Indagare i territori e gli ambienti montani rispetto alla scala paesaggistica richiede di confrontarsi con la Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d’Europa, 2000)3, che rappresenta il
riferimento cardine per le attuali ricerche e politiche in materia di paesaggio.
I processi di pianificazione e gestione dei paesaggi alpini secondo le indicazioni fornite dalla CEP devono coinvolgere in modo diretto la popolazione, in quanto “soggetto percipiente”: gli scenari pianificatori e progettuali devono essere costruiti e confrontarsi con la percezione che la popolazione ha del proprio paesaggio di vita.
In questo capitolo viene analizzata la Convenzione Europea del Paesaggio con l’obiettivo di evidenziare quali siano le potenzialità e i limiti della stessa rispetto alla costruzione di un modello gestionale per i paesaggi ecoculturali alpini. In particolare posta al centro dei processi pianificatori la percezione, si cerca di evidenziare come essa possa essere considerata un “processo culturale” e come tale dipenda da un insieme di inputs che non corrispondono solamente agli stimoli emessi dalla dimensione fisica.
8.1 - Il significato del termine “paesaggio” nella Convenzione Europea del Paesaggio (2000).
La Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d’Europa, 2000), sviluppatasi a partire dalla “Carta del paesaggio mediterraneo” (1992)4, fissa « l’idea che ogni parte del territorio è in grado di
esprimere un paesaggio a condizione che essa risulti connotata […] nella percezione della popolazione » (Sciullo, 2009, p. 45). Il porre l’accento sulla percezione della popolazione deriva dalla ricerca di uno strumento utile a rispondere ad una diffusa domanda sociale - dalla quale scaturiscono conflitti d’uso del territorio - di « contesti di vita accoglienti, a misura d’uomo,
friendly » (ivi, p. 46) e di buona qualità. In questo modo il paesaggio viene collocato in una dimensione “umana” e reso « un interesse di ampia condivisione » (Zerbi, 2007b, p. 6). Questo vincola al coinvolgimento attivo della popolazione nella definizione degli obiettivi di qualità
3 In Italia la Convenzione Europea del Paesaggio è stata ratificata con la legge n. 14 del 9 gennaio 2006. Il documento è disponibile all’indirizzo web http://www.unisi.it/did/dip-direcon/paesaggio_legge14-2006.pdf (consultato settembre 2009).
4 La “Carta del paesaggio mediterraneo” viene presentata in una prima stesura a Siviglia il 4 giugno 1992 per iniziativa delle Regioni Andalusia, Languedoc-Roussillon e Veneto; alla stesura definitiva, presentata durante il Primo Congresso Internazionale sul Paesaggio Mediterraneo a Montpellier nel giugno 1993, partecipano la Regione Toscana e la Provincia di Siena in sostituzione della Regione Veneto. La Carta è disponibile all’indirizzo web http://www.unisi.it/did/dip-direcon/carta_medit.pdf (consultato agosto 2009).
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155 paesaggistica5, nella gestione6 e nella pianificazione7 dei paesaggi secondo un nuovo governo dello
spazio incentrato sul concetto di governance.
La CEP riconosce al paesaggio il duplice carattere di:
- realtà-concreta e “oggettiva” (Zerbi, 2008), definendolo « una determinata parte di territorio » (art. 1, comma a);
- realtà-rappresentata e “soggettiva” (Zerbi, 2008), essendo tale “parte” « così come è percepita dalla popolazione » (art. 1, comma a).
Il sancire questa duplice natura rappresenta il tentativo di ricomporre il paesaggio sensibile e il paesaggio sociale (Franceschini, 2007) in un unico piano, richiedendone quindi una visione secondo il paradigma full world (Farina, 2001). La ricerca di questa ricomposizione passa attraverso il riconoscimento del paesaggio come frutto delle interazioni tra fattori umani e fattori naturali (CEP, art. 1, comma a). In tal modo al paesaggio viene assegnato un carattere olistico (Zerbi, 2008), che porta ad integrare tra loro il paesaggio naturale e il paesaggio costruito (Franceschini, 2007): la CEP non li separa dicotomicamente. Paesaggio sensibile, sociale, naturale e costruito divengono parte di un unico sistema, rappresentato in senso lato dall’ambiente di vita della specie umana (Zerbi, 2008), dove i caratteri “ordinario” e “straordinario” divengono solo qualità aggiuntive che se richiedono gestioni diverse, richiedono anche pari attenzione. La Convenzione, infatti, « riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani […] comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine […] sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, che i paesaggi della vita quotidiana e i paesaggi degradati » (art. 2).
Il paesaggio della Convenzione è concepito come una dimensione teatrale nella quale la popolazione presente si muove in qualità di attore e/o spettatore - secondo l’immagine cara a Turri (1998) - e muovendosi ne costruisce il palinsesto. Diretta conseguenza di questa visione è stabilire un forte legame tra paesaggio e identità (Sciullo, 2009) della popolazione che in esso vive e si rispecchia - aspetto ben evidenziato dal Codice dei beni culturali e del paesaggio italiano (2004)8 -
che se apparentemente tende ad accentuare un atteggiamento conservativo nei confronti del paesaggio, in realtà è volta a far riconoscere al presente gli elementi del passato in una visione progettuale orientata al futuro. È in quest’ottica che diventano quindi essenziali « la
5 La Convezione definisce un obiettivo di qualità paesaggistica come « la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita » (Consiglio d’Europa, 2000, art. 1, comma c).
6 La Convenzione definisce la gestione dei paesaggi come « le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e di armonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo sociali, economici ed ambientali » (ivi, comma e).
7 La Convenzione definisce la pianificazione dei paesaggi come « le azioni fortemente lungimiranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi » (ivi, comma f).
8 Il Codice dei beni culturali e del paesaggio italiano, comunemente conosciuto come Codice Urbani, è stato approvato nel 2004 con il decreto legislativo n. 42. In seguito il Codice ha subito due integrazioni e correzioni: la prima nel 2006 con d.lgs. n. 156 e n. 157 e la seconda nel 2008 con d.lgs. n. 63.
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156 sensibilizzazione della società civile, delle organizzazioni private e delle autorità pubbliche al valore dei paesaggi, al loro ruolo e alla loro trasformazione » (art. 6, comma A), oltre che la formazione e l’educazione (art. 6, comma B), intesa come “educazione alla percezione” (Parini, 1996). Secondo Bonesio (1997 [2001]) la percezione e la simbolizzazione della realtà hanno natura culturale, cioè sono legate a specifici periodi storici e spazi geografici, e di conseguenza percorsi culturali di conoscenza e riscoperta possono guidare l’apprendimento di nuovi paradigmi percettivi e nuove simbolizzazioni. All’interno di questo unicum assumono rilevanza anche le rappresentazioni veicolate dalla storia e dalla memoria, che nel caso di paesaggi come quelli alpini presentano la commistione di visioni endogene e di visioni esogene, quest’ultime spesso proiezioni di utopie sociali (Luginbühl, 2001). Esse, legate essenzialmente al settore turistico, rivestono un ruolo spesso decisivo nel definire la percezione di un certo paesaggio e nell’orientare conseguentemente la gestione dello stesso da parte delle popolazioni che in essi vivono, in una sorta di inversione delle parti. Questo elemento non viene esplicitamente preso in considerazione dalla Convenzione, che afferma la centralità della percezione della popolazione che nel paesaggio vive e agisce; in realtà per i paesaggi montani è più propriamente la percezione dei fruitori esterni ai paesaggi a determinarne lo sviluppo e di conseguenza dovrebbe essere presa in considerazione, non tanto per essere semplicemente “ascoltata”, ma piuttosto educata e condotta lungo nuovi percorsi di apprendimento della visione di tali paesaggi .
8.2 - Strumenti per l’implementazione della Convenzione Europea del Paesaggio.
La sottoscrizione da parte del Consiglio d’Europa e la ratifica dei Paesi membri della CEP hanno dato impulso alla nascita di un generale interesse verso il tema del paesaggio, sia in ambito
istituzionale che scientifico. Per esempio in Italia questo sta determinando un nuovo ri-avvicinamento tra la politica di tutela delle aree protette e la politica paesaggistica, storicamente
strettamente collegate tra loro9, ma che negli anni ’90 hanno seguito percorsi separati.
Questo ritrovato e rinnovato interesse si sta concretizzando in due principali strumenti, che hanno l’obiettivo di implementare a livello europeo, nazionale, regionale e locale la CEP: l’European
Landscape Network e gli Osservatori del Paesaggio.
8.2.1 - L’European Landscape Network: UNISCAPE, CIVILSCAPE, RECEP-ENELC.
La Convenzione Europea del Paesaggio richiama tutti i soggetti presenti su un territorio ad assumere un ruolo rispetto al paesaggio: dalla popolazione alle istituzioni pubbliche, dalle strutture
9 A tal proposito basti pensare alla genesi della legislazione sul tema: dalla legge n. 778/22 “Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico” alla legge n. 1497/39 “Sulla protezione delle bellezze naturali”, fino alla legge Galasso n. 431/85.
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157 formative ed educative alle strutture di ricerca. Per attuare questo coinvolgimento a tutto campo e implementare la CEP è stata creata l’European Landscape Network10, una rete costituita da tre
associazioni: UNISCAPE, CIVILSCAPE e RECEP-ENELC.
UNISCAPE - “European Network of Universities for the implementation of the European
Landscape Convention”11 è l’associazione nata con l’obiettivo di creare dei rapporti di cooperazione
tra le Università per sviluppare ricerche e percorsi didattici che contribuiscano all’implementazione della CEP12.
CIVILSCAPE - “Non-governmental organisations for the European Landscape Convention”13 è
l’associazione composta dalle ONG fondata con l’intento di favorire la partecipazione della popolazione nelle politiche relative al paesaggio e di porsi come elemento di “pressione” nei confronti delle istituzioni pubbliche14.
RECEP-ENELC - “European Network of Local and Regional Authorities for the implementation of
the European Landscape Convention”15 è l’associazione che riunisce le istituzioni pubbliche
nazionali e regionali con l’obiettivo di « support local and regional authorities at the scientific,
technical, political and administrative levels, in their activities aimed at implementing the principles of the Convention within their own territories » (RECEP-ENELC, 2009, p. 8).
8.2.2 - Gli Osservatori del paesaggio.
Gli Osservatori del paesaggio vengono individuati come « instruments for landscape policy » (Consiglio d’Europa, 2008, II.3.3) nell’ambito delle Linee guida per la sua attuazione, che ne fissano anche i compiti principali16. Le finalità di questo strumento richiamano le misure previste
10 Per un approfondimento si rimanda a: http://www.eurolandscape.net/ (consultato agosto 2009).
11 La rete UNISCAPE è stata istituita a Firenze il 19 gennaio 2008 e comprende 50 Università europee appartenenti a Italia, Spagna, Belgio, Portogallo, Slovenia e Francia (dato aggiornato dicembre 2008). Per un approfondimento si rimanda a: http://www.uniscape.eu/index.php (consultato agosto 2009).
12 Le attività di UNISCAPE sono: « nell’ambito della ricerca, UNISCAPE promuove attività di studio e sperimentazione che riguardino i paesaggi, la loro evoluzione e le loro trasformazioni» e « rispetto alla didattica UNISCAPE promuove processi formativi che consentano di costruire competenze in grado di contribuire all’attuazione dei principi e obiettivi della CEP » (UNISCAPE, 2008, art. 6, comma 2 e 3 ).
13 La rete CIVILSCAPE è stata istituita ad Amsterdam il 23 febbraio 2008. Per un approfondimento si rimanda a: http://www.civilscape.org/civilscape/content/en/index.html (consultato agosto 2009).
14 Tra le finalità specifiche di CIVILSCAPE vi sono: produzione di materiale informativo; sviluppo di esperienze di formazione ed educazione rivolte alla popolazione; coordinamento di azioni di pressione rispetto alle politiche per il paesaggio (CIVILSCAPE, 2008, art. 2).
15 La rete RECEP-ENELC è stata istituita il 30 maggio 2006 a Strasburgo e comprende 49 membri (dato aggiornato ottobre 2008). Per un approfondimento si rimanda a: http://www.recep-enelc.net (consultato agosto 2009).
16 Le finalità di un Osservatorio del paesaggio individuate dalle Linee guida per l’implementazione della CEP sono: « describe the condition of landscapes at a given time; exchange information on policies and experience concerning
protection, management and planning; public participation and implementation at different levels; use and, if necessary, compile historical documents on landscapes which could be useful for knowing how the landscapes concerned have developed (archives, text, photographs, etc.); draw up quantitative and qualitative indicators to assess the effectiveness of landscape policies; furnish data leading to an understanding of trends and to forecasts or forward- looking scenarios » (Consiglio d’Europa, 2008, appendix 1/10).
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158 dalla CEP in tema di paesaggio: sensibilizzazione, formazione ed educazione in materia di paesaggio, individuazione dei paesaggi locali, definizione di obiettivi di qualità e introduzione di
politiche per conseguirli (art. 6). Gli Osservatori del paesaggio si propongono di divenire « centro di pensiero e di azione sul paesaggio » (Noguè, 2007, p. 2).
In Italia la loro costituzione a livello nazionale17 e regionale è prevista dall’art. 132 del Codice dei
beni culturali e del paesaggio italiano18, che però non definisce nei dettagli obiettivi, funzioni e
modalità di questa istituzione.
A livello europeo una delle prime esperienze di implementazione di questo strumento è rappresentato dall’Osservatorio del paesaggio della Catalunya19, oggi considerato una best practice.
Esso è un consorzio pubblico che agisce come ente di consulenza del Governo Regionale della Catalogna e della società in materia di paesaggio, all’interno del quale le amministrazioni, le Università, i settori professionali e la società si confrontano in materia di paesaggio20. Tra i progetti
in corso nell’ambito dell’Osservatorio catalano vi sono: l’elaborazione dei cataloghi del paesaggio catalano21; la definizione di sets di indicatori per lo studio e monitoraggio del paesaggio22; il
progetto formativo ed educativo per la scuola obbligatoria “Ciutat, territori, paisatge”23.
In Italia - a seguito del recepimento della CEP - sono nate diverse sperimentazioni a livello regionale e provinciale, dando origine ad uno spettro variegato di esperienze. Attualmente le Regioni che hanno sviluppato una rete coordinata di Osservatori sono il Piemonte e la Puglia. Le questioni centrali su cui si sta attualmente discutendo rispetto queste sperimentazioni sono:
le finalità che un osservatorio regionale deve avere; la forma istituzionale da dare all’osservatorio;
il rapporto da intessere tra struttura regionale e rete degli osservatori locali24.
17 L’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio è stato istituito con decreto del 25 settembre 2008.
18 L’art. 132, comma 4 del d.lgs n. 42/2004 sancisce quanto segue: « Il Ministero e le regioni definiscono le politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio tenendo conto anche degli studi, delle analisi e delle proposte formulati dall'Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, istituito con decreto del Ministro, nonché dagli Osservatori istituiti in ogni regione con le medesime finalità ».
19 Per un approfondimento si rimanda a: http://www.catpaisatge.net (consultato agosto 2009).
20 L’Osservatorio è composto da trenta istituzioni pubbliche e private. Fanno parte del consorzio il Governo Regionale della Catalogna, le Università catalane, le quattro provincie, le due associazioni municipaliste catalane, i collegi professionali legati al tema del paesaggio, la Fondazione “Territori i Paisatge” e il Municipio di Olot. Inoltre è previsto un consiglio di consulenza, a cui appartengono gruppi sociali di varia natura e, a titolo individuale, scienziati e professionisti spagnoli ed europei (Noguè, 2007).
21 Per un approfondimento si rimanda a: http://www.catpaisatge.net/eng/cataleg.php (consultato agosto 2009). 22 Per un approfondimento si rimanda a: Nogué et al., 2009.
23 Il progetto è consultabile all’indirizzo web http://www.catpaisatge.net/educacio/ (consultato agosto 2009).
24 I tre elementi sono emersi nell’ambito del convegno “Gli Osservatori del paesaggio. Approcci, problemi, esperienze a confronto in Italia e in Europa”, organizzato dall’Università IUAV di Venezia nell’ambito di UNISCAPE e tenutosi il 7-8 maggio 2009 a Venezia. Il programma è disponibile all’indirizzo web http://www.iuav.it/Ateneo-cal/2009/05/Gli- Osserv/index.htm (consultato agosto 2009).
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8.3 - Il rapporto tra percezione e valutazione.
La Convenzione Europea del Paesaggio inserisce tra le misure da adottare nei confronti del paesaggio la loro identificazione e valutazione (art. 6, comma C), qualificando in particolare la valutazione in termini partecipativi25. Proprio questa qualità fissa un legame tra percezione e
valutazione del paesaggio: la popolazione percepisce significando il paesaggio e in funzione di questa percezione di senso vi attribuisce un valore, che poi guiderà le azioni e i comportamenti (figura n. 3.1). Questa valutazione partecipativa o democratica assume per il paesaggio un ruolo strategico (De Marchi, 2007), in quanto rappresenta sia un percorso di apprendimento per la popolazione (empowerment evaluation) che un percorso di confronto negoziale all’interno del processo decisionale pubblico (partecipatory evaluation).
Figura n. 3.1 - La popolazione nel paesaggio: percezione, valutazione e comportamento. Fonte: elaborazione personale.
Dal punto di vista della popolazione residente e di coloro che usufruiscono del paesaggio in termini di turisti, la valutazione del paesaggio - come si è visto nel caso specifico dei paesaggi ecoculturali
esaminando gli impatti relativi al loro cambiamento - è strettamente connessa alle funzioni che «ogni tipo di paesaggio è in grado di svolgere, cioè dal tipo di bisogni che è in grado di soddisfare »
(Tempesta e Thiene, 2006, pp. 11-12). Questa affermazione deve essere intesa nell’ottica di un utilitarismo in senso lato e quindi non solo come soddisfazione di bisogni materiali, ma anche come soddisfazione di bisogni immateriali, tra i quali rientrano per la popolazione residente anche l’identità culturale e per la popolazione temporanea quale i turisti, per esempio il relax e il contatto con il territorio.
25 La CEP nell’articolo 6, comma 1b afferma tale principio: « valutare i paesaggi individuati, tenendo conto dei valori specifici che sono loro attribuiti dai soggetti e dalle popolazioni interessate ».
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160 La valutazione che una popolazione, un gruppo sociale o un individuo fa di un paesaggio è strettamente connessa con la percezione che essi hanno del paesaggio e di loro stessi al suo interno. Questo elemento, individuato come cardine e imprescindibile dalla Convezione Europea del Paesaggio, rappresenta di fatto una sfida sia in termini politico-amministrativi che in termini tecnico-scientifici. Per comprendere, valutare, elaborare indirizzi di pianificazione, infatti, non è sufficiente un’osservazione e uno studio sintetico e oggettivo mediato poi dal livello politico- amministrativo, ma è necessaria l’integrazione con la dimensione umana che vive direttamente e quotidianamente il paesaggio. Di fatto la necessità di porre l’accento su questo ultimo aspetto all’interno di strumenti legislativi, sottolinea la difficoltà e la crisi delle democrazie rappresentative, nelle quali il potere politico e amministrativo fatica sempre più nel rapportarsi in modo reale e concreto con i suoi rappresentati, pur all’interno di una logica di sussidiarietà. L’orientamento dato dalla CEP è, quindi, il passaggio ad una democrazia partecipativa, per un elemento ritenuto chiave per il benessere individuale e collettivo.
Nel successivo capitolo si entrerà nel merito dei dispositivi che guidano la percezione del paesaggio e che hanno di conseguenza una diretta influenza sulla valutazione individuale e collettiva di un paesaggio e sul comportamento che individuo e collettività attuerà in e verso esso.
La valutazione di un paesaggio, però, non può chiaramente esaurirsi con la dimensione individuale e collettiva, così come non poteva esaurirsi prima della CEP con una valutazione prettamente scientifica e numerica. Le due valutazioni devono necessariamente integrarsi e dialogare tra loro: il quadro delle valutazioni finali relative al paesaggio non può derivare dalla fusione dei due approcci, che in alcuni casi possono essere in contrasto tra loro, ma deve essere inteso sul piano dialettico. Questo è particolarmente sentito nel caso dei paesaggi ecoculturali alpini dove si incontrano diversi elementi ed esigenze sia antropiche che naturali in senso stretto. Un esempio è dato dalla percezione della perdita della complessità all’interno del paesaggio, di cui si è già accennato. Secondo Parsons (1995), per esempio, una struttura paesaggistica di buona qualità ecologica tende ad essere meno attrattiva rispetto ad un paesaggio strutturato e gestito secondo esigenze strettamente estetiche e ricreative. Il maggior o minor apprezzamento, in realtà, sembra essere ancora una volta un elemento strettamente culturale, guidato sia dal concetto di natura (Ode et al. 2008; Buijs et al., 2009) che dalle immagini mentali e sociali pregresse (Müller e Backhaus, 2007). Inoltre altro elemento che influenza questo rapporto è la funzione che l’individuo, nel momento in cui percepisce il paesaggio ha deciso e decide di assegnargli. All’interno dei processi partecipativi anelati dalla CEP è, quindi, indispensabile tener presente questo aspetto, in quanto fondamentale se si vuole perseguire una gestione del paesaggio in termini di sostenibilità integrata. Oltre a chiedersi quale sia la percezione del paesaggio della popolazione, ci si deve chiedere anche perché la popolazione possieda quella
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161 percezione, da dove essa derivi e come si inserisca in un’ottica di sostenibilità integrata. Nei