• Non ci sono risultati.

CONSIDERAZIONI TEORICHE SULLE CAUSE DEGLI INCIDENTI DI LAVORO

Nel documento Cronache Economiche. N.135, Marzo 1954 (pagine 59-62)

A N G I O L I N A R I G H E T T I

Poiché ogni incidente, che si produce sul lavoro, è avve-nimento inatteso e disgraziato, la cui evoluzione, assoluta-mente fortuita, sfugge a leggi del genere di quelle che governano un esperimento di fisica o di chimica, la nozione d'incidente non resiste ad un esame razionale. Ogni incidente del lavoro può invece essere considerato come un'esperienza tentata allo scopo di determinare se la tale o la tal'altra operazione possa, in particolari condizioni, venire effettuata in piena sicurezza, vale a dire senza che ne derivi danno alle persone.

Il fatto che una persona rimanga ferita od anche soltanto che accada un incidente puramente materiale dimostra che qualche fattore causale importante è stato trascurato o dimen-ticato. Una più precisa conoscenza della natura e delle carat-teristiche di tali fattori è dunque della massima importanza al fine di realizzare la sicurezza del lavoro.

Contribuire a tale conoscenza con tutti gli elementi in suo potere è quanto si propone l'ingegnere Henry A . Hepburn nell'articolo Considérations théoriques sur les causes des

acci-dents du travati. Pubblicato dalla rivista « Securité et Hygiène

du travail », edita dal Bureau International du travail, di Ginevra, tale articolo chiaro e preciso nella espressione, sì da riuscire facilmente comprensibile anche a chi non sia un tecnico in materia, cerca di stabilire una formula che permetta di dare un fondamento logico al programma di prevenzione degli incidenti di ogni stabilimento industriale.

Il lavoro produttivo è, secondo l'Hepburn, il risultato dello sforzo della mano d'opera, la quale si serve a tale scopo di apparecchi, macchine e installazioni. Le persone e l'attrez-zatura si uniscono insieme per compiere le funzioni che sono a base dell'impresa. L'elemento vivente di tale associa-zione viene designato dall'Hepburn col termine di « fattore personale». Gli altri elementi inerenti alla produzione, quale che sia la loro natura, col termine di « fattore materiale ». L'unione dei due fattori costituisce il fondamento di ogni sforzo produttivo. Può fornire il risultato desiderato senza

tema di incidenti, quale che possa essere da un lato la man-canza di preoccupazione per la loro incolumità personale presso i lavoratori e dall'altro i pericoli latenti esistenti dal punto di vista materiale. A condizione però che non faccia la sua comparsa un terzo fattore designato dall'Hepburn col nome di « fattore azionale di pericolo ».

L'intervento di questo fattore espone immediatamente i lavoratori ad ogni pericolo derivante dal fattore materiale. I rischi latenti fino a quell'istante passano dallo stadio poten-ziale a quello attivo, e non attendono più, per completare la serie di circostanze favorevoli al prodursi dell'incidente, se non che entri in gioco un avvenimento estraneo allo svolgersi normale del lavoro. L'ultimo anello della sequenza.

Ingegnere, e per conseguenza amante di equazioni e di formule, l'Hepburn riassume le osservazioni fatte in prece-denza nelle equazioni seguenti :

Rischio potenziale = fattore personale + fattore materiale. Rischio attivo = fattore personale fattore materiale

4-fattore azionale di pericolo.

Sequenza dell'incidente = fattore personale + fattore

materiale + fattore azionale di pericolo + fattore causale di pericolo.

Questi quattro fattori sono complementari uno dell'altro. Vale a dire, se uno qualunque di essi viene a mancare nel-l'equazione, la sequenza non mette capo ad un incidente di persona. Il che suggerisce alcuni metodi specifici per la pre-venzione degli incidenti.

Perchè la sequenza dell'incidente si produca occorre infatti che i quattro fattori convergano insieme in un periodo di tempo determinato, sia estremamente corto (caso d'un'esplo-sione), sia d'una certa durata (caso di una macchina a lento decorso, per esempio, una pressa meccanica). L'agente di con-vergenza è il fattore causale immediato per cui un incidente di persona sopravviene inevitabile. L a vittima non è però necessariamente il fattore personale, può anche essere una terza persona che lavori entro il raggio in cui convergono

i quattro fattori cui abbiamo accennato e che non riesca, per sua sventura, a profittare del tempo di scansamento.

Se questo periodo di tempo è di durata tale da permettere tanto al fattore personale che a quello materiale di venire ritirati dalla sequenza prima che si realizzi la convergenza perfetta, un incidente, che senza di ciò si sarebbe inevitabil-mente prodotto, viene evitato.

La rapida percezione dell'imminente pericolo da parte della persona minacciata e la sua fuga, oppure la messa in azione di dispositivi meccanici di sicurezza possono evitare la sventura. Fidarsi soltanto della rapidità delle reazioni mentali degli individui è però estremamente pericoloso, che i tempi individuali di reazione di fronte al pericolo sono molto diversi, ed inoltre gli operai preoccupati del loro lavoro, non prestano in genere molta attenzione ai fenomeni estranei, che si possono produrre all'improvviso nel ciclo normale della loro occupazione. Occorre di conseguenza basarsi sui mezzi che non abbiano attinenza alcuna col fattore personale : come dispositivi di arresto istantaneo o azionati da apparecchi a scatto di sicurezza o da cellule fotoelettriche.

Stabiliti i quattro fattori che formano la sequenza del-l'incidente, è chiaro, secondo l'Hepburn, che, perchè un pro-gramma di prevenzione sia efficace deve fornire adeguate misure correttive al riguardo di ciascuno di essi. Sviluppare lo spirito di sicurezza fra i lavoratori serve, come già si~e detto a ben poco. L a probabilità di atti pericolosi deve venire eliminata per quanto è umanamente possibile, coll'elimina-zione dei rischi inerenti al fattore materiale.' Tutti gli aspetti di tale fattore devono formare oggetto di uno studio e di un controllo assiduo da parte dei tecnici, in modo da evitare che gli operai siano costretti a compiere atti pericolosi nel-l'adempimento del loro lavoro. Bisogna cercare inoltre di evi-tare l'intervento di qualche fattore causale immediato, come la rottura degli organi di comando di una macchina, la rottura di funi di congiunzione, la formazione di scintille in un apparecchio elettrico, eccetera.

Alle varie occupazioni di un'industria vengono per solito preposti individui non particolarmente pensosi della propria sicurezza, e che possiedono attitudini molto diverse. Proteg-gere il lavoratore contro ogni possibilità d'incidente è quindi cosa di grande importanza, come il cercare di correggere con un'educazione ed una formazione appropriata la sua pro-pensione a compiere atti nocivi.

Sembra all'Hepburn che questo sia argomento su cui non si insista mai abbastanza, e che ogni apporto anche piccolo fornito alla sicurezza del lavoro sia degno del massimo enco-mio. Perciò non si stanca di studiare e compiere ricerche, scendendo all'esame particolareggiato dei quattro fattori della sequenza e dando per ognuno di essi i più utili suggerimenti.

Per quel che riguarda il fattore personale egli ritiene l'industria responsabile della formazione di una mano d'opera efficiente, che permetta alla produzione di compiersi nelle condizioni migliori. A d operazioni diverse debbono corri-spondere gradi diversi di abilità tecnica, inculcata ai lavoratori di prima assunzione da maestri specializzati ed altamente qualificati. Inoltre, poiché lo spirito di sicurezza non è minato nell' animo umano esso deve venire sviluppato di continuo presso tutti coloro che si accingono ad occupare un impiego. L e ricerche statistiche compiute dall'Hepburn mostrano infatti che l'8o % circa degli incidenti sul lavoro è il risultato di atti personali pericolosi compiuti in presenza di un fattore materiale i cui rischi non sono stati eliminati nello stadio sperimentale della costruzione dello stabilimento da una pro-tezione efficace. Il rimanente 20 per cento degli incidenti è dovuto ad avvenimenti azionali pericolosi che sfuggono alla percezione immediata del lavoratore nel momento del peri-colo. È chiaro di conseguenza che se si potesse ridurre la tendenza degli individui a commettere atti personali peri-colosi, il numero degli incidenti diminuirebbe automatica-mente di molto.

In Gran Bretagna 1' « Industriai Fatigue Research Board » ha compiuto numerose ricerche statistiche per ciò che concerne gli elementi personali connessi alle cause degli incidenti. Appare evidente da tali ricerche che un determinato lavoro industriale non presenta uguali probabilità d'incidente per ogni individuo. Alcuni sono più predisposti di altri ad ese-guire atti pericolosi. Tale tendenza dovrebbe però poter essere corretta da un'educazione appropriata. Ma anche la pers-ona più pensosa della propria sicurezza può avere un attimo di disattenzione provocato o da un eccesso di fatica mentale o dallo scatto inaspettato di una macchina. Cercare di neutra-lizzare il pericolo inerente al fattore materiale per proteggere le persone contro ogni atto pericoloso involontario è dunque cosa di prima necessità.

Può succedere inoltre che il lavoratore o i lavoratori che costituiscono il fattore personale della sequenza non siano le vittime finali di essa. L'incidente può colpire una persona la cui unica colpa sia quella di trovarsi in prossimità del luogo dove l'incidente si produce.

Per ovviare ad un simile inconveniente i posti di lavoro devono essere fissati in luogo sicuro lontano da rischi even-tuali. N o n si risolve infatti il problema della sicurezza se non si riesce ad istituire, sempre ben s'intende nella misura del possibile, un sistema di lavorazione chc garantisca l'incolumità a tutti gli interessati.

Dei rischi inerenti al fattore materiale e della necessità di eliminarli con mezzi efficaci abbiamo ampiamente parlato. Inutile quindi tornare sull'argomento. Rimane invece da

esa-minare in modo più particolareggiato il fattore azionale di

pericolo.

Tale fattore, senza dubbio quello di maggiore importanza nella sequenza dell'incidente, si può, a parere dell'Hepburn, suddividere in due sottofattori:

a) l'atto personale pericoloso;

b) l'avvenimento impersonale azionale pericoloso.

Entrambi questi sottofattori non attendono che l'intervento del fattore causale immediato per completare la sequenza del-l'incidente. Il sottofattore a) riunisce in sè tutti gli atti peri-colosi volontari, involontari od imposti all'indirizzo da una concezione o da una costruzione difettosa di macchine, instal-lazioni apparecchi od anche da un sistema di lavoro peri-coloso. Il sottofattore b) comprende tutti gli avvenimenti che sfuggono al potere o all'azione diretta dell'individuo, come l'elevarsi improvviso della pressione in una caldaia, la diminuita resistenza di una leva, il rischio d'esplosione ine-rente a certe sostanze.

Come già si è detto l'8o% degli incidenti è dovuto al fattore personale ; aspetto delle cause degli incidenti che è stato attentamente esaminato da H. W . Heinrich nella sua opera industriai Accident Prevention, divenuta ormai un classico in materia ed ampiamente consultata da chiunque si proponga di formarsi un'esatta idea in merito.

In base allo studio statistico di 100.000 rapporti d'inchiesta che trattano d'incidenti d'origine non meccanica, l'Heinrich viene alla conclusione che in media, su 330 ripetizioni di

un atto pericoloso, accade un incidente di persona grave e 29 di lieve entità. Si tratta è vero di un'inchiesta di genere particolare, essa dimostra però chiaramente che non importa quale gruppo d'incidenti relativi ad un qual-siasi tipo di fattore materiale esiste sempre la medesima proporzione i/n. Vale a dire / incidente di persona grave per n ripetizioni dell'atto pericoloso. Il che, ammesso che qualche atto pericoloso venga compiuto di continuo in con-dizioni di lavoro che comportino certi rischi, porta, secondo l'Hepburn alla conclusione che un incidente di persona tosto o tardi debba prodursi. Principio di importanza fondamentale, confermato dall'esperienza acquisita nel corso degli studi degli incidenti di origine meccanica.

La proporzione i / n può variare da una macchina all'altra, da un genere di lavoro all'altro, ma il principio dell'inevi-tabilità di un incidente grave di persona ogni tante ripetizioni di atti pericolosi sussiste. Perciò l'Hepburn pensa che occorra lottare senza sosta perchè si formi nell'operaio lo spirito adatto a vegliare in ogni circostanza sulla propria incolumità, molti-plicare alle macchine ed alle installazioni i dispositivi di protezione, cercare metodi di lavoro scevri di pericolo. Poiché la vita umana è sacra, anche una sola vita che si riesca a salvare è sempre un risultato da non disprezzarsi. Perseve-ranza, studio, collaborazione da parte industriale ed operaia porteranno un giorno a ridurre gli incidenti sul lavoro ad un minimo trascurabile. Allora soltanto si potrà dire di aver raggiunto il successo nella dura lotta intrapresa.

BANCO DI NAPOLI

I S T I T U T O DI C R E D I T O DI D I R I T T O P U B B L I C O F O N D A T O N E L 1 5 3 9

O L T R E

C A P I T A L E E R I S E R V E : L. 2 . I 2 6 . 1 S 9 . 1 6 9 - F O N D I D I G A R A N Z I A : L. 2 0 . 4 0 0 . 0 0 0 . 0 0 0

4 0 0 F I L I A L I

I N I T A L I A Filiali in:

ASMARA - BUENOS AIRES - CHISIMAIO - MOGADISCIO - NEW Y O R K - TRIPOLI

Uffici di rappresentanza a: NEW YORK - LONDRA - ZURIGO - PARIGI - BRUXELLES - FRANCOFORTE ,/M. - SAN PAOLO DEL BRASILE

T U T T E L E O P E R A Z I O N I E D I S E R V I Z I D I B A N C A

Nel documento Cronache Economiche. N.135, Marzo 1954 (pagine 59-62)

Documenti correlati