• Non ci sono risultati.

Il contesto politico

I principali contesti geopolitici di intervento ∗

3.1 Il contesto politico

Nel panorama politico libanese si sta assistendo, negli ultimi mesi, ad un processo di modificazione degli equilibri alla base delle alleanze elettorali con cui i vari partiti si erano presentati alle scorse elezioni del giugno 2009. All’interno della “Coalizione del 14 marzo”, di cui l’attuale governo è diretta espressione, è avvenuto un netto cambiamento politico da parte del Primo Ministro, Saad Hariri, e del leader druso, Walid Jumblat, che si sono avvicinati alle posizioni di Hezbollah, ma, soprattutto, hanno intrapreso un nuovo corso di buoni rapporti con il vicino siriano. Proprio Hariri, in occasione del quinto anniversario della morte del padre, Rafiq, ex Primo Ministro libanese, durante un’imponente manifestazione in Piazza dei Martiri, a Beirut, ha affermato la disponibilità del Libano ad aprire una nuova stagione di dialogo con la Siria. Tali parole hanno costituito un sostanziale cambio di linea, se si pensa che, solo pochi mesi prima, Saad continuava a indicare nelle autorità siriane i mandanti dell’assassinio del padre. Se a ciò si aggiunge che, tra dicembre 2009 e giugno 2010, Hariri ha visitato Damasco per ben due volte, il rinnovamento nella politica del Primo Ministro libanese appare profondo. Durante l’ultimo incontro con il Presidente Assad, è stato rimarcato come la collaborazione tra i due Paesi sulle maggiori questioni regionali vada avanti e discussa, anche, la possibilità di migliorare i legami bilaterali e la necessità di costruire delle relazioni nell’interesse del popolo siriano e libanese.

Oltre alle posizioni assunte dal Premier Hariri, c’è stata la visita riconciliatrice a Damasco di Jumblatt, compiuta alla fine di marzo, che può essere interpretata come un ulteriore segnale di sfilacciamento delle attuali alleanze politiche. Nell’incontro con Assad, si è discusso del significato della resistenza contro Israele, enfatizzando il ruolo svolto dalle milizie di Hezbollah contro Tel Aviv. Proprio Jumblatt, presidente del partito Socialista Progressista, è stato il primo ad aprire la strada ad una rimodulazione degli equilibri politici interni libanesi quando, all’indomani del voto, aveva nettamente preso le distanze dall’alleanza elettorale con Hariri e Geagea per assumere delle posizioni più vicine ad Hezbollah. Passando dalla richiesta di un intervento diretto degli Stati Uniti in Libano, a quella di un forte riavvicinamento con la Siria, egli ha scosso in profondità la “Coalizione del 14 marzo”, anche grazie al vasto appoggio che continua a godere tra la comunità drusa libanese, ed è tornato sulle posizioni che erano di suo padre, Kamal Jumblatt, leader storico del Movimento Nazionale Libanese. L’atteggiamento di Jumblatt nei confronti del vicino siriano è stato da sempre ambiguo. Quello che era un aperto sostenitore di Damasco all’indomani della fine della guerra civile libanese, ha poi modificato le proprie posizioni, soprattutto dopo la morte di Rafic Hariri, fino ad arrivare, nel 2007, a definire Assad un “serpente” e un “tiranno” e a chiedere una rivincita nei suoi

confronti. L’ennesimo cambiamento di atteggiamento è stato giustificato dallo stesso Jumblatt con la ragione che dei buoni legami con la Siria sono cruciali per evitare che il Libano ritorni in una situazione di caos incontrollabile e per preservare la minoranza drusa.

Per quanto riguarda, invece, Hariri, la sua scelta di spostare l’asse delle proprie alleanze interne in favore delle fazioni sciite e druse, per dare un maggior peso ai nuovi atteggiamenti filo-siriani, lo espone ad un difficile lavoro di ricerca di nuovi equilibri politici con le altre forze libanesi che avevano appoggiato la sua candidatura a Premier. Questo cambiamento di rotta politica potrebbe esser stato facilitato da due ordini di fattori. In primis, dall’atteggiamento dell’Arabia Saudita, che ha, negli ultimi mesi, decisamente migliorato i propri rapporti con la Siria. Riyadh è stata uno dei sostenitori chiave della “Coalizione del 14 marzo” e la famiglia del Primo Ministro libanese è da sempre stata una protetta della casa reale saudita. Si potrebbe così spiegare come per il Libano, e per Hariri in particolare, fosse diventato quasi impossibile continuare a mantenere un atteggiamento di ostilità verso il Paese vicino. In secondo luogo, il tentativo di riapertura delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Siria, con la nomina di un nuovo ambasciatore americano a Damasco, per quanto ostacolata dalle ultime vicende riguardanti una presunta fornitura siriana di missili SCUD alle milizie di Hezbollah, ha indubbiamente facilitato il compito di Hariri, con la posizione diplomatica di Assad nel panorama internazionale uscita rafforzata dal dialogo con Washington.

In questo quadro si è inserita la visita di Ahmadinejad il 14 e 15 ottobre. Il presidente iraniano si è incontrato sia con Saad Hariri che con il presidente Suleiman. Tuttavia la visita è stata in gran parte dedicata ad Hezbollah, agli sciiti e al Libano del sud. Ahmadinejad finanzia da anni Hezbollah e Nasrallah ha colto l’occasione per ringraziarlo per il sostegno politico e finanziario, per l’’aiuto nella ricostruzione nel sud ma anche – e soprattutto – per le generose forniture militari.

Le tappe simboliche di Cana e Bint Jbeil, il villaggio sul confine con Israele, teatro nel 2006 di violentissime battaglie fra gli Hezbollah e l’esercito israeliano, hanno avuto lo scopo di confermare l’appoggio iraniano alle milizie sciite che controllano da anni il territorio, nonché di mostrare ad Israele di poter facilmente avvicinarsi ai suoi confini.

La visita è stata anche l’occasione per stipulare una serie di accordi di cooperazione economica, secondo quanto dichiarato dall’ambasciata iraniana a Beirut.

Tra gli accordi previsti risultano fondamentali le intese per l’esportazione di gas naturale in Libano e per la costruzione di una raffineria di petrolio poiché il Paese è da anni da anni afflitto dalla mancanza di energia elettrica, che causa frequenti blackout che sfibrano la popolazione e minano lo sviluppo industriale. La collaborazione con l’Iran in questo settore è essenziale per lo sviluppo del Paese e un

accordo del genere migliorerebbe le condizioni di vita e di sviluppo economico del Libano, esso nondimeno implicherebbe necessariamente un considerevole aumento della già imponente influenza iraniana.