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Rifiuti solidi urban

Nel documento I servizi pubblici (pagine 89-94)

3 I servizi pubblici*

3.3 Rifiuti solidi urban

L’analisi sulle politiche di gestione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) si basa sui dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la Sardegna continua a migliorare la sua performance (Grafico 3.3). Tuttavia, dopo l’elevata crescita che si osserva fino al 2009 (+6,2% in media all’anno dall’introduzione della raccolta differenziata nel

2004), il tasso di incremento annuo è andato a ridursi notevolmente (+1,2% me- dio annuo nel periodo 2011­2015) per poi registrare nuovamente una ripresa nel biennio 2015­2017 con un +3,5% medio annuo. Il tasso medio annuo di crescita della Sardegna, nell’ultimo quinquennio, risulta in linea con la media nazionale; il +3,3% registrato nell’ultimo anno, pone l’Isola al di sopra della media naziona- le e del Centro­Nord. Nel 2017 la Sardegna raggiunge il 63,5% di raccolta diffe- renziata, superando di poco il Centro­Nord (61,6%) ma ponendosi nettamente al di sopra delle regioni del Mezzogiorno (41,9%), che continuano a mostrare notevoli ritardi nell’attuazione delle politiche di gestione dei rifiuti solidi urbani, nonostante un tasso di crescita del 4,3% nell’ultimo anno. Per il secondo anno consecutivo, Veneto, Trentino­Alto Adige, Lombardia e Friuli­Venezia Giulia sono le uniche regioni ad aver raggiunto e superato l’obiettivo di raccolta differenziata del 65% fissato dal D.lgs. 152/2006 per il 2012; di poco sotto rimangono Emi- lia­Romagna e Sardegna, a cui si aggiungono Valle d’Aosta, Umbria e Marche. Tutte le altre regioni si trovano sotto il 60%.

Grafico 3.3 Percentuale di raccolta differenziata, anni 2008­2017, variazione 2016­2017 e varia­ zione media annua 2013­2017 (valori %)

10 20 30 40 50 60 70 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia var % 16-17 vma % 13-17

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISPRA – Rapporto Rifiuti Urbani

La Sardegna continua ad essere la sola regione del Mezzogiorno a superare la media nazionale di raccolta differenziata pro capite: 277 kg per abitante nel 2016 (con un +1,8% rispetto al 2016, pari a un incremento di 5 kg), contro i 272 kg a livello nazionale. Ad esclusione di Liguria e Lazio, tutte le regioni del Centro­Nord superano la media nazionale, mentre, come detto, le regioni del Mezzogiorno registrano valori inferiori: la Sicilia, ultima tra le regioni, registra appena 99 kg per abitante di raccolta differenziata.

L’analisi dei dati provinciali permette di individuare alcune differenze im- portanti all’interno della Regione. Nel 2017, tra le 40 province che superano il

valore obiettivo del 65% di raccolta differenziata, 31 sono situate nel Nord, 4 nel Centro e 5 nel Mezzogiorno: tre di queste sono le province sarde di Orista- no (75,3%), Nuoro (72,1%) e Sud Sardegna (70,9%) mentre la provincia di Sassari raggiunge un valore pari a 62,8%, molto prossimo al target. L’area metropolitana di Cagliari raggiunge il 51,9%. Partendo dai dati comunali, è stato possibile verifi- care che le nuove aggregazioni provinciali ottengono performance leggermente migliori rispetto ai valori che avrebbero presentato nel 2016.

Il Parlamento Europeo nel marzo del 2017 ha approvato la proposta di legge sull’Economia Circolare che impone di raggiungere il 70% di raccolta differenziata da raggiungere entro il 2030. La Regione Sardegna nell’aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti – sezione Rifiuti Urbani (dicembre 2016) ha sta- bilito un più ambizioso obiettivo dell’80%, da ottenere entro dicembre 2022. Allo stato attuale, 24 comuni su 377 hanno un livello di raccolta differenziata inferio- re al 60%, con i risultati peggiori registrati a Dualchi, Monteleone Rocca Doria e Cagliari (dove però nel corso del 2018 si è intrapresa la raccolta porta­a­porta) al di sotto del 30% e Alghero sotto il 40%; 316 comuni superano il 65%, e di questi il 75% supera il 70% di raccolta e il 22% il target dell’80%.

La produzione di rifiuti in termini pro capite in Sardegna, dopo la crescita regi- strata tra il 2015 e il 2016, inizia a diminuire: nel 2017 ha registrato una riduzione del ­1,3% rispetto all’anno precedente (Grafico 3.4), con una produzione pro capi- te che cala di 6 kg. Il dato del 2017 (438,3 kg) attesta la Sardegna al di sotto della media nazionale (488,8 kg) e delle altre disaggregazioni geografiche (Centro­Nord 440,9 kg, Mezzogiorno 513,7 kg). Il valore raggiunto nel 2017 non è distante dall’o- biettivo introdotto dalla Regione nel 2016, ovvero 415 kg entro dicembre 2022.

Grafico 3.4 Produzione pro capite di rifiuti solidi urbani (kg/abitante), anni 2007­2017, variazione 2016­2017 e variazione media annua 2013­2017 (valori %)

400 420 440 460 480 500 520 540 560 580 600 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia var% 16-17 vma% 13-17

Il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti individua la produzione dei rifiuti urbani per unità di PIL come uno dei parametri per la valutazione dell’effi- cacia delle misure intraprese. Per tale parametro è fissato un obiettivo di riduzio- ne del 5%, misurato in relazione ai valori del 2010, da conseguire entro il 2020. La variazione percentuale del rapporto tra rifiuti urbani e PIL calcolata a livello nazionale per il periodo 2010­2017 è pari a ­8,5%, in aumento rispetto al valo- re del periodo 2010­2016 (­5,3%). La Sardegna, con una variazione percentuale pari a ­8%, si caratterizza per una performance in linea con la media nazionale e il Mezzogiorno, e migliore di quella del Centro­Nord (rispettivamente ­8,1% e ­6,2%)39. Il Piano Regionale, anche in questo caso, fissa un obiettivo di riduzione più ambizioso di quello nazionale, pari al 10% di riduzione nel 2022 rispetto al dato del 2010.

Anche in questa edizione del Rapporto ISPRA, come nelle precedenti edizioni, viene sottolineato come le province a maggiore produzione pro capite di rifiuti urbani siano anche quelle a più alta vocazione turistica: Rimini (727 kg), Ravenna (721 kg), Forlì­Cesena (710 kg). Fino allo scorso anno, compariva in quest’elenco anche la provincia sarda di Olbia­Tempio: se esistesse ancora, con i suoi 701 kg di rifiuti prodotti pro capite, acquisirebbe la quinta posizione con un dato in crescita (9 kg in più rispetto al 2016). Al contrario, tra le 16 province più virtuose (due in più dello scorso anno), con meno di 400 kg per abitante, si attestano due provin- ce sarde: Nuoro (337 kg), penultima in Italia, e Oristano (385 kg).

La Sardegna si riconferma, dunque, una delle regioni più efficaci nella politica di gestione dei rifiuti urbani. Tuttavia, l’efficacia ambientale, non implica neces- sariamente l’efficienza della gestione economica dei rifiuti. Poiché l’attività di raccolta, stoccaggio, conferimento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani è pre- rogativa dei Comuni, è possibile utilizzare la spesa corrente per lo smaltimento dei rifiuti nelle Amministrazioni Locali come indicatore di spesa40. Poiché l’ultimo dato di spesa disponibile è il 2016, l’analisi utilizza i dati di produzione dei rifiuti riferiti allo stesso anno.

La spesa sostenuta per lo smaltimento dei rifiuti dai comuni della Sardegna

39 Il valore nazionale indicato è quello calcolato dai ricercatori ISPRA, mentre gli altri valori sono stati

calcolati dall’autrice utilizzando la formula indicata nel Rapporto sui Rifiuti Urbani ­ Edizione 2016, pag. 32 nota 3.

40 Si noti che non tutte le attività di smaltimento rifiuti vengono esaurite in ambito comunale. Altre atti-

vità di smaltimento sono in capo ad altri ambiti amministrativi. In Sardegna questo accade per i Consorzi Industriali, alcune Unioni dei Comuni, Tecnocasic SpA e Cisa. Questi due enti, in particolare, sono i sog- getti gestori dei principali centri di conferimento delle frazioni umida e secca della raccolta differenziata. Si è deciso di tenere in considerazione il solo ambito comunale sia perché la tassazione relativa ai rifiuti (TARI e poi TARES) viene pagata dai contribuenti al/i comune/i nel quale possiedono una o più abitazioni, sia perché è difficile avere dati che permettano di considerare esclusivamente la raccolta di rifiuti solidi urbani per questi soggetti con differenti competenze.

è di poco meno di 290 milioni di euro, con un +2% rispetto al dato consolidato per il 2015 (284 milioni di euro circa). I dati riassunti nella Tabella 3.2 mostrano un dato di spesa pro capite per la Sardegna pari a 175,25 euro, di gran lunga superiore ai 167,65 euro del Mezzogiorno e ai 148,06 euro del Centro­Nord. Poi- ché la spesa sostenuta dai comuni è legata alla produzione totale di rifiuti, per effettuare una comparazione che tenga in considerazione anche l’efficienza nella raccolta, la spesa è stata rapportata ai chilogrammi di rifiuto solido urbano (RSU) e di rifiuto differenziato (RD) prodotto.

Tabella 3.1 Spesa comunale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, anno 2017 (euro)

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

Spesa corrente pro capite 175,25 167,65 148,06 154,77

Spesa per tonnellata RSU 394,53 371,97 283,75 311,14

Spesa per tonnellata RD 655,88 988,92 478,84 592,22

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati Agenzia per la Coesione Territoriale – CPT; dati ISPRA – Rap- porto sui Rifiuti Urbani

La spesa per kg di RSU nei comuni della Sardegna è di poco superiore a quel- la dei comuni del Mezzogiorno, rispettivamente 394 euro (invariato rispetto all’anno precedente) e 372 euro, e decisamente più elevata rispetto a quella del Centro­Nord (284 euro); quella per RD (in calo in tutte le aree nazionali) è inferiore a quella del Mezzogiorno (656 a fronte di 989 euro), caratterizzato da produzione superiore di RSU e livelli di RD molto inferiori, ma risulta netta- mente superiore alla spesa registrata nei comuni del Centro­Nord (479 euro, anch’esso in calo) che hanno produzione pro capite di RSU superiore e perfor-

mance simili sulla RD.

Questi dati indicano che i costi di smaltimento a carico dei comuni isolani sono superiori a quelli sostenuti dai comuni del Centro­Nord (che producono quantità pro capite superiori). Costi che decrescono all’aumentare della pro- duzione segnalano la possibile presenza di economie di scala nel servizio di smaltimento. In aggiunta, come discusso in maniera approfondita nella pre- cedente edizione del Rapporto, va ricordato che i costi a carico dei comuni sono legati anche ai chilometri percorsi dai rifiuti per raggiungere il centro di smaltimento41.

41 Il costo dello smaltimento comprende anche il costo del trasporto (euro/Km) oltre al costo diretto

Nel documento I servizi pubblici (pagine 89-94)