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3.4. La geografia diversa di ‘Common Ground’ e il Parish Map project

1.1.1. Il contesto della ricerca

San Polo Matese è un comune con meno di cinquecento residenti situato a quota 750 metri sul versante molisano orientale dei monti del Matese. In questo paese a partire dall’estate 2012, nell’ambito di una ricerca di dottorato in ‘Relazioni e Processi Interculturali’ all’Università del Molise, si è sperimentata la costruzione di una mappa di comunità, osservandone il processo di evoluzione che va dai primi contatti con gli informatori locali fino alla redazione finale della mappa stessa. Un percorso che si può descrivere in tre fasi principali:

1) primi sopralluoghi e contatto del ricercatore con la comunità locale; 2) raccolta dati;

3) redazione della mappa;

Si è trattato di un esperimento che può essere considerato pilota nell’ottica di un diffuso “community mapping” del patrimonio culturale locale dei piccoli comuni molisani. Piuttosto che caso studio nel senso classico del termine (si veda Travers 2001) si potrebbe meglio definire una ricerca esplorativa in profondità sul rapporto abitanti - patrimonio culturale locale, sia esso materiale che immateriale.

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Sono molti i comuni che insistono sul versante molisano del Matese, ma per ragioni geo- economico e politiche il contesto territoriale di riferimento cui bisogna rifarsi è quello della vallata di Boiano (CB). Questa, procedendo da ovest a est, è composta dai comuni montani di Roccamandolfi, Cantalupo nel Sannio, Castelpetroso, Santa Maria del Molise e Macchiagodena in provincia di Isernia e San massimo, Bojano, Colle D’Anchise, Spinete, San Polo Matese, Campochiaro

Figura 3: veduta di San Polo Matese dalla piana di Bojano lungo la SS. 17.

e Guardiaregia in provincia di Campobasso. Il fenomeno che ha caratterizzato tutti i centri dell’area negli anni 50-60 del secolo scorso è stato quello dell’importante flusso migratorio soprattutto verso il continente americano, ma anche in molte altre parti del mondo.

Ad oggi l’area, nell’ambito di una forte crisi a livello nazionale, vive una situazione di forte degrado economico-sociale a causa del fallimento di alcune grandi realtà produttive che davano lavoro a molte persone. In questo modo è iniziato un nuovo esodo delle giovani generazioni verso altre realtà territoriali nazionali ed europee per scopo occupazionale. Alla storica e massiccia emigrazione del passato, che ha determinato un calo demografico notevole, oggi si aggiunge un ulteriore decremento nell’area che, insieme all’alto tasso di disoccupazione locale indotto dalla chiusura di due grossi stabilimenti produttivi, induce ad un ripensamento radicale delle politiche di sviluppo locali.

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In un contributo del 2007, anno in cui la situazione di forte crisi localizzata ancora non scoppiava in tutta la sua gravità, Luigi Peccia, architetto e abitante della vallata, in un contributo dal titolo

Prospettive di sviluppo nella Vallata di Bojano (si veda Mainelli 2007, 175-190) sostiene: “L’avvio del

processo di sviluppo è avvenuto infatti senza programmazione ed organicità che avrebbero potuto evitare nuovi squilibri, ritardi, ed in generale aggravare lo stato di abbandono del territorio […] Tuttavia, quello che nella nostra valle manca è il prerequisito di base, l’elemento di congiunzione tra le politiche di sviluppo scritte, ripetute e codificate e il luogo valle e tutto ciò si traduce in una effimera e restia promozione dell’immagine della nostra terra” (idem, 175).

La conclusione appena riportata descrive molto bene quella che è stata l’idea di partenza da cui scaturisce la ricerca che ha prodotto la mappa di comunità a San Polo Matese. La scelta di San Polo Matese come luogo specifico di sperimentazione, per andare più a fondo nella dimensione abitante- luogo in zone dalla forte marginalità territoriale, è stata determinata dal fatto che in quel comune venne lanciata l’idea “ecomuseo del Matese”, un’idea per la quale sono state adottate anche delle delibere di giunta comunale in alcuni comuni della vallata, ma che praticamente non è mai decollata. Dai primi sopralluoghi e soprattutto dai primi colloqui è emerso qualche elemento di criticità rispetto all’ambizioso progetto che doveva coinvolgere 14 comuni matesini. Considerata la morfologia storica dei piccoli paesi del Matese molisano, dunque la loro poca comunicazione, e la mancanza di una diffusa sensibilità verso le proprie risorse locali, l’aver lanciato una proposta che coinvolgeva un’area abbastanza vasta dal punto di vista amministrativo, non è stato un punto di forza.

In realtà, come da un primo colloquio con il sindaco di San Polo Matese nella primavera 2012, l’idea dell’ecomuseo, scaturita da uno studio di fattibilità commissionato dal comune stesso nel 2006, è sembrata una buona idea di rilancio per il patrimonio culturale locale, ma non è partita da una strategia di lavoro organica e condivisa né da una puntuale conoscenza e ri-conoscimento del patrimonio da promuovere, quanto piuttosto da una singola iniziativa comunale.

Da lì quindi la proposta di iniziare un percorso di riconoscimento da parte degli abitanti che potesse portare alla costruzione della prima mappa di comunità molisana e poter mostrare poi, nel medio termine, l’utilità di una tale approccio, sia per la costituzione di ecomusei in Molise, sia per altre iniziative collegate alle risorse del patrimonio culturale molisano tangibile ed intangibile.29

29 Dopo la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale intangibile promulgata dall’UNESCO nel 2003 (si

veda in sitografia), il dibattito internazionale sul tema si è molto sviluppato ed è stato condotto soprattutto nell’ambito della rivista International Journal of Intangible Heritage Studies. Per un orientamento introduttivo anche in riferimento al tema della località e del folklore, si possono vedereTucci (2002); Kurin (2004; 2007); Munjeri (2004); Boylan (2006); Ahmad (2006); Bindi (2008); Vecco (2007).

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