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Lo studio condotto sul castagno laziale ha permesso di ampliare le conoscenze su una specie di notevole interesse sia economico che forestale.

Lo studio sulla cipollatura ha chiarito ma non risolto alcune tematiche inerenti al difetto consentendo di proporre delle soluzioni selvicolturali appropriate per contenerlo; una corretta gestione selvicolturale potrebbe ridurre il rischio e produrre materiale di migliore qualità: risulta pertanto sconsigliato allungare il turno del ceduo oltre il limite produttivo consentito dalla stazione (come si evince dallo studio dendrocronologico), è stato osservato che l‟età è un fattore decisivo nel determinare e nell‟aggravare il difetto: il difetto comincia a manifestarsi con una maggiore gravità nei cedui maturi con età superiore ai 30 anni. Pertanto, gli alberi più colpiti nel bosco ceduo sono le matricine.

L‟età gioca anche un ruolo importante nel determinare la comparsa della cipollatura. Il limite di 12- 14 anni è considerato un periodo critico per le probabili tensioni interne che si verificano nello sviluppo degli individui arborei, sebbene le fessurazioni comincino a manifestarsi già al 7° anno. Tuttavia all‟intorno critico di 12-14 anni non corrisponde un ben determinato diametro, ovvero le dimensioni non hanno effetto sulla manifestazione delle fessurazioni. Dunque se da un lato si puo‟ intervenire sul difetto abbassando l‟età del turno ed adeguandola ad ogni situazione, dall‟altra vi è un momento critico i cui effetti possono solo ipoteticamente essere ridotti mediante diradamenti e sfolli precoci. È accertato che le matricine mostrano maggiore vulnerabilità al difetto pertanto affidare un incremento qualitativo del materiale ritraibile dal bosco a queste piante (grazie alle loro maggiori dimensioni) è molto rischioso in quanto si può ottenere legname certamente di maggiori dimensioni ma sicuramente con una più elevata incidenza della cipollatura. Gli interventi selvicolturali esercitano un ruolo importante sulla qualità del legname, è stato osservato che molte cipollature soprattutto per le piante dei Monti Cimini si verificano in corrispondenza dei tagli colturali di fine turno. è importante anche sottolineare come essi sembrano avere anche un effetto retroattivo nella manifestazione del difetto. In generale i diradamenti provocano delle perturbazioni nell‟equilibrio statico della pianta che può favorire o accentuare la cipollatura, dunque come proposto da altri ricercatori gli interventi dovrebbero procedere in maniera graduale e continua anche perché è stato osservato che la qualità del materiale diminuisce all‟aumentare dell‟ampiezza anulare, questa dovrebbe infatti mantenersi entro un limite di 3-5 mm annui.

Dunque interventi selvicolturali intensi diminuiscono il valore del bosco sia perché favoriscono la manifestazione della cipollatura, o in ogni caso l‟accentuano, e sia perché favoriscono la formazione di un legno di minore qualità con accrescimenti molto elevati.

Se da un alto un aumento dell‟ età favorisce la comparsa della cipollatura al contempo Le caratteristiche meccaniche del castagno sembrano diminuire all‟aumentare del diametro.

Una selvicoltura più attenta alle esigenze del bosco meno soggetta ai bisogni finanziari immediati dei proprietari potrebbe favorire la formazione di un legno di qualità superiore che potrebbe avere un valore notevole sul mercato: un accrescimento lento, continuo e senza sbalzi di intensità è alla base per l‟ottenimento di un materiale ottimale.

Accanto a quanto detto sinora, lo studio ha permesso di chiarire quale sia il fattore di maggiore variabilità nella qualità del materiale sia in termini di entità della cipollatura, sia in termini di caratteristiche tecnologiche del legno: il sito di provenienza. Le ricerche hanno infatti dimostrato che le differenze maggiori sono dovute alla stazione di provenienza; le caratteristiche stazionali, climatiche, orografiche, pedologiche, unitamente alle differenze nella gestione colturale determinano la formazione di un legno con qualità in alcuni casi molto diverse tra loro. Dunque maggiore attenzione deve essere rivolta alla vocazione produttiva di un area, cercando di esaltarne ed intensificarne la selvicoltura del castagno ove si osserva una maggiore predisposizione colturale. Il fattore “incremento legnoso” rappresenta solo uno degli aspetti che rendono un area interessante per la produzione legnosa, è necessario porre l‟attenzione anche sulla qualità finale del materiale che si produce, sebbene questo richieda tempi leggermente superiori.

Accanto ai risultati di ordine selvicolturale, le ricerche hanno permesso di comprendere molti aspetti poco noti legati al legno ed alla sua variabilità intrinseca all‟interno dell‟albero, connessa alla sua natura anisotropa.

È stata infatti analizzata la variabilità delle caratteristiche del legno all‟interno del fusto, ed è stato osservato che la qualità del legname diminuisce all‟aumentare dell‟età del legno e spostandoci verso la zona cambiale: il legno degli anelli più vicini alla corteccia ha delle caratteristiche fisico- meccaniche inferiori a quello del legno più vicino al midollo.

Ma il ruolo del castagno non si esaurisce nella mera produzione legnosa; oggi questa specie ha assunto un ruolo di primo piano nella costruzione di ampi paesaggi montani e sempre di più sta assumendo il ruolo di bioindicatore, sia sotto il semplice profilo paesaggistico e sia sotto l‟aspetto scientifico, nel chiarire i fattori che legano l‟ambiente al suo sviluppo. Le ricerche hanno messo in evidenza le modalità di formazione dell‟anello legnoso e la lunghezza del periodo vegetativo che in media è di 165 giorni. È stata osservata è una grande variabilità all‟interno del popolamento nella risposta vegetativa mentre si osserva una bassa variabilità tra un anno e l‟altro.

Il fattore climatico più importante nello sviluppo delle piante sembra essere la temperatura, le precipitazioni rivestono un ruolo meno rilevante. Di grande interesse è l‟individuazione del periodo

di maggiore intensità vegetativa, il periodo ovvero, in cui vi è una crescita più sostenuta del castagno: le curve di Gompertz hanno individuato tale periodo nel mese di giugno. Dalla seconda metà di maggio comincia la produzione del legno tardivo, ovvero il legno primaticcio si forma in media in ¼ del tempo di tutto il periodo vegetativo.

Ma gli interessi legati al castagno sono rivolti anche alle innovazioni legate ad uno sfruttamento più ampio del semplice materiale legno. Già nel passato era noto l‟utilizzo del tannino di questa specie per la concia delle pelli, oggi questo polimero viene utilizzato in diversi settori dall‟industria, nella cosmesi, nell‟alimentazione animale ecc. Le ricerche svolte in questo lavoro hanno dimostrato l‟efficienza del tannino di castagno come composto nella realizzazione di resine fenoliche a bassa tossicità per la realizzazione di pannelli di particelle.

La possibilità di intraprendere nuovi percorsi produttivi potrebbe aprire nuove prospettive per la specie e per le economie locali ad essa legate.

Con questa tesi si è voluto dare un contributo di carattere sia scientifico che pratico per conoscere meglio una specie di grande interesse per il territorio e per la sua economia. Non sono state proposte delle soluzioni definitive al problema della cipollatura ma sicuramente sono stati approfonditi tutti quei fattori che possono scatenarla ed aggravarla. Sono state fornite delle linee guida per l‟ottenimento di legname di buona qualità tecnologica e sono state individuate le aree a maggiore vocazione produttiva del territorio laziale, per uno sfruttamento più efficiente della risorsa legno. La possibilità di approfondire alcune tematiche affrontate in questa ricerca potrebbe sicuramente migliorare lo sfruttamento e la gestione del castagno. La possibilità di testare il tannino di castagno come adesivo in quantitativi superiori al 50%, potrebbe essere di grande utilità per abbattere considerevolmente i livelli di tossicità delle resine fenoliche nella realizzazione dei pannelli di particelle. Lo studio della xilogenesi potrebbe continuare a fornire nuove informazioni non solamente legate all‟anatomia del legno ma anche al suo rapporto con il clima. Infine uno sfruttamento sistematico della specie in aree con elevata vocazione produttiva potrebbe migliorare la resa economica attraverso materiale di qualità superiore.

Ringraziamenti

Intendo innanzitutto ringraziare la professoressa Romagnoli per la fiducia e l’opportunità che mi ha concesso, lasciandomi ampia libertà intellettuale; si intende ringraziare il Comune di Soriano nel Cimino per la lungimiranza e il suo contributo indispensabile al compimento di questi studi. Si ringraziano tutti coloro che in questi 4 anni di lavoro hanno partecipato in maniera attiva a fornire quei risultati che oggi trovano un compimento in questa pubblicazione.

In ordine cronologico:

Manuel Agrumi (a cui mi lega una sincera amiciziai, Riccardo Ludovisi, Sabrina Di Tommaso, Paolo Lodi, Riccardo Viola, Elena Ortenzi, Chiara Radocchia, Martina Cherubini, il professore Luna, il dottore Vinciguerra. Si ringrazia il professor Antonio Pizzi per l’accoglienza e per la collaborazione attiva in Francia.si ringraziano tutti gli amici tra i quali Andrea Pesce che ha allietato questi anni con la sua allegria.

Si ringraziano le aziende Chinucci Legnami, Fratelli Trulli, Piangoli Legno, il Corpo Forestale di Bassiano (LT).

Si ringrazia Corrado per il suo aiuto in segheria.

Si ringraziano tutti coloro che in maniera diretta o indiretta mi hanno aiutato a concludere questo lavoro. Un ringraziamento particolareva alla mia fidanzata Patrizia che mi ha saputo rincuorare e animare nei momenti difficili.

Infine, ma non per ultima, ringrazio mia madre, che sempre,ha ritenuto importante qualsiasi cosa io facessi.