• Non ci sono risultati.

“…la cattiva salute del nostro mondo oggi è direttamente proporzionale alla nostra incapacità di vederlo nel suo insieme”

P. Senge, 1990*

_________________

___________________________________________________________________________________

Tesi di dottorato in Scienze Ambientali - Università Ca’ Foscari Venezia - “I territori e gli ambienti di montagna: dalla marginalità alla sostenibilità integrata. Strumenti di valutazione e di valorizzazione dei paesaggi montani”

76

NOTA INTRODUTTIVA

Il modello ecoculturale alpino, la cui espressione come si è detto è rappresentata dai paesaggi ecoculturali, si è trovato a partire dalla metà del XIX secolo e, in modo ancor più rilevante, nel XX secolo a rapportarsi con il modello urbano-megapolitano. Tale rapporto non si è svolto in termini cooperativi e simbiotici, ma si è svolto in termini di competitività (economico-quantitativa). Rispetto a questo livello, il modello ecoculturale è risultato “perdente”, in quanto basato su paradigmi “lungimiranti”, per loro natura meno competitivi rispetto a scale temporali brevi. I suoi fondamenti hanno quindi subito un processo di “snaturazione”, che verrà analizzato in questa parte della ricerca.

La scelta di utilizzare per questa analisi il termine “snaturazione” nasce dal voler evidenziare come il rapporto-confronto tra i due modelli abbia di fatto determinato uno stravolgimento del sistema ecoculturale, causando la rottura del rapporto co-evolutivo tra dimensione antropica e dimensione naturale e facendolo diventare “altro”. Questo ha portato ad uno slegamento del sistema di gestione ambientale e territoriale antropico dalle caratteristiche specifiche dell’ambiente e alla diffusione nello spazio alpino di un sistema non più contestuale, ma globale non più legato alla “natura” del luogo: da qui il termine “s-naturazione”. Esso inoltre racchiude una sorta di “gioco di parole” che vuole richiamare ancora una volta l’attenzione sulla “natura” delle Alpi, che - come si è detto - è uno spazio ecoculturale e non naturale in senso stretto (e ancor meno wilderness): secondo questa visione l’espansione delle aree boscate non viene visto come un “ritorno alla natura”, ma piuttosto come una “s-naturazione della natura alpina”. Questa affermazione non deve essere letta quale frutto di un pensiero egemone antropico o di una mente tesa ad affermare una supremazia della dimensione antropica su quella naturale, ma piuttosto essa nasce da quel desiderio di ripensare il rapporto tra queste due dimensioni, desiderio già ben espresso da V. Giacomini (Giacomini e Romani, 1982 [1986], p. 48): « La centralità della specie umana non è […] una velleità culturale o una presunzione ideologica, bensì il frutto di una rigorosa osservazione storica […] solo in una nuova formulazione dei rapporti uomo-natura è possibile concepire intenti di preservazione delle configurazioni naturali, altrimenti minacciate di degradazione ».

In tal senso la snaturazione dei paesaggi ecoculturali alpini diviene il frutto del non riconoscimento della centralità funzionale e strutturale che la specie umana ha rispetto alle loro dinamiche ecosistemiche ed è, quindi, un fenomeno strettamente culturale. Testimonianza della natura culturale di questo processo è per esempio il rapporto tra modificazione della percezione e delle immagini dello spazio alpino, avvenuto nel corso dei secoli, che ha influenzato e modificato i

___________________________________________________________________________________

Tesi di dottorato in Scienze Ambientali - Università Ca’ Foscari Venezia - “I territori e gli ambienti di montagna: dalla marginalità alla sostenibilità integrata. Strumenti di valutazione e di valorizzazione dei paesaggi montani”

77 comportamenti umani rispetto ad esso e la sua gestione. Le immagini turistiche hanno guidato e guidano ancora oggi l’evoluzione dello spazio alpino e probabilmente proprio un orientamento in chiave eco-culturale di queste immagini sociali (Müller e Backhaus, 2007) rappresenta un elemento cardine per il mantenimento dei paesaggi ecoculturali.

I processi che concorrono alla snaturazione dei paesaggi ecoculturali alpini e del modello che li sottende sono:

- la diffusione e l’affermazione del modello urbano anche all’interno dello spazio alpino; - l’abbandono del settore primario;

- l’affermazione del turismo di massa (dallo scii alla natura “incontaminata”).

Questi fenomeni di fatto hanno determinato un processo di « polarizzazione e specializzazione » (CIPRA, 2007a, p. 259) all’interno dello spazio alpino, a cui fa da contraltare un’espansione delle superfici boscate in quelle aree dove la pressione antropica diretta viene a mancare, a causa di uno spopolamento che già U. Giusti (1938) indicava come fosse sia quantitativo che qualitativo. L’insieme di tali dinamiche comporta uno stravolgimento dei rapporti tra le diverse fasce altitudinali (tabella n. 2.1 e figura n. 2.1) e l’innescarsi di impatti negativi su tutto il territorio alpino.

Tabella n. 2.1 - Trasformazione delle diverse fasce altimetriche sulle Alpi (metà del XIX-XX secolo). Fonte: elaborazione personale.

Fascia altimetrica Trasformazioni

Quote altimetriche elevate

 Costruzione di strutture e infrastrutture per il turismo.

 Abbandono dell’alpeggio, soprattutto nelle aree meno accessibili e al di fuori dei flussi turistici.

Quote altimetriche intermedie

 Trasformazione in centri urbani dei centri insediativi dotati di attrattività

turistica.

 Abbandono degli insediamenti semipermanenti legati alla pratica della

monticazione.

 Abbandono delle zone prive delle risorse naturali consone alle richieste del

settore turistico e troppo lontane dai centri di fondovalle, per consentire il pendolarismo quotidiano.

Quote altimetriche

ridotte  Trasformazione in appendici delle aree di fondovalle, dipendenti dal sistema produttivo di pianura e caratterizzate da un elevato tasso di pendolarismo. Fondovalle  Diffusione del modello urbano con elevate densità demografiche.

All’interno di questa analisi, vengono descritte alcune best practices ritenute interessanti e utili nel perseguire un nuovo percorso culturale che vada nella direzione dell’affermazione di un modello di gestione eco-culturale degli spazi alpini e degli spazi umani tour court.

___________________________________________________________________________________

Tesi di dottorato in Scienze Ambientali - Università Ca’ Foscari Venezia - “I territori e gli ambienti di montagna: dalla marginalità alla sostenibilità integrata. Strumenti di valutazione e di valorizzazione dei paesaggi montani”

78 Figura n. 2.1 - Strutture, funzioni e flussi delle diverse fasce altimetriche alpine a seguito dello spopolamento qualitativo e/o quantitativo.

Fonte: Conti e Soave, 2006, p. 15.

Nota. Gli intervalli altimetrici si intendano come indicativi, in quanto soggetti a notevoli variazioni a seconda della conformazione del rilievo considerato.

___________________________________________________________________________________

Tesi di dottorato in Scienze Ambientali - Università Ca’ Foscari Venezia - “I territori e gli ambienti di montagna: dalla marginalità alla sostenibilità integrata. Strumenti di valutazione e di valorizzazione dei paesaggi montani”

79

CAPITOLO 3

La trasformazione dei rapporti altitudinali e dell’uso del suolo sulle