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I Providers di microcredito: istituzioni bancarie, istituzioni non bancarie e settore

Le rilevanti diversità riscontrate tra un paese e l’altro sono risultate principalmente dovute alla mancanza di forme istituzionali e di contesti normativi omogenei e comuni a tutti gli stati dell’Unione. In particolare, la varietà di forme giuridiche utilizzate dai fornitori è causata da un’ampia e disomogenea quantità di declinazioni del microcredito

255 Il periodo compreso tra il 2009 ed il 2011 ha visto un significativo aumento del numero di microcrediti

concessi in alcuni paesi dell’area euro. In Germania il numero è aumentato del 40% raggiungendo gli 11.231 prestiti nel 2011, in Polonia del 43% con 23.732 crediti, ed in Olanda si è raggiunto un aumento del 75%. In tutti questi tre casi lo sviluppo del microcredito è stato preceduto dal’introduzione o dalla diffusione di progetti a livello nazionale. In particolare, in Germania è stato avviato nel 2010 un nuovo progetto di sviluppo nazionale, in Polonia un’ex organizzazione non governativa è stata trasformata in banca e in Olanda un provider nazionale nato nel 2008 ha ulteriormente intensificato la sua attività: così BENDIG M, UNTERBERG M., SARPONG B., Overview of the microcredit sector in the European

Union, op. cit.

256 A livello europeo, esistono una serie di iniziative nate con lo scopo di supportare dal punto di vista

legislativo lo sviluppo del microcredito e di assicurarne una crescente diffusione. Ad esempio il “Legal and

Regulatory Environment Working Group”256 (LER-WG) è stato istituito con lo scopo di creare un ambiente

normativo utile a disciplinare l’applicazione di questo strumento finanziario e l’Eurepan Microfinance

Network, costituito per incidere sulla disciplina del microcredito a livello istituzionale e per facilitare la

diffusione di buone pratiche tra i paesi europei.

257 Nella Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico

e Sociale Europeo ed al Comitato delle Regioni- Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione del 13.11.2007, vengono invitati “gli Stati membri ad adeguare

in modo appropriato i quadri istituzionali, giuridici e commerciali necessari per promuovere un ambiente più favorevole allo sviluppo del microcredito. La Commissione è disposta ad aiutare gli Stati membri nella definizione degli obiettivi ed ad inventariare le buone pratiche normative”.

98 che ostacola anche la raccolta di informazioni e di dati necessari a monitorarne l’evoluzione258.

Uno studio condotto dall’European Microfinance Network259 prendendo spunto dal

dibattito sui diversi approcci al microcredito adottati nei paesi europei ha approfondito la conoscenza sulle istituzioni che lo praticano suddividendole in tre ampie categorie: gli istituti bancari, non bancari ed il settore pubblico.

La prima tipologia comprende casse di risparmio260, banche cooperative261 e banche commerciali262: queste ultime possono distinguersi a loro volta in: “banche che svolgono

regolari attività di microcredito mediante servizi specializzati; banche che concedono microcrediti attraverso fondazioni separate; banche che operano in partenariato con istituzioni finanziarie pubbliche, le quali definiscono la politica del credito e si assumono l’intero rischio per i prestiti (a determinate condizioni), mentre le banche restano responsabili delle decisioni di concessione del credito; banche che partecipano indirettamente al microcredito attraverso prestiti all’ingrosso e linee di credito e di liquidità a istituti finanziari specializzati in microcredito”263.

In realtà, in un primo momento il microcredito è stato sottovalutato dalle banche, non solo per disinteresse verso il segmento di clientela caratterizzata da un’ipotetica

258 Il problema è stato sollevato dalla COMMISSIONE EUROPEA, Relazione della Commissione al

Parlamento europeo ed al Consiglio sull’applicazione della direttiva 2006/48/CE al microcredito, Bruxelles 18.02.2012 COM(2012)769 final, 4-5.

259 Si tratta di una rete che costituisce il punto di contatto di numerose istituzioni di microfinanza operanti

in Europa. L’EMN è stato lanciato nel 2003 in Francia dai membri fondatori (la francese Adie, l’ inglese NEF e la tedesca evers&jung). Il network, registrato a Parigi come Organizzazione non Governativa, nel 2012 ha trasferito le sue attività in Belgio dove sotto la legislazione del paese si è costituito come “International Non-Profit Association”. Attualmente fanno parte del network 87 membri (dei quali 77 sono membri attivi e 10 sono partners) di 22 paesi europei.

Le istituzioni italiane che partecipano all’European Microfinance Network sono: Banca Popolare Etica, Fondazione Don Mario Operti Onlus, Fondazione Giordano Dell’Amore, Fondazione Pangea Onlus, Fondazione Risorsa Donna, Microfinanza srl, Etimos Foundation, PerMicro.

260 Le Casse di risparmio sono intermediari finanziari che esercitano la raccolta di risparmio e la

concessione di prestiti con remunerazioni più basse di quelle di mercato al fine di favorire l’accesso al credito ( a costo contenuto) ai promotori di progetti che abbiano un carattere etico-sociale.

261 In linea di massima, le banche cooperative esercitano le tipiche funzioni di raccolta di risparmio ed

erogazione dei prestiti a favore esclusivo o prevalente dei propri soci. I tassi di interesse e le condizioni praticate hanno l’obiettivo dichiarato di favorire l’accesso ai servizi finanziari da parte degli aderenti, naturalmente vincolato ad un livello di redditività ritenuto idoneo a consentire lo sviluppo nel lungo periodo. Le banche cooperative hanno assunto nel tempo, soprattutto nei paesi industrializzati, caratteristiche molto vicine alle banche commerciali, mentre non hanno trovato grande diffusione nei paesi in via di sviluppo.

262 Le banche commerciali hanno focalizzato la loro attenzione sui cosiddetti “poveri attivi”, cioè quel

bacino di clienti costituito da microimprenditori, artigiani, commercianti, salariati a basso reddito.

263 La distinzione è stata riportata in COMMISSIONE EUROPEA, Relazione della Commissione al

Parlamento europeo ed al Consiglio sull’applicazione della direttiva 2006/48/CE al microcredito,

99 minore solvibilità, ma soprattutto a causa degli altissimi costi operativi e di monitoraggio, per le dinamiche ed i tempi lunghi di profitto che non rispondono alle necessità e agli obiettivi degli istituti di credito e delle istituzioni finanziarie. In definitiva, gli istituti di credito hanno sempre privilegiato gli investimenti su segmenti di mercato più redditizi e sicuri, attuando talvolta modesti interventi su programmi di responsabilità sociale d’impresa.

Successivamente, anche a causa della crisi e della saturazione del mercato classico, le banche hanno cominciato a guardare con interesse a questo settore ed in particolare a quello che agisce nel Sud del mondo264. Si è assistito, a partire dagli anni Novanta, ad un graduale processo di “commercializzazione” del settore della microfinanza grazie all’alta percentuale di restituzione del credito da parte dei micro imprenditori ed all’applicazione di tassi di interesse piuttosto elevati in grado di assicurare un buon guadagno265. Questo fenomeno ha trovato enorme diffusione soprattutto in America Latina, dove numerose organizzazioni non governative ed istituzioni informali di microfinanza si sono lentamente trasformate in banche commerciali o intermediari finanziari.

Nonostante la maggior parte degli istituti bancari266 si occupi di microcredito soltanto quale attività marginale, esso viene considerato come uno strumento commercialmente interessante in quanto utile ad attirare clienti che potrebbero potenzialmente rivelarsi redditizi in futuro, per i vantaggi derivanti da eventuali collaborazioni tra il settore pubblico e privato e per i benefici correlati alla “vendita incrociata” che permette alle banche di vendere altri servizi finanziari oltre alla concessione di crediti267.

264 Le attività di microcredito sono scarsamente correlate agli andamenti economici pertanto questo settore

soffre meno di altri dei periodi di crisi e recessione. Ad esempio le banche che praticano micro- finanziamenti in America Latina hanno registrato un miglior andamento proprio negli anni delle recessione tra il 1997 ed il 2000.

265 Ciò è accaduto anche perché in molti contesti giuridici le istituzioni di microcredito, che intendono

effettuare la raccolta di risparmio o espandere l’offerta anche ad altri servizi, sono obbligate ad assumere la veste giuridica di banche o intermediari finanziari con il risultato di portare alla nascita di vere e proprie società di capitali compartecipate da donatori pubblici ed investitori privati.

Inoltre alcuni governi hanno attuato una serie di misure legislative con l’obiettivo di incentivare l’ingresso della microfinanza nel settore formale, offrendo al contempo diverse forme di supporto operativo e formale.

266 Per un elenco delle principali banche attive in microfinanza (Citigroup Inc., HSBC Holdings, American

International Group, Grupo Santander, PNP Paribas sono tra gli istituti bancari più attivi nel settore della microfinanza) si consulti: BORGHI M., CENCINI A., Per un contributo allo sviluppo del microcredito, op. cit. 37.

267 La Deutsche Bank ritiene che al momento le istituzioni di micro finanza rispondano alle esigenze di 100

milioni di micro imprenditori, ma che la domanda potenziale sia molto più elevata. La stima citata da Deutsche Bank in realtà è differente da quella riportata dal Microcredit Summer Report che si aggira

100 Inoltre, la diffusione capillare sul territorio delle filiali delle banche commerciali, i loro sistemi informativi e le relative capacità operative hanno il vantaggio di non comportare ulteriori costi a discapito delle attività di microfinanza, ma costituiscono un’opportunità per le banche stesse di espandere la propria offerta ad altri segmenti di mercato.

Abbracciare programmi di microcredito e quindi mostrare interesse anche per clienti prima esclusi, costituisce anche un’opportunità per molte banche commerciali per migliorare la propria immagine pubblica268.

Anche se gli ultimi anni hanno visto una sempre maggiore esposizione al microcredito da parte di banche (dal 5% nel 2009 al 7% nel 2011), sono gli istituti non bancari a ricoprire un ruolo di estrema rilevanza269 nel campo dei piccoli prestiti con finalità economico-sociale, infatti, a causa del loro forte radicamento territoriale e della loro vocazione sociale sono maggiormente capaci di intercettare la domanda e di selezionare i potenziali beneficiari270.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che l’approccio al microcredito è molto differente da paese a paese: infatti, ad esempio, in Spagna ed Ungheria la maggior parte delle istituzioni coinvolte è costituita da ONG o fondazioni, in Belgio, Finlandia, Lituania, Romania e Svezia prevalgono invece le istituzioni non bancarie, in Gran

intorno ai 133 milioni e sostiene che non esistono dati realmente attendibili sul reale numero di micro imprenditori coinvolti nei progetto di MFIs.

268 Molti istituti finanziari si occupano inoltre di fornire assistenza tecnica alle istituzioni di microfinanza e

ai loro clienti, in particolare mettendo a disposizione le proprie risorse al fine di valutare la solvibilità finanziaria dei clienti e per organizzare al meglio la gestione del rischio.

Alcune grandi banche, poi, si sono spinte fino a proporre direttamente prodotti di microfinanza; va però notato che, nonostante queste attività abbiano raggiunto un buon livello di sostenibilità finanziaria, il guadagno reale è ancora inferiore a quello ottenibile dalla normale attività bancaria. Inoltre, il timore che i rischi ed i costi siano ancora troppo elevati scoraggia molte banche commerciali ad incrementare il proprio coinvolgimento nel campo della microfinanza. Si vedano in proposito BORGHI M., CENCINI A., Per un

contributo allo sviluppo del microcredito, op. cit., 37 e ss.

269 Il 60% dei providers di microcredito è costituito da organizzazioni non-profit, sia di piccole dimensioni

che di grandi, solo il 24% di tutte le organizzazioni è focalizzata esclusivamente nell’offerta di microcredito, più della metà offre anche altri servizi.

270 La Caritas, ad esempio, è molto presente su tutto il territorio e costituisce un punto di riferimento per le

persone che soffrono disagi economici e sociali. Anche Caritas Italiana ha da tempo sviluppato e integrato la microfinanza nei propri programmi di solidarietà internazionale e nazionale. Sono oltre 120 le Caritas diocesane interessate al microcredito che offrono sostengono a famiglie in difficoltà, immigrati e intervengono nelle regioni colpite da emergenze e calamità naturali. Per la Caritas il microcredito oltre ad essere uno strumento di lotta alla povertà, rappresenta un’opportunità di affermazione e crescita di identità, di dignità umana, di solidarietà nei confronti di coloro che ne fanno ricorso. Si veda CARITAS ITALIANA, Dati e politiche sulla povertà in Italia, ottobre 2013, 20; CARITAS INTERNATINALIS,

101 Bretagna l’80% è costituito da Community Development Financial Istitutions,in Bulgaria la forma istituzionale predominante è costituita da credit unions271 e cooperative.

Le istituzioni non bancarie comprendono organizzazioni non governative, associazioni senza scopo di lucro, enti di beneficienza, fondazioni, cooperative di credito e istituzioni religiose. Il fine principale di questi attori del microcredito è rappresentato dall’erogazioni di piccoli crediti con finalità non lucrativa e socio-assistenziale.

Secondo il dettato della normativa bancaria UE sopra accennata, alle istituzioni non bancarie è preclusa la possibilità di svolgere attività di deposito, attività che invece è riservata agli istituti bancari autorizzati272.

Tuttavia, non mancano collaborazioni e partenariati tra istituti con finalità non lucrative e istituzioni bancarie o pubbliche. I primi si occupano della selezione dei candidati al credito e del sostegno nella fase successiva alla concessione, i secondi hanno il compito di finanziare il credito.

Il modello basato sull’intervento di soggetti non bancari risulta completamente finanziato da sussidi pubblici o privati ed è solo grazie a questi che riesce a raggiunge la sostenibilità operativa. Tuttavia, la dipendenza da donazioni esterne non permette agli enti di affermare la loro indipendenza e di assicurare la continuità della loro attività nel tempo.

Dall’altro lato, la sostenibilità finanziaria risulta ancora una strada totalmente impraticabile. L’attività svolta da enti no-profit, infatti, viene offerta senza la richiesta di alcun costo e ciò determina l’impossibilità di raccogliere gli utili necessari

271 Le Credit Unions, cioè organizzazioni che forniscono crediti applicando tassi di interesse al fine di

soddisfare interessi personali o imprenditoriali, rivestono un ruolo di crescente importanza soprattutto in Paesi europei quali l’Irlanda, la Polonia, la Gran Bretagna, la Romania e la Bulgaria.

In Romania, le Credit Unions sono istituzioni finanziarie non bancarie e non-profit, costituite da individui con lo scopo di fornire sostegno finanziario ai membri dell’associazione stessa. Queste organizzazioni costituiscono un’importante fonte di finanziamento per imprenditori e per lavoratori autonomi ed hanno riscosso notevole successo perché si tratta di associazioni forti e con personale competente sviluppatesi in un ambiente legislativo e con un regime tassativo favorevole, in un Paese in cui è estremamente difficile l’accesso ad altre forme di credito.

272 “For the non-bank institutions European law only forbids deposit-taking but not lending activities per

se. However, some Members States restrict almost all lending activities to banks. The experts agreed this may be too restrictive and that national legislation should allow the operation of a range of financial institutions, including non-bank microfinance institutions, which concentrate on credit–only activities for certain target groups not served by banks, e.g. financially excluded people”. Così EUROPEAN

COMMISSION-Expert group report, The regulation of microcredit in Europe, 2007, 4. La commissione di esperti sottolinea non solo l’esistenza della legislazione europea che vieta alle istituzioni non bancarie di svolgere attività di deposito di denaro, ma anche di legislazioni degli Stati Membri che riservano anche l’attività creditizia esclusivamente alle banche. Tale obbligo è considerato eccessivamente restrittivo mentre viene riconosciuta l’utilità di concedere ad istituti non bancari porzioni di mercato spesso ignorate dalle istituzioni bancarie tradizionali.

102 all’autofinanziamento. Al contrario, i soggetti che erogano materialmente il credito, grazie all’applicazione di tassi d’interesse, riescono invece a rendere remunerativo il loro operato.

Infine, di rilevante importanza per l’offerta di microcredito è anche il ruolo ricoperto dal settore pubblico. La sua funzione è svolta a livello europeo, nazionale e regionale273 e si esplica in attività di supporto degli istituti bancari e non, durante le fasi di gestione, organizzazione ed erogazione dei prestiti. Più in particolare, gli enti pubblici hanno il merito di creare un solido partenariato tra gli istituti bancari, le organizzazioni non profit e lo stesso Ente pubblico.

Il settore pubblico, infatti, attraverso banche statali, fondi strutturali UE e sistemi pubblici di garanzia, di credito o di partecipazione al capitale, sopperisce alle mancanze del mercato fornendo sistemi di garanzia per contenere i rischi correlati al credito ed offrendo sostegno finanziario.

In particolare, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea, quali fondi di garanzia e fondi strutturali, il settore pubblico interviene per finanziare progetti di microcredito, per risanare eventuali inadempienze dei clienti ed incoraggiare l’attività degli intermediari.

Attualmente, non esistono organizzazioni che superano i confini nazionali.

Oltre alla distinzione basata sull’orientamento for-profit o non-profit delle istituzioni di microfinanza (che approfondiremo nei capitoli seguenti), è opportuno

273 Molti programmi di microcredito vengono sviluppati nell’ambito di Enti locali che si occupano della

copertura dei costi e di tutte le necessità finanziarie. Questi progetti si basano sulla collaborazione tra pubblico e privato, più in particolare, la Regione si occupa di stanziare i fondi di garanzia e di sviluppare delle convenzioni con banche od intermediari che hanno la funzione di erogare il credito.

L’attività di valutazione, invece, è gestita direttamente dall’Ente o è affidata a finanziarie regionali o ancora a soggetti terzi che partecipano a bandi di gara, mentre l’attività di supporto, accompagnamento e tutoring dei clienti viene prestata da organizzazioni di volontariato o professionali.

Tali organizzazioni hanno assunto un’importanza rilevante in quanto, per la loro vicinanza al cittadino sono percepite come punto di riferimento per soggetti in difficoltà e si rivelano importanti raccoglitori di domanda di credito.

Il modello proposto dalle Regioni, come abbiamo sopra affermato è completamente sussidiato tramite risorse di natura pubblica che ne garantiscono la continuità nel tempo, l’elevata produttività e l’applicazione di tassi d’interesse più favorevoli rispetto a quelli usualmente praticati. Sussiste, tuttavia, il rischio di un elevato write-off, determinato dal pericolo di azzardo morale. I beneficiari dei programmi di microcredito promossi a livello regionale, infatti, spesso tendono a considerare tali crediti come contributi a fondo perduto e faticano a restituire le somme avute in prestito anche a causa di scarse attività di monitoraggio. In proposito si consulti ANDREONI A., SASSATELLI M., VICHI G., Nuovi bisogni

103 prendere in considerazione anche quella che riguarda il livello di specializzazione nel settore raggiunto dalle stesse istituzioni274.

Lo studio condotto dall’European Microfinance Network rileva che solo il 37% delle istituzioni che hanno partecipato all’indagine svolge la propria attività esclusivamente nel campo del microcredito. Quindi circa i due terzi degli attori considerati sono coinvolti in altre attività, quali servizi bancari tradizionali, servizi di sviluppo del business e di educazione finanziaria e imprenditoriale che nei paesi dell’Est europeo sono prevalentemente finanziati per mezzo degli stessi profitti derivanti dall’attività di credito275.

La percentuale sopra riportata deve essere considerata, comunque, come un dato incoraggiante. Infatti, rispetto al 2009, anno in cui la percentuale era solo del 24%, il numero delle istituzioni specializzate esclusivamente nel settore della microfinanza è considerevolmente cresciuto. Ciò significa, quindi, che il mercato della microfinanza in Europa si sta evolvendo non solo dal punto di vista quantitativo, per il numero di crediti erogati, ma anche qualitativo, per i migliori livelli raggiunti anche sotto il profilo istituzionale.

I paesi in cui le organizzazioni che concedono microcrediti sono specializzate nell’erogazione esclusiva di tale servizio sono prevalentemente quelli dell’Est Europeo (Bulgaria, Polonia, Romania). Al contrario, gli attori del microcredito, che sono coinvolti anche in altre attività, sono prevalentemente localizzati nell’Europa occidentale (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Svezia, Uk).

La varietà dei caratteri sopra elencati è prettamente legata alle legislazioni applicate in ogni singolo Paese276.

274 Approfondendo ancora maggiormente l’argomento, oltre alla classificazione in base alla tipologia

istituzionale, all’orientamento no profit o for profit ed al grado di specializzazione nel settore, potrebbe prendersi in considerazione anche la distinzione tra istituti che necessitano di una licenza per svolgere attività bancarie, quelle che devono registrarsi presso un’autorità di vigilanza bancaria e istituti che devono semplicemente essere registrati come persona giuridica. Per un approfondimento della varie categorie di istituti bancari si consulti COMMISSIONE EUROPEA, Relazione della Commissione al Parlamento

europeo ed al Consiglio sull’applicazione della direttiva 2006/48/CE al microcredito, Bruxelles

18.02.2012 COM(2012)769 final, 4-5.

275 EUROPEAN MICROFINANCE NETWORK, A Collection of Case Studies on the Legal and

Regulatory Framework for Microfinance Provision, op. cit.

276 Effettuando un’analisi del contesto normativo dei singoli paesi membri appare chiaro che in alcuni di

questi, come ad esempio in Germania, è applicato un sistema di monopolio bancario che riserva le attività di prestito esclusivamente agli istituti bancari. In altri Stati membri, come ad esempio Belgio, Francia, Romania, Gran Bretagna, invece, gli istituti non bancari possiedono l’autorizzazione a concedere