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Ci sembra opportuno approfondire lo stato di attuazione del processo di de- istituzionalizzazione in particolare nella regione Veneto dove si trovano le comunità di accoglienza che andremo a indagare. La legge 149 prevedeva alcuni compiti affidati alle regioni quali:

 gli interventi di prevenzione dell’abbandono familiare nelle situazioni di rischio;

 la promozione di forme di accoglienza come l’affidamento, l’adozione e le comunità

familiari;

 la formazione di operatori in merito ad adozione e affidamento;

 la definizione di standard di riferimento per i servizi di accoglienza;

 il monitoraggio del rispetto delle normative da parte dei gestori dei servizi;

 l’assicurazione che le famiglie disponibili per affido e adozione possedessero i requisiti previsti per legge.

La Regione Veneto ha cercato di realizzare tutte le azioni previste dalla legge 149; gli interventi legislativi e amministrativi regionali sono infatti numerosi e hanno fissato standard strutturali e organizzativi, linee guida e requisiti di accreditamento e autorizzazione. Ci sono diverse leggi regionali in materia di adozione2, ma il legislatore veneto non ha disposto una normativa regionale specifica sui servizi socio assistenziale a favore di bambini e adolescenti fuori famiglia, riservando invece particolare attenzione al tema nella normativa sul sistema socio assistenziale.

2 E’ possibile trovarne una rassegna nel Quaderno 48 “Accogliere bambini, biografie, storie e famiglie”, edito dal

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Di seguito è riportata una tabella riassuntiva delle azioni regionali caratterizzanti le politiche di de-istituzionalizzazione alla luce dei compiti previsti per le regioni nel 2001, tratta dal Quaderno 48. (Maurizio, 2009)

Normative di riferimento

LR 55/1982 che definisce l’assetto dei servizi sociali, la centralità dell’integrazione sociale e sanitaria, i livelli di responsabilità istituzionale, tecnici e professionali.

Linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione e tutela del minore (DGR2416/2008)– Biennio 2009-2010. Protocolli e accordi

di programma

Procura della Repubblica e Regione Veneto collaborazione informativa e operativa in merito alla verifica dei minori ospiti nelle strutture tutelari (11 febbraio 2002).

Monitoraggio

Monitoraggio dei progetti di affido. Banca dati minori.

Progetto Azimut.

Analisi buone prassi Costituzione dell’Osservatorio regionale (1998). Residenzialità Definizione dei criteri di accreditamento delle strutture di

accoglienza residenziale dei minori.

LR 22/2002, Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali.

DGR 84/2007: definisce quali sono i criteri che devono avere queste strutture (criteri organizzativi e operativi).

Piani programmi Piano regionale dei servizi sociali. Sperimentazioni Progetto sulle reti familiari.

Progetto regionale sulla deistituzionalizzazione.

Progetto per lo sviluppo dei centri per l’affido e la solidarietà familiare.

La nascita dei centri per l’abuso e il maltrattamento. Progetto Azimut.

Garante LR 42/1988 ha istituito la figura del pubblico tutore dei minori. Osservatorio infanzia

Adolescenza

Istituito l’Osservatorio regionale su infanzia e adolescenza (DGR n. 2935/1998 e DGR n. 2946/2003), successivamente confluito

nell’Osservatorio regionale infanzia, adolescenza, giovani e famiglia, e ad oggi a sua volta conflito nell’Osservatorio Regionale Politiche Sociali.

Politiche per la famiglia Progetto Marchio famiglia.

Particolare attenzione richiedono le Linee Guida per la protezione e tutela del minore 2008 (DGR 569/2008), le Linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione e tutela di bambini e adolescenti (Dgr. 2416/2008) e la Legge Regionale 22/2002 sull’Autorizzazione e l’accreditamento delle strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali e il conseguente DGR 84/2007 che definì quali erano i requisiti richiesti a tali strutture (criteri organizzativi e operativi).

La normativa regionale determina le buone prassi per realizzare il processo di de- istituzionalizzazione in Veneto, in particolar modo le Linee Guida del 2008 hanno definito le pratiche da adottare in tema di tutela e protezione dei diritti di infanzia ed adolescenza, stabilendo:

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 i compiti e le responsabilità dei diversi servizi (comuni, Ulss, terzo settore, pubblico Tutore);

 le procedure di intervento;

 i criteri di segnalazione;

 gli strumenti di integrazione fra i diversi servizi (UVDM3) e di progettazione (Progetto

quadro4 e Progetto educativo individualizzato5).

Le conseguenti Linee di indirizzo, sempre del 2008, definirono invece gli obiettivi da raggiungere con l’attuazione delle leggi promulgate (quali la personalizzazione e differenziazione dei servizi di accoglienza, lo sviluppo dell’affidamento e dell’integrazione fra servizi) e gli strumenti regionali e locali di governo e monitoraggio del processo di de- istituzionalizzazione in Veneto.

L’esistenza di una normativa e di linee guida regionali permette l’adozione di pratiche comuni a tutto il territorio cercando così di sviluppare un’unità di pratica utile all’integrazione fra diversi servizi almeno in ambito territoriale. La mancanza invece di Linee Guida nazionali non ha permesso di lavorare per l’unità di pratica nazionale con la conseguente frammentazione del territorio nazionale. Ogni regione quindi ha attuato la legge 149 utilizzando modalità diverse a causa della poca definitezza del legislatore nazionale quando ha delegato il tema del servizio sociale completamente alle regioni senza dare indicazioni generali precise.

Nella nostra regione è stato forte lo sviluppo di azioni di de-istituzionalizzazione con la chiusura completa di tutti gli istituti assistenziali e la nascita di comunità d’accoglienza residenziali di tipo familiare, lo sviluppo di affidi familiari e nuovi servizi per evitare l’allontanamento. Gli stessi spazi e i luoghi di queste strutture hanno subito una ristrutturazione: da grandi edifici chiusi all’esterno, spesso circondati da grandi mura per evitare le fughe e avere il controllo con stanzoni pieni di letti e lunghi corridoi in cui si

3 Unità Valutativa Multidimensionale, strumento operativo per la realizzazione a livello distrettuale

dell’integrazione sociosanitaria a cui partecipa il Direttore del distretto socio-sanitario, il medico di medicina generale e l’assistente sociale e altri operatori necessari per la valutazione della situazione. Compito dell’Uvmd è di identificare le risorse da attivare per la protezione e cura del minore e gli interventi più appropriati da realizzare nel medio e lungo periodo. Inoltre è il luogo di verifica dell’esito delle azioni concordate e definite nel Progetto Quadro. (DGR 4588/2007)

4 Progetto quadro in cui vengono definiti gli obiettivi, le azioni, i soggetti coinvolti e i tempi dell’intervento

sociale e deve essere condiviso dai diversi soggetti coinvolti.

5 PEI, progetto educativo individualizzato previsto nel caso in cui il progetto quadro preveda l’affidamento

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arrivava anche a centinaia di accoglienze, ora si utilizzano appartamenti o case con giardino con la capienza di una decina di persone al massimo.

Sono presenti inoltre nel territorio due importanti istituzioni che fanno da garante e monitorano la situazione regionale dell’infanzia e l’adolescenza:

Il Pubblico Tutore dei minori: istituzione indipendente di garanzia dei diritti dei minori di età che promuove la diffusione di una cultura dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, vigila sull'assistenza data ai bambini e ragazzi che vivono in una comunità o in una famiglia affidataria e svolge un'azione di consulenza e mediazione a favore delle istituzioni, del privato sociale e delle famiglie. Inoltre il Pubblico Tutore dei minori individua e prepara persone disponibili ad assumere la tutela legale di un minore di età.

 L’Osservatorio regionale infanzia, adolescenza, giovani e famiglia che prima aveva sede a Bassano del Grappa ora è confluito nell’Osservatorio regionale per le Politiche Sociali del Veneto con l’obiettivo di attivare un sistema di conoscenze, valutazione e monitoraggio di interventi che fanno riferimento alle Politiche Sociali e sviluppare un sistema informativo. L’Osservatorio organizza attività di formazione, svolge un lavoro di raccolta e produzione di banca dati e promuove progetti di ricerca in diversi ambiti sociali fra cui i minori6.