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2. La Francia: un paese all’avanguardia nel campo del microcredito

2.1 Contesto nazionale e quadro normativo

In Francia, il settore pubblico sostiene in modo diretto ed indiretto la diffusione della microfinanza considerandola uno strumento di welfare, capace di contribuire al progresso sociale della nazione grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Sono autorizzate a fornire microcrediti sia le banche, regolate dalla legge bancaria, sia le istituzioni finanziarie non bancarie autorizzate dal Codice Monetario e Finanziario (comma 5 all’articolo L L511-6 del Code Monetaire et Financier).

291 Niccoli e Presbitero ritengono che, alla luce della cooperazione tra settore pubblico e privato, le

istituzioni di microfinanza non-profit, finanziate prevalentemente con denaro pubblico o per mezzo di sovvenzioni private, siano la sede migliore per “sperimentare nuovi prodotti, sviluppare nuove idee ispirate

alla cooperazione e raggiungere coloro i quali rimangono esclusi dagli operatori di dimensioni maggiori”,

così NICCOLI A., PRESBITERO A., Microcredito e macrosperanze. Opportunità, limiti e responsabilità, op. cit., 225 e ss.

111 Un ruolo di fondamentale importanza è stato ricoperto, nel corso degli anni, dalle politiche volte alla creazione di un quadro legislativo idoneo a rendere effettiva e proficua la diffusione della microfinanza.

In primo luogo, è stato semplificato il sistema amministrativo riguardante le microimprese grazie all’introduzione, nel 1999, di un tax sistem molto più snello chiamato “Règime Micro”. L’obiettivo principale di questa modifica è stato di ridurre il peso fiscale sulle piccole imprese perlopiù a carattere individuale e con un volume d’affari limitato292.

Negli ultimi dieci anni il Governo francese ha emanato anche altri provvedimenti per lo sviluppo del settore della microfinanza. Nel 2001 la legge bancaria 2001-420 “Nuove norme economiche” (“Nouvelles Régulations Economiques”), ha aggiunto il comma 5 all’articolo L L511-6 del Codice Monetario e Finanziario e introdotto la possibilità anche per le istituzioni non bancarie di effettuare delle operazioni di credito a titolo oneroso destinate allo start-up di piccole imprese293.

Questa legislazione ha costituito un’assoluta novità in quanto fino a quel momento questa possibilità era riservata esclusivamente alle banche.

L’introduzione del sopra menzionato comma 5, cui ha fatto seguito un’azione di perfezionamento avvenuta tramite i decreti di attuazione n. 2002-652 del 30 aprile 2002 ha previsto che associazioni senza scopo di lucro possano elargire prestiti, per la creazione e lo sviluppo dell’impresa, a soggetti disoccupati o titolari di aiuti economici facendo uso di fondi propri o prestiti bancari, sottraendo tali associazioni alla supervisione bancaria previa verifica di una serie di condizioni, autorizzazioni e sotto la sorveglianza di un Comitato Pluridisciplinare e Pluriministeriale.

292 Il “Règime Micro” si applica alle imprese individuali con un volume d’affari annuale non superiore a

82000 euro (per business riguardanti al cessione di beni) o 32900 euro (per business che prevedono la prestazione di servizi). Questo regime offre un alleggerimento delle formalità previste per la creazione di una piccola impresa e modalità di calcolo e di pagamento semplificato delle imposte e dei contributi previdenziali. Per quanto riguarda l’iva opera un regime di franchigia. Per un approfondimento si veda LAMMERMANN S., Microcredit in France, Finalcial support for social inclusion,in JAYO CARBONI B., LACALLE CALDERON M., RICO GARRIDO S., DAYSON K., KICKUL J. (a cura di), Handbook of Microcredit in Europe Social Inclusion through Microenterprise Development,Edward Elgar, UK, 2010, 40 e ss.

293 Il divieto relativo alle operazioni di credito non si applica alle “associazioni senza scopo di lucro che

elargiscono prestiti per la creazione e lo sviluppo dell’impresa da parte di soggetti disoccupati o titolari di aiuti economici facendo uso di fondi propri o prestiti bancari”: così L511-6 del Codice Monetario e

112 Un ulteriore progresso del microcredito in Francia si è avuto grazie alla Legge sulla Coesione Sociale del 2005, o Legge “Borloo”294 (Legge 2005-32 del 18 gennaio 2005), che ha fatto della promozione del microcredito una delle priorità delle politiche economiche e sociali del Paese.

In particolare, attraverso il programma di supporto per lo sviluppo della microfinanza, “Sostenere lo sviluppo della microfinanza” (“Soutenir le développement de

la microfinance”) la Francia ha favorito l’autoimpiego ed ha dato nuovo slancio alla

microimpresa attraverso una serie di contributi a sostegno della stessa ed attraverso la creazione del “Fondo di coesione sociale” (FCS), gestito dalla “Caisse des Dépôts et

Consignations”. Grazie a tale Fondo è stato possibile fornire le garanzie necessarie alle

istituzioni finanziarie impegnate nella concessione di crediti destinati a scopi imprenditoriali ed al microcredito sociale, riducendo in tal modo il rischio assunto295.

Altre misure amministrative a favore delle piccole imprese sono state prese attraverso due leggi: la Legge per l’Iniziativa Economica (Loi pour l’Initiative

Economique,Legge n ° 2003-721 dell’ 1Agosto 2003) e la legge SME (Loi en faveur des petites et moyennes enterprises, Legge n° 2005-882 del 2 Agosto 2005) adottate

rispettivamente nel 2003 e nel 2005296. Le due leggi hanno costituito una tappa di estrema importanza per la finanza francese poiché hanno abolito la legislazione anti-usura che impediva l’applicazione di tassi d’interesse superiori ad una soglia determinata297.

294 La Loi de Programmation pour la Cohesion Sociale (Legge 2005-32 del 18 gennaio 2005, Legge di

Programmazione per la Coesione Sociale) ha previsto che per ottenere l’autorizzazione ad operare, le associazioni devono possedere alcuni requisiti fondamentali, tra cui l’esperienza nel supporto di progetti in fase d’avvio e specifiche discipline prudenziali.

Questa legge ha sancito l’importanza dell’autoimpiego, ha favorito la creazione di microimprese ed ha promosso il credito come strumento di supporto.

295 L’introduzione della Legge Barloo ha permesso, attraverso 14 enti-distributori, la concessione di 29.344

microcrediti per un totale di € 65.300.000.

296 Queste norme hanno introdotto la registrazione on-line al Centres de Formalites des Entreprises (CFE)

ed hanno facilitato il passaggio dal lavoro salariato al lavoro autonomo. Tutte le formalità necessarie per la creazione di una nuova società, infatti, possono essere espletate presso un unico sportello: i Centres de formalités des entreprises che gestiscono tutte le formalità e trasmettono alle autorità competenti tutta la documentazione necessaria per la creazione, la variazione o la cessazione dell’attività.È possibile espletare per via telematica le formalità relative a: creazione di un’azienda, di una succursale, variazione o cessazione dell’attività. Inoltre, ai nuovi imprenditori è stata concessa la possibilità di continuare a svolgere il loro vecchio lavoro salariato part-time durante i 12 mesi di avvio di una nuova attività imprenditoriale in proprio.

297 La legge del 2003 ha previsto la soppressione delle legislazione antiusura relativamente alle società, la

seconda, quella del 2005 ha esteso la cancellazione (attraverso la modifica dell’art. 313-3, Code de la consumation) del tasso d’usura anche a favore degli imprenditori persone fisiche, mostrando in tal modo il chiaro intento del legislatore di favorire lo sviluppo del microcredito.

Questa modifica legislativa ha avuto importanti ripercussioni nel campo del microcredito in quanto il fattore che ha da sempre ostacolato il raggiungimento della sostenibilità finanziaria delle MFIs è fortemente

113 La legge SME del 2005 è stata preceduta da un’attenta valutazione effettuata dalla

Banque de France sugli effetti che avrebbe provocato l’abolizione delle limitazioni sui

tassi d’interesse. Tale valutazione ha previsto che tale abolizione avrebbe determinato un aumento dell’attività delle istituzioni micro finanziarie senza, tuttavia, dare luogo ad effetti negativi.

I dati successivi all’entrata in vigore della Legge SME hanno confermato tale previsione: si è registrata, infatti, una diminuzione dei tempi d’attesa necessari per l’accesso al credito, l’incremento del numero delle imprese finanziate e l’aumento dell’ammontare dei crediti distribuiti. La maggiore disponibilità di credito, tuttavia non ha determinato fenomeni di sovra-indebitamento così come avvenne in USA nel 1978, anno in cui la legislazione anti-usura fu abolita298.

L’evoluzione normativa ha determinato anche un’importante semplificazione e conseguente dinamismo delle procedure di prestito, nonché una maggiore facilità nel reperire le informazioni, in particolare grazie alla “Legge per la modernizzazione dell’economia” (Legge 2008-776 del 4 Agosto 2008) che ha permesso alla MFIs di accedere ai databases contenenti tutte le informazioni sui debitori.

Per quanto riguarda lo schema di garanzia adottato per questo tipo di crediti, è opportuno sottolineare che tanto gli istituti bancari che quelli non bancari possono godere delle garanzie fornite dal Fonds de Garantie de l’Insertion par l’Economique, dal Fondo Europeo per gli Investimenti ed in alcuni casi di quelle fornite da banche partners.

Un ruolo molto importante è ricoperto, inoltre, dal Fondo di Coesione Sociale creato nel 2005 (Legge n° 2005-32 del 18 gennaio 2005 sulla programmazione per la coesione sociale) gestito dalla Caisse des Dépôts et Consignations, che fornisce garanzie per microcrediti destinati alla microimpresa, sia per quelli destinati al consumo.

Mentre, per quanto riguarda le spese operative correlate all’attività micro finanziaria, queste vengono coperte dallo Stato o da Enti locali, da fondi strutturali

collegato alle limitazioni applicate, almeno fino al 2005, dalla legge antiusura francese. Questa norma attribuiva alla Banca di Francia l’onere di stabilire il tetto massimo ai tassi d’interesse applicabili ad ogni tipologia di prestito. Dopo la riforma della legge bancaria, la norma antiusura è stata rivista per permettere alle istituzioni di microfinanza di poter applicare i tassi necessari alla loro sopravvivenza, nella convinzione che per i microimprenditori il problema maggiore non fosse il costo del credito, quanto la possibilità stessa di accedervi.

E’ opportuno sottolineare che per MFIs come ADIE gli interessi sono utilizzati solo per coprire i costi relativi al credito e non per i costi collegati ad altre attività. I costi della formazione, ad esempio, vengono considerati come costi sociali e sono finanziati attraverso diversi canali.

114 europei (Fondo Sociale Europeo), imprese private, donazioni, e dagli interessi applicati ai crediti.

Inoltre, la Francia è uno che pochi Stati europei, insieme al Belgio ed all’Irlanda, ad aver previsto delle agevolazioni fiscali a beneficio di individui o associazioni che praticano donazioni a favore di istituzioni micro finanziarie.

Degna di nota, infine, è l’attività della Banca di Francia che ha sempre promosso un’azione costante a favore dell’accesso alla finanza. In particolare, nel settembre del 2006 ha dato origine all’Osservatorio della Microfinanza con lo scopo di monitorare e di dare sviluppo alle iniziative avviate nel campo del microcredito sia professionale che sociale. Inoltre, la Banca di Francia è la prima istituzione ad aver promosso il “diritto al conto”, che permette anche ai soggetti ai quali normalmente viene preclusa questa possibilità di aprire un conto corrente presso una banca designata dalla stessa Banca di Francia299.