3.4 Il ruolo degli stati di transito nel controllo della migrazione
3.4.1 Marocco e le politiche migratorie
3.4.1.1 Il controllo della migrazione di transito da parte del Marocco
Sempre in seno al discorso della migrazione di transito e della pressione proveniente dal sud verso il Marocco, quest’ultimo intraprende ufficialmente la sua missione di controllo dei flussi migratori all’inizio del 1991 tramite la stipulazione dei trattai bilaterali con la Spagna.
Il 4 Luglio 1991, viene firmato il Trattato di amicizia, buon vicinato e
cooperazione che offre il contesto giusto per un riavvicinamento tra i due stati
che hanno avuto rapporti di tensione dalla transizione democratica spagnola fino gli anni 2000.151 Tuttavia, in questo accordo il controllo della migrazione irregolare non viene accennato. Ciò avviene invece con la firma nel 1992 a Madrid del “Acuerdo entre el Reino de España y el Reino de Marruecos
relativo a la circulación de personas, el tránsito y la readmisión de extranjeros entrados ilegalmente” (Accordo tra il Regno di Spagna e il Regno
del Marocco relativo alla circolazione delle persone, il transito e la
151
Belhatti H. M., Marocco, Storia società e tradizioni, arte e cultura e religione, Bologna, 2000, p. 36.
104
riammissione degli stranieri entrati illegalmente).152 Con detto accordo, il Marocco accetta il compito di riammissione dei suoi cittadini e dei cittadini di altre nazionalità che cercano di entrare in maniera illegale nel territorio Spagnolo. Detto accordo entra in vigore il 21 ottobre del 2012, vent’anni dalla sua firma,153 e dopo gli eventi dell’Isla de la Tierra dove 73 immigranti subsahariani entrano in maniera clandestina in questa isola spagnola. Gli immigranti furono rimpatriarti senza seguire nessun tipo di procedura che desse loro la possibilità di verificare il loro status, non rispettando anche l’accordo stesso che prevedeva comunque una forma di verifica.154 Il rimpatrio
immediato è stato giustificato come unica misura efficace per la gestione di una crisi umanitaria. Solo che il ripatrio è stato fatto nei confini con l’Algeria pur essendo espressamente proibito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che tale rimpatrio avvenga in un paese dove i diritti umani vengono violati sistematicamente.155
Altri accordi comprendono l’Association Agreement del 1996, dove la questione della migrazione e degli affari economici vengono analizzate congiuntamente. I negoziati si sono svolti in un contesto diplomatico teso con punti di contrasto su temi come accesso alla zona di pesca del Marocco, il controllo del narcotraffico, commercio ed energia.
Nel 2003, il Marocco cerca di risanare la propria immagine visto i forti richiami da parte delle ONG sulla la violazione dei diritti umani nel suo
152
Acuerdo entre el Reino de España y el Reino de Marruecos relativo a la circulación de personas, el tránsito y la readmisión de extranjeros entrados ilegalmente, firmado en Madrid el 13 de febrero de 1992, BOE nº100 de 25 de abril de 1992.
153
Questo accordo entra in vigore quando si sono compiti i requisiti stabiliti dall’articolo 16 che cita: “Il presente accordo entra in vigore trenta giorni dopo che entrambe le parti
contraenti hanno notificato il completamento delle norme costituzionali per la ratifica. L'accordo è applicato in via provvisoria dalla data della firma”.
154
APDHA, Asociación pro Derechos humanos de Andalucía , Derechos humanos en la
frontera sur 2014, marzo 2014, pp. 46-47.
155
Amnesty International, La situazione dei dirtti umani nel mondo: Medio Oriente e Africa
105
territorio, emanando una legge, Dahir No.1.03.196, che disciplinava l'ingresso e il soggiorno degli stranieri in Marocco. Questa legge distingue tra migranti legali e illegali, lavoratori, rifugiati e richiedenti asilo.156 Si tratta di un nuovo approccio, dettato da una nuova gestione degli affari esteri in Marocco, nel tentativo di adeguare le leggi marocchine agli accordi internazionali in materia di diritti dei migranti. La legge risponde anche alla volontà del Marocco di combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina, sia a livello nazionale che internazionale. Con questa legge il Re, nell’intento di intensificare il controllo delle frontiere, insatura anche due organismi specifici che si occupano di tale controllo: il Directory of Migration e il Laboratory of
Migration. Questo atto rappresenta un forte segnale che il Marocco lancia ai
sui vicini dichiarando che il Marocco rispetterà gli accordi e convenzioni bilaterali e internazionali che ha ratificato. Infine, sottolineando il fatto che il Marocco si occuperà del fenomeno migratorio anche dal punto di vista della sicurezza, oltre che agli aspetti umani e di sviluppo, la legge prevede inoltre delle forti sanzioni per immigranti senza documenti e in caso di traffico degli esseri umani. Tale legge rimane ad ogni modo una legge incompiuta per quanto riguarda i diritti degli immigranti che spesso si trovano imprigionati oppure espulsi nei deserti dell’Algeria senza una previa verifica del loro status, in chiara violazione con i loro diritti umani fondamentali. Secondo Medici Senza Frontiere, gli immigranti soffrono episodi di violenze quando vengono catturati da parte delle forze di sicurezza marocchine.157
A dispetto di tutto ciò, le relazioni tra la Spagna e Marocco diventano più ravvicinate. Nel dicembre del 2004, la guradia civil spagnola inizia un’operazione di pattugliamento congiunto delle coste con il Marocco e nel gennaio del 2005, il re Juan Carlos ringrazia pubblicamente il Marocco per la sua collaborazione nel controllare l’immigrazione proveniente dall’Africa
156
Sadiqi F., Migration-related Institutions and policies in Morocco, Consortium for Applied Research on International Migration (CARIM), 2004.
157
Baldwin-Edwards M., Between a rock and hard place: North Africa as a region of
106
subsahariana. Un mese più tardi, nel febbraio del 2005, Spagna concede il premesso di residenza a circa 500,000 mila lavoratori irregolari presenti nel suo territorio, la maggior parte dei quali erano di origine marocchina.158
Nel 2006 il Marocco ha ospitato l’Euro-African Ministerial Conference on
Migration and Development, sancendo ancora una volta il suo ruolo cruciale
nella cooperazione regionale per il controllo del fenomeno della migrazione illegale. Anche con il riferimento all’immigrazione illegale non si fosse fatto accenno direttamente alle migrazioni climatiche il discorso si soffermava su punti cruciali come sostenere lo sviluppo e soprattutto su una gestione adeguata dell’immigrazione proveniente dall’Africa subsahariana. Il fattori ambientali, come potenziali catalizzatori di flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana e il Sahel appaiano in maniera più diretta nei documenti ufficiali verso la fine del decennio, in sintonia con l’evoluzione del discorso nei paesi del Nord Atlantico.