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1.2. Il locale complesso

1.2.5. Organizzazione e sistema

Nell’approccio analitico alla conoscenza si è abituati a considerare il rapporto parti-tutto in termini additivi: un qualcosa è la somma delle sue parti componenti. Nell’approccio complesso invece il tutto risulta essere qualcosa in più rispetto alla somma delle parti. Quel qualcosa in più è dato dall’insieme delle relazioni che si instaurano tra le parti. In questo senso l’organizzazione12 è una funzione integratrice e trasformazionale, non additiva. L’organizzazione è la sistemazione di

11 Una considerazione e una definizione, quella di “locale ontologico” ispirata da argomenti contenuti nei saggi raccolti

in Foerster (2003). Ontologico sarebbe un locale che si basa sulle regole di ciò che c’è, che prevede il futuro sulla base di regole del passato: le qualità rimangono le stesse, esiste un to on da conservare quindi ontologia, a cambiare sono solo le quantità. È escluso così, come sottolinea Heinz von Foerster, il cambiamento: “the Government has established several offices that busy themselves in predicting the future by applying the rules of the past. These are the Futurists. Their job is to confuse quality with quantity, and their products are “future scenarios” in which the qualities remain the same, only the quantities change: more cars, wider highways, faster planes. Bigger bombs, etc” (Foerster 2003, 206). Si ritiene pertanto una critica molto adeguata e pertinente nei confronti di una diffusa e ‘quantitativa’ gestione della dimensione locale.

12 Morin circa questo concetto esplicitamente riconosce: “Le scienze l’hanno incontrato, l’hanno trattato parzialmente,

ma sempre in funzione del punto di vista particolare delle discipline. [...] È Henry Atlan colui che alla fine ha realmente rivelato il concetto in se stesso” (Morin 1983, 132); cfr Atlan (1974).

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relazioni fra componenti o individui che produce un’unità complessa o sistema,13 dotata di qualità ignote al livello delle componenti o individui. È una dinamica tra le parti e il tutto, tra la molteplicità e l’unità che però non si può cogliere nelle parti in isolamento o nel tutto univocamente, si coglie attraverso l’intuito della complessità (Ashby 1970).

Il rapporto tra le parti e il tutto è un rapporto sistemico dove il sistema può essere “unità globale organizzata di interrelazioni fra elementi, azioni, o individui” (Morin 1983, 131). Tale unità è caratterizzata come “unità originale, non originaria” (Morin 1983, 135) nel senso che si tratta di una unità in grado di far scaturire da sé, ma deve essere prodotta costruita organizzata. Morin, nella sua interdisciplinare considerazione e soprattutto propedeutica ricerca epistemologica ispirata alle cosiddette scienze dure, affina teoricamente la nozione di sistema attraverso quella di complessità fino a definire il sistema un concetto pilota, un concetto guida: “il sistema è dunque qui inteso come il concetto complesso di base relativo all’organizzazione” (Morin 1983, 192). La complessità del concetto sta proprio nel concepire insieme la molteplicità delle parti e l’unità del tutto attraverso la nozione di organizzazione descritta sopra. Questo è il nodo teorico che permette, come si vuole proporre in questa sezione, di accostare la considerazione sul locale alla visione epistemologica di Morin.

L’organizzazione permette di integrare il molteplice e l’uno attraverso una sua funzione produttiva e retroattiva.14 Se, come detto, si tratta di un principio trasformazionale e non additivo vuol dire che al livello del tutto il sistema presenterà proprietà o qualità nuove rispetto alle componenti: qualità emergenti. L’organizzazione dunque porta all’emergere di una novità (Morin 1983; 2001, 177-422). L’elemento nuovo non si aggiunge semplicemente all’interno del sistema, ma trasforma le interazioni tra le parti costituenti e dunque una volta che la novità entra nel circolo organizzativo trasforma anche il sistema stesso. Quello che emerge attraverso il principio dell’organizzazione quindi fa evolvere il sistema. Il verbo evolvere in questo caso assume il significato materiale di mantenimento in vita e risulta così coerente con il discorso sulla sopravvivenza di certi contesti sopra affrontato. A riguardo si può dire che un contesto locale è mantenuto in vita se emerge qualcosa di nuovo dall’organizzazione interna al contesto: “l’emergenza può contribuire in maniera retroattiva a produrre e a riprodurre” (Morin 1983, 142).

L’idea della retroattività che instaura nuove interazioni e non permette il collasso generale proviene in Morin dall’idea del cosiddetto feedback loop ‒ l’anello retroattivo ‒ una nozione nata

13 Edgar Morin a proposito di sistemi dichiara: “Così i sistemi sono dovunque, ma il sistema non è da nessuna parte nelle

scienze. La nozione subisce una diaspora, è privata del suo principio di unità. Implicita o esplicita, atrofizzata o emergente, essa non ha mai potuto ergersi al livello teorico, almeno fino a von Bertalanffy” (Morin 1983,129).

14 Ci si riferisce all’idea dell’Autopoiesi introdotta da Humberto Maturana, (1993), e in collaborazione con Francisco

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nell’ambito dei primi studi sulla cibernetica. L’immagine dell’anello riporta appunto ad una logica circolare, non più lineare e additiva: le parti costituenti danno un input all’organizzazione la quale produce un output che retroagisce sugli elementi iniziali stessi creando nuovi input e così via.15

In un contesto locale l’emergenza assume un fondamentale ruolo ri-generatore: nella progressiva evoluzione da un modello statico ad uno dinamico di luogo. L’effetto retroattivo emerso trasferisce informazioni, competenze, rompe l’equilibrio e in questo modo mantiene vivo il contesto unitario stesso, lo evolve.

L’organizzazione complessa presentata fin qui può essere il supporto teorico di quanto sostenuto circa il rapporto tra la marginalità e l’osservatore nell’ottica di un cambiamento da produrre nel contesto locale. Rimane soltanto da sottolineare, per quel che riguarda la ricerca applicata e riferita al locale, il punto di vista epistemologico generale che si pone alla base dei ragionamenti condotti.

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