma prevale una visione integrata dello sviluppo sostenibile che lega strettamente gli aspetti economici, sociali, ambientali e istituzionali. I macro obiettivi (Sustainable Development Goals – SDGs) sono poi artico- lati in 169 Target specifici che vengono misurati e monitorati da 240 indicatori statistici (per approfondimenti si veda il sito dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile: http://asvis.it/agenda2030/).
È evidente che le grandi differenze esistenti tra i paesi e le regioni nel mondo per quan- to riguarda le condizioni di partenza economiche, sociali e ambientali rendono impos- sibile l’individuazione di un percorso unitario per il conseguimento degli obiettivi. Tut- tavia l’importanza della condivisione dell’Agenda 2030 tra i 193 paesi membri delle Nazioni Unite è che viene indicata, per la prima volta, una direzione comune che tutti i paesi, sviluppati, emergenti, in via di sviluppo, si impegnano a seguire per garantire un futuro al pianeta e condizioni di vita migliori, caratterizzate da una maggiore egua- glianza. È quindi necessario che ciascun paese e regione definisca il percorso di sviluppo sostenibile compatibile con le proprie caratteristiche geografiche e strutturali e con la situazione socioeconomica di partenza.
In una prospettiva globale le condizioni della Sardegna sono certamente buone, nono- stante i gravi problemi occupazionali e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita e aspettative future causati dalla drammatica crisi economica degli anni 2009 2014. La Sardegna è pur sempre parte di uno dei paesi più “ricchi” al mondo e la sua popolazione può godere di condizioni di benessere economico e sociale ben superiori rispetto a quelle di una larga parte della popolazione mondiale. Chiarita la necessità di una visione comparata e quindi relativa, è utile analizzare cosa è stato fatto in questi ul- timi anni nell’isola dal punto di vista sia programmatorio che attuativo per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.
A livello regionale, il principale strumento di programmazione è il Piano Regionale di Sviluppo (PRS) che definisce in ottica pluriennale le linee strategiche, gli obiettivi e i risultati che le regioni intendono perseguire. Per la Sardegna, l’ultimo PRS 20142019 si articola in sei strategie, a loro volta suddivise in 53 azioni che coprono tutti gli am- biti definiti dai SDGs dell’Agenda 2030. Le sei strategie sono: investire sulle persone, creare opportunità di lavoro, una società inclusiva, i beni comuni, il territorio e le reti infrastrutturali, istituzioni di alta qualità. È importante sottolineare che la strategia di sviluppo della Sardegna è anche inserita nella programmazione dell’Unione Europea la quale ha definito un quadro strategico decennale, Europa 2020, basato sulle tre priorità di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Anche in questo caso prevale dunque una visione interconnessa in cui le società crescono solo se si sviluppa la conoscenza, la
ricerca, l’innovazione, l’uso più efficiente e sostenibile delle risorse in un quadro di pari opportunità e inclusione.
La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile è stata realizzata attraverso program- mi di intervento specifici con l’obiettivo di dare risposte ai principali problemi. Non essendo questa la sede per fare un’analisi completa della situazione della Sardegna rispetto ai 17 SDGs, e tanto meno ai 169 Target, è qui proposto un approfondimento sui temi più rilevanti per la Sardegna, esaminando le politiche realizzate e gli indicatori. Questa disamina non può prescindere dalla consapevolezza che le politiche strutturali, come quelle qui considerate, richiedono un intervento continuativo di molti anni prima di poter dare i risultati e che pertanto bisogna prestare molta attenzione a legare con un nesso causale le politiche di intervento con gli indicatori che sono riassunti nella tabella.
Goal 1: Sconfiggere la povertà. La crisi economica iniziata nello scorso decennio ha provocato in tutta Europa un forte incremento del numero di famiglie che vivono in condizioni di povertà. Nel 2017 la Sardegna, tra le prime regioni in Italia, ha introdotto il Reddito di inclusione sociale (Reis) con un finanziamento annuo di 45 milioni di euro che prevede una erogazione in danaro (sino ad un massimo di 500 euro mensili) a con- dizione che il beneficiario sottoscriva e si impegni a realizzare un progetto di inclusione attiva. Nel 2017 la Sardegna presenta un indice di povertà relativo individuale pari a 21% nettamente migliore rispetto alla media del Mezzogiorno.
Goal 4: Istruzione di qualità. Un’adeguata dotazione di capitale umano è il principale fattore immateriale che favorisce lo sviluppo di un territorio. Una popolazione istruita, in qualunque luogo o settore, garantisce le competenze necessarie per affrontare le sfide dei mercati globali. La situazione di partenza della Sardegna è molto negativa se paragonata alle altre regioni italiane e diventa drammatica rispetto al resto dell’Europa: alta incidenza dell’abbandono precoce dagli studi, scarso livello di competenza alfabe- tica e numerica degli studenti, bassa incidenza di laureati. Per cercare di contrastare questa condizione così sfavorevole, la Regione ha destinato ingenti risorse al progetto Iscol@ con l’obiettivo di rendere più sicure e attrezzate le scuole e contrastare la disper- sione scolastica. Complessivamente sono stati investiti negli ultimi cinque anni 330 mi- lioni di euro, aperti 1.200 cantieri per rinnovare gli edifici, realizzati 1.100 progetti per favorire la partecipazione attiva. Ugualmente forte è stato il finanziamento del sistema universitario isolano, sia direttamente alle due Università di Cagliari e Sassari, sia con il supporto al diritto allo studio che ha visto incrementare a 13 milioni annui dal 2018 le risorse destinate alle borse di studio a favore di 9 mila beneficiari. Servono politiche permanenti pluriennali per ribaltare lo svantaggio, ma almeno si inizia a percepire una inversione del trend negativo con la riduzione del tasso di dispersione scolastica e l’in- cremento del numero dei laureati.
Goal 7: Energia pulita e accessibile. Nel mondo contemporaneo non possiamo fare a meno dell’energia, diventata ormai parte di qualunque nostra azione quotidiana ma, al tempo stesso, i drammatici effetti provocati dai cambiamenti climatici ci impongono di farne un uso sempre più efficiente, parsimonioso, non inquinante e sostenibile. La
Sardegna, per le sue caratteristiche geomorfologiche, si presta ad essere un laboratorio ideale dove sperimentare un sistema di approvvigionamento energetico tendenzial- mente “carbon free” e quindi basato su energie pulite e rinnovabili, unito a modelli di consumo intelligente e sostenibile. Questa visione strategica è stata la base dell’appro- vazione nel 2016 del Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna 20152030 (Pears) che ha portato avanti le linee guida già impostate nella precedente legislatura, garantendo così un’apprezzabile continuità di intervento. Il Pears punta sulla produzio- ne di energia da fonti rinnovabili ed a emissioni zero (eolico, solare, idroelettrico, bio- masse), garantendo la fase di transizione dalle attuali fonti fossili altamente inquinanti grazie alla metanizzazione del territorio regionale alimentata da depositi costieri. Il Pia- no punta sul consumo intelligente basato sulle smart grid, sui micro sistemi di accumulo e sulla mobilità elettrica per i quali sono stati stanziati 90 milioni di euro negli ultimi tre anni. Gli indicatori mostrano che la Sardegna sta andando nella giusta direzione della sostenibilità energetica con il 36% dei consumi di energia del 2017 coperti da fonti rin- novabili rispetto ad un valore medio nazionale del 31%.
Goal 9: Imprese, innovazione e infrastrutture. La globalizzazione dei mercati obbliga le imprese ad innovare continuamente processi e prodotti e pertanto è necessaria una politica pubblica che sostenga gli investimenti innovativi delle imprese, sviluppando la creazione di reti e favorendo il trasferimento di tecnologie tra Università, centri di ricerca e imprese. La Regione Sardegna ha un’importante tradizione in queste politiche iniziata oltre 25 anni fa con l’istituzione del CRS4, uno dei centri europei di eccellenza nel settore ICT, e perseguita con continuità da parte delle varie amministrazioni che si sono succedute. Questo ha portato alla creazione di importanti infrastrutture di ricerca quali il Sardinia Radio Telescope (SRT) e, negli ultimi anni, il lancio del progetto Aria per la distillazione dell’argon necessario per la ricerca sulla materia oscura e il progetto SarGrav sulle onde gravitazionali che vede la Sardegna candidarsi ad ospitare l’Einstein Telescope, uno dei più grandi investimenti in ricerca di base previsti dall’Unione Euro- pea. Tutti questi interventi sono stati sviluppati grazie alla stretta sinergia tra la Regio- ne, le due università della Sardegna e i grandi centri di ricerca nazionali quali l’Istituto nazionale di astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Questi rilevanti interventi pubblici regionali, anche attraverso il cospicuo finanziamento delle Università e della ricerca di base, hanno favorito la creazione di un ecosistema locale dell’innovazione composto da numerose startup, importanti multinazionali, capitali di rischio privati, centri di ricerca che ha prodotto oltre cinque mila nuovi posti di lavoro nei settori della conoscenza. Complessivamente a partire dal 2015 sono stati destinati all’innovazione tecnologica e alla ricerca 120 milioni di euro provenienti dall’Asse I del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) e dalla Legge regionale 7/2007 sulla ricerca. A questi si aggiungono oltre 150 mi- lioni di euro di incentivi agli investimenti delle imprese. Questo importante e continua- tivo supporto all’innovazione trova riscontro negli indicatori dove la Sardegna, con il 16,2% nel 2017, risulta tra le regioni con la maggiore incidenza di lavoratori nei settori della conoscenza.
Goal 11: Città e comunità sostenibili. La tendenza alla concentrazione della popolazione nelle aree urbane è un fenomeno globale difficile da arrestare e pone un problema di equità nella disponibilità di servizi pubblici e nelle opportunità di vita nei centri rurali e periferici. Questo fenomeno in Sardegna è aggravato dall’essere un’isola con gli in- sediamenti urbani localizzati per lo più lungo le coste. In più, lo sviluppo dell’industria turistica legata ad una specializzazione marinobalneare ha ulteriormente rafforzato il processo di concentrazione della popolazione nelle aree urbane costiere determinando un grave fenomeno di spopolamento delle zone interne, ancora più preoccupante data la bassa densità abitativa della regione. Ciò innesca un circolo vizioso di riduzione di ser- vizi sia pubblici che privati e quindi di ulteriore fuga, rendendo in tal modo non più so- stenibile la vita di intere comunità e territori. Per combattere questo trend è necessario che ciascuna comunità partecipi attivamente alla definizione di un proprio progetto di sviluppo endogeno e sostenibile, basato sulle risorse locali presenti in gran numero nel campo ambientale, archeologico, culturale, identitario, artigianale, agroalimentare. La regione Sardegna a partire dal 2015 ha portato avanti questa strategia con la Program- mazione territoriale rivolta alle unioni dei comuni chiamate a predisporre, con il forte coinvolgimento e condivisione delle comunità e del partenariato economico e sociale, un piano di sviluppo capace di dare nuove opportunità di lavoro in loco e quindi creare un circolo virtuoso di sviluppo basato sui vantaggi e sulle risorse locali. Considerando anche i programmi della Strategia Nazionale Aree Interne e gli Interventi Territoriali Integrati nella aree urbane, sono stati sinora chiusi 25 progetti di sviluppo che hanno coinvolto oltre 300 comuni con uno stanziamento di circa 500 milioni di euro per la realizzazione di oltre 900 interventi. In molti territori sono stati anche previsti specifici bandi di incentivi agli investimenti per le imprese locali nei settori individuati come volano per lo sviluppo delle comunità. Questi programmi di sviluppo locale sono stati poi accompagnati da interventi a regia regionale che hanno cercato di assicurare alcuni servizi locali essenziali quali la scuola (esaminata nel Goal 2), il trasporto pubblico loca- le, la disponibilità della banda ultralarga in tutti i comuni a partire da quelli delle aree interne e rurali dove i privati non arrivano (investimento di 148 milioni di euro). Anche in questo caso bisogna sottolineare che la gran parte di questi interventi sono appena all’inizio del lungo iter di realizzazione e che quindi ci vorranno anni per poter apprezza- re pienamente i risultati. Tuttavia, alcuni indicatori di più rapida realizzazione mostrano risultati soddisfacenti: nel 2017 la percentuale di famiglie che dichiara di avere difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici è in Sardegna pari al 27,8% nettamente inferiore al dato del Mezzogiorno ed anche a quello medio nazionale. Ugualmente positivo è il dato sulla percentuale di famiglie con connessione a banda larga (69,5%) superiore a quella del Mezzogiorno ed in linea col dato nazionale.
In conclusione, l’obiettivo di questo policy focus è fare conoscere l’Agenda di svilup- po sostenibile 2030 delle Nazione Unite ed esaminare, per alcuni obiettivi specifici, le politiche di intervento attuate in Sardegna per il raggiungimento di questo importante obiettivo. Sarà certamente necessaria un’analisi più completa e strutturata per dare una valutazione generale. Tuttavia, un primo elemento emerge da questo esame: il percorso verso uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile necessita di
cambiamenti strutturali profondi che richiedono obbligatoriamente politiche plurien- nali di intervento efficaci e coerenti. Nei casi in cui la continuità della visione strategica, al di là di possibili differenze negli strumenti specifici, è stata già garantita, come nel caso del supporto all’innovazione o del piano energetico, i risultati positivi si possono già apprezzare con chiarezza.
Alcuni indicatori dei Goal Agenda 2030, anno 2017 (valori %)
Indice di povertà relativa in- dividuale Persone di 3034 anni con titolo universitario Consumi di energia elettrica coperti da fonti rinno- vabili Lavoratori della co- noscenza su totale occupati Famiglie con diffi- coltà di col- legamento con mezzi pubblici Famiglie con con- nessione a banda lar- ga fissa e/o mobile Regione valore
massimo Calabria Lombardia
Valle
d’Aosta Lazio Campania
Prov. Trento Regione valore
minimo
Emilia
Romagna Sicilia Liguria
Prov. Bolzano Trentino AA Calabria Valore massimo 38,8 33,7 243,5 21,5 50,8 75,0 Valore minimo 5,6 19,1 7,3 12,6 17,8 62,2 Sardegna 21,4 23,6 36,0 16,2 27,8 69,5 Mezzogiorno 28,2 21,6 41,5 15,9 39,7 66,6 Italia 15,6 26,9 31,1 16,8 33,3 70,2
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals SDGs)
1. Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo.
2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.
3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età.
4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimen- to per tutti.
5. Raggiungere l’uguaglianza di genere, per l’empowerment di tutte le donne e le ra- gazze.
6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e strutture igie- nico sanitarie.
7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni.
8. Incentivare una crescita economica, duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupa- zione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
9. Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una indu- strializzazione equa, responsabile e sostenibile.
10. Ridurre le disuguaglianze all’interno e fra le Nazioni.
11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. 12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo.
13. Adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conse- guenze.
14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.
15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, ge- stire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far re- trocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica. 16. Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire
l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a