Tra gli aspetti principali di Altri libertini che colpirono la critica, la lingua utilizzata da Tondelli spiccò in tutta la potenza ricercata dall'autore. Nell'articolo programmatico Colpo
d'oppio lo stesso Pier Vittorio poneva come obiettivo principale della “Letteratura Emotiva”:
Dopo due righe, il lettore deve essere schiavizzato, incapace di liberarsi dalla pagina; deve trovarsi coinvolto fino al parossismo, sudare e prendere a cazzotti, e ridere, e guaire, e provare estremo godimento. Questa è letteratura.34
Per fare ciò c'era bisogno di una lingua intensa, che suonasse come un ritmo dal parlato di tutti i giorni. Una lingua che parlasse ai suoi coetanei, avesse gli stessi riferimenti culturali e dialettali, prendesse lo spirito di un suono in modo da assumere le funzioni di inno per una generazione di ragazzi pronti a proiettarsi nel mondo adulto. Un inno che deve essere eseguito con molta potenza, obbligato a farsi sentire e bisognoso di essere condiviso tra i coetanei. Di conseguenza i personaggi devono adeguarsi a questi picchi emotivi, legati inesorabilmente al modo di esprimersi in pagina. Quindi in base a quanto dichiarato da Colpo d'oppio non la storia o la trama sono protagonisti dell'opera, bensì i personaggi e i tic linguistici adottati. Ma questa sorta di furia compositiva non è solo figlia dello sfogo, o dell'ispirazione, di chi scrive. Si noti come i racconti che formano Altri libertini siano stati scritti nel biennio 1979- 1980, più volte stesi in pagina e riscritti in base alle indicazioni fornite dall'editore Aldo Tagliaferri. Quindi all'immediatezza della ricezione da parte dei lettori corrisponde un lungo apprendistato di scrittura da parte di Tondelli, più volte costretto a tagliare, dilatare, riscrivere intere parti, prestando molta attenzione ai termini utilizzati e al ritmo adottato in pagina. Un
lavoro di cesello al cui rovescio si trova il rischio del manierismo, in parte evitato dalla novità degli argomenti introdotti e dalla vivacità con cui sono resi dai personaggi. Un rischio comunque colto dall'occhio attento della critica, che rimprovera al libro un eccesso di attenzioni rivolti alla resa linguistica, con il risultato di far apparire il libro più freddo e calcolato rispetto a Boccalone di Palandri. Tanto che Gianfranco Bettin di «Ombre rosse» ritiene l'esordio di Tondelli un sapiente esercizio narrativo, costituito dalla mescolanza e alternanza di personaggi e situazioni. Sulla stessa lunghezza d'onda, ma con più benevolenza, si esprime Ernesto Ferrero sulla pagine della «Stampa»:
Tondelli non è uno scrittore selvaggio […]. Basti vedere la cura da castoro con cui manipola e ricicla materiali lessicali attinti da un po' dovunque […]. Quella di Tondelli resta una operazione letterata in cui il “privato” è ben filtrato da una scaltra attrezzeria.35
Questo aspetto potrebbe essere in parte confermato dalla presa di distanza dello stesso autore alle vicende narrate, escludendone un coinvolgimento autobiografico in base a quanto riportato dalle interviste. Questo però non rende Altri libertini un freddo esperimento letterario, eseguito esclusivamente con dizionario alla mano e stando rinchiuso nelle stanze di una biblioteca o a casa propria. Altri libertini è anche il risultato di partecipazione alla vita comune, di ascolto e capacità di riproduzione del parlato, di sensibilità nel riversare in pagine umori e vibrazioni emanati dal soggetto del libro: i ragazzi di provincia, gli “smalltown boys” sparsi nella penisola italiana.
A questi ragazzi provenienti dalla provincia, anonimi nella loro massa ma pieni di desideri e ambizioni, Pier Vittorio Tondelli donò lungo la sua carriera letteraria una definizione: gli
Scarti, nome derivato dal titolo di un intervento sulla rivista «Linus» pubblicato nel giungo
1985. Chi intende definire Tondelli con questo termine? Vengono chiamati Scarti «i ragazzi che pensano e cercano nella loro oscurità la propria via individuale, le proprie risorse, al di là del baccano, degli strombazzamenti, dei riflettori puntati, dei capelli e dei vestitini»36. Giovani rappresentanti della provincia laboriosa contrapposta all'immagine patinata delle metropoli, ben lontani dall'apparire sotto la lente d'ingrandimento dei mezzi mediatici di massa. Dopo avere dedicato a questa categoria l'opera d'esordio, nel 1985 Tondelli si prenderà cura a tempo pieno di un'iniziativa che al tempo stesso si rivela sia indagine letteraria, sia ipotesi di lavoro narrativo dove degli esordienti abbiano la possibilità di pubblicare degli inediti. Nasce così il progetto Under25 che, con l'appoggio della casa editrice anconetana
35 Tondelli, Opere. Romanzi, teatro, racconti, pp. 1122-1125.
36 Gli scarti, di Pier Vittorio Tondelli, pubblicato su Linus del giugno 1985, poi riproposto in Un weekend
postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta. Presente in: Pier Vittorio Tondelli, Opere. Cronache, saggi, conversazioni, pp. 683-687.
Transeuropa, avrà all'attivo la pubblicazione di tre antologie di racconti: Giovani blues edito nel maggio 1986, Belli & perversi del dicembre 1987 e Papergang del novembre 1990. Questo salto in avanti temporale è necessario per capire il processo lavorativo di Tondelli, il cui ruolo di guida nei confronti di ragazzi veniva svolto in base alla sua esperienza di autore affermatosi dopo un periodo di gavetta. In questo modo si viene a creare una piccola guida critica da parte dell'autore emiliano, che svela così alcuni segreti del suo metodo di lavorazione ad un testo scritto. Da notare come, in Tondelli, sarà sempre viva la gratitudine nei confronti della figura di Aldo Tagliaferri, suo primo editore e ispiratore dell'impianto metodologico con il quale verranno aiutati i giovani di Under25 nella stesura dei loro lavori. Le prime indicazioni giungono già dal secondo articolo dedicato al progetto, Scarti alla
riscossa:
Scrivete non di ogni cosa che volete, ma di quello che fate. Astenetevi dai giudizi sul mondo in generale, piuttosto raccontate storie che si possano riassumere oralmente in cinque minuti. Raccontate i vostri viaggi, le persone che avete incontrato all'estero, descrivete di chi vi siete innamorati […], provatevi a farli diventare dei personaggi, e quindi, a farli esprimere con dialoghi, tic, modi dire. Descrivete la vostra città […]. Raccontate le vostre angosce senza reticenze […]. Dite quello che non va e quello che sognate attraverso la creazione di un “io narrante” […]. Iniziate a fingere, a dire bugie, creare sulla carta qualcosa che parta dal vostro mondo, ma che diventi poi mondo di tutti, nel senso che tutti noi che leggiamo possiamo comprenderlo. Fate racconti brevi, ricordando che il racconto è il miglior tempo della scrittura emotiva e parlata.37
Il testo è scritto cinque anni dopo la pubblicazione di Altri libertini, ma la sensazione è quella di sentire le esortazioni di Aldo Tagliaferri rivolte a Tondelli quando questi si presentò alla sede della Feltrinelli. Specie per un'indicazione inserita da Tondelli, in chiusura dell'articolo sopra citato: «Il modo più semplice è scrivere come si parla [...], ma non è il più facile»38. Prova di ciò sono le estenuanti sedute di riscrittura a cui Tondelli venne spinto dall'autore sul finire degli anni Settanta, dove furono provati e riformulati la costruzione dei dialoghi e la loro impostazione in pagina. Un'estrema attenzione che si rispecchia nelle opere dello scrittore, specie per quanto riguarda la resa della vitalità dei personaggi e delle situazioni in
Altri libertini. Un lavoro definito in seguito dallo stesso Tagliaferri come «un'operazione di
bricolage», «un patchwork»39 tratto da modelli statunitensi facilmente accessibili, raccolta empatica dei segnali d'irrequietezza provenienti dai coetanei reduci dai Settanta, prodotto di una ricerca sul linguaggio operata dalla realtà sociale d'appartenenza e dalla cultura di massa. Tanto che Tondelli era «troppo infervorato dalla ricerca di un ritmo narrativo elastico, in grado di accogliere tanto entusiasmi scatenati quanto pause di riflessione melanconica, per
37 Tondelli, Opere. Cronache, saggi, conversazioni, pp. 691-692. 38 Ibidem.
preoccuparsi di celare le tracce del debito nei confronti dei predecessori»40. L'effetto è quello di ritrovare nella scrittura di Tondelli, oltre al contributo personale dell'autore, la derivazione da modelli certi e facilmente riconoscibili: i Beats, suggestioni tratte dal Giovane Holden di Salinger e da tutta quella letteratura statunitense che fece breccia nella coscienza degli adolescenti italiani in quegli anni. Sempre Tagliaferri ritiene come traccia di questa impazienza espressiva, nonché conseguenza della voracità intellettuale di Tondelli, sia proprio il linguaggio; impregnato di colloquialismi, termini gergali, dialettalismi, arricchito da spunti derivati dalla pubblicità, cinema e musica rock, il linguaggio trasmette una verve in grado di confrontarsi con la velocità di azione e pensiero dei personaggi, elemento caratterizzante nella lettura di Altri libertini.
La pratica di riportare il parlato in scrittura, come Tondelli ebbe modo di spiegare nell'articolo
Under25: Presentazione all'interno dell'omonimo progetto, si pone come alternativa valida al
rischio di una piatta letterarietà da tema scolastico.. L'incitamento all'uso di una lingua parlata e gergale, tramite la lezione Beat, permette di evitare banalizzazioni, ripetizioni, distorsioni innaturali dello strumento letterario:
Uno stile, un parlato, un ritmo particolare […], le pause […], il tono del racconto fa sentire la presenza degli interlocutori […]. Credo che tutti dovremmo imparare bene la nostra lingua […], ma impararla per avere poi la possibilità di muoverci e di percorrerla secondo la nostra fantasia e il nostro estro.41
Imparare a scrivere tramite l'ascolto quotidiano delle persone che ci circondano, la costanza nella lettura di opere variegate e l'impegno della scrittura. Queste sono presumibilmente le formule consigliate da Tondelli ai giovani partecipanti del progetto Under25, modulati in base a quanto disse l'editore Tagliaferri allo stesso Tondelli agli esordi.
Provati, attraverso la testimonianza di Tagliaferri sulla rivista «Panta» e le indicazioni di Tondelli ai giovani scrittori di Under25, gli accorgimenti adottati per realizzare Altri libertini, si analizzeranno ora in profondità i modelli americani utilizzati nel libro d'esordio da Tondelli: un'operazione di recupero massiccio, tale da sostenere la tesi di come, con la ripresa di stili, temi e toni, questa opera abbia rappresentato un primo passo di riavvicinamento tra la letteratura statunitense e quella nostrana. Dopo anni di consumo solo passivo delle opere provenienti al di là dell'oceano Atlantico, con Altri libertini abbiamo una rielaborazione attiva dei contenuti prodotti negli Stati Uniti: questi vengono riadattati alla realtà italiana, precisamente quella emiliana di provenienza di Tondelli, nel tentativo di svecchiare e rilanciare da parte dell'autore la forma racconto e l'approccio al testo. Questa operazione
40 Ivi, p. 12.
41 Under 25: Presentazione. Contenuto in: Pier Vittorio Tondelli, Opere. Cronache, saggi, conversazioni, pp. 719-720.
letteraria è attuata in Altri libertini attraverso l'osservazione di tre autori americani che si riveleranno fondamentali per la prima produzione narrativa tondelliana, autori che hanno come punto in comune la lavorazione e l'affinamento di uno stile che fosse unico, connotante: gli autori statunitensi di riferimento, per l'esordio di Tondelli, saranno Jack Kerouac, Francis Scott Fitzgerald e James Baldwin.