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Gli ambiti trattati nell’indagine realizzata con il sostegno dei referenti regionali e di Azienda sanitaria/Distretto hanno un’importanza strategica per la gestione dei servizi consultoriali nel rispetto di una identità volta alla tutela e alla promozione della salute, e vanno al di là di quella che può essere una diversa normativa regionale che li regolamenta. Infatti, qualunque sia il modello operativo adottato, non si può prescindere da aspetti che riguardano l’integrazione con gli altri servizi sociosanitari presenti sul territorio, la programmazione delle attività e la valutazione degli obiettivi raggiunti, i flussi informativi come strumento fondamentale di conoscenza e di monitoraggio delle attività, la disponibilità di risorse strutturali, umane ed economiche. Le informazioni riportate dai referenti indicano una situazione molto diversificata su questi aspetti e permettono di fare un quadro generale delle criticità esistenti, della loro distribuzione per area geografica/Regione e su quali azioni siano auspicabili per affrontarle. La criticità principale sembra essere l’assenza di un flusso informativo sistematico senza il quale è difficile realizzare sia la programmazione che la valutazione degli obiettivi raggiunti. Condizione necessaria perché le attività di programmazione e di valutazione periodica possano essere effettuate è infatti la disponibilità di un flusso di dati informatizzato che permetta di monitorare le attività con un sistema di indicatori dedicato. È necessario individuare definizioni univoche, condivise e non ambigue di ciò che si vuole misurare e stabilire un collegamento tra i vari livelli organizzativi (Regione, Azienda sanitaria, Distretto, CF) per consentire ai vari livelli istituzionali di disporre di un sistema di indicatori utili alla programmazione della propria attività. Non tutte le Regioni o le Aziende sanitarie/Distretti del Paese sono dotate di un sistema informativo dedicato ai servizi consultoriali. Non in tutte le Regioni dotate di sistema informativo c’è un ritorno sistematico delle informazioni sul territorio utile alla programmazione. Il fatto che il ciclo della programmazione/valutazione dei servizi consultoriali venga completato in alcune realtà indica che questa strada è percorribile e deve essere promossa a livello nazionale.

A fronte di Aziende sanitarie/Distretti di alcune Regioni che hanno saputo sviluppare appieno l’integrazione sociosanitaria dei servizi consultoriali, esistono numerose realtà in cui il livello di integrazione è molto basso. Questa condizione riduce la capacità di presa in carico degli utenti, ancor più se a ciò si associa una forte carenza di risorse umane e strutturali, che pure l’indagine ha indicato come molto diffusa. Le autorità competenti dovrebbero essere spinte ad adottare lo strumento dell’atto formale di collaborazione tra servizi per stabilire in modo chiaro competenze e funzioni. A questo, andrebbe associata la programmazione di un’offerta formativa del personale per migliorare e aggiornare le competenze legate alle specifiche professionalità ma anche relative alle modalità di lavoro integrato.

L’alta variabilità degli indicatori che descrivono la disponibilità delle varie tipologie di personale e di ore lavoro sono il riflesso sia di una scelta strategica che privilegia un orientamento dei servizi verso attività di tipo ostetrico-ginecologico, o di tipo psico-sociale, coprendo in entrambi i casi le altre attività con forme di integrazione dei servizi, sia di una criticità più volte denunciata dai CF che riguarda la cronica carenza di personale particolarmente penalizzante in alcune aree. Vi sono inoltre realtà regionali che hanno faticosamente mantenuto la doppia linea di attività sanitaria e psicosociale fondativa dei CF. Sulle diverse strade percorse dai CF a livello locale, in particolare sull’utilizzo delle sedi centro di riferimento aziendale e sull’integrazione con altri servizi per specifiche attività, andrebbe fatta una valutazione che consenta di individuare le strategie e i modelli più promettenti in termini costo-efficacia.

La capacità attrattiva dei CF risulta chiaramente associata con il loro bacino di utenza:

maggiore è la diffusione dei CF nel rispetto della loro natura di servizio di prossimità, più numerosa è l’utenza che vi si rivolge. Questo dato sottolinea l’importanza di arrestare e invertire il processo di costante riduzione del numero di sedi e del depauperamento delle risorse umane, in

atto da decenni, che si traduce nella impossibilità di lavorare secondo i principi della multidisciplinarietà e dell’offerta attiva. Si tratta inoltre di un fenomeno che mina l’identità dei CF che si vedono costretti a penalizzare le attività programmatiche di prevenzione e di promozione della salute rivolte alla comunità che sono fra quelle più fortemente caratterizzanti la loro identità, limitandosi a dare risposta all’utenza che spontaneamente si rivolge loro con una logica ambulatoriale.

La disamina delle attività svolte dalle singole sedi di CF che questo Rapporto rende disponibile sottolinea che questi servizi, nonostante le criticità descritte, garantiscono complessivamente un’offerta diffusa e capillare rivolta alla donna, ai giovani e alla coppia/famiglia in tutto il territorio nazionale. La ricchezza e la prevalenza delle attività offerte dai CF, che vedono quelle a sostegno della salute della donna life-course come elemento cardine, esplicitano la complessità delle azioni volte alla promozione della salute e alla prevenzione del disagio psicosociale e delle malattie. La variabilità per area geografica è certamente meritevole di attenzione, ma deve essere interpretata tenendo presente che parte delle differenze relative alla diffusione di alcune attività deriva dai diversi modelli organizzativi territoriali. Per esempio, in numerose Regioni, in particolare del Nord, come scelta strategica i programmi di screening della cervice uterina coinvolgono solo alcune sedi di CF e altri servizi sanitari, le attività rivolte ai giovani sono concentrate in alcune sedi dove sono disponibili operatori con formazione specifica e le attività relative ad adozioni/affidi non sono più di competenza dei CF. Globalmente, si ravvisa la necessità di fornire indicazioni di livello centrale sull’opportunità che alcune specifiche attività, per esempio l’accesso al percorso IVG, la realizzazione di programmi di promozione della salute nelle scuole o l’utilizzo di strategie volte a favorire l’accesso della popolazione migrante meno integrata, siano più diffusamente disponibili. Come già segnalato, una valutazione approfondita e critica dell’impatto che i servizi consultoriali hanno sul territorio richiederebbe non solo la conoscenza della capacità attrattiva nell’ambito del proprio territorio di competenza delle singole attività offerte dai CF ma anche la disponibilità di indicatori di esito in grado di descrivere lo stato di salute della popolazione il cui miglioramento è lo scopo finale di ciascun servizio sanitario, conoscenza che esula dagli obiettivi del presente progetto. Con l’intento di colmare almeno in parte questa criticità, si propone una lettura contestualizzata dei risultati presentata nei focus a seguire relativi a tematiche che sintetizzano la funzione che i CF sono chiamati a svolgere: la salute della donna life-course (prevenzione oncologica, fertilità, endometriosi, menopausa), il percorso IVG e la contraccezione, i consultori familiari e le giovani generazioni, il percorso nascita, la salute mentale perinatale, la violenza di genere, il supporto alla genitorialità.

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